CAPITOLO 4: L’ESPERIMENTO VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA
4.3 Dati linguistici precedenti ai test
4.3.3 Confronto con i dati forniti da studi precedenti
I soggetti non udenti dimostrano di essere dotati di una naturale predisposizione all’acquisizione della lingua verbale e tale affermazione trova supporto proprio nel comportamento linguistico dei soggetti stessi: le forme di iperregolarizzazione, le strutture “accorciate” (impoverite di determinanti, flessioni verbali e complementatori) e quelle pleonastiche testimoniano l’innata capacità di generalizzazione dei principi innati e l’esistenza di una struttura alternativa che, sebbene veicoli proprietà atipiche, si conforma agli stessi principi regolatori delle produzioni standard (Chesi, 2006). Il profilo tipico della competenza linguistica di un sordo è stato delineato da Chesi (2006) e le caratteristiche individuate sono estendibili anche al profilo di V.:
vocabolario ricettivo e produttivo ridotto rispetto ai normo-udenti di pari età anagrafica; lunghezza media degli enunciati inferiore ai coetanei udenti;
rigidità nell’uso di certe parole ed espressioni;
comprensione problematica di costruzioni passive e di strutture introdotte da sintagmi preposizionali;
difficoltà nel giudicare la grammaticalità di frasi complesse composte da subordinate, relative o frasi contenenti pronomi di vario genere;
strutture complesse sistematicamente evitate in produzione;
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incertezze nell’accordo di genere e numero, soprattutto nel caso dei nomi che fanno eccezione, ossia i nomi di genere maschile terminanti in -e;
omissione di copule;
omissione e sostituzione di ausiliari e modali; accordo deficitario tra soggetto e flessione verbale.
Dal punto di vista della categoria funzionale dei determinanti, il comportamento linguistico di V. presenta le medesime caratteristiche individuate da Chesi (2006) nei soggetti sordi dei due gruppi sperimentali testati nel suo studio:
gli articoli definiti si presentano con maggiore frequenza delle forme indefinite e partitive;
i partitivi sono sostituiti da definiti e a volte da indefiniti;
le costruzioni con i pronomi clitici oggetto diretto sono praticamente assenti; l’oggetto è lessicalizzato per aggirare la forma clitica;
se i pronomi clitici vengono prodotti, sono collocati nella posizione corretta;
i pronomi clitici oggetto sono omessi in percentuale più alta rispetto agli articoli. Le due particelle, nonostante il loro equivalente status fonologico e articolatorio a livello labiale, sembrano essere trattate in modo diverso.
L’esiguo numero dei dati raccolti dalle produzioni presentate nei paragrafi precedenti non permette di estendere al caso di V. ulteriori osservazioni fornite dall’indagine di Chesi (2006), ossia che l’omissione degli articoli e la produzione delle forme non standard avvengono soprattutto in posizione post-verbale, che gli articoli bisillabici sono omessi più frequentemente di quelli monosillabici e che le omissioni del clitico interessano la posizione proclitica.
Per quanto riguarda il nodo della flessione e i relativi elementi funzionali contenuti in esso, Chesi (2006) osserva il seguente comportamento:
i verbi di modo finito a volte vengono sostituiti da verbi infiniti in frasi principali e subordinate;
la terza persona singolare è soggetta ad errori di flessione;
la modalità finita della terza persona singolare viene sostituita dalla forma participiale di tempo passato;
gli ausiliari sono generalmente usati adeguatamente, anche se si verificano casi di sostituzione prevalentemente di avere per essere.
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Alla luce delle osservazioni registrate da Chesi (2006), le produzioni dei sordi non possono essere identificate con i casi di root infinitives (RI), fenomeno spiegato da Rizzi (1993-94, 2000) e Haegeman (1995) attraverso la formulazione dell’Ipotesi del Troncamento: la grammatica del bambino non prevede restrizioni circa quale categoria funzionale possa occupare la posizione di radice di un’espressione dichiarativa, perciò l’indicatore sintagmatico del bambino può risultare troncato a qualche livello e, sotto a questo livello, tutte le categorie gerarchicamente inferiori sono completamente rappresentate, mentre sopra di esso non esiste nulla. I casi di RI si osservano nei bambini udenti parlanti lingue diverse dall’italiano (lingua pro-drop, dotata di morfologia verbale particolarmente ricca), i quali producono frasi principali dichiarative contenenti verbi all’infinito, ma ciò non accade mai nelle subordinate o nelle frasi interrogative. Nelle produzioni dei sordi, la presenza di avverbi posti prima del verbo infinito indica l’esistenza di una periferia sinistra della frase, più ricca di quanto previsto nel caso di RI. Chesi (2006) afferma che la presenza di infiniti opzionali è significativamente correlata ai modificatori avverbiali, i quali vengono usati con maggiore facilità, e che tali produzioni dei sordi sono dovute ad una povera conoscenza del paradigma flessivo. La produzione di frasi dichiarative principali (13a) subordinate (13b) e interrogative (13c) contenenti un verbo infinito al posto della forma di modo finito corretta si osserva anche nel caso di V.:
13) a. La mamma lavorare. b. Mangiare anche Luca?
c. Si sono salotto. Papà triste perché giocare fuori con Sally ma la mia testa male. Infine, per quanto riguarda le occorrenze non standard nel nodo del complementatore, Chesi (2006) individua le seguenti caratteristiche:
l’uso abbondante e ripetitivo di strutture coordinate tramite la congiunzione e;
la sostituzione di frasi relative con strutture congiunte che risultano grammaticali, ma infelici dal punto di vista pragmatico.
Secondo Chesi (2006), l’assenza di elementi di subordinazione sembra essere legata alla scarsa conoscenza della morfologia adatta per realizzarla, sebbene, a livello strutturale, il CP sia attivo. Ciò vale anche per V., in quanto nelle sue produzioni si osserva un uso frequente di due elementi in particolare: ma e perché. Questo dimostra che V. è in grado di realizzare strutture subordinate e che le proiezioni funzionali alte della frase sono attive, nonostante la sua conoscenza limitata dell’intero set di elementi di subordinazione.
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Le produzioni di V. rispettano quanto osservato da Chesi (2006) manifestando, però, una caratteristica peculiare: V. omette anche la congiunzione e nelle strutture coordinate:
14) a. Derna guarda loro _ abbaia.
b. Dopo arriva tu _ viene con me il mio aiuto. c. Ok tra poco fatto bagno _ io porto i compiti.
Grazie alla raccolta di osservazioni operata da Chesi (2006), si evince che le produzioni verbali dei sordi sono dovute a difficoltà simili, ma non della stessa natura, di quelle che incontrano i bambini udenti (o i DSL) in certe strutture sintattiche. I fenomeni non standard che occorrono nelle produzioni dei sordi sembrano presentare aspetti caratteristici non riscontrabili nelle altre popolazioni di bambini: il fenomeno di omissione dei determinanti non dipende da un pattern prosodico specifico e l’uso degli infiniti nelle frasi principali non è riconducibile a casi di RI degli udenti. Il profilo tipico di un soggetto sordo che è stato descritto in Chesi (2006) si rivela valido ed estendibile al profilo linguistico di V.
Nei prossimi paragrafi si vedrà che quanto è stato rilevato tramite la somministrazione di test strutturati e prove di produzione scritta conferma ciò che è stato appena osservato ed ipotizzato sulla base delle affermazioni di Chesi (2006).