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La Santa Sede e le altre organizzazioni internazionali

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 177-185)

3. La Santa Sede e le organizzazioni internazionali

3.1 Profili storici

3.1.4. La Santa Sede e le altre organizzazioni internazionali

3.1.4. La Santa Sede e le altre organizzazioni internazionali.

Osservando l’attuale quadro delle relazioni della Santa Sede con le IGOs, non si può non rilevare la strategia fortemente presenzialista adottata dalla diplomazia vaticana.

La verifica incrociata dei vari dati rinvenibili in materia, offre il chiaro indice di una partecipazione vasta e certamente non immaginabile - per lo meno in tali proporzioni - pochi decenni fa703.

700 In considerazione della vicinanza tra Papa Francesco e la linea editoriale de “La Civiltà Cattolica”, si invita alle lettura alle riflessioni proposte in: E. GRACE, Il futuro della solidarietà europea e la Dichiarazione Schuman, in La Civiltà Cattolica, 2016, III, pp.

350-351, 361-362.

701 Tra i diversi interventi merita di essere ricordato il discorso di Papa Francesco tenuto - il 6 maggio 2016 - in occasione del conferimento del Premio “Carlo Magno”. Indicativa è la circostanza che ha visto il Pontefice regnante trarre alcuni spunti, per tale occasione, dall’opera “L’idea di Europa. La ‘crisi’ di ogni politica ‘cristiana’”, del gesuita Erich Przywara, maestro di Hans Urs von Balthasar, tra i più autorevoli mentori di Joseph Ratzinger. Il testo del discorso è reperibile online sul sito:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/documents/papa-francesco_20160506_premio-carlo-magno.html.

702 Al riguardo, non percependosi marcatamente nelle parole di Papa Francesco - per lo meno al momento -, una vis polemica antistatunitense di matrice latino-americana, ed alla luce di precise scelte geopolitiche vaticane, non pare azzardato poter immaginare - pur con i dovuti distinguo rispetto al noto “slogan geografico” di wojtyliana memoria - la futura prospettazione di un’idea di America, che vada “dal Beagle al Bering”.

703 Impareggiabili strumenti di conoscenza si sono rivelati gli Annuari Pontifici, nei quali risultano pubblicate - di anno in anno, ed in termini analitici - informazioni ufficiali e di carattere globale, relative alla Chiesa Cattolica. In particolare, si è consultato l’Annuario Pontificio per l’anno 2016, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 2016, pp. 1327-1330. Sia pure non molto aggiornati, egualmente utili sono stati i seguenti link:

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Risulta conveniente, pertanto, procedere ad una - seppur rapida - scansione dei legami instauratisi tra la Sede Apostolica ed alcune delle ulteriori e principali organizzazioni oggigiorno impegnate nel panorama internazionale.

3.1.4.1. Le relazioni con le organizzazioni intergovernative di carattere universale.

In merito alle organizzazioni internazionali operanti su scala mondiale, preme primariamente riferire della partecipazione papale all’“Organizzazione Mondiale della Sanità” (OMS), sorta nel 1946, e dal 1948 attiva al fine di garantire alla popolazione dei cinque continenti, i più elevati standard di salute e benessere fisico, mentale e sociale704.

Uno scopo “eminentemente humanitario”, quello appena indicato, che non poteva lasciare indifferente la Santa Sede705, la quale - sin dalla fine degli anni Quaranta - ebbe modo di partecipare informalmente (pur con qualche esitazione iniziale, ma comunque con costanza a partire dal 1952) alle Assemblee Mondiali della Sanità706.

Dal 1967, poi, a voler marcare una maggiore vicinanza con tale organizzazione, la Segreteria di Stato decise che l’osservatore permanente

http://www.vatican.va/news_services/press/documentazione/documents/corpo-diplomatico/corpo-diplomatico_internazionali_elenco_it.html;

http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/documents/rc_seg-st_20010123_holy-see-relations_it.html.

Apposita menzione merita il pioneristico lavoro documentale di E. GALLINA, Le organizzazioni internazionali e la Chiesa cattolica, op. cit., pp. 88-91.

704 Preziose e dettagliate notizie sull’Organizzazione Mondiale della Sanità, in primis di natura storica, si rinvengono online sul sito:

http://www.who.int/about/history/en/.

