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Shūshoku katsudō e antropopoies

3. La scansione temporale dello shūshoku katsudō

Le aziende della Keidanren possono iniziare ufficialmente a fare i colloqui agli studenti solo il primo di giugno. Nonostante questo, però, inizieranno ben prima le selezioni: il primo di aprile, all'inizio del nuovo anno fiscale, inizieranno a ricevere gli entry sheets (ES), le candidature degli studenti, che saranno vagliate prima di far passare i selezionati al secondo livello, quello dei test in cui saranno scelti in base alle loro conoscenze di matematica, logica, grammatica e materie simili. La data del primo di aprile è molto importante nello shūkatsu e tutti gli studenti la aspettano con un misto di ansia e impazienza. Alcuni siti di supporto alla ricerca del lavoro addirittura mettono sulle loro pagine un countdown in attesa di questa data. Allo scattare della mezzanotte gli studenti potranno inviare i loro ES, e quindi dovranno arrivare a quel momento già preparati: dovranno aver vagliato le varie possibilità, riflettuto su quello che vogliono fare, aver scelto il settore e le aziende in cui vorrebbero lavorare e imparato a scrivere delle candidature impeccabili. Sarà quindi necessario iniziare molto prima a prepararsi. Dopo questa prima fase, che durerà fino a giugno, inizieranno i colloqui: ogni azienda ne farà molti e inizialmente saranno discussioni di gruppo in cui i candidati dovranno simulare una situazione di lavoro e saranno osservati nel modo in cui interagiscono gli uni con gli altri. Poi, passata questa selezione, ci sarà un numero variabile di colloqui individuali nei quali gli shūkatsusei dovranno rispondere alle domande di membri man mano più in alto della gerarchia aziendale, fino a un colloquio finale, a volte tenuto dal CEO stesso4. Come mi hanno spiegato Yūto e Tomoya5, alcune aziende, però, inizieranno i colloqui in modo informale anche prima di giugno, invitando gli studenti a incontri informativi che si riveleranno invece essere dei veri e propri colloqui-prima-dei-colloqui, ma senza un'etichetta esplicita: i mendan, parola che unisce i kanji di mensetsu, colloquio, e sōdan, consultazione. Avranno così modo di guadagnare tempo e individuare i migliori candidati prima delle altre aziende della Keidanren.

4 Tutte queste informazioni sono tratte dalla guida allo shūkatsu redatta del Career Centre dell'università

Waseda, Shūshoku katsudō gaido bukku: Waseda career guide book, versione del 2018.

5 Tomoya Chiba, 23 anni, al primo anno fuori corso di sociologia, è un amico di Yūto, che me l'ha presentato.

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Tomoya: I colloqui iniziano il primo di giugno6 quindi per prepararmi vado ai mendan e mi

preparo individualmente. Anna: Mendan?

T: Sono le interview before interview. Non sono veri colloqui... Però forse possiamo chiamarli colloqui.

Yūto: In realtà è un colloquio. C'è una selezione. La parola mendan in realtà indica un colloquio. È molto simile ai concetti di honne e tatemae7. La facciata è “questo non è un colloquio, è un mendan”, ma in realtà come per i colloqui può essere che facciano parte della selezione. Può essere. Non è chiaro.

A: E come funzionano?

T: Esattamente come un colloquio. Ce ne sono diversi tipi. C'è sia il formato in cui loro ti fanno domande come in un normale colloquio, ma anche il formato in cui, visto che è un

mendan8, sei tu a fare tutte le domande e loro rispondono. Ma per ora quelli a cui sto andando io sono del primo tipo. Questo aspetto non è chiaro (Tomoya, intervista 1).

