• Non ci sono risultati.

Hikikomori Primario: in cui l’isolamento non è causato da nessuna patologia preesistente ma che una o più si verifichino a seguito della reclusione.

G. I Generation, età 95+, nati tra 1901 e 1924 Considerata “la generazione d

1) Hikikomori Primario: in cui l’isolamento non è causato da nessuna patologia preesistente ma che una o più si verifichino a seguito della reclusione.

2) Hikikomori Secondario: in cui l’isolamento è stato originato da patologie già presenti nel soggetto e in seguito peggiorate per via dell’isolamento. Ovviamente esistono dei fattori a rischio specificamente associati ad un certo tipo di patologia, degli indicatori o anticipatori che se visti per tempo possono essere associati a una determinata malattia e possono aiutare a risolvere prontamente la situazione. Nel caso specifico degli autoreclusi i fattori a rischio individuati possono essere diversi e di varia natura ma non è detto siano presenti prima del ritiro o che si presentino durante. Lo stesso vale per le patologie che possono venirsi a instaurare, non è detto che chi sia Hikikomori prima del ritiro ne soffra o durante, anche se in quest’ultimo caso la probabilità è molto alta stando ai casi studiati e alle storie ritrovate sui libri, articoli e youtube.

Innanzitutto, legata al ritiro scolare vi è la fobia scolare, espressa dal terrore di relazionarsi con coetanei o insegnati, da cui si sentono fortemente giudicati. Sintomo che può far parte di differenti diagnosi presenti nel DSM-V (Diagnostic

and statistical manual of mental disorders, pubblicato nel 2013) ma anche possibile

conseguenza di disturbi psichiatrici di tipo ansioso-depressivi. Risulta non correlata ai risultati scolastici ma piuttosto connessa ad un tipo di angoscia sociale che impedisce ai ragazzi solo di varcare la soglia dell’istituto scolastico. La mattina non riescono ad alzarsi e se i genitori li costringono a varcare l’ingresso, manifestano reazioni dominate da incontenibile agitazione e ansia che scompaiono una volta che il ragazzo fa ritorno a casa.

Molte volte a preoccupare è la possibilità di un confronto con i propri compagni di scuola e la loro incapacità a rispondere a battute o critiche, facendosi valere. Sicuramente è l’emanazione di un sintomo legato a delle difficoltà relazionali, in primis familiari e con i coetanei. Spesso i termini quali “fobia scolare”, “ritiro scolare” e “assenteismo” vengono utilizzati in senso intercambiabile ma sembrerebbe che non sia la scuola in sé a portare al ritiro sociale ma che sia il sintomo di una fobia delle relazioni e giudizi generati all’interno della famiglia o ambiente scolastico.

Le principali cause sembrerebbero quelle inerenti a un sentirsi diversi, non accettati e a provare un forte sentimento di inadeguatezza nel confronto degli altri, dovuto alla competizione e al dover stare dentro certi standard. Prima di arrivare al completo abbandono scolastico, si verificano alcuni sintomi iniziali fino a passare a veri e propri attacchi di panico che impediscono di frequentare le istituzioni scolastiche. A fare da padroni in queste situazioni sono sicuramente un forte senso di vergogna e inadeguatezza, che possono venire a svilupparsi anche in scuole fortemente strutturate come quelle giapponesi. Va evidenziato

57

3.2.2 Patologie associate

Patologie associate 3.2.2

“La scelta della reclusione sembra andare verso il volersi sottrarre al fallimento letto nello sguardo dell’altro.”

che in Italia l’abbandono a causa di questa patologia avviene tra la scuola media e i primi anni di quella superiore. Ma a volte l’abbandono scolastico e la reclusione in casa possono anche essere causato dalla volontà di provocare e innescare un conflitto con i propri genitori. In questo modo si creano due fazioni: i genitori che non riescono a cambiare le cose in nessun modo; i figli che non riescono a muoversi in un mondo della quale non si sentono parte o sono spaventati.

