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Dalla Riforma Protestante all’Assedio di Vienna del 1683

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 29-33)

1. Profili storici. Dagli albori della Cristianità ai nostri giorni

1.4. Dalla Riforma Protestante all’Assedio di Vienna del 1683

Nel corso del Cinquecento la Santa Sede si ritrovò a prendere parte o ad assistere ad avvenimenti di straordinaria portata per il futuro della storia europea e mondiale; eventi nei quali il rilievo dell’elemento religioso fu a dir poco cruciale e preponderante.

In primo luogo, le accuse sempre più sostenute nei riguardi della dimensione mondana palesata dalla Chiesa di Roma - che si accompagnava ad un uso sistematico del nepotismo e della compravendita di cariche ecclesiastiche - furono all’origine della Riforma, che portò alla rottura dell’unità ecclesiale e politica nel Vecchio Continente82.

La predicazione luterana - scaturita, da ultimo, dalla disinvolta verve catechetica del domenicano Johann Tetzel, a favore della vendita delle indulgenze83 - seppure inizialmente orientata a promuovere un rinnovamento che non travalicasse l’autorità pontificia, giunse a produrre una profonda frattura nell’intero mondo cristiano occidentale84.

81 M. MAHN-LOT, Bartolomeo de Las Casas e i diritti degli indiani, Jaca Book, Milano, 1998, p. 118.

82 G. DALLA TORRE, Le radici cristiane dell’Europa. Il ruolo della Chiesa dalla Rivoluzione francese alla “Rerum novarum”, in G. LEZIROLI (a cura di), La Chiesa e l’Europa, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2007, p. 68.

83 A. PINCHERLE -G.GABETTI, Lutero, Martin, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, op. cit., 1951, vol. XXI, p. 696.

84 Tra i fattori che contribuirono agli sconvolgimenti protestanti, può certamente includersi l’incertezza palesatasi nel corso dello Scisma d’Occidente. Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa. Da Lutero ai nostri giorni, Morcelliana, Brescia, 1993, vol. I, pp. 79-81.

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Ciò spinse Papa Paolo III a convocare, a Trento, un Concilio che - in vari intervalli tra il 1545 e il 1563 - pur fallendo nel tentativo di ricondurre all’unità le divergenze con i protestanti, diede vita ad un’ampia e strutturata riorganizzazione della Chiesa Cattolica85. Aveva inizio il Periodo della c.d.

Controriforma, in cui - anche grazie all’opera dei nunzi apostolici86 - si diede vita ad una decisa riaffermazione della tradizionale materia dogmatica, nonché ad un serrato controllo sulla disciplina del clero e sui costumi dei christifideles87.

In ogni caso, la restaurazione dell’universalismo cattolico poteva ormai dirsi definitivamente compromessa; ed a conferma di ciò, l’influenza della Sede Apostolica - specie nei riguardi dei regni e dei principati del Nord Europa - fu oggetto di una serie di gravosi insuccessi88.

Nel 1534, con l’Atto di Supremazia, Enrico VIII Tudor si pose a capo della Chiesa d’Inghilterra, rendendola del tutto indipendente89 (salva la successiva

85 L. MUSSELLI, Storia del Diritto Canonico. Introduzione alla storia del diritto e delle istituzioni ecclesiali, Giappichelli, Torino, 2007, pp. 67-70.

86 Al riguardo si parla di “nunziature della riforma”. M.F. FELDKAMP, La diplomazia pontificia, Jaca book, Milano, 1998, p. 51.

87 Numerose furono le riforme cui diede impulso, nell’immediato post-concilio, Papa Pio V (1566-1572). In materia spirituale, così come nelle manifestazioni di carattere - lato sensu - temporalistiche del Papato, tutto fu declinato secondo una duplice linea di austerità e rigore: più intensi divennero i controlli dei tribunali; serrate le lotte alle nuove eresie;

improntate ad una maggiore moralità i modelli di vita cui avrebbero dovuto tendere i fedeli. La stessa Curia papale subì un ampio taglio delle spese ed il licenziamento di centocinquanta persone ivi impegnate. Persino in ambito artistico, le attività di mecenatismo furono ricalibrate secondo gli indirizzi del rinnovato sentore religioso. Cfr. S.

FECI, Pio V, in Enciclopedia dei Papi, op. cit., vol. III, p. 167.

88 Si aggiunga come già nel 1527 - nell’ambito del conflitto militare tra la Francia di Francesco I e l’Impero di Carlo V - in replica all’appoggio fornito dal Pontefice allo sconfitto monarca transalpino, la sacralità del Papato venne attentata, e Roma fu devastata e saccheggiata nel noto “Sacco di Roma”. Abbandonatisi a violenze e brutture di ogni tipo, i mercenari occupanti - i lanzichenecchi - in gran parte luterani, furono animati nelle scorribande da profondo odio religioso contro la figura del Papa.G.CASTELLARI, Santa Sede, op. cit., p. 528.

89 C. CARDIA, Manuale di Diritto Ecclesiastico, Il Mulino, Bologna, 1996, pp. 86-97. “Il Paese che più beneficia in termini politici della riforma è l’Inghilterra, la quale riesce in pochi anni a conseguire il suo obiettivo storico, separarsi da Roma creando e coltivando una propria Chiesa nazionale”.

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e brevissima parentesi nel regno della di lui figlia, Maria) da quella di Roma90.

