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La prima è un’intervista registrata sul ruolo che anime e manga hanno nella vita di un gruppo selezionato di ritirati, al massimo 20 persone Arrivando

ASPETTI TERAPEUTICI: DAL CONTESTO SOCIALE

N. A.Di.R è un Organizzazione di Volontariato e Associazione Medica a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei Disturbi d

1) La prima è un’intervista registrata sul ruolo che anime e manga hanno nella vita di un gruppo selezionato di ritirati, al massimo 20 persone Arrivando

ad indagare il loro utilizzo e le emozioni che suscitano nella loro quotidianità. 2) La seconda è un’inchiesta che coinvolge più di 100 persone, oltre Hikikomori anche giovani studenti con una vita sociale soddisfacente. A tutti i partecipanti viene chiesto di rispondere a questionari che esplorano quanto si sentono inseriti nella società, quali opere manga preferiscono e il numero di quelle che consumano abitualmente. In questo modo viene valutato il loro livello di benessere psichico, l’esistenza o rischio di emozioni negative inerenti il suicidio, ansia o depressione. Viene anche verificata la “resilienza psicologica”, ossia la capacità di rialzarsi dopo un trauma o stress e il recupero psichico di fronte a eventi o fatti traumatici. Dopo la raccolta dati, vengono analizzate correlazioni tra quest’ultimi fattori e il consumo di materiale anime e manga. 3) L’ultima parte è di ricerca, in cui si comparano i due gruppi di Hikikomori: uno mediato dal ricercatore e l’altro no. In questa parte emerge quanto l’immagine di eroi ed eroine possano costituire un modello comportamentale utile a superare le proprie difficoltà (Caresta, 2018, pp. 102-103).

Un tempo venivano principalmente utilizzati artefatti filmici durante la pratica psichiatrica, la visione di un’opera cinematografica e di seguito dialogo di gruppo, volto a guidare il paziente nell’interpretare personaggi e storia osservati durante la proiezione. Quello che propone il dottor Francesco Pantò è di sostituire ai film le immagini. Queste permettono di far rispecchiare gli Hikikomori in artefatti artistici i cui racconti di vita altrui, vera o immaginaria, possono costituire un modello comportamentale di cui si sentono partecipi e che permette loro di superare difficoltà esistenziali.

L’arte come terapia può essere particolarmente utile per i bambini che hanno difficoltà ad esprimersi ma in generale può esser considerato un metodo di liberazione perfetto per i piccoli che lo vivono come un gioco. Risulta vantaggiosa anche con gli adolescenti che attraverso di essa possono comunicare liberamente in maniera divertente e confortevole, non servendosi delle parole. Sembrerebbe utile anche per gli adulti, seppur lontani dalla concezione di divertimento tipica del bambino, condizionati dalle esperienze e dalle infrastrutture emotive. Attraverso questa terapia riescono a tornare in contatto con le parti di sé assopite portando alla luce il bambino interiore, oltre che dinamiche di chiusura e difficoltà dimenticate. In definitiva, non esiste un’età meno adatta a questo metodo e chiunque può beneficiare di questa forma di terapia.

Può essere possibile anche un altro tipo di terapia: quella musicale. Ovviamente non può essere attuabile per tutti, soprattutto quando si trascorre troppo tempo in isolamento o vengono diagnosticate malattie gravi per cui è necessario un intervento psichiatrico. In Giappone il primo ad averla sperimentata è Takashi Watanabe, musicista oltre che terapeuta che da oltre 30 anni aiuta Hikikomori ad uscire dalla loro tana, utilizzando come mezzi principali: parole, chitarra e cd scelti in base allo stato psichico del paziente. Poiché loro non escono di casa e non vogliono vedere nessuno è lui che si reca presso le loro abitazioni, con a presso i propri strumenti, ma una volta entrato in casa non è detto che il giovane apra la porta o, se lo fa, sia interessato alla sua presenza. Quasi come se da superare non ci fosse solamente un ingresso ad una stanza ma una barriera, anche da parte dei genitori che con l’intervento si sentono violati nella loro privato.

