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Saperi teorici e saperi pratici

1.7 Possibili interpretazioni sull’ apprendimento e sulla conoscenza

2.1.7 Saperi teorici e saperi pratici

Il primato del pensiero teorico sull’attività pratica ha dominato sia in epoca antica che moderna, mantenendo un dualismo netto.

Nel pensiero post-moderno sempre più debole si presenta questo dualismo tra teo-ria e pratica, fra saperi teorici (la conoscenza fine a se stessa), saperi operativo-pratici (la conoscenza acquisita che muove l’azione) e saperi poetici (i saperi che danno all’azione la capacità di trasformare la materia)159.

L’anacronistica divisione fra teoria e pratica ha sempre minor presa sui processi, in un quadro di conoscenze sempre più realistiche che si presentano come insostituibili risorse per l’organizzazione e la gestione della complessità sociale.

Già la dialettica di J. Dewey è una logica di azione che ripudia la dicotomia teoria-pratica, universale-particolare. Per il filosofo americano l’interazione costante ed ef-fettiva tra la conoscenza e la pratica è qualcosa di piuttosto differente da un’esaltazione della pratica per se stessa160. La subordinazione dell’azione e dei sa-peri pratici ai sasa-peri teorici è superata verso una relazione tra pensiero, azione ed esperienza (senza la quale relazione anche i concetti riferibili all’apprendimento in-formale rischiano di essere parziali).

Il pensiero e la conoscenza sono insiti nell’esperienze stesse e l’azione è il mezzo, il metodo attraverso il quale si produce conoscenza. Essa è al servizio dell’azione in senso attivo, aiutando a regolare le azioni, la conoscenza in se stessa non è l’obiettivo

158 M. Eraut, Non-formal learning in workplace, 1999, pp. 36-40, op. cit.

159 Ivi, p. 20, cfr. anche F. Cambi, La ricerca educativa nel neopragmatismo americano, Vol. 1 e Vol. 2, 2002, op. cit.

160 Per J. Dewey il significato di pratica si rifà a quattro dimensioni : pratica come pragmatismo ovvero formazione di abitudini o modi di agire generalizzabili e applicabili, il pensiero come azione, pratica come interazione tra abitudine e pensiero, e prartica come rapporto e interazione con la conoscenza, cfr. R. Frega, John

Dewey: dal pragmatismo semantico al pragmatismo epistemologico, in «Discipline Filosofiche. La svolta pratica

finale, ma viene esercitata per vivere le esperienze. Secondo questa concezione si respinge una lettura contrapposta del rapporto teoria-pratica , e si considerano, non più la teoria come deternimante la pratica, non solo la pratica come processi di risoluzione di problemi, piuttosto teoria e pratica come elementi inseparabili e in revisione reciproca.

J.M. Barbier161 propone il superamento tra saperi teorici e saperi d’azione, nella lo-gica di una teoria della pratica, una teoria fondata sui saperi d’azione e una scienza dell’azione che interessano sia l’ambito professionale che sociale. Partire dall’azione, permette di individuare le conoscenze del sapere professionale e risalire così verso la teoria. (nell’analisi delle pratiche professionali come luogo di esplorazione dei saperi si tratta quindi di dar voce ai professionisti, studiare i processi di pensiero e di azione e i loro comportamenti, immaginando i saperi come apprendimento originale, sogget-tivo, ma anche non solo logico-razionale, un sapere situazionale e contestualizzato).

Il fenomeno si fa ancora più evidente all’interno dei luoghi di lavoro e dei processi di trasformazione della realtà, entro cui si pone con insistenza la questione della pro-duzione di rappresentazioni e di saperi e, di conseguenza, del loro esercizio e della loro spendibilità, come fatto significativo per l’uomo che vuole crescere, produrre e governare la complessità che gli si presenta 162.

Anche la concettualizzazione di apprendimento concepito come sapere triadico : sa-pere (inteso come conoscenza teorica), saper fare (inteso come abilità pratica), saper essere (inteso come capacità e modi di essere), sembra oggi superata, può esistere questa suddivisione solo per facilitare la nostra capacità e comprensione di alcuni aspetti del sapere, che meglio vengono resi espliciti, viceversa il processo di appren-dimento è la risultante di teorie, pratiche e modifiche personali interconnesse e in-scindibili tra loro163.

Con riferimento alle definizioni riportate si potrebbe indicare come sapere teorico l’insieme delle discipline che definiscono e governano la conoscenza, e sapere d’azione come un sapere pratico, elaborato nella e dalla esperienza. Le nuove rifles-sioni ed evoluzioni sul tema dei saperi conducono a considerare in modo nuovo il

161 J.M. Barbier, Savoirs theoriques et savoirs d’action, Puf, Paris, 1996.

162 B.M. Varisco, Costruttivismo socio-culturale, 2002, p. 19, op. cit.

rapporto tra saperi teorici e saperi d’azione, ogni sapere acquista pari dignità con altri saperi e nello stesso tempo mantiene una propria identit , singolarità e peculiarità, che rende superata la suddivisione tra teoria e pratica. I saperi d’azione intesi come com-petenze pratiche, saperi sommersi saperi di esperienza, saperi informali, abilità acqui-site nell’azione e con l’azione, danno luogo a conoscenze, comportamenti e abilità operative che consentono di accostarli ai saperi teorici164.

Con il termine sapere si può indicare, tra le tante definizioni, l’insieme delle cono-scenze acquisite attraverso lo studio e l’esperienza, che dopo una esplicita formaliz-zazione sono divenute comunicabili. Essi esistono indipendentemente da quelli che li producono o da quelli che li utilizzano165.

Per teoria potremmo rifarci al significato elaborato da E. Morin, la teoria non è la conoscenza, ma consente la conoscenza, una teoria non è il punto di arrivo, ma la possibilità di partenza, non è la soluzione, ma la possibilità di affrontare un pro-blema166.

Per pratica167 potremmo rifarci al significato espresso da D.A. Shon «la pratica è ciò che appartiene all’ordine del contingente, del locale, dell’effimero, del com-plesso, dell’incerto, dell’induttivo, ciò che nutre ed alimenta la teoria». Il sapere prassico non può essere quindi un sapere certo, ben-fondato, ma un sapere costituito da indicazioni dal valore probabilistico che dovrebbero consentire al pratico di agire con saggezza, è dunque un sapre fronetico168. L. Mortari ancora sostiene che a orien-tare le scelte (dell’azione e sull’azione) non è un sapere tecnico disponibile in anti-cipo e che quindi si può apprendere attraverso un processo di insegnamento prestrut-turato, ma è un’azione riflessiva concepita sul campo e supportata da un sapere che si viene modulando dall’esperienza che, se vissuta con un atteggiamento pensoso, con-sente la costruzione di un sapere del particolare169.

164 R.D. Di Nubila, Oltre l’aula, 2004, pp. 18-26, op. cit.

165 Ivi.

166E. Morin, La conoscenza della conoscenza, 1997, op. cit.

167 Se ci riferiamo al significato del verbo « praticare » esso viene utilizzato per definire il modo in cui un soggetto acquisisce padronanza sulla propria attività, ma anche al coinvolgimento del soggetto sull’attività stessa

practise, e agential practice, cfr. J. Struan, Abilità artigianale, conoscenza tacita e altri elementi della pratica,

2004, p. 101, op. cit.

168 L. Mortari, Apprendere dall’esperienza, 2003, p. 10, op. cit. . Sul significato di sapere pratico come sapere incerto cfr. anche M. Polany, La dimensione inespressa, 1979, op. cit.