Dopo questa lunga preselezione, formale e informale, che inizia ad aprile, quando il primo di giugno le grandi aziende cominceranno ufficialmente i colloqui, le selezioni si concluderanno nel giro di pochi giorni e intorno alla metà di giugno tutti gli studenti avranno ricevuto gli ultimi naitei e avranno preso la loro decisione finale. In questo modo sapranno già alla fine del loro primo semestre del quarto anno dove lavoreranno. Infine, a ottobre la decisione dell'azienda, ancora ufficiosa con il naitei, diventerà ufficiale con una cerimonia, il

naiteishiki. L'anno dopo, ad aprile, i neolaureati potranno cominciare a lavorare

immediatamente dopo la laurea. Le attività che vedono coinvolti gli studenti del terzo anno di università da settembre a giugno, allo scopo finale di trovare un lavoro ricadono tutte sotto il nome di shūshoku katsudō. La mia ricerca sul campo si è svolta tra settembre 2017 e i primi di giugno 2018 e ha quindi coperto la maggior parte del percorso degli shūkatsusei che si laureeranno e cominceranno a lavorare nel 2019.

Facciamo un passo indietro e torniamo a settembre, quando gli studenti del terzo anno al loro secondo semestre cominciano lo shūkatsu. In preparazione al primo di aprile gli studenti

6 L'intervista è stata fatta a maggio.

7 Honne e tatemae sono due parole che sono spesso utilizzate insieme, per sottolinearne il contrasto. La prima

indica la “verità”, le vere intenzioni o i veri sentimenti che stanno dietro la facciata, tatemae.

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saranno impegnati in una serie di attività con lo scopo di capire che tipo di lavoro vogliono fare e come raggiungere il loro obiettivo. Già durante le vacanze estive del loro terzo anno di università – considerando che l'anno scolastico inizia ad aprile invece che a settembre – alcuni cominceranno a fare dei tirocini, più o meno lunghi, e questa sarà la loro unica occasione di vivere un'esperienza lavorativa estesa, mettersi alla prova e conoscersi all'interno di un contesto lavorativo. Quando a settembre inizieranno il secondo semestre del terzo anno, cominceranno le fiere e i seminari dedicati al lavoro nelle start up e nelle aziende internazionali, che per molti farà da palestra in preparazione ai colloqui del giugno successivo. Nello stesso momento, in corrispondenza con la ripresa delle attività universitarie, gli uffici dedicati alle carriere dell'ateneo cominceranno a coinvolgere gli studenti in eventi di auto-riflessione sul proprio futuro lavorativo, incontri con gli alumni per conoscere i loro percorsi e capire come loro hanno fatto le loro scelte, corsi per imparare a scrivere gli entry

sheet, per preparare i test e per imparare le business manners, le maniere da utilizzare in un

contesto di lavoro e in particolare il comportamento da tenere in presenza dei selezionatori. Durante la mia permanenza a Tokyo e a Waseda, gli eventi organizzati dal Career Centre non erano frequentati da molti studenti, che invece cercavano questo tipo di informazioni sui libri o al di fuori dell'ateneo, agli eventi organizzati dalle aziende di recruiting come Disco, MyNavi e Recruit. Sono moltissimi i libri e le riviste che preparano gli studenti allo shūkatsu, in particolare molte delle mie interlocutrici usavano libri sull'auto-riflessione guidata, la

jikobunseki. È questa una fase complicata ma forse anche la più interessante: si dovrà

ripensare a tutte le cose che si sono fatte fino al momento presente e a come si sia arrivati alla decisione di farle, quali siano le ragioni che hanno mosso quelle scelte, quali siano i propri difetti e i propri punti di forza, quali le cose che piacciono e che non piacciono. La jikobunseki ha una doppia dimensione, come mi ha spiegato Mayu, ovvero ha sia lo scopo di mettere lo studente di fronte a un'immagine complessiva di sé e delle proprie scelte, per fargli capire che cosa sia importante, per lui o lei, tenere presente al momento della scelta, e per quale settore possa essere più portato, ma anche quello di prepararlo ad affrontare i colloqui. Infatti, questi saranno soprattutto “attitudinali” e gli shūkatsusei si sentiranno spesso fare domande di autoanalisi come «quali sono i tuoi difetti e i tuoi punti di forza?» e «qual è stata la cosa in cui ti sei più impegnato finora?».

