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Conoscere e riflettere sull’azione

2.2 La riflessione sull’esperienza e sulle azioni

2.2.3 Conoscere e riflettere sull’azione

La teoria di J. Dewey ha costituito lo sfondo sul quale D. Schon195 ha elaborato il concetto di professionista come pratico riflessivo. D. Schon, nella più ampia cornice della teoria dell’azione, (cfr. par. 1.3.5 sull’apprendimento situato) opera un tentativo di superamento del concetto di razionalità tecnica, seguendo la quale ad ogni abilità professionale corrisponde una preparazione volta alla risoluzione strumentale di pro-blemi, introducendo l’importanza di un atteggiamento riflessivo dei professionisti, durante l’azione, che conduce a nuovo apprendimento e nuovo sapere.

D. Schon pone l’accento sul concetto di riflessività sull’azione (e sulle esperienze), da cui trae origine una specifica epistemologia intorno all’apprendimento adulto in-teso come riflessione sulle pratiche “reflective practice”.

La pratica riflessiva permette al soggetto di esprimere valutazioni basate su espe-rienze e conoscenze precedenti, e anche se la pratica riflessiva è associata spesso alla pratica professionale, questo processo può essere applicato ad altri tipi di situazioni di apprendimento sia formali che informali. D. Schon distingue due tipi di azione rifles-siva: riflessione in azione (reflection in action) e la riflessione sull’azione (reflection on action).

Nella prassi delle prestazioni spontanee, intuitive, nell’agire quotidiano, ci dimo-striamo intelligenti in modo peculiare. Spesso non riusciamo ad esprimere quello che pensiamo. Il nostro conoscere è normalmente tacito, implicito nei nostri modelli di azione e nella sensibilità per le cose delle quali ci occupiamo196. La nostra cono-scenza tacita sulla pratica, ovvero, la conocono-scenza che noi usiamo ogni giorno, pres-socché senza pensare ad essa è un'importante parte delle nostre esperienze passate e presenti.

La conversazione riflessiva con la situazione è una riflessione attiva nel corso della stessa azione, per descrivere il modo in cui i diversi professionisti possono gestire le situazioni di incertezza, instabilità, assenza di riferimenti, e conflitto di valori. La ri-flessione in tal senso si riferisce ad una complementarietà tra azione e pensiero,

195 D. Schon (trad. it.), Il professionista riflessivo: per una nuova epistemologia della pratica professionale, Dedalo, Bari, 1993.

razione questa che può aiutare a svelare conoscenze tacite di cui ogni soggetto è por-tatore. La riflessione in azione, infatti, rende possibile l’individuazione dei criteri che tacitamente avevano condizionato gli atti deliberativi, prende in esame i sentimenti che permeano l’attività cognitiva, oppure le strategie che in quel preciso momento sono all’opera197.

La riflessione nel mezzo dell’azione consiste nel mettera a fuoco il problema per-cepito evitando per quanto possibile quelle semplificazioni che impediscono di co-glierne tutta la complessità 198. La conversazione riflessiva che si sviluppa sull’azione in atto è una riflessione, aiuta a trasformare l’azione, a modificarla e riprogettarla mentre si è ancora coinvolti in essa.

Rispetto all’indagine sugli apprendimenti informali, attraverso l’atto di raccontare, atto che avviene in un determinato momento e contesto, si compie questa riflessività sull’azione stessa.

Il riferimento teoretico per interpretare una riflessione sull’azione mentre ancora si è coinvolti e sulla sospensione dell’azione per gli istanti necessari a modificare l’azione stessa, è il concetto di riflessione inteso come un fermarsi a pensare199, sospendendo l’azione in atto per pensare a ciò che stà accadendo.

