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I contatti iniziali nella reciproca diffidenza

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 154-158)

3. La Santa Sede e le organizzazioni internazionali

3.1 Profili storici

3.1.2. La Santa Sede e le Nazioni Unite

3.1.2.1. I contatti iniziali nella reciproca diffidenza

Le derive dell’esacerbazione nazionalistica600 avevano portato la Sede Apostolica, sul finire del secondo conflitto mondiale, ad un’ampia indagine - d’approccio teologico - che potesse fornire delle risposte in merito allo sviluppo di forme di collaborazione intergovernativa. Invero, in uno scenario radicalmente mutato rispetto alle condizioni pre-belliche, la ricerca di nuovi assetti ed equilibri internazionali assumeva, per la Santa Sede, rilievo a dir poco centrale601.

Nondimeno - nonostante l’indubbia vicinanza che aveva caratterizzato, nei primi anni Quaranta, i rapporti tra gli Stati Uniti d’America e l’apparato diplomatico della Chiesa - dopo tentennamenti iniziali, alla Sede Apostolica venne negato di prendere parte alla costituenda Organizzazione delle Nazioni Unite602. Fu il Segretario di Stato americano (e futuro vincitore del Premio

599 EAD., La Santa Sede e l’ONU, op. cit., p. 49. Preme aggiungere che Pio XII creò appositamente per padre Cordovani - nell’ottobre 1942 - l’incarico di teologo della Segreteria di Stato, cfr. G. IGNESTI, Cordovani, Felice (in religione Mariano), in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1983, vol.

XXIX, pp. 37-38.

600 Sul tema, si rinvia alle considerazioni contenute in: V.ANDRIANO, Il rapporto giuridico tra Chiesa e Comunità Politica. La Chiesa e gli organismi internazionali, inAA.VV., Il diritto nel mistero della Chiesa, Libreria Editrice della Pontificia Università Lateranense, Roma, 1980, vol. IV, pp. 431-434.

601 Cfr. H. DE RIEDMATTEN, Santa Sede e organismi internazionali, op. cit., p. 94.

602 V. supra, par. 1.8..

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Nobel per la Pace), Cordell Hull, ad esplicitare nel settembre 1944, i motivi - essenzialmente politici - che fungevano da ostacolo ad una partecipazione vaticana, giungendo altresì ad affermare che la Santa Sede avrebbe potuto comunque contribuire, in altro modo, alle attività di carattere umanitario603. Tale esclusione - sotto più aspetti assimilabile a quella verificatasi venticinque anni prima, a proposito della Società delle Nazioni - come era prevedibile, non lasciò inalterati gli umori della Curia Romana. Nel dicembre dello stesso anno, infatti, in occasione del consueto radiomessaggio natalizio, Papa Pacelli presentò un catalogo volto ad illustrare “natura e condizioni di una efficace organizzazione per la pace”604, che sostanzialmente andò ad evidenziare la frattura prodottasi, sul punto, con le potenze promotrici delle Nazioni Unite605.

In ogni caso, la crescente espansione del fenomeno intergovernativo non consentì alla Sede Apostolica di perseverare in un atteggiamento di altezzoso distacco606.

Con la stessa ONU, conseguentemente, ebbero a svilupparsi dei rapporti di natura informale, concernenti principalmente due temi di notevole consistenza umana e strategica, soprattutto nel contesto storico proprio degli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

In primo luogo, si fa riferimento - venuto meno, nel 1947, il mandato britannico sulla Palestina - ai contatti volti alla definizione dello status giuridico di Gerusalemme e dei Luoghi Santi in essa siti: una questione - vissuta con particolare apprensione dalla Santa Sede, sin dalla metà del XIX secolo - che nell’ottica pontificia si sarebbe dovuta risolvere con

603 Cfr. S.FERLITO, L’attività internazionale della Santa Sede, op. cit., p. 135.

604 PIO XII, Radiomessaggio natalizio, 24 dicembre 1944, reperibile online sul sito:

https://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1944/documents/hf_p-xii_spe_19441224_natale.html

605 Cfr. L. AZARA, La Santa Sede e il sistema delle Nazioni Unite, in D.NOCILLA - L.

MONTEFERRANTE (a cura di), La storia, il dialogo, il rispetto della persona. Scritti in onore del Cardinale Achille Silvestrini, op. cit., p. 138.

606 M.FLORY, Paul VI et les organisations internationales, op. cit., p. 97.

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l’istituzione, a vantaggio dell’intera città, di un corpus separatum internazionalizzato607.

In secondo luogo, meritano un dedicato approfondimento le iniziative assunte dalla diplomazia papale a sostegno delle migliaia di rifugiati che, a conflitto concluso, continuavano ad affollare il continente europeo.

A tale riguardo, nel 1947, un delegato vaticano venne inviato in Sud America al fine di caldeggiare, dinanzi ai governi locali, un progetto dell’“International Refugee Organization” (IRO), diretto a favorire l’accoglimento di profughi, entro i confini latinoamericani608.

In virtù di tale gradito affiancamento e grazie all’interessamento di mons.

Montini, il “Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite” (ECOSOC) - con Risoluzione 393 (XIII) del 10 settembre 1951 - nominò la Sede Apostolica tra i quindici membri che avrebbero costituito il Comitato Consultivo dell’“Alto Commissariato per i rifugiati” (UNHCR), rendendola poi, di volta in volta, membro di quegli organismi che - nel tempo - sarebbero andati a sostituire l’organo citato609.