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Mayu: Quando ho fatto quel colloquio9 mi hanno chiesto, per esempio, “quali sono le tue

preoccupazioni?” Oppure “quali sono i tuoi difetti?” E sul momento, anche se lo so, non sono in grado di mettere i pensieri in ordine e rispondere per bene. E quindi per questo faccio

jikobunseki e mi dico: i miei difetti sono questi. Così la prossima volta non mi trovo nella

stessa situazione. Mi sono accorta di non essere riuscita a rispondere bene. E quindi ho pensato che fosse per questo che dovevo iniziare a fare jikobunseki.

Anna: Quindi serve a rispondere alle domande dei colloqui?

M: Bè, i miei senpai10 mi hanno spesso detto “fallo, fallo”. Ma non l'avevo mai fatto. E quindi

quando ho fatto quel colloquio ho capito che se non lo faccio non posso rispondere. Ecco. E poi, quando mi chiedono “qual è la cosa in cui ti sei impegnata di più durante l'università?” io ne so parlare, ma ho pensato che per rispondere in modo organizzato devi averci riflettuto prima. Penso serva a quello.

A: Quindi non si tratta di capire tu che tipo di lavoro vuoi...

M: Sì, anche quello, e poi capire tu chi sei, che personalità hai. Cosa vuoi diventare in futuro. Finora hai agito ragionando in che modo. Una cosa del genere (Mayu, intervista 2).

Un altro strumento di cui gli studenti disponevano per conoscere meglio il mondo del lavoro prima di fare la loro scelta è quello delle OB OG hōmon, ovvero gli incontri con gli alumni del loro ateneo, predisposti dalle università o organizzati direttamente dagli studenti attraverso la loro rete di contatti. Questi incontri sono una via di mezzo tra l'incontro formale con i rappresentanti delle aziende e delle conversazioni amichevoli, e costituiscono per gli studenti la possibilità di chiedere quale sia stato il percorso degli OB, “old boys”, e le OG, “old girls”, cosa pensino delle loro scelte con il senno di poi, ed è anche l'occasione per ottenere informazioni sulla realtà dell'ambiente lavorativo delle aziende. Infatti, nella maggior parte dei casi a presentare le aziende durante fiere e incontri sono gli stessi selezionatori, che lavorano nelle risorse umane e hanno il compito di attirare le candidature degli studenti migliori oltre che di selezionarli: cercheranno quindi di parlare delle caratteristiche positive dell'ambiente lavorativo, non di certo di quelle negative. Gli incontri, più informali, con gli alumni sono per gli studenti un modo per conoscere un po' più da vicino la situazione reale

9 Si tratta della seconda intervista, il 31 gennaio 2018, quando Mayu aveva da poco iniziato ad affrontare lo

shūkatsu seriamente e qui si riferisce al suo primo colloquio.

10 Senpai indica chiunque sia più anziano del parlante rispetto a un ambito condiviso, in questo caso si intendono

gli studenti dell'università Keio più anziani di Mayu, ma si potrebbe usare allo stesso modo per dei colleghi di lavoro o dei membri di un club studentesco.

