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Naturalizzazione dell'istinto materno nello shūshoku katsudō

9. Il confronto con le setsumeikai miste

Ora che sono stati trattati tutti gli elementi che caratterizzano lo shūkatsu femminile – la maggiore attenzione al sistema assistenziale delle aziende, il work-life balance, la mobilità ridotta, la consapevolezza delle future responsabilità domestiche, la scelta tra ippan, eria e

sōgō – sarà utile, avendone gli strumenti, fare un confronto tra setsumeikai per ragazze e

quelle aperte anche ai ragazzi, in tre casi che ho esaminato in entrambi i contesti: Mizuho Financial Group, Nomura Securities e Tokyo Marine Holdings.

A pochi giorni di distanza, negli ultimi mesi sul campo, mi è capitato di andare a due fiere del lavoro, la Diamond Women's Career (dell'azienda Rikunabi), riservata alle ragazze, e la MyNavi Kigyō Kenkyū (dell'azienda MyNavi), aperta a tutti. Sia nella prima che nella seconda le tre aziende avevano uno spazio separato dalle altre e molto riconoscibile: hanno una posizione molto solida nel panorama giapponese e richiamano molti studenti shūkatsusei alle loro setsumeikai. Al primo evento, quello riservato alle ragazze, ho notato delle costanti nel modo in cui le aziende si presentavano: prima di tutto la quantità di dettagli che sono stati forniti sul sistema assistenziale, che ci è stato spiegato a fondo; in secondo luogo tutte e tre le aziende si sono dilungate a spiegare le differenze tra le tracce lavorative che si possono scegliere che, anche se con diversi nomi si possono ricondurre al trio ippan, eria, sōgō; in terzo luogo la descrizione dell'eriasōgōshoku come della scelta migliore per chi voglia lavorare senza allontanarsi dal marito e dai figli; infine, tutte e tre hanno consegnato alle

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ragazze presenti dei fascicoli che, se anche non riportavano nel titolo qualche parola che li identificasse come “per ragazze”, riportavano gli stessi contenuti che avevo già avuto modo di osservare in quel tipo di materiali. Hanno inoltre tutte fatto mostra dei loro dati relativi alle dipendenti donne, per dimostrarci che si stavano impegnando nell'aumentare il numero di donne in posizioni amministrative. Per esempio, la Mizuho ha riportato che le donne costituiscono il 59,6% dei loro dipendenti e il 24,4% dei manager, e ha dichiarato di voler alzare quest'ultima percentuale al 30%, forse senza rendersi conto di come potesse metterli in cattiva luce il fatto che in un'azienda a maggioranza femminile meno di un quarto dei manager siano donne. Ma, probabilmente, poiché quel 24,4% è comunque più alto di numero di manager donne di molte altre aziende, sono riusciti a colpire in positivo le studentesse presenti. In definitiva, la costante più importante che ho rilevato in queste prime tre presentazioni è la cura nel descrivere un sistema assistenziale che sembrava fatto per facilitare in tutto le madri lavoratrici e, se gli uomini venivano nominati affatto, il confronto molto sbilanciato tra numero di dipendenti donne e uomini che ne avevano usufruito (la Mizuho ha dichiarato che nel 2016, su 2746 dipendenti che hanno preso il congedo dopo la nascita dei figli, 2042 erano donne e solo 704 uomini). Nonostante questo, però, io stessa ne avevo avuto un'impressione tutto sommato positiva.

