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Da Göteborg a Johannesburg: il nuovo contesto europeo ed

Capitolo 5 Strumenti e settori regolamentati: lo sviluppo della

5.8 Da Göteborg a Johannesburg: il nuovo contesto europeo ed

La nuova strategia dell’Unione europea in tema di sviluppo sostenibile viene delineata durante il Consiglio di Lisbona (marzo 2000) in occasione del quale l’Unione europea si impegna a realizzare un’economia basata

sulla conoscenza più competitiva e dinamica al mondo, in grado di realiz- zare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavo- ro e una maggiore coesione sociale. L’idea di base è che l’impatto della

globalizzazione e della nuova economia nonché l’allargamento dell’Unione ad est richiedano una trasformazione radicale dell’economia europea, pur nel rispetto dei valori e dei concetti di società. Quindi la Stra-

tegia di Lisbona si articola in una serie di interventi strutturali negli ambiti

dell’occupazione, dell’innovazione, delle riforme economiche e della coe- sione sociale. Soltanto con il Consiglio di Göteborg (giugno 2001) essa viene integrata da con una terza dimensione: quella ambientale. Lo svilup- po sostenibile trova quindi a livello europeo un riconoscimento formale che oltrepassa l’ambito delle politiche e finisce per diventare un obiettivo chiave dell’Unione europea.

Durante il Consiglio di Göteborg viene ripresa la definizione di Brundland dello sviluppo sostenibile; esso diviene un obiettivo imprescindibile delle politiche europee che devono essere portate avanti in modo sinergico e in- tegrato e gli effetti economici, sociali ed ambientali delle misure adottate devono essere esaminati in modo coordinato e presi in considerazione nei processi decisionali.

Gli Stati membri sono chiamati a delineare le proprie strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile mentre l’Unione europea è invitata a migliorare il coordinamento delle politiche interne tra i diversi settori introducendo meccanismi di valutazione di impatto sotto il profilo della sostenibilità ri- guardo alle possibili ripercussioni economiche, sociali e ambientali. Inol- tre, in vista del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile previsto a Jo- hannesburg nel 2002, la Commissione europea deve predisporre una stra- tegia di cooperazione bilaterale dello sviluppo volta a promuovere le que-

stioni di governo mondiale dell‟ambiente e garantire la sinergia delle poli- tiche commerciali e ambientali.

In funzione di quanto stabilito dal Sesto programma d‟azione comunitario, durante il Consiglio di Göteborg si individuano quattro settori prioritari

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per la definizione delle future politiche in materia di sviluppo sostenibile:

cambiamenti climatici, trasporti, sanità pubblica e risorse naturali.

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, fermo restando l’adozione del

Protocollo di Kyoto entro il 2002 e il bisogno di produrre risultati tangibili

entro il 2005, viene riaffermata la necessità di aumentare la produzione di energie elettrica attraverso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili alme- no fino al 22% entro il 2010. La sostenibilità nel settore dei trasporti può essere ottenuta solo attraverso una scissione significativa tra crescita dei

trasporti e crescita del PIL promuovendo modelli alternativi di mobilità e

sostenendo finanziariamente i progetti che vanno in questa direzione. In tema di sanità pubblica viene ribadito quanto già presente nel Sesto pro-

gramma d‟azione, mentre per quanto riguarda la gestione delle risorse na- turali, essa deve salvaguardare la biodiversità, preservare gli ecosistemi ed

evitare la desertificazione. Occorre quindi che la politica agricola comune persegua, tra i suoi obiettivi, anche quello della sostenibilità ponendo maggiore enfasi sulla promozione di prodotti sani e di qualità elevata, in- centivando metodi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, in- cluse produzione biologica, materie prime rinnovabili e la tutela della bio- diversità, come già stabilito nel Sesto programma d‟azione.

Le indicazione scaturite dal Consiglio di Göteborg vengono portate avanti dall’Unione europea durante il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nel settembre 2002. In tale occasione l’Unione eu- ropea ha assunto un ruolo guida fra i paesi industrializzati nella ricerca di soluzioni valide ai problemi ambientali del mondo. Il Summit ha consenti- to di valutare l’efficacia delle misure adottate in occasione della Conferen- za di Rio e di approfondire alcuni aspetti non risolti come la riduzione del- le emissioni nocive, la protezione della biodiversità, la lotta contro la po- vertà, la trasformazione, in senso sostenibile, dei modelli di produzione e consumo.

I documenti prodotti durante il Vertice, che ha registrato una straordinaria partecipazione20, sono:

- la Dichiarazione politica sullo sviluppo sostenibile;

- il Piano di Attuazione (Jpoi) che racchiude i cosiddetti impegni di primo tipo;

- impegni di partnership fra governi e altri portatori di interesse, in- cluse imprese o associazioni non governative (i cosiddetti impegni di secondo tipo).