Nei medesimi anni, inoltre, la Santa Sede venne invitata a far parte di agenzie specializzate dell’ONU e di organizzazioni in rapporti di stretta vicinanza con quest’ultima.

Sul tema, è significativo il modo in cui tali adesioni si concretizzarono. Se ciò accadde fu grazie alla premura di singoli uomini, ecclesiastici e laici, che - resisi conto della crescente importanza delle dinamiche multilaterali -

607 Tale linea politica, nel corso degli anni, ha subito delle evoluzioni correlate alle vicende storicamente verificatesi nello scenario arabo-israeliano. Cfr. F. MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazioni internazionali, op. cit., pp. 9-10. Numerosi riferimenti bibliografici sul tema sono riportati, nel presente lavoro, alla nota 233 del I Capitolo.

608 Cfr. S.M. TOMASI, The Diplomatic Representations of the Holy See to the United Nations and Other International Organizations, in F.IMODA -R. PAPINI (a cura di), The Catholic Church and the International Policy of the Holy See, Nagard, Milano, 2008, pp.

92-93.

609 Cfr. S.FERLITO, L’attività internazionale della Santa Sede, op. cit., pp. 135-138; C.

MENEGUZZI ROSTAGNI, La Santa Sede e l’ONU, op. cit., p. 51; I.E.CARDINALE, The Holy See and the International Order, op. cit., p. 233.

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misero a disposizione le proprie conoscenze, al fine di avviare una serie di partecipazioni ufficiali delle delegazioni pontificie610.

Sintomatica è la vicenda di mons. Luigi G. Ligutti, il quale - da Direttore Esecutivo della “National Catholic Rural Life Conference”, un organismo della Conferenza Episcopale statunitense - diede inizio alla graduale presenza vaticana in seno alla FAO, fino a divenirne egli stesso (nel febbraio 1949) osservatore permanente611.

Parimenti decisivo fu l’apporto prestato da Jean Larnaud, la cui opera nel

“Comité Catholique International de Coordination aupres de l’Unesco”, condusse, dopo un’iniziale diffidenza della Sede Apostolica612, alla nomina (il 9 giugno 1952) di un osservatore presso tale IGO, nata per promuovere la pace per il tramite della diffusione dell’istruzione, della scienza e della cultura613. Nell’occasione, per l’incarico venne designato mons. Angelo Roncalli, nunzio apostolico a Parigi614, mentre già dal maggio 1953, la Segreteria di Stato optò per una rappresentanza autonoma e distinta da quella sussistente presso il governo transalpino615.

Da ultimo, si può ricordare l’opera del cardinale Francis Spellman, il quale - con il supporto del premio Nobel per la Pace Ralph Bunche - si adoperò affinché la Santa Sede prendesse parte alla “Conferenza Mondiale sull’Utilizzazione Pacifica dell’Energia Atomica” (che si tenne a Ginevra nel

610 Cfr. V.BUONOMO, Brevi annotazioni sulla diplomazia multilaterale della Santa Sede, in Ius Ecclesiae, XIX, 2007, p. 681.

611 Ivi, pp. 681-682; R.A. MELNIK, Pontifical Legation to the United Nations (Prima parte), in Periodica de re canonica, 2009, 2, p. 365, nota 1;H. DE RIEDMATTEN, Santa Sede e organismi internazionali, op. cit., pp. 104-105.

612 F.MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazioni internazionali, op. cit., p. 3.

613 V.BUONOMO, Brevi annotazioni sulla diplomazia multilaterale della Santa Sede, op.

cit., p. 682; G. CHELI, La place et le rôle du Saint-Siège dans les institutions internationales, in J.B. D’ONORIO (sous la direction de), Le Saint-Siège dans les relations internationales, Cerf-Cujas, Paris, 1989, p. 96.

614 La nomina di mons. Roncalli avvenne con la celebre “lettera dei tre Papi”, così denominata perché, indirizzata al futuro Giovanni XXIII, venne firmata dall’allora Sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Montini, a nome del Pontefice regnante, Pio XII.

Cfr. V.BUONOMO, Brevi annotazioni sulla diplomazia multilaterale della Santa Sede, op.

cit., pp. 682-683.

615 S. VEROSTA, International Organisations and the Holy See, op. cit., p. 209; H. DE

RIEDMATTEN, Santa Sede e organismi internazionali, op. cit., p. 105.

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1955), e divenisse successivamente membro, nel 1956, dell’“Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica” (AIEA)616.

Ciò detto, per quanto nel medesimo anno si fosse anche disposta la partecipazione di un rappresentante vaticano ai lavori estivi dell’ECOSOC, è da evidenziare come i timori di Papa Pacelli, sull’intrinseca funzionalità delle Nazioni Unite, si perpetuarono fino alla fine del suo Pontificato.

D’altra parte, quasi a confermarne i suoi dubbi, sempre nel 1956, gli esiti della Rivoluzione Ungherese minarono considerevolmente la credibilità dell’ONU, spingendo lo stesso Pio XII ad invocare un cambio di rotta che offrisse maggiore autorità e reali capacità di intervento alla suddetta organizzazione intergovernativa617.

3.1.2.2. L’apertura giovannea e la proficua collaborazione negli anni di

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