Dopo la fobia scolare, quella che in seguito si può sviluppare è una sorta di fobia sociale, cioè degli altri, una paura morbosa delle relazioni con gli estranei, che si insinua in ogni azione divenendo un’idea fissa, connessa a un forte timore del giudizio degli altri. Sembrerebbero angosciati dalla paura di leggere nello sguardo degli altri il loro fallimento o la loro bruttezza, anche se entrambe possono non essere vere: il fallimento magari ancora non è giunto, forse mai arriverà, e la bruttezza è solamente immaginaria. Infatti i precursori della fobia sociale sono:

- Paura dello sguardo collettivo, in cui i dubbi e perplessità sulla propria immagine persona vengono proiettati dallo sguardo altrui. Non riuscendo a sottrarsi dalle paranoie di sentirsi perennemente guardati e giudicati in modo ostile e malevolo, non da una singola persona ma da un chiunque.

- Forte sentimento di diversità, che fa sviluppare una percezione di non appartenenza e inadeguatezza al contesto sia familiare, scolastico che sociale. Accrescendo la convinzione di una diversità presente radicalmente nella propria persona.

Inoltre, può essere “specifica” quando il soggetto risulta aver paura solo di poche situazioni, oppure può essere “generalizzata” se a timore di una qualsiasi situazione. Al suo interno si nasconde la paura di essere svergognati dagli altri e che la propria paura venga notata con conseguente scherno e umiliazione.

Durante la vita è abbastanza frequente come disturbo ma esordisce maggiormente in adolescenza o nella prima età adulta. Sono presenti due estremi: da un lato l’adattabilità caratterizzata da timidezza; dall’altro depersonalizzazione caratterizzata da attacchi di panico o fenomeni di dispercezione fobica.

La fobia dello sguardo è un altro timore presente in Hikikomori che non gli permette di sopportare lo sguardo negativo indirizzato, secondo lui, alla sua persona da altre persone. Durante la fase adolescenziale si dipende dal giudizio degli altri, è fondamentale ottenere l’altrui ammirazione, e per questo motivo un ragazzo fragile non potendo sopportare un giudizio di tipo negativo: si isola.

Un segnale evidente della presenza di queste fobie è l’allontanamento dai propri pari, in cui il ritiro sembra una condotta controfobica, cioè adatto a contenere la paura del giudizio altrui .

“Ogni adolescente sano si scaglia fisiologicamente contro le regole, ignorando quanto l’esistenza delle regole stesse sia funzionale alla crescita e all’acquisizione di un’identità personale, capace di contenere e di essere contenuta. Per questo motivo il decremento di autorità nelle figure genitoriali in atto non ha generato tra i giovani un senso di maggior libertà, ma, al contrario, la frustrazione di sentirsi privi di strumenti adeguati per esprimere e costituire, appunto,

quella libertà.” (Tonioni, 013, p.81)

“Non tutti, sviluppando l’arte del conformismo, imparano a trovare il giusto compromesso, tarando il proprio valore individuale sul gradiente di approvazione sociale che riceve

59

Quando si parla di immagine distorta del sé, ci si riferisce alla comparizione della dismorfofobia19, in poche parole, il vedersi per quello che non si è. Oltre

l’aspetto c’è anche il comportamento che si sente inappropriato. Si è preoccupati per un qualche difetto o anomalia fisici immaginari che persistono anche dopo rassicurazioni. Qualsiasi parte del corpo può costituire un problema, dal viso fino alla cute. A caratterizzare questo disturbo è l’angoscia di possedere un difetto che sia immaginario o lieve ma che provoca disagio significativo.

Internet diventa la principale misura controfobica, poiché permette di non vedersi più così inadeguato rispetto ai coetanei, aiutando a smettere di pensare d’essere poco aggraziato. La matrice fobica nel ritiro degli adolescenti esprime un bisogno di scoprire chi si è davvero lontano dai giudizi degli altri.

Siffatti timori possono invadere anche la sfera amorosa e della sessualità, oltre che quella dell’amicizia. Queste fobie finiscono per ostacolare la vita sociale e la possibilità di innamorarsi o essere ricambiati. Infatti, diversi esperti hanno ammesso che sono presenti diverse problematiche legate l’ambito sentimentale: alcuni risultano essere innamorati segretamente di qualcuno; altri si sono dichiarati ma sono stati rifiutati; altri ancora sono scappati sentendosi impreparati a vivere una relazione. Ricompare nuovamente alla base di tutto un tenace sentimento di vergogna e grande paura che paralizzano, bloccano o inducono alla fuga. Nell’adolescenza è normale che i primi avvicinamenti siano vissuti con inettitudine e imbarazzo ma è come se questi giovani si sentissero mancanti di qualità e doti. Così da preferire l’isolamento per evitare derisioni, delusioni o fallimenti.

