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Il contesto di riferimento e gli obiettivi della riforma

Capitolo 2 La riforma Mac Sharry (1992) e le novità di Agenda

2.5 Agenda 2000

2.5.1 Il contesto di riferimento e gli obiettivi della riforma

negli anni precedenti, approva Agenda 2000: per un‟Unione più forte e più

ampia, un nuovo documento di intervento sulla politica comunitaria, dal

quale emerge un’ulteriore revisione delle politiche comunitarie (politica agricola e politica strutturale) alla luce dell’allargamento dell’Unione verso nuovi paesi membri. Le indicazioni contenute in questo documento porta- no alla riforma della politica agricola comune decisa dal Consiglio di Ber- lino del 24 e 25 marzo 1999 e successivamente ratificata con

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l’approvazione dei regolamenti definitivi da parte del Consiglio dei Mini- stri dell’agricoltura (17-18 maggio 1999).

Agenda 2000 costituisce un documento strategico fondamentale in quanto

in esso la Commissione europea da un lato valuta il grado di integrazione economica e politica soprattutto in funzione delle richieste formulate nell’ambito del Consiglio europeo di Madrid del dicembre 199513, e

dall’altro delinea gli sviluppi previsti per quanto riguarda l’ampliamento dell’Unione europea, le modifiche dei Fondi strutturali e del Fondo di coe- sione, la futura riforma della politica agraria comune e le prospettive fi- nanziarie dell’Unione.

In un contesto allargato a quindici Paesi, con un nuovo quadro istituzionale e politico di riferimento, l’avvio verso il mercato unico e la formalizzazio- ne, attraverso il trattato di Maastricht, dell’unione economica e monetaria, hanno favorito il processo di integrazione tra gli Stati membri con la rapida attuazione di politiche di coesione economica e sociale. Anche gli eventi internazionali, come l’unificazione della Germania e il crollo dell’Ex U- nione Sovietica, hanno consentito ai Paesi membri di migliorare i rapporti con gli Stati dell’Europa orientale e rivestire un ruolo decisivo nella crea- zione dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Tuttavia, per rafforzare la sua posizione internazionale, l’Unione europea deve riorga- nizzare e ammodernare le proprie strutture realizzando politiche interne in grado di porre le condizioni per una crescita durevole che favorisca la cre- azione di posti di lavoro, che sviluppi la conoscenza e le nuove tecnologie, e modernizzi i sistemi dell’occupazione per un miglioramento delle condi- zioni di vita.

I nuovi accordi sul commercio internazionale, scaturiti dall’Uruguay Round con l’accordo di Marrakech del 1994, prevedono il miglioramento dell’accesso ai mercati agricoli dei paesi sviluppati da parte dei Paesi in via di sviluppo, le riduzioni dei sussidi alle esportazioni e il ridimensionamen- to del sostegno interno all’agricoltura da parte dei principali paesi e in par- ticolare degli Usa, dell’Unione europea e del Giappone. Questi provvedi- menti rendono la posizione europea meno forte nei confronti dei competi- tori mondiali e potrebbero determinare eccedenze di produzione non espor- tabili per alcuni prodotti senza l’adozione, da parte dell’Unione, di politi-

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Con il Consiglio Europeo di Madrid del dicembre 1995 è stato avviato il processo di allarga- mento dell’Unione europea ai paesi dell’Europa centro-orientale (PECO). In Agenda 2000 ven- gono, infatti, valutate le domande di adesione dei singoli paesi PECO e contemporaneamente analizzati i problemi posti dall’allargamento dell’Unione a paesi con un livello di sviluppo molto più basso della media europea. L’ingresso dei PECO, porterà ad un considerevole aumento della produzione agricola e ad un maggiore divario tra zone ricche e zone povere. Inoltre si deve tener conto del fatto che la struttura produttiva dei PECO è più arretrata, ma i costi di produzione sono notevolmente più bassi e le potenzialità di sviluppo molto grandi.

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che di ristrutturazione degli aiuti interni, soppressione del protezionismo e riduzione delle sovvenzioni alle esportazioni.

Altro fattore da tenere in considerazione è l’allargamento dell’Unione eu- ropea verso i Paesi dell’Est i quali presentano un’urgente necessità di mi- glioramenti strutturali tanto in agricoltura quanto in altri settori per ridurre la capacità di assorbimento dell’agricoltura e diversificare le attività eco- nomiche nelle zone rurali. Inoltre l’introduzione delle misure di politica agricola così come adottate nei Paesi membri potrebbe determinare iniqui- tà nella distribuzione del reddito e distorsioni sociali.