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6.5 Music Therapy

Secono Takashi Watanabe lo stato in cui si riducono gli Hikikomori, crea una base per intraprendere un percorso permeato da nuove consapevolezze e stimoli creativi rimasti magari assopiti oppure inespressi. Ecco perché la terapia musicale, essa rappresenta uno strumento per far esprimere o smuovere quella creatività che risiede in ognuno di noi. Non utilizza quindi nessun’altro mezzo se non quello musicale. Durante la sua carriera si è anche occupato di quei casi di Hikikomori che si sono dati alla segregazione totale che vivono in uno stato totale di silenzio e che si alimentano di solo “sound of silence”.

I tempi di cura variano a seconda del caso, del tipo di storia personale ma anche a seconda dello stato emotivo e dai livelli di reazione del paziente. Generalmente vengono programmati incontri settimanali di un’ora che possono anche proseguire per un anno. La terapia inoltre si svolge con criteri differenti, in base al carattere e soprattutto perché non tutti i giovani conoscono le cause del loro ritiro. La causa spesso non è necessaria nell’intraprendere un percorso terapeutico, volerla conoscere ad ogni costo è spesso l’esito di un pensiero etnocentrico56. Sapere il fatto o la causa non è essenziale per attivare una possibile liberazione da Hikikomori. Importante è tenere con loro un atteggiamento neutrale e accompagnarli durante tutto il loro percorso, quasi tenendoli per mano.

Anche se non si direbbe stando alle parole d’esperto, i casi più complessi in realtà sono quelli in cui il paziente ricorda il trauma che la portato all’isolamento. La terapia in queste circostanze è veloce ma il percorso difficile poiché qualsiasi errore può portare al punto di partenza. Inoltre, il ricordo del trauma può essere di diversa natura e il solo fatto di sapere la causa fa pensare al soggetto e alla famiglia che il terapeuta possa risolvere tutto in poco tempo ma spesso dietro a questi primi traumi, ci sono altri complessi da disseppellire.

Mentre nel caso in cui non ricordano i motivi che li hanno spinti in Hikikomori e hanno messo in atto il ritiro in silenzio, senza apparente motivo, la terapia richiede parecchio tempo e il percorso è come un labirinto che nasconde sorprese che offrono, di volta in volta, nuove chiavi di lettura.

Takashi Watanabe ha avuto in cura anche donne, il cui numero nel corso degli anni sta aumentando. Esse affrontano uno stato di regressione diverso da quello maschile, diventano bambine deboli ancora più riservate e con meno interesse nella terapia musicale. Spesso più condizionabili dai genitori che sono i primi a vederle come estremamente fragili.

A prescindere da tutti questi fattori, succede che una volta accettato il terapeuta, il silenzio si rompe e iniziano a parlare mettendo in atto un grande cambiamento. Ovviamente va ribadito che prima di arrivare a questo punto i percorsi possono essere diversi, lunghi, con tante e diverse caratteristiche. Ma una volta rotto il silenzio, generalmente, i pazienti iniziano a raccontare facendo fluire liberamente le parole.

La musica ha un ruolo fondamentale in tutto ciò, perché fa da catalizzatore, se il giovane Hikikomori è in uno stato emotivo teso, lo sarà anche la musica che farà ascoltare, così allo stesso modo se è triste. Attraverso la musica cerca di trasmettere quello che prova dentro di sé quasi fosse un riflesso di quello che prima percepiva solo dentro il suo cuore.

“Per il giovane la stanza è il suo mondo e non vuole che nessuno lo invada. Solo in quella stanza riesce a vivere, poiché quello è l’unico riparo e intende difenderlo a tutti i costi, anche con la violenza se necessario. Gli altri sono stranieri sulla sua terra, non cercati e non desiderati: questa è la sua verità inconfutabile e pur di proteggerlo quel piccolo spazio è disposto a tutto; se necessario picchierà sua madre o nasconderà coltelli da cucina sotto il cuscino o butterà sul nemico qualsiasi cosa

