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Dalla Seconda Guerra Mondiale alla firma dei

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 164-168)

3. La Santa Sede e le organizzazioni internazionali

3.1 Profili storici

3.1.3.1. Dalla Seconda Guerra Mondiale alla firma dei

3.1.3. La Sede Apostolica ed il processo d’integrazione europea.

3.1.3.1. Dalla Seconda Guerra Mondiale alla firma dei Trattati di Roma.

Passando ad approfondire i rapporti della Sede Apostolica con le principali organizzazioni intergovernative europee, si deve primariamente sottolineare l’ineludibile legame della Chiesa di Roma con il Vecchio Continente.

Al riguardo, seppure siano legittimamente sollevabili delle obiezioni in merito alla storicità di un’Europa politicamente unita e cristiana, resta innegabile che l’elemento religioso, nel corso dei secoli, abbia sostanziato l’humus valoriale proprio della Civiltà Occidentale644.

642 V. infra, par. 3.2.2..

643 Una riforma che apra “a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni”. Cfr. FRANCESCO, Discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 25 settembre 2015, reperibile online sul sito:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/september/documents/papa-francesco_20150925_onu-visita.html.

644 Particolarmente interessante si rivela, sul tema, il contributo di M. TEDESCHI, La respublica cristiana e l’idea di Europa, op. cit., pp. 27-32.

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La stessa collocazione geografica della Santa Sede, del resto, ha fatto sì che il suolo europeo divenisse - ab origine - terra d’elezione della diplomazia vaticana645.

“[O]gni Pontefice ha considerato l’Europa come il cardine fondamentale della struttura istituzionale della Chiesa cattolica e la sua cultura come il tessuto di base per l’elaborazione del pensiero teologico cristiano”646.

Ciò detto, se la parentesi congressuale viennese (1815) - volàno di una Restaurazione destinata, dopo pochi decenni, al fallimento - può ritenersi “il primo embrionale tentativo di regolare le relazioni interstatali al fine di

‘assurer le repos et la prospérité des peuples et le maintien de la paix’”647, sarà ancora una volta la conclusione della Seconda Guerra Mondiale a spingere la Sede Apostolica a nette prese di posizione sul futuro scenario dello scacchiere europeo.

In quel frangente, mentre in seno alla Curia Romana si ponevano seri interrogativi in merito ai precisi termini di relazione da adottare nei confronti dello spauracchio comunista648, per Pio XII diveniva centrale l’esigenza di

645 Cfr. C.MIGLIORE, Relazioni tra la Santa Sede e gli Stati europei, in Ius Ecclesiae, XI, 1999, pp. 365-366; C.F. GALLOTTI, Santa Sede e cooperazione internazionale (Linee metodologiche di interpretazione), Università degli studi di Firenze. Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Firenze, 2003, p. 28.

646 G. BARBERINI, La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, in G.

LEZIROLI (a cura di), La Chiesa e l’Europa, op. cit., p. 86.

647 F.MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazione internazionale, op. cit., p.

4. 648 Il riferimento è alla disparità di vedute tra i due uomini forti della Segreteria di Stato del tempo, mons. Montini e mons. Tardini. Cfr. D.PASQUINUCCI, “L’Osservatore Romano” e le origini dell’integrazione europea (1947-1957), in M. MUGNAINI (a cura di), Stato, Chiesa e relazioni internazionali, op. cit., p. 173. Indicativi risultano, altresì, i pensieri di Luigi Sturzo, espressi all’alba dell’anno in cui il conflitto mondiale avrebbe avuto fine, e contenuti in: L.STURZO, The Vatican’s Position in Europe, in Foreign Affairs, 23, 1945, p.

220: “Tomorrow, Pius XII will be confronted with new problems. There will be new political leadership in Europe; there will be inevitable economic and political crisis of the postwar period”.

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contribuire alla creazione di un’Europa dalle solide fondamenta istituzionali, che poggiasse stabilmente sulle proprie radici cristiane649.

Non è certamente un mistero che Papa Pacelli - mirando all’edificazione di un baluardo che si opponesse ai pericoli dell’influenza strategica ed ideologica sovietica650 - abbia ripetutamente sostenuto i progetti di matrice europeista651.

In tale ottica, tra le preoccupazioni primarie della Santa Sede vi era quella attinente alle sorti della nazione tedesca, nei cui confronti essa auspicava una politica comune, finalizzata al bilanciamento degli equilibri continentali652. Nel medesimo tempo, erano percepite con particolare apprezzamento tutte le proposte dirette a favorire l’integrazione e la ripresa economica (in particolar modo, vennero ben valutati gli aiuti statunitensi offerti per il tramite del

“Piano Marshall” (1947))653.