Questa può rientrare a far parte dell’agorafobia20, terrore nei confronti della

società e dello stare in mezzo agli altri, di cui si teme lo sguardo sospettoso o ostile. Imbattersi in un coetaneo camminando per strada diventa un incubo che porta a fuggire e nascondersi. Questa fobia quindi porta a temere coetanei o eventi. A causa di questo comportamento i ragazzi ritirati si perdono moltissime esperienze reali, situazione della quale loro stessi sono consci ma immaginano sempre di poterle recuperare in un futuro prossimo.

Altra patologia che si può sviluppare è la mysophobia21, compulsione a

lavarsi per paura di sembrare agli altri sporchi, poco curati, rozzi o “puzzare”. Ci sono diversi segnali iniziali di questa presenza latente, come alcune espressioni spesso esternate dai ragazzi:

- Avverto una grande ansia;

- Mi dà fastidio lo sguardo delle persone; - Mi fanno paura i gruppi;

- Se mi mischio ad altre persone, rovinerei l’atmosfera e darei fastidio; - Non ho mai niente d’interessante da dire

Spesso questi comportamenti si sviluppano a seguito di atti di bullismo o cyberbullismo che possono provocare gravi disagi interiori, soprattutto al tipico soggetto Hikikomori: fragile e timoroso di non rientrare negli standard. Il bullismo che si trovano ad affrontare può essere manifesto oppure

3.2.2 Patologie associate

passare inosservato agli occhi degli insegnanti. Non è un caso che a volte a scatenare la reclusione sia un episodio legato a questo tipo di comportamento che avviene nei confronti di questi soggetti fragili e vulnerabili.

Gli insegnanti del resto, ma non sempre, sottovalutano alcuni atteggiamenti denigratori che avvengono all’interno della propria classe. La vittima finisce in questo modo per perdere fiducia nei confronti dell’adulto che dovrebbe essere garante delle regole, oltre che valori morali, e spesso finisce per essere demotivato a proseguire gli studi. Se da un lato quindi vi è presente il comportamento scorretto e subdolo di un coetaneo, dall’altro potrebbe esservi un insegnante poco empatico e capace di notare determinati avvenimenti. Tutto questo può valere anche all’interno dell’ambiente lavorativo con il rapporto tra capo e dipendente.

Comune a tutti è l’inversione ciclo sonno-veglia: avendo ridotto la propria esposizione alla luce solare, si crea uno squilibrio all’interno dell’organismo22 che provoca effetti collaterali come il dormire di giorno e star svegli la notte. La probabile causa psicologica si ricollega al forte senso di inferiorità provato per essere inattivi nel tempo in cui tutta la società è invece attiva, stato d’animo che si tenta di reprimere dormendo e annullando così il valore del tempo. Altre motivazioni potrebbero essere che spesso chi si ritira finisce per passare un elevato numero di ore connessi al computer, giocando ai videogames o chattando durante la notte, invertendo così il ritmo del dormiveglia. Infatti la comunicazione virtuale essendo sia sincrona che asincrona, diretta e indiretta, permette risposte differenti in termini di tempo. Così si ha la possibilità di riflettere e replicare con calma, cosa non possibile durante una conversazione nella vita reale a cui si deve rispondere il più prontamente possibile alle domande dei coetanei.

