RICERCA EMPIRICA SULL’APPRENDIMENTO INFORMALE
4.1.3 La formazione permanente dell’assistente sociale
La peculiarità del servizio sociale319, sia come disciplina che come attività professionale, incide direttamente sulle caratteristiche della formazione continua degli operatori sociali. Le iniziative formative (siano esse di formazione continua che di formazione permanente) rivolte principalmente agli assistenti Sociali si sono svilup-pate consistentemente in conseguenza delle trasformazioni subite dal lavoro sociale a seguito delle riforme degli anni settanta320. L’inizio dell’asse di sviluppo della forma-zione professionale dell’assistente sociale viene individuato nelle iniziative finaliz-zate ad informare gli operatori sui nuovi sviluppi sociali, culturali, teorici e normativi.
Le ricerche sulla formazione permanente degli assistenti Sociali in Italia non sono molte a livello nazionale, eccezione per quelle ricerche che incidentalmente si occu-pano anche della formazione permanente degli operatori321, la prima e unica indagine condotta su scala nazionale specificamente sul tema della formazione è stata realiz-zata dal Cliofs (Centro Ligure per la formazione degli Operatori dei Servizi Sociali), nel 1987322. La ricerca mette in rilievo che l’obiettivo prevalente delle azioni forma-tive è quello di informazione-aggiornamento in particolare sui temi che riguardano i minori, mentre per quanto riguarda gli strumenti e i metodi si va dalla programma-zione, all’organizzaprogramma-zione, alla legislazione e alla politica dei servizi323.
La ricerca del Cliofs, utilizzando come fonte di informazione le Scuole di Servizio Sociale, non consente se non indirettamente, di conoscere la realtà del fenomeno sul versante degli operatori in riferimento sia alle caratteristiche delle iniziative frequen-tate che ai bisogni formativi emergenti324.
319 Sulla formazione permanente degli assistenti sociali vedi A. Sicora, Formazione permamente e servizio sociale in A. Sicora, L’assistente sociale riflessivo. Epistemologia del servizio sociale, Pensa Multimedia, Lecce, 2005, p. 65 e succ, cfr. anche E. Sabatelli, La formazione professionale dell’Assistente Sociale: i problemi attuali
e gli orientamenti emergenti in C. Costanzi, E. Sabatelli (a cura di), Attualità e prospettive della formazione permanente degli Assistenti Sociali,CLIFOS- Ministero dell’Interno, Direzione Generale dei Servizi Civili, Roma,
1987, pp. 11-27, cfr. anche T. Vecchiato, Promozione della qualità e formazione, in «La qualità nei servizi sociali e sanitari», Fondazione Zancan, Padova, anno XXII, n. 3, 1995, pp. 44-57, cfr. S. Giraldo, E. Riefolo (a cura di), Il
Servizio Sociale: esperienza e costruzione del sapere, F. Angeli, Milano, 1996.
320 cfr. A. Sicora, 2005, p. 66, op. cit.
321 Ivi, p. 79, op. cit.
322 C. Costanzi, E. Sabatelli (a cura di), 1987, op.cit
323 Ivi, p. 95-96
Nella ricerca si fa esplicito riferimento ai temi della riflessività e della autovaluta-zione, come tappe ed esperienze fondamentali di analisi dell’esperienza di lavoro, di riflessione sull’operatività, e alla possibilità di una formazione capace di modificare i comportamenti operativi. 325
Diverse ricerche sono state condotte all’inizio degli anni novanta326 e conseguente-mente, ricadeva all’interno delle indagini anche il tema dellaformazione permanente, delle esigenze formative, della riqualificazione e aggiornamento delle figure profes-sionali coinvolte nei servizi. Da una recente ricerca condotta sugli assistenti sociali in Friuli Venezia Giulia327 emerge che la formazione e l’aggiornamento professionale sembrano essere un punto qualificante della professione.
Questo dato farebbe pensare ad una propensione dei professionisti per una forma-zione circoscritta nel tempo; il risultato, tuttavia, potrebbe anche risentire della posi-zione assunta dall'ente di appartenenza rispetto alla frequenza dei dipendenti a per-corsi formativi più lunghi, nonché della presenza di altri perper-corsi di formazione (il ri-ferimento, in particolare, è al corso di laurea in servizio sociale). Gli aspetti critici che vengono segnalati con maggiore frequenza riguardano lo scarso riconoscimento che la professione ha, tuttora, nell'ambito dei servizi, con particolare riferimento all'am-bito sanitario, all'interno del quale l'integrazione fa difficoltà a decollare e si registra una sorta di supremazia delle professioni sanitarie rispetto a quelle sociali e per quanto attiene l’ambito formazione, le conoscenze di base appaiono poco specifiche per affrontare la realtà lavorativa, mancano spazi e momenti per l’approfondimento, scarsa attenzione alla teorizzazione delle pratiche e mancanza di i supervisione in ser-vizio, che non facilitano lo sviluppo di competenze professionali specifiche. 328
325 C.Costanzi , E. Sabatelli, Attualità e prospettive della formazione permanente degli Assistenti Sociali , 1987, p. 23, op. cit.