Significativo, sul punto, può dirsi il richiamo alla solidarietà, invocata nel Radiomessaggio natalizio del 1948654; così come si può considerare indubbiamente positiva l’accoglienza pontificia riservata alla celebre

“Dichiarazione Schuman” (1950), la quale - prologo alla “Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio” (CECA) - incoraggiava il riavvicinamento tra

649 C. DE MONTCLOS-ALIX, Le Saint-Siège et l’Europe, in J.B. D’ONORIO (sous le direction de), Le Saint-Siège dans les relations internationales, op. cit., p. 140.

650 G.BARBERINI, La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, op. cit., pp. 89-90; C. CARDIA, La soggettività internazionale della Santa Sede e i processi di integrazione europea, op. cit., pp. 310-311.

651 Per una ricostruzione puntuale e dettagliata degli avvenimenti concernenti il processo di integrazione europea lungo il Pontificato di Papa Pacelli, si veda C. MENEGUZZI

ROSTAGNI, Il Vaticano e la costruzione europea (1948-1957), in E. DI NOLFO - R.H.

RANEIRO -B. VIGEZZI (a cura di), L’Italia e la politica di potenza (1950-60), Marzorati, Settimio Milanese, 1992, pp. 143-172.

652 Ivi, pp. 145-146.

653 D. PASQUINUCCI, “L’Osservatore Romano” e le origini dell’integrazione europea (1947-1957), op. cit., pp. 176-180; G. BARBERINI, La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, op. cit., p. 92.

654 C. DE MONTCLOS-ALIX, Le Saint-Siège et l’Europe, op. cit., p. 142.

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Francia e Germania, ed apriva alla prospettiva di una futura unione federale europea655.

Conseguentemente, per quanto Papa Pacelli continuasse a venire accusato di promuovere - nei fatti - una “Europe vaticane”656, l’appoggio della Santa Sede al processo istituzionale comunitario divenne pressoché una costante per la gran parte degli anni Cinquanta657. Un interesse testimoniato, tra l’altro, dall’installazione, a Strasburgo, nel 1956, del “Catholic Office of Information and Iniziative for Europe” (OCIPE), centro gesuitico di studi e d’analisi politica, sorto con l’avallo della Segreteria di Stato658.

Obiettivo nemmeno troppo celato era quello di assicurare all’Europa una rinnovata centralità nella Comunità Internazionale, garantendole margini di autonomia nello scontro tra i blocchi contrapposti, che andavano sempre più nitidamente configurandosi659.

Divengono facilmente comprensibili, quindi, le perplessità e le preoccupazioni dell’establishment papale, dinanzi agli esiti politici che, prima e nel corso del medesimo decennio, minarono le basi delle auspicate realizzazioni europee660. Emblematico è il noto rigetto vaticano per l’alleanza militare, di marcato stampo antitedesco, che venne sancito - tra Francia, Inghilterra ed i Paesi del Benelux - con il Patto di Bruxelles (1948); così

655 D. PASQUINUCCI, “L’Osservatore Romano” e le origini dell’integrazione europea (1947-1957), op. cit., pp. 186-187; C.MENEGUZZI ROSTAGNI, Il Vaticano e la costruzione europea (1948-1957), op. cit., p. 146. Sul punto giova sottolineare che, in occasione del Congresso dell’Aja - svoltosi nella città olandese tra il 7 e l’11 maggio 1948, e prima vera espressione del movimento federale europeo - non mancò la presenza dell’allora internunzio in Olanda, mons. Paolo Giobbe.

656 Y.M.HILARIE, Paul VI et l’Europe, in AA. VV., Paul VI et la vie internazionale, op.

cit., p. 66.

657 Meritevole di consultazione è la rapida ricostruzione delle varie tappe dell’integrazione europea, contenuta in: O.FUMAGALLI CARULLI, A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio. Libertà dello Stato e libertà delle chiese, V&P, Milano, 2006, pp. 117-118.

658 Cfr. F. MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazione internazionale, op.

cit., p. 7.

659 Cfr. C.MENEGUZZI ROSTAGNI, Il Vaticano e la costruzione europea (1948-1957), op.

cit., p. 145.

660 Perplessità che, per lo meno inizialmente, riguardarono anche la creazione del Consiglio d’Europa e la nascita dell’Alleanza Atlantica.

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come profonda può dirsi la delusione per il fallimento della Comunità Europea di Difesa (CED), generato principalmente a causa di un ripensamento transalpino (agosto 1954)661.

Dopo tale empasse, tuttavia, pochi mesi prima della morte di Pio XII, un nuovo slancio al sostegno pontificio fu offerto dalla firma dei Trattati di Roma (25 marzo 1957), istitutivi della “Comunità Economica Europea”

(CEE) e della “Comunità Europea dell’Energia Atomica” (EURATOM).

Un evento, quello indicato, accolto con entusiasmo dalle tradizionali fonti d’informazione vaticana e definito come “le plus important et le plus significatif de l’histoire moderne de la Ville éternelle”662.

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