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CAPITOLO 4: L’ESPERIMENTO VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA

4.12 Prova di sviluppo di una storia breve

La prova di sviluppo di una storia breve consiste nel presentare al soggetto diverse figure rappresentanti la stessa scena. Il partecipante deve capire l’ordine sequenziale delle immagini e ricreare l’evento generale descrivendolo in modalità scritta. La produzione risulta essere una storia di lunghezza estremamente limitata, in quanto non si tratta di una prova di produzione libera. Infatti, la sequenzialità delle diverse immagini guida rigidamente il racconto. La prova comprende in tutto 4 scene, ciascuna delle quali è suddivisa in 4 o 5 immagini. Le singole immagini corrispondono ad una sola azione. Per le prime 3 immagini la consegna è stata riferita oralmente: “Ricostruisci l’ordine della storia e racconta cosa vedi”. La bambina doveva dunque riordinare delle figure mescolate e indentificare la sequenza corretta per ricostruire la storia. Per la quarta immagine la consegna differiva da quella precedente ed era riportata per iscritto: “Ad un tuo amico è successo quello che vedi nella storia. Prova a raccontarlo a dei tuoi compagni che non lo conoscono”. La bambina non doveva quindi ricostruire manualmente la sequenza delle figure, essendo presentate già in ordine. La storia 4, analogamente all’immagine sperimentale della prova di descrizione (fig.37, par. 4.11), richiede sia abilità linguistiche, che abilità di immaginazione di un evento fittizio che deve essere raccontato a dei destinatari inesistenti.

Le 3 immagini associate alla prima consegna (“Ricostruisci l’ordine della storia e racconta cosa vedi”) sono le seguenti:

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Storia 1

In questa storia è rappresentata una bambina che spinge sull’altalena una bambola (n.1). Ad un certo punto la bambina spinge la bambola con troppa forza e questa cade nell’acqua di un laghetto (n.2). La bambina si rattrista e inizia a piangere (n.3), ma un cagnolino le viene in soccorso e le recupera la bambola (n.4). La bambina ringrazia il cagnolino e lo abbraccia (n.5).

1 2 3 4 5

Fig. 38: storia 1 nella prova di produzione di una storia breve.

Storia 2

In questa storia c’è una signora che cucina delle bistecche (n.1). Non appena la signora si allontana dai fornelli, arriva il suo cane attratto dal profumo (n.2). Il cane si mette su due zampe e cerca di raggiungere le bistecche (n.3), ma urta la padella che gli cade in testa (n.4). Sentito il frastuono, accorre in cucina la padrona che trova il cucciolo con il naso scottato.

1 2 3 4 5

Fig. 39: storia 2 nella prova di produzione di una storia breve.

Storia 3

In questa storia c’è un bambino che osserva le mele sull’albero (n.1). Per raggiungerle gli serve una scala a pioli, perciò la prende da dietro l’albero e si arrampica fino alla chioma (n.2). Il bambino raccoglie i frutti uno ad uno e li ripone in una cesta (n.3). Alla fine il bambino scende dalla scala e guarda le mele che non è riuscito a raggiungere (n.4).

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1 2 3 4

Fig. 40: storia 3 nella prova di produzione di una storia breve.

Storia 4

In questa storia c’è un bambino che guarda curioso fra i rami di un albero. Decide di arrampicarsi fino a trovare un nido di uccellini. Cerca di prenderli, scivola dal ramo e cade. Nella caduta il bambino si è rotto una gamba e lo si vede in ospedale con il gesso.

Fig. 41: storia 4 nella prova di produzione di una storia breve. Consegna: “Ad un tuo amico è successo quello che vedi nella storia. Prova a raccontarlo a dei tuoi compagni che non lo conoscono.”

4.12.1 Procedura

La prova è stata proposta in sessione logopedica ed è durata circa 30 minuti. Le condizioni di somministrazione sono state le stesse di quelle descritte per gli altri test. V. ha svolto la prova individualmente e ha riportato per iscritto le proprie produzioni. In occasione dell’ultima storia si è presentata la necessità di chiarire più di una volta la consegna, fornendole degli esempi.

4.12.2 Risultati

In questa sezione si riportano per intero le produzioni di V. Successivamente, sarà presentata l’analisi degli errori e delle strategie adottate dal soggetto.

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Produzioni di V.:

Storia 1: “Una bambina gioca con uno bambola e un cane. Ma la bambina ha spingato la

bambola caduta sulla lago. E un cane la bambola è caduta sulla acqua. La bambina piange e un cane guarda la bambola sulla acqua e un cane prende la bambola e tiene la bambina. La bambina ha preso la bambola e anche un cane sono felici.”

