1. Profili storici. Dagli albori della Cristianità ai nostri giorni
1.5. La crisi del Papato nell’Età dell’Assolutismo settecentesco
“Si può dire prima di tutto che la politica ecclesiastica seguita dalla Santa Sede nel tempo che va dalla metà del secolo XVII fino al 1789 è stata intensa quanto vivace. La maggiore difficoltà di poter seguire una linea di condotta sempre favorevole alla Chiesa derivava essenzialmente da due fatti: lo spirito del tempo e il groviglio degli affari temporali cui era facilmente trascinato il Pontefice”101.
Le parole di uno zelante storico ed esperto di temi ecclesiastici come il Prof.
Bettanini, colgono pienamente le questioni che coinvolsero la Santa Sede negli anni posteriori alle declamazioni di Westfalia: dopo aver lungamente esercitato - specie nell’Era di Mezzo - invasive potestà temporali, la Chiesa si ritrovò ad esercitare una oggettiva e difficoltosa difesa delle proprie prerogative giuridico-ordinamentali e persino spirituali102.
La critica al fenomeno religioso, di cui si resero artefici - da fine Seicento - gli intellettuali illuministi, apparve sempre più aggressiva. Anche in virtù di quanto generato nei decenni precedenti in nome della fede (in termini di vite umane e sofferenze), le comuni pratiche cristiane ed i relativi dogmi si
99 C. CARDIA, Universalità della funzione petrina (ipotesi ricostruttive). Prima parte:
fondamento e sviluppo storico del primato, op. cit., p. 54.
100 Ivi, p. 55.
101 A.M. BETTANINI, I concordati dell’età dell’assolutismo, in AA. VV., Chiesa e Stato.
Studi storici e giuridici per il decennale della Conciliazione tra la Santa Sede e l’Italia, op.
cit., vol. II, p. 248.
102 G. CASTELLARI, Santa Sede, op. cit., p. 533.
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presentavano come inconcepibili per chi esaltava la forza della ragione umana. Emblematica, del resto, è l’espressione con cui Voltaire era solito firmare le proprie lettere, avendo come implicito oggetto la Chiesa Cattolica:
“Écrasez l'infâme”.
Sotto altro piano, inoltre, nacquero e si diffusero su base nazionale, schemi ed archetipi giurisdizionalisti, i quali - subordinando l’organizzazione ecclesiale al potere dell’assolutismo sovrano - minacciavano apertamente la primazia del Pontefice, a vantaggio, al più, di aperture a teorie di stampo conciliarista.
Se già nella seconda metà del XVII secolo ebbe a svilupparsi in Francia - lungo tale direzione - il movimento gallicano, fu soprattutto fondandosi sul pensiero del vescovo ausiliare di Treviri, Febronio, che si sviluppò una prorompente legislazione antiecclesiastica in alcuni dei principali Stati europei103.
Ne discese la volontà, da parte della Sede Apostolica, di temperare le pesanti conseguenze cui andava incontro la Chiesa Cattolica, procedendo a singoli accordi di natura concordataria104 (in modo particolare ad opera di Benedetto XIII e Benedetto XIV)105.
Ciononostante, i tentativi pontifici volti ad accomodare la difficile situazione che andava profilandosi, furono frequentemente coronati da umilianti insuccessi. Si pensi - ad esempio - al faticoso viaggio a Vienna intrapreso (in prima persona) da Papa Pio VI, al fine di promuovere un’ampia discussione con Giuseppe II: l’imperatore d’Austria, tuttavia, accolse con grande freddezza il Pontefice, palesando una sostanziale indisponibilità ad ogni eventuale trattativa106.
103 Cfr. F. FINOCCHIARO, Diritto Ecclesiastico, Zanichelli, Bologna, 2015, pp. 19-21.
104 V. infra, par. 2.4.1. ss..
105 Dettagliata scansione degli accordi stipulati si ha nel già menzionato studio di A.M.
BETTANINI, I concordati dell’età dell’assolutismo, op. cit., pp. 213-251.
106 M. CAFFIERO,Pio VI, in Enciclopedia dei Papi, op. cit., vol. III, p. 496.
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D’altra parte, il declino internazionale della Santa Sede fu reso evidente - per tutto il XVIII secolo - da una serie di ulteriori avvenimenti che ne macchiarono finanche ciò che permaneva del suo antico prestigio: il Romano Pontefice era ormai percepito nelle corti europee come uno dei numerosi principi occupati a dividersi il dominio territoriale della penisola italiana107. Rappresentativo, in tal senso, può definirsi il Pontificato di Clemente XI, foriero di una serie di fallimentari iniziative politiche (di cui giova brevemente darne conto), nel quindicennio in cui l’intero Vecchio Continente si fronteggiò nella Guerra di Successione Spagnola108.
Oscillando in una posizione di neutralità mediatrice, Papa Albani risultò, inizialmente, del tutto inascoltato dai sovrani impegnati nel conflitto.
Successivamente, dinanzi alla sua crescente propensione a supportare le pretese dinastiche di Filippo V di Borbone, il summenzionato Pontefice fu costretto a subire - nel 1708 - l’invasione austriaca di parte dei domini della Chiesa; e per di più, dopo essere passato - con imbarazzante disinvoltura - a sostenere il candidato asburgico, divenne bersaglio delle conseguenti ritorsioni di parte francese. Si possono, pertanto, facilmente comprendere le ragioni del perché, nonostante le pressanti insistenze pontificie, una partecipazione papale ai negoziati finali che portarono alla conclusione dei Trattati di Utrecht (1713) e di Rastatt (1714) venne totalmente esclusa109.
107 Declino rinvenibile, altresì, nello Stato della Chiesa, affetto da una generalizzata stagnazione economico-finanziaria, da una produzione agricola bloccata e da non rade carestie. Cfr. F. CLEMENTI, Città del Vaticano, op. cit., p. 31.
108 S. ANDRETTA, Clemente XI, in Dizionario Biografico degli Italiani, op. cit., 1982, vol.
XXVI, pp. 307-309.
109 “Vaso di coccio tra il ferro delle potenze”:è in questi termini che il Prof. Caracciolo definisce la reale consistenza della Santa Sede nei confronti delle altre potenze. Cfr. A.
CARACCIOLO, Da Sisto V a Pio IX, in G. GALASSO (a cura di), Lo Stato Pontificio da Martino V a Pio IX, in Storia d’Italia, Utet, Torino, vol. XIV, 1978, p. 457.
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Parimenti, anche il tentativo - compiuto dal medesimo Clemente XI - di ridare nerbo all’idea di una unione cristiana contro gli ottomani, si rivelò ben poco proficuo per la posizione della Santa Sede nello scacchiere europeo110.
Se la voce papale aveva assunto connotazioni flebili al cospetto dei sovrani, questi ultimi - a far da contraltare - non lesinavano intromissioni in questioni che si espandevano anche ben al di là dei confini dei propri regni: oltre alle indebite pressioni nei conclavi (che si protrarranno fino agli inizi del XX secolo), due episodi - tra gli altri - meritano apposito accenno.
Si pensi, in primo luogo, alla nomina episcopale di Guillame Dubois - figura storicamente poco sacerdotale - cui Innocenzo XII, dopo lunghe trattative, fu costretto a concedere addirittura la porpora (1723) su insistente “invito”
francese111.
Allo stesso modo si può dire indicativa l’emanazione del Breve “Dominus ac Redemptor” (1773), con il quale Papa Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù, i cui membri erano apertamente osteggiati dalle corti cattoliche112.