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che i dipendenti delle aziende a cui sono interessati vivono ogni giorno, anche se alcune interlocutrici hanno espresso dei dubbi sulla totale veridicità dei racconti delle “old girls”, dato che in quanto dipendenti non possono, forse, permettersi di essere in tutto e per tutto sincere. Yūto ha addirittura avanzato l'ipotesi che l'unico modo per sapere davvero come sia la situazione lavorativa di un'azienda si debba chiedere a chi l'abbia lasciata per cambiare lavoro: non avrebbero quindi più nessuna remora a criticare l'azienda. Ma, in generale, resta un ostacolo frustrante per gli shūkatsusei il non poter sapere con esattezza quale sia la realtà lavorativa delle aziende che prendono in considerazione: come siano le relazioni interpersonali tra colleghi e con i superiori, quale atmosfera si respiri, quanti straordinari si debbano fare, quanti giorni di ferie si possano effettivamente prendere. Per le ragazze, poi, è ancora più importante perché per loro tutte queste informazioni difficili da reperire riguarderanno anche le difficoltà che le dipendenti con figli hanno avuto a chiedere l'assenza per maternità, se potranno tornare dopo l'assenza a occupare lo stesso incarico di prima e senza essere danneggiate nelle loro possibilità di carriera e se l'azienda sarà disponibile ad andargli incontro nelle loro esigenze di cura dei figli negli anni prescolari. Per le studentesse, carpire queste informazioni prima di scegliere l'azienda per cui lavorare è di vitale importanza per la loro carriera futura, ed è per questo che a loro saranno riservati degli incontri speciali, con meno partecipanti dei seminari aperti a tutti, e a cui prenderanno parte alcune dipendenti donne che, sotto lo sguardo vigile dei jinji (responsabili delle risorse umane) danno alle ragazze la possibilità di fare domande su argomenti “femminili”. Esaminerò questi eventi nel dettaglio nel capitolo seguente.

Vengono inoltre pubblicate molte guide alle aziende: il più grande problema per gli studenti è, infatti, quello di districarsi nella vastissima offerta quando fino ad allora nessuno di loro conosceva più di una manciata di marchi e poteva forse riconoscerne qualcuno in più ascoltando il jingle di una pubblicità o vedendo il logo dei prodotti che consumano. Si trovano di fronte, in senso letterale, centinaia di aziende. Tutte le volte che sono stata a una fiera del lavoro non ho potuto fare a meno di meravigliarmi di fronte al numero altissimo di aziende presenti, in saloni talmente grandi da confondere l'interno con l'esterno, e di sentirmi sopraffatta da quella vastità. Ogni volta dovevo consultare la guida della fiera e individuare su

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una mappa i punti informativi delle aziende a cui ero interessata, e nonostante il mio tentativo di ridurre così il mio senso di smarrimento per andare da un punto all'altro dovevo sfilare davanti a moltissime altre aziende, i cui rappresentanti distribuivano volantini, attaccavano bottone sperando di suscitare interesse e annunciavano l'inizio della loro presentazione, creando non poca confusione. Questo tipo di fiere si chiamano gyōkai e kigyō kenkyū, ovvero “ricerca aziende” o “ricerca settori”, e sono infatti delle grandi vetrine per le aziende che competono per risaltare agli occhi degli studenti, che fino ad allora avevano solo una vaga idea del mondo aziendale giapponese. Come in un grandissimo supermercato, questi ragazzi poco più che ventenni si aggirano tra le corsie di questi grandi spazi, attirati dai colori delle pubblicità, dai visi noti delle celebrità che sponsorizzano questo o quel marchio e dai nomi delle aziende che hanno già sentito nominare. Ogni azienda è in competizione con le altre per la loro attenzione e, in questa prima fase, saranno quindi gli studenti, come i consumatori, ad avere il coltello dalla parte del manico: hanno il potere di scegliere. Ogni azienda dovrà quindi presentarsi al meglio, dovrà “vendere” il suo prodotto o servizio agli studenti, proporlo come interessante e competitivo, parlare del contesto lavorativo, dell'organizzazione aziendale e dei benefit che riceverebbero i neoassunti. Il sistema assistenziale e i benefit offerti dall'azienda erano un argomento di punta per promuovere l'azienda, e ognuna trovava quindi l'occasione per sottolineare i vantaggi dell'essere assunti nella loro attività: e proprio per questo motivo è durante questa fase di ricerca di informazioni sulle aziende, da dicembre a fine febbraio, che è stato interessante svolgere la ricerca sul campo, perché mi ha permesso di osservare come le diverse aziende – quelle “storiche” giapponesi, quelle minori e più recenti, le start up e quelle internazionali – si presentavano, si “vendevano” in modo diverso ai ragazzi e alle ragazze, attraverso la presentazione dei benefit aziendali e delle aree in cui sono divisi i dipendenti.