Storia 2: “Una donna lascia la bistecche nella padella sulla cuoca. La donna ha camminato e

cerca una cosa e un cane ha odore. Ci sono le bistecca nella padella e il cane guarda la bistecca nella padella. Però la padella la bistecca nella padella caduta sulla terra e il cane ha spaventato. La donna ha arrivata e guarda il cane e la padella. E il cane piange perché il suo naso è male.”

Storia 3: “Un bambino guarda le mele sul albero. E la bambina prende le scale e mette le scale

sull’albero. E il bambino prende le mele e cammina sulla scala. La bambina quasi prende le mele e lancia le mele sul cartano. La bambino guarda le mele sull’albero.”

Storia 4: “Mattia guarda gli uccellini poi lui è sull’albero. Ci sono gli uccellini sul un nido ma

Mattia è caduto sulla terra. Poi Mattia è in un’ospedale…però lui non si conosce i suoi compagni.”

Analisi degli errori e delle strategie di risposta

Si osserva che la produzione di V. è piuttosto ridondante a causa della produzione persistente di DP pieni: la totale assenza di pronominalizzazione viola le regole pragmatiche dell’eloquio conferendo una distorsione del significato globale. Nella Storia 1 (fig. 38) il cane presente nella scena è sempre lo stesso, ma V. preferisce produrre elementi non referenziali, come l’articolo indefinito [- referenziale], creando così un effetto di confusione. L’uso di un per introdurre il referente già noto nel discorso è pragmaticamente errato: tante volte è ripetuto il DP [un cane], quante sono le entità animate della stessa specie a cui ci si riferisce. Escludendo il caso dell’NP [cane], il quale è stato sempre introdotto erroneamente da un articolo indefinito, V. non sembra avere problemi nella produzione dei determinanti in generale, sia determinativi che indefiniti. Si riscontrano alcuni errori di accordo tra determinativo e sostantivo: nella Storia 2 (fig. 39) produce più articoli determinativi, ma commette degli errori per il tratto di numero (“la bistecche”, “le bistecca”).

V. omette sia i pronomi clitici accusativi che i clitici riflessivi. Ciò si riflette nella transitivizzazione del verbo riflessivo, prodotto con l’ausiliare avere (“ha spaventato” invece di “si è spaventato”).

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Per quanto riguarda la morfosintassi verbale, V. commette errori di produzione dell’ausiliare: ausiliare avere anziché essere con i verbi intransitivi (“ha arrivata”). Altri errori sono di produzione della copula al posto del verbo riflessivo (“il naso è male” invece di “si è fatto male”).

La Storia 2 mostra chiaramente le carenze del vocabolario: non conoscendo o non essendo in grado di recuperare l’etichetta fonologica del termine “fornello”, V. utilizza un altro termine facente parte della stessa categoria lessicale: “cuoca”. Un altro esempio è quello del termine inesistente “cartano”, utilizzato da V. per indicare “cestino”. V. è ricorsa probabilmente all’uso di questo termine inventato per la sua somiglianza con “carta”, ovvero il contenuto che in genere può contenere un cestino o una cesta.

V. evita il pro-drop e rende esplicito ogni soggetto frasale (“Una bambina gioca con uno bambola e un cane. Ma la bambina ha spingato la bambola…”). In occasione della Storia 3, V. produce un continuo cambio di genere del personaggio con la funzione di soggetto, sbagliando nell’ultima frase la concordanza di genere tra l’articolo determinativo e il sostantivo.

La struttura della frase è semplice e povera dal punto di vista sintattico: sono prodotte prevalentemente frasi minime SVO e a volte delle coordinate.

In conclusione, V. dimostra di non aver compreso la consegna scritta nel foglio e le indicazioni che le sono state fornite oralmente, in quanto ripete ciò che è scritto nella consegna del compito: “però lui non si conosce i suoi compagni” fa riferimento a “Prova a raccontarlo a dei tuoi compagni che non lo conoscono”.

4.12.3 Considerazioni sulle prove di descrizione e sviluppo di una storia breve

Le prove di produzione scritta si differenziano per il grado di difficoltà: produzione didascalica, più semplice, produzione descrittiva, di grado intermedio e produzione narrativa. La performance di V. si è mostrata scarsa in tutte le tipologie di prova. Le strutture sintattiche elaborate sono semplici e viene prodotta principalmente la frase minima. In generale si osserva:

 L’assenza di strutture complesse derivate tramite movimento A’;  L’uso sporadico di pronomi tonici;

 La produzione errata e l’omissione dei pronomi clitici (accusativi e riflessivi);  La produzione errata e l’omissione delle preposizioni;

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 Errori di accordo tra determinante e sostantivo;

 Errori di produzione della morfologia verbale, come l’iperregolarizzazione dei verbi irregolari;

 L’uso errato degli ausiliari essere e avere.