La riflessione sull’azione, invece, quando si produce nella forma di una disamina larga e profonda, consente di ricostruire l’epistemologia della pratica sottesa alla pro-pria progettualità. In questa prospettiva un buon livello di riflessione retrospettiva si manifesta non solo quando ci si interroga sul come è accaduta l’azione, ma anche sulle ragioni che l’hanno generata e sulle conseguenze che ha avuto o che avrebbe potuto produrre.200

La riflessione sull’azione è un esercizio e uno sforzo di pensiero in profondità, che indaga sulle esperienze, per capire quali teorie hanno guidato l’azione in una precisa direzione. L’esercizio di una riflessione sull’esperienza è il centro della teoria di una pratica riflessiva, che sembra essere l’unica via per approfondire una conoscenza sulla pratica dei professionisti. D. Schon lancia la sfida di un lavoro e una ricerca sulla

197 L. Mortari, La riflessività nella formazione, in A. Agosti, 2006, p. 168, op. cit.

198 Ivi, p. 27, op. cit.

199 Ivi, p. 28, op. cit.

noscenza nella pratica professionale legittimando la memoria professionale come fonte di conoscenza, e rendendo possibile il ritorno sull’esperienza come risorsa per una nuova conoscenza, attraverso il recupero delle storie professionali (di diverse fi-gure professionali nell’area educativa e sociale), attraverso l’esercizio di una pratica riflessiva, come incoraggiamento alla conoscenza sull’azione.

Non è necessario riflettere su ogni aspetto della pratica, che è anche fatta di eventi ripetitivi e di routines, quanto piuttosto cogliere gli aspetti della pratica che richie-dono o hanno richiesto processi interpretativi diversi, significa cogliere gli eventi, che escono dalle nostre cornici di riferimento (cfr. anche il pensiero di J.Mezirow, par. 1.2.5) e che richiedono soluzioni o interpretazioni complesse e processi di senso del proprio agire.

La conoscenza che si genera dall’azione, lo conduce ad una nuova epistemologia della pratica (epistemologia situata) basato sull'idea di una riflessione sull’azione come ricerca in un contesto di pratica nel quale il ricercatore non è dipendente da ca-tegorie teoriche e paradigmi pre-stabiliti, ma costruisce ed elabora una teoria nuova del caso unico indagato. Non si può, infatti, assumere che il testo dell’esperienza, fatto di casi unici e singolari, si adatti a teorie interpretative predefinite201.

Per indagare sull’esperienza per capire le ragioni che guidano e hanno guidato de-terminate azioni è necessario che il soggetto si interroghi criticamente prendendo la distanza dalle proprie azioni.

Un modello riflessivo che invita ad esplorare il senso profondo dell’azione pratica come: la conseguenza per se e per gli altri (riflessione estetica), come si è sentito il soggetto nel compiere l’azione (riflessione personale), quali congruenze e incon-gruenze ci possono essere (riflessione etica), quali conoscenze vengono utilizzate (ri-flessione empirica), quali connessioni vi sono con altre esperienze, quali alternative, che riflessi sul modo di pensare (direzione riflessiva).

In questo esercizio di interrogazione critica il pensiero diventa riflessione metaco-gnitiva, ovvero una riflessione capace di portare alla luce quella che viene definita

201 Ivi, op. cit., cfr. inoltre L. Mortari, Narrative inquiry e fenomenologia, in «Encyclopaideia – Rivista di fenomenologia pedagogica e formazione», n. 17, 2005.

conoscenza tacita, rintracciare ed esaminare discorsi, pensieri, frammenti che gover-nano irriflessivamente il processo di interpretazione dell’esperienza.

Nell’atto di riflettere sull’azione e sulle esperienze, i soggetti sono invitati ad una riflessione retrospettica e nello stesso tempo metacognitiva (attraverso l’atto narrativo e il pensiero narrativo), che potrebbe far recuperare non solo come hanno appreso una determinata conoscenza o sapere, ma anche come questa conoscenza possa avere generato capacità e competenze e conseguenze su azioni precedenti o successive, quali significati vengono attribuiti alle esperienze, come vengono valutate e che tipo di decisioni ad esse sono associate.