La rete è diventata negli ultimi decenni una sorta di antidolorifico per i giovani, e non solo, che la utilizzano soprattutto come protezione. Ecco perché negli ultimi decenni si stanno affermando sempre più forme di dipendenze ad essa legate, definite senza sostanza poiché si riferiscono a comportamenti di vasta gamma che diventano problematici nel momento in cui l’individuo non riesce più a farne a meno o gestirli. In tal senso, internet con tutte le possibilità che offre finisce per essere responsabile della dipendenza dal web. Chi lo utilizza in maniera patologica è possibile che abbia pensieri distorti su di sé oppure sul mondo, generalmente si considera come una persona di poco valore e internet diventa una finestra positiva cui aggrapparsi in maniera ossessiva e ripetitiva. Questa tendenza ad attaccarsi patologicamente ad un oggetto cela la necessità di proteggersi da possibili fallimenti, traumi o problemi presenti nel mondo esterno, evitando però in questo modo eventi di transizione che possono risultare utili alla propria crescita e acquisizione di consapevolezza.

“Sebbene tale episodio potrebbe sembrare innocuo a un occhio esterno, contestualizzato all’interno di un quadro psicologico reso fragile e vulnerabile dal continuo stress che il soggetto sperimenta ogni giorno in un ambiente percepito come ostile, fa sì che questo evento assuma per lui o per lei un’importanza

estremamente rilevante.” (Crepaldi, 2019, p. 64)

“Come nelle dipendenze da sostanza, anche in quelle senza sostanza il soggetto attua un percorso lento e graduale che da fasi abitudinarietà, assuefazione e abuso lo conducono verso una vera e propria dipendenza, ossia verso un comportamento di tipo ossessivo-compulsivo che caratterizza tutta la sua

61

Rispetto ai loro coetanei chi ne soffre passa più tempo connesso alla rete, ad esempio, giocando a videogames online, in cui si compiono azioni ma non si parla. Interagiscono con gli altri utenti ma senza sentirsi mortificati se non hanno nulla da dire, perché durante il gioco la parola non è essenziale.

Occorre ribadire quanto la realtà virtuale sia più facile da affrontare rispetto alla realtà: è un luogo sicuro in cui confrontarsi con altre persone. Inoltre, permette di capire il soggetto grazie alle sue attività svolte nei videogames ma anche in rete. Lo stesso avatar si può considerare una soluzione perché rappresenta una diversa rappresentazione di sé e nasconde quello che ai loro occhi è un corpo brutto e inadatto alla società reale.

Inoltre, i ruoli che si possono scegliere all’interno dei videogiochi rappresentano dei modelli che possono aiutare il ragazzo nella ricerca di un’identità: cambiando ruolo a seconda del contesto o fasi di crescita.

I videogiochi prediletti sembrerebbero gli FPS (First-Person Shooters), rientranti nella categoria dei giochi d’azione, e i MMORPG (Massive Multiplayer Online Role-Playing Game), rientranti nella categoria dei giochi di ruolo. La stessa gaming addiction è associata in particolare a quest’ultima tipologia: l’immedesimazione tra avatar e personaggio è facilitata dal carattere immersivo del gioco perché al suo interno sono presenti infinite possibilità e spessa al giocatore decidere quando terminare di giocare. Inoltre presenta tre elementi molto importanti: la possibilità di successo e approvazione all’interno di comunità virtuali; la sensazione di appartenenza, d’essere utili e di controllo del proprio destino arrivando a creare relazioni significative; infine la soddisfazione che è garantita dal gioco mente la realtà può risultare frustrante. Giocando ai giochi di ruolo ci si può allenare e confrontare con moltissimi altri utenti. Il mondo virtuale diventa così una palestra in cui allenarsi, in attesa di trovare coraggio per ritornare a vivere nel mondo reale.

Raramente quando sono in isolamento frequentano i social network ma, se lo fanno, questo avviene in modalità “lurker” cioè spiano le vite delle altre persone o di quei ragazzi considerati da loro più adatti alla vita sociale. I loro profili Facebook infatti risultano privi di foto, post, commenti o like: quasi fossero silenziosi come loro e nel contempo manifestassero la vergogna di esprimere proprie opinioni o raccontare qualcosa di sé. Dietro uno schermo possono rimanere invisibili, lontani da emozioni reali e dal mostrare difetti che temono di possedere. Se a scuola si sentono lontani dai coetanei, dai loro valori comuni, durante le sessioni di gioco o vita online non è così.

I livelli di Hikikomori presenti nel caso specifico di dipendenza da internet e gaming addiction sono tre:

Outline

Documenti correlati