In occasione della seconda fiera, tre giorni dopo la prima, le tre aziende avevano allestito in uno dei saloni del Tokyo Big Sight tre grandi strutture che risaltavano imponenti nella moltitudine di piccoli stand delle altre aziende. Ancora una volta ne ho ascoltato la

setsumeikai e ho notato delle differenze fondamentali. Il gruppo Mizuho non ha nemmeno

accennato al sistema assistenziale su cui solo pochi giorni prima avevano concentrato tutta la

setsumeikai per ragazze e non ne faceva menzione neanche nei materiali scritti che ci sono

stati distribuiti. La Nomura Securities, allo stesso modo, non ha nominato il sistema assistenziale di cui aveva tanto parlato durante il Diamond Women's Career, ma la rappresentante, donna, ha detto tre cose che si possono considerare pertinenti all'argomento: che la Nomura Securities è un'azienda che facilita molto le madri lavoratrici; che per lei, essendo sposata, era molto utile poter tornare a casa presto – infatti aveva detto che il numero

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di straordinari non era molto alto – per avere il tempo di svolgere le faccende domestiche; che le donne costituivano il 42% dei dipendenti e che tra i manager c'erano 270 donne (riportando il numero e non la percentuale risulta però difficile capire se sia un dato positivo o meno). Com'è evidente tutte e tre le affermazioni ripropongono la stessa retorica: che il sistema assistenziale, con la maternità e gli orari flessibili, sia una faccenda femminile, perché sarebbero le donne a occuparsi dei figli e ad averne quindi bisogno e diritto.

La Tokyo Marine Holdings non ha, inizialmente, parlato di fukurikōsei, sistema assistenziale, ma ha spiegato il sistema di job rotation che prevede, le due tracce lavorative e un sistema chiamato “job request”. Quest'ultimo sistema prevede due tipi di trasferimenti su richiesta del dipendente e, ci ha spiegato la rappresentante donna, permette alle dipendenti di essere spostate, nel caso il marito venga trasferito, nella sede più vicina a dove lui lavora. Proprio verso la fine della presentazione, quando cominciavo a pensare che come il gruppo Mizuho non avrebbero parlato di sistema assistenziale, la rappresentante ha esordito con la frase: «e ora parliamo delle ragazze». Ha proseguito raccontando la storia di una dipendente in particolare e di come sia entrata nell'eriasōgōshoku, abbia avuto due figli e di come per entrambi abbia preso la maternità. Aggiunge poi, ridendone come se fosse una cosa imbarazzante o assurda, che nella Tokyo Marine Holdings ci sono addirittura uomini che prendono la paternità. Quando l'incontro è finito, ho notato che le dipendenti donne presenti stavano distribuendo il fascicolo, che io avevo ricevuto tre giorni prima e che, ci avevano detto, era stato pensato per ricordare le confezioni del famoso marchio di gioielli Tiffany, a detta loro molto amato dalle ragazze. Quel fascicolo dall'esterno era solo una copertina azzurra e nulla del titolo lasciava intuire che fosse rivolto alle sole ragazze, e un ragazzo, appena arrivato e in attesa della presentazione successiva si è avvicinato chiedendo se potesse averne uno: gli è stato risposto che non poteva, perché era riservato alle ragazze. Da quel momento in poi, la dipendente della Tokyo Marine che aveva risposto così al ragazzo ha cominciato a distribuire i fascicoli accompagnandoli con la frase «josei gentei desu», «solo per le ragazze». Quel fascicolo conteneva molte informazioni sul sistema assistenziale dell'azienda, di cui i ragazzi non avevano avuto occasione di sentire parlare – se non quando

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la rappresentante si è esplicitamente rivolta alle ragazze presenti – e di cui non hanno nemmeno potuto leggere.

In conclusione, tre aziende che hanno tutte un buon sistema assistenziale, che per legge deve essere usufruibile da tutti i dipendenti senza differenze di sesso, ne hanno parlato a lungo con le studentesse e non ne hanno parlato affatto con gli studenti, e se ne hanno fatto parola si sono sempre rivolte alle ragazze presenti e hanno parlato dei dipendenti che prendono la paternità come di un'assurdità. In questo modo, in un momento così importante nella vita di questi giovani, hanno definito con precisione i confini di cosa è considerato appropriato per un uomo e cosa per una donna, hanno riproposto le idee locali su maternità e paternità e hanno offerto un'anteprima della retorica che sostiene la divisione sessuale del lavoro e che permea il mondo aziendale giapponese anche oltre i confini dello shūkatsu.