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Come creare empatia nei confronti dei soggetti 10.2 Il concept

LINEE GUIDA PROGETTUALI: INFORMAZIONE

10.1 Come creare empatia nei confronti dei soggetti 10.2 Il concept

Dopo aver effettuato una ricerca e una successiva analisi di quello trovato, oltre ad aver ben chiaro che chi si occupa di comunicazione e di progettazione deve iniziare a tenere a mente che quel che realizza può in qualche modo influire sulle dinamiche di apprendimento, crescita, diffusione di un certo tipo di idea, pensiero o concetto.

Sicuramente per disincentivare questa autoreclusione è necessaria una forte empatia nei confronti degli Hikikomori, senza “mettersi nei loro panni” è difficile capire la loro situazione e agire in modo propositivo. Di fatti, solo dopo l’indagine iniziale, dalla lettura testi di esperti o aver parlato con loro e da articoli presenti sul web, si è capito che un punto in comune fra tutti i soggetti, Hikikomori o a rischio Hikikomori, è la lettura soprattutto in forma di illustrazione. Nonostante non escano più di casa, se alcuni di loro ancora giocano ai videogames o sono presenti sui più disparati social, quasi tutti leggono fumetti, manga o guardano serie animate. Poiché in queste, come evidenziato nei capitoli iniziali, si sentono maggiormente rappresentati.

Disincentivare in tal senso vuol dire comunicare ad esterni la situazione coinvolgendo i soggetti in maniera indiretta e attraverso un media con cui si sentono maggiormente a loro agio. Affinché questo sia possibile è doveroso attuare una strategia coordinata con una delle diverse Associazioni che si occupano dei reclusi sociali, così da poter informare le persone estranee a questo argomento e poter comunicare al meglio riguardo ciò che accade a chi volontariamente o involontariamente entra in Hikikomori.

Fatta questa premessa, a seguito di vari e molteplici risultati differenti su quelle che sono le cause, la proposta che avanzo è quella di creare una mini brochure, sia in forma digitale che cartacea, per dar voce a chi vuole raccontare la propria esperienza, pur rimanendo nell’anonimato, così da informare e far conoscere anche a persone esterne la problematica. Infatti, oltre questi preziosi racconti di autonarrazione, sarebbe ideale inserire delle brevi spiegazioni su Hikikomori, in cosa consiste, quali segnali iniziali possono essere presenti, come poterlo aiutare e soprattutto a chi potersi rivolgere.

In questo modo si può dar voce a chi in prima persona vive o ha vissuto questa difficoltà e vuole provare a mettersi in gioco cercando di fornire indicazioni utili. Ci tengo a precisare che tracciare segni è fondamentale in ogni tipo di progettazione perché facilita il dare forma a un’idea o a una storia, attraverso un’illustrazione. Disegnare in questo caso implica tracciare dei segni vincolandoli a un concetto.

Anche i colori, i loro significati e utilizzi, sono ben distinti nelle varie culture. Non esiste nel cervello nessun collegamento, ad esempio del rosso con l’amore, questo viene stabilito proprio dall’uomo. Ogni cultura classifica i colori secondo modi, idee e teorie diverse. Basta prendere in esempio la Cina in cui certi colori hanno valenze completamente opposte rispetto a quelle Occidentali: il bianco è associato alla morte e il rosso ai matrimoni.

Probabilmente non è da escludere che gli stessi Hikikomori abbiano una loro tendenza automatica a scegliere certi tipi di colori e toni, rispetto ad altri, se mai se ne servissero nella creazione di opere artistiche o di avatar virtuali, nei videogiochi ad esempio.

Come creare empatia nei confronti dei soggetti

10.1

“Considerandosi il designer completamente libero di usare materie e strumenti alla ricerca della sensibilizzazione del segno, egli può costruirsi tutto un campionario di possibilità che potrà usare

10.1 Come creare empatia nei confronti dei soggetti 181

Secondo Riccardo Falcinelli, grafico e teorico del design, il colore è il nome che si da ad una percezione ed è quindi impossibile identificare una tinta al di fuori del contesto culturale d’uso. Infatti, il colore è solo un fenomeno percettivo. Oggi i colori non si ricavano più dalla natura ma sono sintetici, si può accedere a tutte le tinte immaginabili. Quando un colore spicca all’interno di una composizione prevalentemente di toni grigi, allora si tratta di contrasto cromatico che può avere un forte potere evocativo. Soprattutto quando ad evidenziarsi è un singolo colore tra bianco e nero, suggerendo registri narrativi ben precisi.

