CAPITOLO 3: IL SISTEMA DEI PRONOMI PERSONALI
3.4 I pronomi clitici nell’italiano parlato
3.4.2 La sintassi della risalita
Un altro punto problematico nella sintassi dei clitici è quel fenomeno che è stato definito risalita o clitic climbing. Esso consiste nel movimento del pronome clitico da un verbo incassato di modo infinito al verbo reggente di modo finito.
La risalita è un processo facoltativo nella maggior parte dei contesti, ad eccezione dei verbi causativi fare e lasciare, con i quali è obbligatorio (Lepschy e Lepschy, 1981).
29 Esempio in Lepschy e Lepschy (1981:182). 30 Esempio in Lepschy e Lepschy (1981:182).
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Il clitic climbing è permesso da una serie di verbi reggenti:
a. I modali dovere, potere, volere, cui si aggiungono sapere e i verbi di percezione
vedere e sentire;
b. Gli aspettuali come stare + gerundio, stare per, stare a, incominciare a, finire di,
cercare di, riuscire a, ecc.;
c. I verbi di moto come andare a, venire a, tornare a, ecc.
Dal punto di vista sintattico il clitic climbing è strettamente connesso al fenomeno di
ristrutturazione descritto da Rizzi (1976, 1978). Secondo la grammatica generativa, la salita del
clitico è determinata da un fenomeno di riconfigurazione strutturale che fa dell’insieme verbo
reggente + verbo subordinato un unico costituente verbale complesso, ovvero un’unica unità
sintattica. In caso contrario, le frasi che presentano il clitico a destra, ovvero legato al verbo infinito incassato, conservano i due verbi separati l’uno dall’altro attribuendo un valore semantico particolare al verbo reggente. Di conseguenza, i due verbi con il clitico a sinistra del verbo reggente non si comportano più come due elementi indipendenti l’uno dall’altro e l’ausiliare è determinato dal verbo incassato (9b)31, non più da quello reggente (9c):
9) a. Ho dovuto andarci. (no clitic climbing) b. Ci sono dovuto andare. (clitic climbing) c. *Ci ho dovuto andare. (clitic climbing)
Tale comportamento è osservato anche in Lepschy e Lepschy (1981), i quali presentano anche gli esempi opposti che riguardano i casi di enclisi, in cui l’ausiliare viene selezionato dal modale, poiché il clitico rimane annesso all’infinito incassato (“Ci sono potuto andare.” vs. “Ho potuto andarci.”). Ciò si riflette anche nel caso dei verbi riflessivi, ove la salita del clitico determina la selezione dell’ausiliare essere (“Mi sono potuto adattare.” vs. “Ho potuto adattarmi.”)
Il fenomeno della risalita rappresenta per il parlante motivo di complessità proprio per la sua opzionalità ancora non ben definita. Infatti, non è chiaro se il clitic climbing sia un processo del tutto opzionale oppure legato ad una qualche regolarità. Inoltre, rimane incerto se vi siano dei verbi che preferenzialmente ristrutturano in confronto ad altri. Un ulteriore aspetto responsabile
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della complessità della sintassi della risalita, è rappresentato dal fatto che si contano casi con due alternative (10)32 e casi che prevedono ben tre posizioni possibili per il clitico (11)33:
10) a. Devo farlo. b. Lo devo fare. 11) a. Devo poter farlo.
b. Devo poterlo fare. c. Lo devo poter fare.
Gli esempi riportati in (11) fanno parte di quei casi in cui due verbi che ristrutturano sono accostati, ad esempio i due modali dovere e potere. Una prova di questa difficoltà esperita dai parlanti nell’uso dei verbi a ristrutturazione in presenza di un clitico è conferita dal fenomeno di ripetizione del clitico risalito che viene replicato in posizione enclitica. Gli esempi seguenti (12) sono tratti da Berretta (1985:194) e mostrano come, nonostante la formalità del registro (12a e 12b), gli errori di duplicazione del clitico risalito sono da ricondurre ad una scarsa pianificazione del parlato:
12) a. “ancora una volta mi hanno voluto riconfermarmi la fiducia” (intervista) b. “si stanno a un certo punto affermandosi” (monologo formale)
c. “ci potremmo anche rincorrerci” (parlato familiare quotidiano)
Infine, Lepschy e Lepschy (1981) notano che è possibile avere in un singolo contesto la combinazione dei due fenomeni sopra descritti, ovvero i nessi e il clitic climbing (13)34. In presenza di un verbo modale, i nessi di più di un clitico non si possono spezzare (13a e 13b), ma devono incorrere unitamente nell’eventuale processo di risalita:
13) a. *Gli posso dirlo. b. *Lo posso dirgli. c. Glielo posso dire. d. Posso dirglielo.
