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L’esperienza come processo di formazione umana

2.2 La riflessione sull’esperienza e sulle azioni

2.2.1 L’esperienza come processo di formazione umana

170 Ivi, p.147, op. cit.

171 Ivi, pp. 147-148, op. cit

Il pensiero deweyano sull’educazione e nell’educazione pone al centro del senso pedagogico il significato dell’esperienza, ovvero un metodo di promozione del pensiero e della riflessione sull’azione e sui vissuti, che favorisce l’elaborazione e la comprensione delle esperienze stesse.

Per J. Dewey l’esperienza è una interazione, che include la conoscenza come suo momento importante, che le conferisce valore, in quanto senza la conoscenza non si ha percezione delle relazioni e della continuità, e nello stesso tempo la conoscenza è uno sviluppo del corso dell’esperienza, la cui base consiste nell’azione ‹‹...L’esperienza comprende ciò che gli uomini fanno e soffrono, ciò che ricercano, amano, credono e sopportano, e anche il modo in cui gli uomini agiscono e subiscono l’azione esterna, i modi in cui essi operano e soffrono, desiderano e godono, vedono e credono, cioè i processi dell’esperire››173.

Il punto centrale della pedagogia del filosofo americano si riconosce nell’apprendimento mediante l’esperienza “learning by doing”, ma nessuna espe-rienza che abbia significato è possibile senza che ci sia unpensiero, una riflessione su essa. Il pensiero è la capacità e possibilità intenzionale del soggetto di scoprire i signi-ficati tra ciò che viene vissuto e le conseguenze che ne risultano. Pensare equivale a rendere esplicito gli elementi della nostra esperienza.

L’esperienza, rappresenta sia il punto di avvio di una teoria, sia il punto di arrivo, inteso come validazione di una teoria radicata sull’esperienza. Il sapere esperienziale è generato da un’educazione al pensare riflessivo: la riflessione è quel tipo di pensiero che consiste nel ripiegarsi mentalmente su un soggetto e nel rivolgere a esso una seria e continuata considerazione174.

Riflettere significa esaminare la propria esperienza e le convinzioni attorno ad essa, ma a differenziare il tipo di esperienza è la qualità del pensiero ad essa appli-cato. Ci può essere un pensare superficiale, nel quale l’azione non viene interrogata, o un pensiero capace di “scrutare più a fondo”175 che consente di trasformare il vissuto in esperienza, e conseguentemente in esperienza riflessiva.

173J. Dewey (trad. it), Esperienza e natura, Mursia, Milano, 1990, p. 26

174 J. Dewey, Come pensiamo, 1961, op. cit.

175 J. Dewey, (trad. it), Democrazia ed educazione, La Nuova Italia, Firenze, 2000, p. 187, cfr. anche Mortari L., La riflessività nella formazione, 2006, p. 172, op. cit.

Nell’esperienza riflessiva si coltiva deliberatamente quel pensare che cerca le con-nessioni fra il nostro agire, con le intenzioni che lo guidano, e gli effetti che da questo scaturiscono. Solo quando si attiva il pensare riflessivo si produce teoria, una teoria esperienziale, che a differenza delle teorie astratte riesce a rendere comprensibile l’esperienza176.

Per J. Dewey il pensiero riflessivo è una considerazione attiva persistente e attenta di qualunque convinzione o conoscenza, alla luce dei fondamenti che la supportano e dell’ulteriore conclusione a cui tende. Affinché la riflessione sull’esperienza si possa manifestare è necessario che il soggetto percepisca uno stato di incertezza,di perples-sità e che senta l’esigenza di risolvere dei dubbi, esprima una qualche forma di do-manda cognitiva, una forma di ricerca.

L’esperienza riflessiva si sviluppa in una serie di fasi : dalla presa di coscienza del problema, da una formulazione di una congettura, un esame analitico della situazione, elaborazione di ipotesi e una decisione dell’azione conseguente. L’esperienza, “com-prende ciò che gli uomini fanno e soffrono, ciò che cercano, amano, credono e sop-portano e anche il modo in cui gli uomini agiscono e subiscono l’azione esterna, i modi in cui essi operano, desiderano e godono, vedono, credono, immaginano, cioè i processi dell’esperire177.

Determinante è la fase analitica in cui il soggetto pensante conduce un esame il più possibile chiaro e distinto della situazione178, occorre la capacità da parte del soggetto di osservare ciò che si fa, ma anche accettare quegli elementi che, una volta indivi-duati risultano indesiderabili179.

Per J. Dewey la conoscenza, sostenuta da una razionalità riflessiva, rappresenta un essenziale cornice in cui inscrivere ed inquadrare la complessità dell’esperienza umana180 e le azioni in essa implicate, attribuendo ad esse un senso ed un significato, in tal modo essa costituisce anche la condizione di possibilità di azioni razionalmente orientate e situate.

176 L. Mortari, La riflessività nella formazione, 2006, p. 166, op. cit.

177 J. Dewey, Democrazia ed educazione, 2000, pp. 26-27 op. cit.

178 J. Dewey, Come pensiamo, 1961, p. 175 op. cit.

179 L. Mortari, Apprendere dall’esperinza, 2003, p. 24, op. cit.

Il sapere che viene dell’esperienza non è solo la semplice azione vissuta, presup-pone un pensiero sull’azione, un ragionamento riflessivo, una meditazione su ciò che si fa e si vive, solo attraverso la riflessione sul vissuto l’esperienza prende forma e il soggetto consapevolmente cerca di comprenderne il senso. La dimensione esperien-ziale, nella prospettiva deweyana, costituisce un criterio diriferimento fondamentale sul piano gnoseologico ed epistemologico, sia in quanto possibile fondamento, si ap-prende e si conosce nell’esperienza e dall’esperienza, sia in quanto criterio regolativo, l’esperienza fornisce l’unico banco di prova valido per le ipotesi, le supposizioni, le credenze, le interpretazioni che vengono ad essere formulate sul mondo e sulla re-altà181. Questo assunto può essere alla base di un continuum ripensare sulle proprie azioni (intrecciandosi con i successivi pensatori come D. Schon).

L’esperienza comprende l’intero mondo degli eventi e delle persone, non esistendo nulla fuori di essa, propone una natura precaria dell’esperienza, in cui tutto è incerto, dubbio, precarietà e diviene stimolo per la ricerca di senso, di conoscenza182. La lo-gica come pensiero riflessivo e la ragione diventano strumenti per trasformare l’incertezza in armonia, l’esperienza è impegno attivo e sociale, supremo valore e che è direttamente connesso ad interesse (intrinseco, reale), senza il quale non esisterebbe apprendimento.