A detta di tutto questo, quindi, prendendo in esempio le opere artistiche di “Losing You - LY”, artista che attualmente realizza la maggior parte degli artefatti comunicativi dell’Associazione Hikikomori Italia, potrebbe non essere un caso che tutte le sue illustrazioni siano caratterizzati da toni cupi e tratti molto forti. Quasi volessero descrivere gli stati d’animo interiori dello stesso artista, così da poterli mostrare e in qualche modo trasmettere agli spettatori, provando a farli empatizzare in ciò che vedono.

Questo stratagemma si afferma maggiormente nei linguaggi artistici moderni, grazie ad un tipo di stampa economica a due colori rispetto alla quadricromia. Ma forme e colori non funzionano da soli, senza un “qualcosa” da comunicare e senza un linguaggio comune che li faccia comprendere. Bisogna attribuire dei significati alle forme e ai colori utilizzati, in modo da facilitare la lettura. Questi dipendono dal contesto e da cosa si vuol comunicare. Ovviamente è necessario servirsi di un’immagine leggibile e comprensibile a tutti, che non crei fraintendimenti. Ricordando bene che ognuno vede ciò che sa e per veder “bene” è necessario capire di più, allargando le proprie possibilità con quelle di un contatto diverso con la realtà. Risulta necessario riuscire a coordinare specialisti e progettisti, di diversi ambiti multidipliscinari, per la realizzazione di una comunicazione corretta; magari realizzando eventi, campagne di sensibilizzazione, laboratori e materiali destinati ad un pubblico esterno che va dai bambini fino agli adulti: per educare, sensibilizzare, informare e mediare.

“[...] un dissidio cromatico inaspettato, tanto più rivoluzionario quanto più rompe uno schema dato, non solo linguistico ma tecnico. E la scelta narrativa diventa subito, senza mediazioni intellettuali, un coinvolgimento poetico per gli spettatori.”

(Falcinelli, 2007, p. 250)

Stando a tutto quello trovato, ricercato e analizzato intorno all’argomento degli Hikikomori, si è pensato ad un prototipo di “guida” cartacea al fenomeno da distribuire ai vari eventi, convegni, incontri, all’interno delle scuole e alle famiglie ma anche in librerie, parchi pieni di gente o bar. Far sì che i lettori diventino una parte attiva, permettendosi di immedesimarsi in quel che viene loro mostrato.

Si tratta di una delle tante possibili soluzioni che mettono in contatto esterni ed interni al problema, ma non ha come obiettivo quello di risolverlo. La soluzione proposta può essere considerata come un accompagnamento alla campagna di sensibilizzazione che sta già avvenendo attraverso i vari canali degli enti e associazioni che se ne occupano.

Oltre alla versione analogica si è pensato di diffondere questo artefatto anche in formato pdf, ad esempio scaricabile e disponibile su ognuno dei canali online dell’Associazione Nazionale Hikikomori Italia.

Nello specifico si è pensato di realizzare brochure di piccole dimensioni, composta da 8 pagine, che una volta aperta si trasforma in un poster. Si è immaginato un artefatto così composto: una copertina con titolo e immagine corrispondente; retro con una breve sezione su come aiutare un Hikikomori e un elenco di contatti cui rivolgersi; due doppie pagine che spiegano brevemente le molteplici cause e come riconoscere i segnali; quattro pagine consecutive su cui illustrare la storia di ragazzino Hikikomori, non realmente esistente (almeno per questa edizione); infine aprendo la brochure si trova il poster che vuol essere una sorta di motivazione a far qualcosa e agire a queste situazioni.

Questa “guida” non è pensata per essere definitiva, è solo un’ipotesi che può essere rivoluzionata e migliorata in tutti i suoi aspetti magari inserendo al suo interno, in edizioni diverse, storie autobiografiche di persone che hanno deciso di escludersi dalla società diventando Hikikomori. Diventando così un’occasione per dar voce a queste persone e di raccontarsi, traducendo il loro malessere e la loro storia in forma di narrazione visiva e illustrata. Allo scopo di trasformarsi in una guida per sensibilizzare ed empatizzare con quei soggetti che preferiscono isolarsi dalla società. Oppure inserire un racconto simbolico con elementi che lo accomunano alla fiaba; prendendo esempio dal laboratorio creativo svolto a Torino presso il centro “CasaOz”, in cui un ragazzo Hikikomori paragona il padre considerato finto e inadeguato ad uno “spaventapasseri”, perché è una figura da rispettare ma allo stesso tempo è debole, simile ad un fantoccio vuoto e fragile: anche lui vittima degli standard della società ma che non sa reagire.

NOME

GUIDA ALLE BUONE PRATICHE: Vuoi entrare nel mondo Hikikomori? FORMATO

La brochure è stampata su un formato A4, 210x297 mm, fronte e retro, che corrisponde alla misura del poster al suo interno. Invece, le singole 8 pagine misurano 74,25x105mm.

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