705 J.MANZANARES, La Iglesia ante los organismos internacionales. El hecho y su sentido, op. cit., p. 202.

706 Cfr. H. DE RIEDMATTEN, La presenza della Santa Sede negli organismi internazionali, op. cit., pp. 106-107.

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accreditato presso l’Ufficio ONU a Ginevra, avrebbe avuto tra i suoi compiti anche quello di rappresentare la Sede Apostolica presso l’OMS707.

Da allora si può segnalare una collaborazione certamente preziosa, ma che - soprattutto negli ultimi anni - non è stata esente da difficoltà, concernenti le linee d’intervento considerate (ex parte vaticana) come favorevoli a politiche abortiste708, o in ogni caso non pienamente collimanti con la visione antropologica della Chiesa Cattolica709.

Indicativa è la vicenda riguardante il rapporto tra la Santa Sede e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO), di stanza a Vienna710.

A tal proposito, si può ricordare come, nel 1971, la Sede Apostolica abbia provveduto alla nomina di un delegato permanente711, essendo divenuta uno dei membri della suddetta IGO. Tuttavia, già nel 1975, in seno alla Curia Romana si optò per la rinuncia ad una presenza pleno iure, e si scelse di procedere alla sostituzione del delegato con un osservatore permanente712. Un cambio di rotta sicuramente associabile a problematiche di natura economica (i membri dei singoli organismi internazionali sono

707 Ibidem; F.MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazione internazionale, op.

cit., p. 9.

708 Cfr.A.SPECIALE, La pillola del giorno dopo non è un medicinale salva-vita, 30 maggio 2013, reperibile online sul sito:

http://www.lastampa.it/2013/05/30/vaticaninsider/ita/nel-mondo/la-pillola-del-giorno-dopo-non-un-medicinale-salvavita-3H4Jw44ytEfpv0QV5WlxWK/pagina.html.

709 Cfr. M.PONZI, La dignità della vita obiettivo dell’impegno pastorale e scientifico, in L’Osservatore Romano, 17 giugno 2009.

710 “L’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) assiste i Paesi in Via di Sviluppo (PVS) e quelli con economie in transizione, al fine di favorire uno sviluppo industriale sostenibile e la cooperazione internazionale tra le imprese. Per mezzo dei suoi 52 uffici nei PVS e in collaborazione con i 171 Paesi membri, UNIDO persegue tale scopo attraverso la mobilitazione di risorse umane, conoscitive e tecnologiche, grazie alle quali favorisce l’occupazione produttiva e lo sviluppo industriale sostenibile”.

Maggiori informazioni si possono reperire online sul sito:

http://www.unido.it/.

711 A proposito delle differenze correlate alle figure del delegato e dell’osservatore permanente, si veda il par. 3.2.3..

712 Cfr. F. MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazione internazionale, op.

cit., p. 8.

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ordinariamente chiamati a contribuire - in misura più o meno ingente - al sostentamento finanziario dell’ente stesso)713, ma altresì verosimilmente connesso a punti di vista discordanti sulle politiche concretamente adottate dall’UNIDO.

Del resto, che la Santa Sede - a livello internazionale - non abbia timori nel palesare le proprie preferenze su certi indirizzi piuttosto che su altri, si può ravvisare osservando il diverso atteggiamento assunto, in passato, nei confronti del “General Agreement on Tariffs and Trade” (GATT) e della

“United Nations Conference on Trade and Development” (UNCTAD);

organismi, quelli appena menzionati, direttamente o indirettamente coinvolti nel processo di emancipazione dei Paesi in via di sviluppo.

Non è un mistero, infatti, che le direttrici perseguite dall’UNCTAD (della quale la Santa Sede è membro) meglio si conciliavano - rispetto alle logiche di natura liberista promosse dal GATT - con il sostegno rivolto dalla diplomazia vaticana - ed in primo luogo dal Magistero Pontificio - alle rivendicazioni terzomondiste714.

Nondimeno, è da rilevare come, con la “World Trade Organization” (WTO) - organizzazione che, dal 1995, è andata a sostituire il GATT - la Sede Apostolica abbia stabilito delle relazioni che, nel luglio 1997, hanno portato alla nomina di un rappresentante vaticano, quale osservatore permanente715.

713 Cfr. C.F.GALLOTTI, Santa Sede e cooperazione internazionale (Linee metodologiche di interpretazione), op. cit., pp. 20-21.

