• Non ci sono risultati.

Gli studi sulle pratiche e le conoscenze degli operatori sociali

RICERCA EMPIRICA SULL’APPRENDIMENTO INFORMALE

4.1.5 Gli studi sulle pratiche e le conoscenze degli operatori sociali

Sembrerebbe che gli assistenti sociali non sappiano dare una rappresentazione chiara e sufficiente del core della loro professione, a fronte invece di un’attività ricca di best practices e di aspetti interessanti ed emotivamente coinvolgenti, sembra che vi sia una sorta di scollamento tra le teorie agite e le teorie dichiarate e tra conoscenze tacite e conoscenze esplicite 334.

La ricerca sociale che concentra l’attenzione sulle normali attività professionali della vita di tutti i giorni, cerca di descrivere e di mettere a confronto le pratiche so-ciali quotidiane degli operatori, invita a soppesare e a valutare, in modo riflessivo, i propri vissuti professionali, confrontandoli con la descrizione che ne viene fatta da parte del ricercatore. La riflessione sulle pratiche e le attività professionali ha posto l’attenzione al concetto di pratica professionale empiricamente fondata (evidence-based), come capacità di riflettere sul come facciamo, come agiamo, dando valore alle evidenze empiriche che accadono nell’esercizio delle proprie attività e che e sono racchiuse nella normale vita professionale.

Quasi in contrapposizione all’evidence based si è sviluppata una tradizione di ri-cerca che ha posto in evidenza come le attività professionali di ogni giorno siano tutte evidenze empiriche, spesso comprese in una “dimensione tacita” , difficilmente rin-tracciabili senza uno sguardo critico, un’osservazione, un’ interrogazione, sulle pro-prie azioni, sugli atteggiamenti e vissuti degli operatori sociali335. A suffragio di que-sta posizione critica sulla riflessività professionale basata sulla realtà empirica si pone anche M. Sheppard336, che ritiene gli operatori sociali debbano essere capaci di distanziarsi dalla loro sfera personale e professionale, anche nel momento della rifles-sione. La costruzione del Sé anche professionale è l’esito di influenze diverse (a volte

334M. Polany, La dimensione inespressa, 1979, op. cit.

335 cfr. C. Taylor, S. White, in F. Folgheraiter, Il servizio sociale postmoderno, 2004, p. 202, op. cit. Sulla riflessività fondata sulle evidenze empiriche cfr. anche gli studi di N.Gould, I. Taylor, Reflective Learning for

Social Work, Ashgate Publishing Company, Brookfield (VT), 1996, pp. 35-36.

336 M. Sheppard introduce il paradigma dell’eclettismo riflessivo, in antitesi al positivismo, all’approccio interpretativo della realtà e a quello esperienziale, che si fonda su tre elementi: il riconoscimento riflessivo degli schemi di pensiero adottati dagli operatori nella formulazione e nella soluzione dei problemi, l’importanza della costruzione professionale, e il focus sui singoli casi, al fine di testare l’effettiva corrispondenza tra gli schemi teorici e le situazioni di bisogno rilevate in concreto, cfr. M. Sheppard , in Folgheraiter F., 2004, p. 143, op. cit.

implicite, latenti, subliminali), che emergono anche durante l’esercizio delle attività professionali.

La riflessività sulle proprie azioni non conduce ad una verità assoluta, piuttosto consente agli individui di raggiungere i diversi significati dell’agire, e conseguente-mente attivare processi di ricomposizione e miglioramento, contribuisce a chiarire e costruire la realtà.

Gli operatori sociali sono chiamati per primi a prendere in esame la complessa in-terazione tra le varie strutture che agiscono sulla loro sfera di vita, sia personale che professionale, le strutture sociali, diventano parte integrante del processo di costru-zione della coscienza individuale, esse influenzano il modo in cui si agisce, si parla, gli atteggiamenti e i comportamenti di ciascun soggetto337.

Le ricostruzioni riflessive degli operatori sociali creano una versione particolare delle attività del professionista (sostengono C. Taylor e S. White sia impossibile cat-turare la pratica con una precisione letterale338), sono resoconti convenzionali e artificiosi di rappresentare la realtà, le esperienze, gli eventi. Al centro della pratica riflessiva si pone la valorizzazione di ogni operatore immerso nella sua attività pro-fessionale, piuttosto che la standardizzazione dell’attività.

J. Fook 339 ha condotto diversi studi sull’expertise professionale degli operatori so-ciali, partendo dalla loro esperienza pratica, diversificando le rilevazioni tra operatori novizi e operatori esperti nel tentativo di verificare come si evolvono le conoscenze durante il proseguio delle esperienze, e individuando i diversi significati e le compe-tenze professionali degli operatori come la capacità di intervenire in contesti diversi e mutevoli, la capacità di gestire e risolvere problemi, di elaborare le conoscenze anche dalla relazione e reciprocità con gli utenti.

Dalla ricerca empirica di L. Colaianni340, sull’oggetto del servizio sociale perce-pito dagli stessi professionisti Assistenti Sociali, sono state identificate definizioni suggestive circa l’esperienza pratica, in relazione al fatto che nella dimensione del

337 S. Houston , in Folgheraiter F., Il servizio sociale postmoderno, 2004, p. 143, op. cit.

338Ivi, pp. 195-196.

339 J. Fook, Decostructiong and reconstructing professional expertise, in B. Fawcett, B. Featherstone, J. Fook , A. Rossiter (a cura di), Practice and research in social work: postmodern feminist perspectives, London, Routledge, 2000.

voro sul campo si esprimono pratiche professionali apparentemente diverse dalla de-finizione teorica che ne viene data (o dalla percezione della teoria), ovvero che le pratiche individuano aspetti di grande complessità teorica, agita ma non esplicitata e che spesso rimane implicita e inconscia.

A riprova della tesi di L. Colaianni, insistono anche I. Shaw, N. Gould341, secondo cui gli operatori sociali fanno poco uso delle teorie apprese negli ambienti tradizionali della formazione, e che nel loro lavoro quotidiano fanno riferimento piuttosto a quella che viene definita home-grown windows, ciòè la saggezza che viene dal contesto e dall’esperienza, un tipo di sapere, una conoscenza di natura esperienziale. I riscontri della ricerca empirica sulle pratiche professionali, evidenziano un fenomeno e una problematica, riferita alla competenza nell’azione, circa lo scarto tra la teoria e la pratica, lo scarto tra l’agire pratico e la consapevolezza teorica della conoscenza, che trova parziale incrocio con lo studio sull’apprendimento informale degli Assistenti Sociali , di seguito trattato.

Su una simile linea di studio si accosta anche l’invito di E. Allegri342, che indica, come utili temi di ricerca e sperimentazione, la riflessione dialettica sulle competenze professionali visibili ed invisibili degli assistenti sociali.

340 L. Colaianni, La competenza ad agire: agency, capabilities e servizio sociale. Come le persone

fronteggiano eventi inediti e il servizio sociale può supportarle, F. Angeli, Milano, 2004, p. 47.

341 I. Shaw, N. Gould, Qualitative Research in Social Work: Context and Method, Sage, London, 2001.

342 E. Allegri, Le rappresentazioni dell’assistente sociale. Il lavoro sociale nel cinema e nella narrativa, Carocci, Roma, 2006.