Inoltre i maggiori istituti mondiali di previsione stimano un incremento della domanda di derrate alimentari dovuto principalmente all’aumento dei redditi e alla crescita demografica, in particolare nei Paesi in via di svilup- po, nei quali c’è una scarsa disponibilità di terre causata sia dalla feroce urbanizzazione e sia dal persistere di vincoli di tipo ambientale. È quindi atteso un aumento della produzione agricola mondiale che potrebbe deter- minare una maggiore instabilità sui mercati e prezzi elevati dei prodotti a- gricoli.

La coesione economica e sociale, uno dei tre pilastri della costruzione eu- ropea, accanto all’unione economica e monetaria e al mercato unico, intro- dotta con l’Atto unico europeo, ha consentito la riforma dei Fondi struttu- rali del 1988. In virtù del nuovo quadro di riferimento, si percepisce l’esigenza di rendere i Fondi strutturali più efficaci semplificandone la ge- stione e decentrando le procedure operative per garantire una attuazione più moderna e uno sviluppo competitivo dell’Unione.

La coesione economica e sociale viene posta come obiettivo prioritario e deve essere realizzata anche attraverso una riforma della Politica agricola comune in grado di determinare l’avvicinamento dei prezzi interni all’Unione a quelli del mercato mondiale, compensando la diminuzione degli stessi attraverso sostegni diretti al reddito. Tale impostazione è giusti-

ficata da diverse ragioni: il rischio di nuovi squilibri di mercato, la pro- spettiva di un nuovo ciclo di negoziati commerciali, l‟aspirazione a un‟agricoltura più rispettosa dell‟ambiente e più preoccupata della quali- tà e, cosa non meno importante, la prospettiva dell‟ampliamento. Contem- poraneamente, si fa sempre più sentire la necessità di una politica di svi- luppo rurale integrale. Già nel dicembre del 1995, e successivamente nel

novembre 1996, la Commissione europea ha presentato un documento in cui si sottolinea la necessità di migliorare la competitività del settore agri- colo e agroalimentare europeo dato il previsto incremento della domanda mondiale. In esso si ravvisa anche la necessità di uno sviluppo integrato tra la politica agricola e quella rurale per valorizzare il potenziale economico e ambientale delle zone rurali. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso una semplificazione della normativa e delle procedure burocratiche e attri-

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buendo maggiore potere decisionale e flessibilità attuativa agli Stati mem- bri e alle Regioni. Anche la Pac del 1992 ha sottolineato l’importanza di uno sviluppo integrale tra le diverse politiche, in quanto la diversificazione e la ricchezza locale possono essere sfruttate per arricchire e sostenere lo sviluppo del territorio e la crescita delle aziende agricole. Purtroppo gli in- terventi sono stati frammentari e poco efficaci.

La riforma del 1992 ha inciso in maniera favorevole sugli equilibri di mer- cato, determinando una diminuzione dei seminativi prodotti, il cui prezzo più basso ha permesso di riallocarli sul mercato interno per l’alimentazione del bestiame. Anche il mercato delle carni bovine ha registrato un anda- mento positivo. Le misure adottate hanno altresì contribuito all’aumento del reddito agricolo pro capite, nel caso dei cereali e dei semi oleosi anche con una sovra compensazione dei produttori.

Contrastanti sono stati gli effetti della riforma sull’ambiente. Se da un lato si è ridotto l’impiego di pesticidi e fertilizzanti e si è registrata una minore superficie coltivata a seminativi, dall’altro proprio la regionalizzazione dei pagamenti diretti per la produzione di cereali, semi oleosi e piante protei- che e i vantaggi di un allevamento intensivo, data la disponibilità di ali- menti a basso prezzo, hanno inciso negativamente sulla tutela e il rispetto del paesaggio.

La riforma deve favorire altre possibili fonti di reddito legate soprattutto alla tutela ambientale e allo sviluppo rurale con una valorizzazione dei prodotti tipici e metodi di produzione tradizionali che rispettino il territorio e il benessere degli animali. Tenuto quindi conto di una perdita di impor- tanza dell’agricoltura ma di una crescente necessità di conservazione e va- lorizzazione delle risorse naturali, del paesaggio e salvaguardia dei valori culturali gli aiuti comunitari devono essere indirizzati in questa direzione. Un ulteriore obiettivo prioritario della riforma della Pac è infine quello di migliorare la competitività sui mercati, tanto interni quanto esterni, ri- ducendo, come già stato fatto nella riforma del 1992, il protezionismo sui prezzi.