Riassumendo i dati emersi dall’analisi di vari tipi di testi contenuti nel corpus raccolto da Berretta (1985), l’italiano parlato standard settentrionale non si discosta dal sistema generale dei clitici italiani (v. tab. 2), ma seleziona le forme che preferisce tra quelle comprese nell’insieme dell’italiano. Ciò che differenzia il parlato dallo scritto è il processo di riduzione
32 Esempi riportati in (10) sono stati tratti da Berretta (1985:194). 33 Esempi riportati in (11) sono stati tratti da Berretta (1985:194). 34 Esempi riportati in Lepschy e Lepschy (1981:111).
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presente nel primo, che interessa le 3.e persone, perciò il paradigma del parlato appare semplificato. Quindi, il sistema del parlato, essendo più semplice ma non diverso da quello standard, prevede meno forme e meno regole. Tale semplificazione si riflette, quindi, anche nella combinazione dei nessi presentando coppie di clitici ad alta frequenza (14) a scapito di altre, teoricamente possibili, ma mai realizzate (15):
14) a. dativo / riflessivo + accusativo (per esempio: me + lo, glie + lo, se + lo) b. dativo / riflessivo + ne (per esempio: me + ne, ce + ne, se + ne)
c. ci + accusativo / ne (per esempio: ce + lo, ce + ne)
d. si impersonale + altri clitici (per esempio: lo + si, ci + si, se + ne) 15) a. accusativo + dativo (per esempio: mi gli)
b. dativo + dativo (per esempio: mi gli)
c. ne locativo + accusativo (per esempio: ne lo)
Anche per quanto riguarda la sintassi della risalita nel parlato, Berretta (1985) individua una certa rigidità sintattica che interessa:
imperativi negativi: è preferita la posizione enclitica (Non preoccuparti);
si impersonale/passivante: prodotto sempre in proclisi, cioè legato al verbo reggente (si
possono avere, si possono riscontrare);
riflessivi: tendono a non subire il clitic climbing rimanendo legati al verbo incassato (possiamo chiederci, può configurarsi, possiamo collegarci);
perifrasi aspettuale stare +gerundio: la risalita del clitico è attestata in tutti i casi, anche quando è coinvolto nella ristrutturazione un verbo riflessivo (si sta orientando).
L’autrice ipotizza che nel parlato avvenga una sorta di esplicitazione sintattica dei legami semantici sottostanti, per cui il si impersonale/passivante, essendo legato al modale (per il quale sembra valere come soggetto), subisce la risalita, mentre il si riflessivo, essendo legato al verbo incassato, rimane in posizione enclitica.
Un’ulteriore regolarità di comportamento dei verbi reggenti individuata da Berretta (1985) riguarda l’alternanza di enclisi/proclisi con i modali. L’autrice osserva che la risalita del clitico si verifica quando il modale reggente è desemantizzato, ovvero svolge una funzione assimilabile a quella di un ausiliare, mentre la posizione enclitica è preferita nei casi in cui i modali conservano il proprio valore semantico di verbo autonomo (potere = “essere in grado di” o “avere il potere di”; volere = “avere la volontà di” o “avere l’intenzione di”; dovere =
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“essere costretto a” o “avere l’obbligo di”). Si riportano di seguito alcuni esempi tratti da Berretta (1985:213):
16) a. (…) lo possiamo considerare in gran parte come un soggetto di studio. (lo possiamo considerare = “essere nella situazione di”, “quasi” o “forse”).
b. Perché lui può darlo al direttore, il quale può mettervi nella lista. (può darlo; può mettervi = “essere in grado di” e “avere il potere di”).
Sempre in riferimento ai nessi, in Audollent e Tuller (2003) si ipotizza che i frequenti errori prodotti dai soggetti con un linguaggio deficitario siano dovuti alla natura composizionale dei nessi: due o tre clitici adiacenti rappresentano una successione ravvicinata di categorie funzionali, le quali implicano multiple operazioni sintattiche (Merge, Accordo, Movimento, ecc.): nel caso di un ipotetico nesso composto da tre clitici (“Glielo si deve dire immediatamente”) ciascun clitico richiede la propria interpretazione nella posizione d’origine, il movimento sintattico in posizione preverbale, la formazione della catena coindicizzata con la propria traccia e il legamento al proprio antecedente presente nel discorso o nel contesto in cui si iscrive la comunicazione. La situazione si complica ulteriormente, in quanto i clitici, una volta derivati ciascuno indipendentemente dall’altro, entrano in relazione nella posizione proclitica, subendo le restrizioni che regolano l’ordine interno al nesso stesso.