Nonostante le difficoltà nell’approvazione del testo, giunta solo l’ultimo giorno del Vertice, la Dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo soste-

nibile si rivela di particolare interesse in quanto richiama il collegamento

20 Al Summit di Johannesburg hanno partecipato oltre 100 Capi di Stato e di Governo, 22.000 de-

legati, 10.000 in rappresentanza di governi e organizzazioni internazionali, 8.000 del mondo dell’impresa, del lavoro e delle organizzazioni non governative, 4.000 giornalisti.

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con gli eventi di Stoccolma (1972) e Rio de Janeiro (1992) confermando il ruolo fondante delle decisioni prese a Rio in materia di sviluppo sostenibi- le. Difatti, pur con qualche riferimento ad eventi recenti come la globaliz- zazione o l’estensione preoccupante dell’Aids, Johannesburg è ancorata fortemente e costruita sulle basi dell’Agenda 21. Si propone uno sviluppo che miri allo sradicamento della povertà, al miglioramento degli status nu- trizionali, sanitari e dell’istruzione e garantisca un adeguato accesso ai ser- vizi e alle risorse (energia, acqua, ecc …). Questo per:

- eliminare progressivamente le disparità globali e le ineguaglianze nella distribuzione dei redditi;

- assicurare pari opportunità tra i sessi ed ai giovani;

- promuovere modelli di produzione e consumo delle esigenze di pro- tezione e gestione delle risorse naturali;

- garantire pace, sicurezza e stabilità ed il rispetto dei diritti umani. Per realizzare tutto ciò è imprescindibile una cooperazione a tutti i livelli con il costante supporto ai Paesi in via di sviluppo e con istituzioni multila-

terali ed internazionali sempre più efficaci, democratiche e responsabili.

Quindi lo sviluppo sostenibile così concepito abbraccia tutte le problemati- che mondiali diventando esso stesso un veicolo di parità non solo tra gene- razioni ma tra popolazioni del mondo.

A livello europeo, l’implementazione del Sesto programma d‟azione oltre alle indicazioni del Consiglio di Göteborg e l’approvazione della Strategia

di sviluppo sostenibile in occasione del summit sudafricano hanno posto le

basi per la realizzazione di interventi concreti a favore dell’ambiente. Tut- tavia le scelte fatte in sede europea si sono concentrate sostanzialmente sui temi di Lisbona (crescita, competitività, occupazione) assegnando allo svi- luppo sostenibile una qualificazione aggiuntiva e marginale, senza consi- derarlo un elemento ispiratore e sovraordinato della politica europea in grado di coinvolgere e integrare i diversi settori di intervento.

La necessità di proporre un approccio differente e maggiormente integrato alle questioni relative allo sviluppo e al miglioramento ambientale trova una risposta solo nel 2005, anno in cui si assiste alla revisione della strate-

gia di Göteborg e all’adozione di una nuova strategia per lo sviluppo so-

stenibile più ambiziosa e globale, in grado di cogliere le nuove necessità dell’Unione europea allargata.

Partendo dall’analisi dei progressi compiuti negli anni di implementazione delle indicazioni del Consiglio europeo, nelle conclusioni della presidenza presentate a Bruxelles (marzo 2005) si afferma la necessità di rinnovare le

basi della sua competitività oltre che aumentare il suo potenziale di cresci- ta e la sua produttività e rafforzare la coesione sociale puntando princi- palmente sulla conoscenza, l‟innovazione e il potenziamento del capitale umano. Viene ribadita la necessità che l’Unione europea mobiliti tutti i

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coesione in tutte le sue dimensioni (economica, sociale e ambientale) e rea- lizzi una rete di cooperazione tra tutti gli attori coinvolti, a qualsiasi livello decisionale, perché soltanto con un’azione integrata è possibile ottenere ri- sultati concreti.

I punti essenziali del rilancio della strategia sono quattro:

- conoscenza e innovazione quali motori della crescita sostenibile; - spazio per investire e lavorare (perseguimento di un quadro rego-

lamentare più favorevole alle imprese, elevata qualità della vita, maggiore competitività delle imprese, politica della concorrenza at- tiva e progressiva diminuzione degli aiuti di stato);

- crescita e occupazione a servizio della coesione sociale (aumento della occupazione e allungamento dell’età pensionabile, pari oppor- tunità, potenziamento dei servizi alla persona e alle imprese, prote- zione dell’ambiente e promozione dei partenariati locali);

- migliorare la governance: identificare più chiaramente le priorità ri- spettando l’equilibrio della strategia e le sinergie interne; migliorare la messa in atto delle priorità sul campo con un maggiore coinvol- gimento degli Stati membri; razionalizzare le procedure di follow- up e l’applicazione della strategia a livello nazionale.