Oltre a questi soggetti in totale reclusione, ci sono quelli che ogni tanto escono di casa per recarsi nei Free Space, luoghi in cui partecipano a una terapia di gruppo dove lo stesso terapista suona la chitarra e canta, cercando di far partecipare anche loro. Spesso durante queste sedute, oltre al momento musicale, ci sono circostanze in cui chi lo desidera prende parola, fa domande o narra qualcosa. La terapia di gruppo non è facile da realizzare ma se accade offre ottimi risultati, perché con essa ciascun individuo trae sostegno da altri che sono praticamente nella stessa situazione, perché sa d’essere ascoltato senza giudizi e che coloro a cui si rivolge sanno bene cosa prova.

Il counseling è un intervento di supporto nei confronti di individui che hanno problemi di varia natura, come prendere decisioni o gestire relazioni interpersonali (famiglia, scuola, lavoro), e punta al superamento delle difficoltà di adattamento rispetto a specifiche situazioni di tensione, cercando di stimolare una reazione. Volendo andare nello specifico, nel caso degli Hikikomori si tratta di una visita terapeutica di un’ora, a casa del paziente, una volta la settimana, il cui orario può andare dalle 10 del mattino fino alle 19 di sera ma non è raro che ci siano incontri anche alle 23 di sera, visto il “fuso orario” dei soggetti.

In Giappone esiste un centro di addestramento denominato PIA Supporter57,

che si propone di fornire corsi a chi vuole assistere nel modo adeguato gli Hikikomori recandosi nelle loro abitazioni e spesso a frequentare questi corsi sono i genitori di ritirati sociali.

Infatti dal 2010 sono stati attivati degli “Sportelli della salute”, cioè dei centri di snodo comunali che forniscono informazioni riguardo strategie in atto dal Ministero e dai Comuni. In tali centri sono presenti diversi sportelli che hanno vari scopi, tranne il fornire cure direttamente, i principali sono quelli di illustrare le differenti possibilità d’aiuto e fornire informazioni per le visite.

Questi sono presenti nei vari Comuni e in generale forniscono: informazioni mediche; mettono in contatto Hikikomori con le strutture ospedaliere; indicano figure specifiche di Supporter, che si recano nelle abitazioni degli Hikikomori; presentano vari corsi corsi che sono destinati al sostegno e all’aiuto, all’insegnamento delle regole della vita e che spaziano dai principi di buona educazione fino all’utilizzo corretto dei computer.

Se prima era praticato prettamente in Giappone, oggi il Counseling assieme al Peer Support viene messo in pratica da alcuni terapisti italiani per intervenire nei casi più gravi presenti all’interno delle Associazioni e Centri di Recupero.

Oltre il Counseling tradizionale con visite a domicilio, all’interno del territorio italiano esiste “Youngle” un servizio di counseling online pubblico, gratuito e nazionale, creato appositamente per ascoltare e offrire aiuto sui Social Network più utilizzati a chi ne ha bisogno con il supporto di esperti di comunicazione e psicologi qualificati. Il termine è un rimando alla frase “You in

the jungle” ed è un progetto ideato dal Ministero della salute e coordinato dalla

Regione Toscana intorno al 2012. In breve, si occupa della prevenzione degli under 21 a cui basta utilizzare il numero whatsapp dello Youngle presente sul proprio territorio o scaricare la app dedicata “AppToYoung” o richiedere l’amicizia al profilo della propria regione d’appartenenza per avere a disposizione una chat online aperta due volte alla settimana. Fondamentali sono i due orari serali di due ore ciascuno a disposizione, la sicurezza e la privacy su cui si basano le conversazioni. I corrisposti sono coetanei, quindi il linguaggio utilizzato è adeguato, e inoltre in ogni chat attiva sono attivi almeno due psicologi che mediano la chat e se richiesti possono fornire a loro volta servizi di counseling via chat.

Visita di Counseling

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6.6 Visita di Counseling

A parte questo raro caso territoriale, solitamente il counseling a casa del paziente è composto in una visita che sinteticamente consiste in tre punti:

1) Assessment, vale a dire che si accerta inizialmente di che tipo di chiusura si

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