Parallelamente, i principi tedeschi convertiti al Protestantesimo - smaniosi di affrancarsi dalla volontà imperiale - dopo essersi riuniti nella Lega di Smalcalda (1530), si posero in aperto contrasto con Carlo V di Asburgo, obbligandolo, dopo ventennali conflitti, alla Pace di Augusta (1555)91.

Persino la cattolicissima Francia - fille aînée de l'Église - divenne teatro di una ripetuta serie di violenti scontri tra cattolici ed ugonotti (1562-1598), che ebbero fine con l’emanazione, da parte di Enrico IV di Borbone, del celebre Editto di Nantes (aprile 1598)92.

A rendere ancora più complesso e deteriore lo scenario furono certamente le devastazioni e gli eccidi che si compirono - in gran parte sul suolo tedesco - nel corso della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648): anche nell’occasione, le ragioni scatenanti le ostilità furono addebitate ai forti dissidi religiosi esistenti93.

90 Secondo il Prof. Martina, la Riforma in Inghilterra affonderebbe le sue origini sin dal XIV secolo, anche a causa dell’atteggiamento assunto dal clero locale. G. MARTINA, Storia della Chiesa. Da Lutero ai nostri giorni, op. cit., vol. I, p. 157.

91 Con tale accordo, siglato nel settembre del 1555, Carlo V sanciva la fine delle guerre che - per motivi religiosi - erano divampate in Germania. La pace permise ai principi tedeschi di scegliere liberamente il proprio credo, obbligando - poi - i rispettivi sudditi ad adottare la medesima religione (cuius regio, eius religio). Chi, tra questi ultimi, non avesse voluto abiurare, sarebbe stato costretto a lasciare i domini del principe la cui scelta religiosa si presentava diversa. Cfr. C. CARDIA, Manuale di Diritto Ecclesiastico, op. cit., p. 111.

92 Con l’atto suindicato, Enrico IV di Francia provvide a regolarizzare la presenza dei calvinisti francesi entro i confini del regno. Venne riconosciuta la libertà di coscienza su tutto il territorio nazionale e la libertà di culto (ad esclusione di Parigi) in determinati luoghi. Ai suddetti riformati fu inoltre garantita la possibilità di difendersi da eventuali nuove violenze, grazie alla disponibilità di una serie di piazzeforti armate. Cfr. C.

VIVANTI, Le guerre di religione nel Cinquecento, Laterza, Roma-Bari, 2007, pp. 122-127.

93 E’ da rilevare, tuttavia, come sebbene inizialmente i fronti dei belligeranti fossero nettamente demarcati dall’appartenenza religiosa, con il prosieguo del conflitto si manifestarono ben più materiali interessi di natura economica e politica. Indicativo, al riguardo, è il posteriore ingresso in guerra del Regno di Francia (a maggioranza cattolica), al fianco delle potenze protestanti. Per un’accurata disamina dell’intero conflitto, si rinvia al volume di G.PARKER, La Guerra dei Trent’Anni, Vita e pensiero, Milano, 1994.

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Nella circostanza, la sconfitta delle cattoliche Austria e Spagna portò ad esiti ancora una volta infausti per la Chiesa: con la Pace di Westfalia (1648), oltre ai notevoli danni di natura patrimoniale per gli episcopati nordeuropei, si aggiunse il definitivo riconoscimento del calvinismo e della possibilità - per ciascun individuo - di professare liberamente il proprio credo cristiano94. Ai negoziati, iniziati nel 1644 e tenuti contemporaneamente in due località differenti (a causa del profondo astio religioso tra le diverse delegazioni)95, prese parte - quale mediator pacis - anche il nunzio pontificio a Colonia, Fabio Chigi. Questi, tuttavia, viste le soluzioni adottate, si rifiutò di sottoscriverne gli accordi raggiunti, protestando veementemente contro le disposizioni adottate96. Del resto, con il Breve “Zelo domus Dei” (del 26 novembre 1648), lo stesso Pontefice in carica - Innocenzo X - si espresse a favore della nullità di quelle clausole che andavano ad intaccare gli interessi ecclesiali. Proteste che, tuttavia, non condussero a risultati pratici97.

Una nuova epoca era iniziata: all’idealità di una Res Publica Christiana guidata dal Papa e dall’imperatore, si era definitivamente sostituita la frammentarietà di un contesto internazionale, egualitario e laico, dominato dalle entità statuali98.

Scossa dalle vicende descritte, la Sede Apostolica potè ancora elevare la propria voce (con significativo impatto politico) soltanto con riferimento alla difesa europea dagli infedeli musulmani. Fu, infatti, anche grazie alla grande mobilitazione incoraggiata da Innocenzo XI se - così come per la precedente

94 Ivi, pp.195-202.

95 Ivi, p. 231. Le due cittadine individuate furono Münster, sede delle delegazioni cattoliche, e Osnabrück, campo operativo di quelle protestanti.

96 Cfr. M. ROSA -T.MONTANARI, Alessandro VII, in Enciclopedia dei Papi, op. cit., vol.

III, p. 337.

97 O. PONCET, Innocenzo X, in Dizionario Biografico degli Italiani, op. cit., vol. LXII, 2004, pp. 473-476.

98 R.J. ARAUJO, TheInternational Personality and Sovereignty of the Holy See, op. cit., p.

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Battaglia di Lepanto (1571) - l’assedio ottomano di Vienna presentò un lieto epilogo per la coalizione cristiana99.

“Il papato salva ancora l’Europa dai nemici esterni, ma non la governa più, e l’incomprensione del nuovo conduce la Chiesa Cattolica nelle braccia degli Stati assoluti, fin quasi a confondersi con essi” 100.

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 29-33)