Cap.3 Metodologie e strumenti per la ricerca sull’apprendimento adulto: il metodo narrativo
3.2 Approccio narrativo: paradigmi di ricerca e significati della narrazione
3.2.2 L’identità narrativa
L’identità come termine polisemico e complesso, può essere definita, nell’ambito delle scienze sociali, come l’aspetto centrale della coscienza di Sé, come rappresenta-zione e consapevolezza della specificità del proprio essere individuale e sociale. L’identità è l’appropriazione e la definizione da parte del soggetto, delle caratteristi-che specificaratteristi-che della propria personalità e della collocazione del sé, in rapporto agli altri nell’ambiente sociale, è in sostanza il sistema di rappresentazioni in base al quale l’individuo sente di esistere come persona, si sente accettato e riconosciuto come tale dagli altri, dal suo gruppo e dalla sua cultura di appartenenza239.
Il concetto di identità fu oggetto di particolare attenzione e riflessione (a partire dall’empirismo inglese di Locke, con il Saggio sull’intelletto umano 1632-1704), di
236 D. Demetrio, Micropedagogia, 1992, op. cit.
237 J. Bruner, Autobiografia alla ricerca della mente, 1983, anche J. Bruner, Life is narrative, 1987, pp. 11-32,
op.cit.
238 Ben-Ari, Adital Tirosh , It’s the telling that make the difference, in R. Josselson , A. Lieblich, Interpreting
experience; the narrative study of lives, Sage Publication, Thousand Oaks, (CA), 1995, p. 155.
239 P. Di Nicola, Identità, in M. Dal Prà Ponticelli (a cura di), Dizionario di Servizio Sociale, Carocci, Roma, 2005, cfr. anche C. Xodo, La persona come identità narrativa, in AA.VV. Cinquant’anni di personalismo critico, Edizioni Fondazione Nazionale Vito Fazio Allmayer, Palermo, 2001.
epoca moderna, divenendo oggetto di metariflessione sociale, e sviluppandosi nel momento in cui si articola diversamente il rapporto individuo-società240.
Il significato di identità ha subito alcuni mutamenti nel tempo, si è passati da un significato di identità inteso come oggetto fisso, espressione di un Sé definito, ad un epoca dell’uomo moderno, nel quale il concetto di identità permanente veniva messo in discussione, ad un concetto di uomo postmoderno (cfr. anche Cap. 1) nel quale l’identità viene concepita come l’esito di continue interazioni, costantemente rinego-ziato, non più costituito da un Sé consistente e autentico, ma da un Sé frammentato. In tale accezione il soggetto è rappresentato da una identità personale discontinua, determinata da una molteplicità di esperienze, derivanti da altrettante pratiche discor-sive.
Le narrazioni delle nostre e altrui esperienze favoriscono la costruzione dell’identità, del nostro Sé, consentono di mantenere un immagine di noi e degli altri , coerenti con le aspettative e la cultura di riferimento a cui apparteniamo. Il Sé è un prodotto del nostro raccontare e non una qualche essenza da scoprire scavando nei re-cessi della soggettività.
Lo scopo di favorire processi auto-narrativi (self-narration) non è il suo accordarsi con una qualche realtà nascosta, ma il suo raggiungere una coerenza, verosimiglianza ed adeguatezza interna ed esterna241. La storia raccontata dice il chi dell’azione.
L’identità del chi è a sua volta una identità narrativa. Senza il soccorso della narra-zione, il problema dell’identità personale è votato all’antinomia senza soluzione. Come viene verificato dall’analisi letteraria sull’autobiografia, la storia di una vita non finisce mai di essere ricofigurata da tutte le storie veritiere o di finzione che un soggetto racconta a proposito di sé. Questa figurazione fa della vita stessa un tessuto di storie raccontate 242.
L’identità narrativa è per P. Ricoeur l’unione tra la storia e la finzione, sia di un individuo che di una collettività, è un’identità specifica , designante una categoria
240 P. Di Nicola, Identità, in M. Dal Prà Ponticelli (a cura di), 2005, op. cit.
241 J. Bruner, La ricerca del significato, 1992, p. 110, op. cit. Il termine self-narrative si rifà ad una descrizione delle relazioni tra eventi rilevanti per sé nel tempo. Mentre il soggetto vede la propria vita come una successione di fatti, formula una storia in cui gli eventi vengono sistematicamente collegati, resi intelligibili dalla loro posizione in una sequenza o in un processo di spiegazione.
della pratica. Secondo P. Ricoeur identificare un’identità significa rispondere alla domanda di chi ha compiuto una determinata azione, chi è l’attore, e rispondere a questa domanda significa raccontare la storia di una vita.
L’identità narrativa è qualcosa di instabile, qualcosa che si fa e si disfa continua-mente, perché in realtà con lo stesso materiale possono essere tessute molte storie di-verse e anche contraddittorie.
P. Ricoeur valorizza la nozione del racconto e della narrazione come forme di esi-bizione dell’intelligenza soggettiva. Raccontarsi indica soltanto un punto di vista im-mediato della presenza degli altri. La soggettività identitaria del narratore non è iden-tità stabile, ma continuamente in divenire243. Il costrutto di identità narrativa permette di sostituire all’idea astratta di un sè medesimo, sempre identico a se stesso nella di-versità dei suoi stati, l’idea di un sè stesso, basata su una concezione dinamica di identità, che includa allo stesso tempo il cambiamento e la coesione.
La costruzione narrativa dell’identità dipende da specifici contesti in cui viene ef-fettuata. Il contesto sociale influenza e determina le immagini che le persone hanno di sé a diversi livelli: attraverso le interazioni più quotidiane ed immediate ed il gioco di reciproco rimando alle proprie immagini di sé, attraverso le appartenenze che defini-scono il proprio posto e i propri ruoli all’interno di una matrice culturale e sociale. L’identità non è, tuttavia, solo il prodotto di tali influenze, ma anche creatività, inno-vazione, tensione aperta verso il futuro, esse acquistano significato e diventano parti dell’identità solo passando attraverso processi psicologici e soggettivi di tipo rico-struttivo.
La posizione sociologica lascia un ulteriore interrogativo e contributo al tema dell’identità narrativa, convergendo e ritrovandosi nel pensiero di P. Ricoeur, ma spo-stando l’attenzione all’immaginazione narrativa sul piano sociale.
L’identità assume senso nell’interazione sociale, in cui la stabilità e la coerenza non sono elementi che possono precisare il concetto di identità stessa, essa è defini-bile unicamente come discorso su sè. Essere un sè significa essere immersi in rela-zione dialogica e il linguaggio, la narrarela-zione del sè è l’esito delle relazioni sociali.
L’atto narrativo, quindi, viene utilizzato sia per comunicare con gli altri, mostrare noi stessi agli altri, ma anche nella misura in cui viviamo i rapporti con gli altri come una narrazione244.