L’obiettivo generale della nuova strategia per lo sviluppo sostenibile è quindi quello di individuare e sviluppare le azioni che permetteranno all’Unione europea di migliorare costantemente la qualità della vita delle generazioni attuali e future tramite la creazione di comunità sostenibili ca- paci di gestire ed utilizzare le risorse in maniera efficace e di sfruttare il potenziale di innovazione ecologica e sociale dell’economia, assicurando prosperità, tutela dell’ambiente e coesione sociale.

Una revisione più recente della strategia per lo sviluppo sostenibile è stata proposta nell’ottobre del 2007 ribadendo che gli obiettivi in essa contenuti possono essere realizzati soltanto attraverso una stretta collaborazione con gli Stati membri e con revisioni ed incontri periodici che vedano la parte- cipazione sia della Commissione che degli Stati membri. A livello comuni- tario, viene proposto un lavoro comune verso la convergenza degli obietti- vi a lungo termine dello sviluppo sostenibile, della qualità della vita e dell’equità intergenerazionale, e degli obiettivi a medio termine come cre- scita, competitività ed occupazione, in linea con quelli indicati nella stra-

tegia di Lisbona. La revisione infine analizza i risultati raggiunti in ognuna

delle aree prioritarie di intervento stabilite dalla strategia per lo sviluppo sostenibile, prendendo come termine di paragone i valori del 2000. Sebbe- ne i progressi nelle singole aree siano stati modesti, viene riconosciuto lo sforzo da parte degli Stati membri e dell’Unione europea di collaborare al- la sostenibilità.

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Parte seconda

Strumenti di valutazione della politica di

sviluppo rurale in ambito ambientale

L’attenzione crescente alle tematiche ambientali e allo sviluppo dei territo- ri rurali da parte dell’Unione europea si declina in Italia con la predisposi- zione del Quadro strategico nazionale e il Piano di Sviluppo Rurale, in at- tuazione, rispettivamente, degli indirizzi della politica di coesione comuni- taria e di quella in materia di sviluppo rurale.

Le novità introdotte dal periodo di programmazione 2007-2013 riguardano principalmente la necessità di integrazione e di sinergia tra le varie politi- che e l’applicazione del principio di sussidiarietà, in base al quale il centro decisionale viene spostato verso il basso a favore di un coordinamento na- zionale e/o comunitario.

In quest’ottica il Quadro strategico nazionale offre interessanti opportuni- tà per lo sviluppo dei territori rurali, opportunità che passano prevalente- mente per le potenzialità in termini di integrazione tra la politica regionale e la politica di sviluppo rurale. Poiché a livello centrale si individuano solo i campi di attività, spetta alle Regioni il compito di attuare entrambe le po- litiche in modo da realizzare strategie non soltanto coerenti, ma soprattutto sinergiche, con potenziali effetti moltiplicativi sul territorio, attraverso l’utilizzo di adeguati strumenti di attuazione. Risulta tuttavia indispensabi- le il coordinamento orizzontale delle strutture amministrative di riferimen- to con l’amministrazione centrale e fasi di raccordo tra le amministrazioni regionali per consentire l’integrazione delle strategie, requisito essenziale richiamato sia negli Orientamenti Strategici della Commissione europea,

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ma anche nei documenti nazionali (Quadro strategico nazionale e Piano

strategico nazionale).

La predisposizione quindi dei Programmi operativi regionali necessità di un’analisi oculata e approfondita delle condizioni socio-economiche e am- bientali del territorio per una corretta valutazione dell’efficacia e dell’efficienza a posteriori, delle azioni di governance poste in essere. La metodologia di indagine proposta ha lo scopo di fornire ai decisori poli- tici, a qualsiasi livello, gli strumenti per leggere le dinamiche territoriali e valutare l’impatto delle attività antropiche da un punto di vista agro- ambientale.

Nel capitolo 6 si delineano gli aspetti essenziali del Quadro strategico na-

zionale e gli indirizzi attuativi, in materia di sviluppo rurale, del Piano strategico nazionale. Nel capitolo 7 invece si presentano gli indicatori a-

gro-ambientali utilizzati a livello internazionale ed europeo e si forniscono le indicazioni metodologiche del modello ELBA. Esso rappresenta un utile strumento per la redazione del bilancio ambientale delle regioni italiane. Nel capitolo 8, infine, viene riportato il calcolo dell’indicatore baseline 20 per la stima del surplus di azoto per la regione Emilia Romagna ed esposti

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Capitolo 6

Il Quadro Strategico Nazionale e il Piano

Strategico Nazionale per lo Sviluppo Ru-

rale