326 IRESS, L’assistente sociale nel nuovo assetto dei servizi: problemi e prospettive, Ministero dell’Interno, Roma, 1984.
327 Più del 60% dei professionisti dichiara di partecipare a percorsi formativi (con una leggera flessione per quanto riguarda i diplomati negli anni più recenti), percentuale che sale sensibilmente (93,43%) ed interessa in modo sostanzialmente uniforme tutta la professione se si considerano momenti formativi di breve durata (es. convegni, giornate di studio,…), cfr. E. Kolar, L. Rocco, L'attività professionale degli assistenti sociali nella
Regione Friuli-Venezia Giulia, Report Ricerca (non pubbl.), Ordine degli Assistenti Sociali, Regione Friuli
Venezia Giulia, Udine, 2001, p. 1-9 (indagine condotta tramite questionario a cui ha risposto il 21,7% dei professionisti totali iscritti all'Albo regionale Fvg) . Per ulteriore approfondimento sulla formazione degli Assistenti Sociali cfr. anche una ricerca precedente in N. Batic, G. Cavagnino, E. Riefolo, M. Tessarolo, Bisogno
di formazione e professionalità degli assistenti sociali. Uno studio nel Friuli Venezia Giulia, Scuola Superiore di
Servizio Sociale di Trieste, Cleup, Padova, 1992.
In un’altra recente ricerca condotta dalla Provincia di Torino sugli Assistenti So-ciali della Provincia torinese329, risulta che negli ultimi due anni nove rispondenti su dieci abbiano preso parte ad iniziative formative per la maggior parte 77% frequen-tando convegni e seminari di aggiornamento, il tempo dedicato alla formazione è stato pro-capite inferiore alle 50 ore per una partecipazione 47% a massimo 3 incon-tri-seminari, mentre l’indice di utilità percepita riferito a percorsi di aggiornamento professionale (esclusi master e corsi di specializzazione universitari) è indicato con un valore medio di 73%, anche se il dato varia a seconda delle strutture lavorative di provenienza : gli assistenti sociali che svolgono la professione presso i Consorzi dei Comuni torinesi guidicano le attività formative più utili, rispetto a chi lavora presso il Comune di Torino o le Aziende Sanitarie.
Le ricerche presentate distano parzialmente dal fenomeno di studio, (indagando l’aggiornamento e la formazione professionale della figura professionale, piuttosto che specificamente il tema dell’apprendimento, dei saperi, delle conoscenze apprese nel corso delle azioni e delle esperienze), comunque tracciano alcune indicazioni circa la partecipazione alla formazione, le modalità di aggiornamento professionale, ma anche l’utilità percepita della formazione stessa sullo sviluppo professionale del professionista.
M. Dal Pra Ponticelli330, ma anche altri studiosi che si occupano di social-work, (cfr. par. succ. 4.1.5) insiste sull’esigenza di favorire processi di riflessività nella for-mazione degli operatori sociali. La forfor-mazione in tal senso si conFig. sia come ag-giornamento e riqualificazione, sia come apprendimento sul proprio lavoro per con-durre anche nell’organizzazione e gestione dei servizi alla persona delle trasforma-zioni di nuova progettualità e nuove forme di imprenditorialità. Su questa stessa linea si esprime F. Ferrario331 che persevera sul tema della formazione e servizio sociale, la necessità di riflettere sul proprio lavoro come occasione di crescita professionale,
329 Indagine condotta su 905 Assistenti Sociali tramite questionario semi-strutturato a cui ha risposto il 44% dei professionisti totali iscritti all'Albo della Provincia di Torino Provincia di Torino, Gli assistenti sociali: il
lavoro e l’aggiornamento professionale, Torino, 2006, pp. 1-31.
330 M. Dal Pra Ponticelli, Linee di tendenza nella gestione dei servizi sociali. Ruolo e formazione degli
operatori sociali, in «Esperienze Sociali», n. 54, 1987, pp. 43-53.
331 F. Ferrario , Esigenze di teorizzazione nel mondo del Servizio Sociale. Riflessioni su esperienze e linee di
tendenza, in S. Giraldo, E. Riefolo (a cura di), Il servizio sociale: esperienza e costruzione del sapere, F. Angeli,
anche attraverso il consolidamento di un metodo, che dia senso e possa unificare le diverse teorie alle diversità prassi operative in cui operano i professionisti.