714 “[L]a S. Sede e la sua diplomazia condannavano il GATT ed appoggiavano l’UNCTAD. L’uno era espressione degli interessi degli Stati occidentali industrializzati - segnatamente degli Stati Uniti - e delle loro esigenze di libero accesso alle materie prime e di abbattimento delle barriere doganali; l’altro, istituito quando ormai la maggioranza in seno all’ONU apparteneva ai paesi del Terzo Mondo, manifestava la consapevolezza di questi ultimi circa lo stretto rapporto fra i problemi dell’autonomia politica e quelli della condizione economica”. S. FERLITO, Santa Sede e politica internazionale (Riflessioni metodologiche a proposito di due recenti convegni), in Il Diritto Ecclesiastico, 1990, 4, pp.

566-567.

715 S.M.TOMASI, The Diplomatic Representations of the Holy See to the United Nations and Other International Organizations, op. cit., p. 102.

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Una partecipazione, questa, che necessita di una duplice sottolineatura. Da un lato, affiora chiaramente che la Santa Sede ha deciso di prendervi parte per offrire un contributo di indole precipuamente ed essenzialmente etica716, non potendosi trascurare come il regime monopolistico che caratterizza lo Stato della Città del Vaticano, si ponga in una realtà giuridica nettamente antitetica agli obiettivi cui mira il WTO717. Dall’altro lato, a conferma della natura peculiare dei suoi scopi, si può evidenziare come la Sede Apostolica - a differenza dagli altri soggetti che partecipano alle attività del WTO in qualità di osservatori permanenti - non ha obblighi circa la necessità di negoziare una sua futura e piena membership718.

Passando, da ultimo, ad affrontare il tema in epigrafe soffermando l’attenzione sugli anni più recenti, preme porre in risalto alcuni accadimenti importanti, ma non particolarmente approfonditi in dottrina.

In primo luogo, si reputa interessante menzionare la proposta formulata - nell’ottobre 2011 - dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e relativa all’istituzione di un’Autorità Pubblica Mondiale a competenza universale, dotata di idonei strumenti di governo dei fenomeni globali719. Sul punto, non v’è dubbio che siffatta proposta si sia rivelata oggettivamente poco felice, avendo ottenuto riscontri pratici pressoché nulli, oltre che

716 Si segnala, inter alia, al riguardo, quanto affermato dalla Santa Sede a proposito del rapporto tra gli aspetti economici legati al diritto alla proprietà intellettuale e l’accesso ai medicinali di base, in: Nota della Santa Sede al Consiglio per gli aspetti del diritto della proprietà intellettuale relativi al commercio (ADPIC/TRIPS) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC/WTO), 20 giugno 2001, reperibile online sul sito:

http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/documents/rc_seg-st_doc_20010620_wto_it.html.

717 Cfr. V.BUONOMO, Brevi annotazioni sulla diplomazia multilaterale della Santa Sede, op. cit., pp. 685-686.

718 S.M.TOMASI, The Diplomatic Representations of the Holy See to the United Nations and Other International Organizations, op. cit., p. 102.

719 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale, 24 ottobre 2011, reperibile online sul sito:

http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpea ce_doc_20111024_nota_it.html.

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critiche serrate non soltanto all’interno dei dicasteri vaticani720. Tuttavia, su tale iniziativa, due aspetti più di altri meritano di essere sottolineati.

In primo luogo, nel documento presentato si è fatta espressa menzione del non nuovo desiderio della Santa Sede - palesato ultimamente da Benedetto XVI, nella “Caritas in Veritate” (paragrafo 67) - di dare vita ad un’istituzione politica regolatrice delle dinamiche mondiali, che tenga sostanzialmente conto di alcune chiavi di lettura tipiche della Dottrina Sociale della Chiesa.

In secondo luogo, è importante ricordare come, nel suddetto progetto, sia rimasto centrale il modello offerto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, alla quale - nelle intenzioni dichiarate - si sarebbe dovuto guardare nell’ipotizzato processo di riforma, che avrebbe dovuto condurre alla nascita della menzionata Autorità.

Concludendo, si rivela significativo - soprattutto ove si tenga conto dell’evoluzione della prassi in materia - quanto verificatosi nei rapporti della Sede Apostolica con l’“Organizzazione Internazionale delle Migrazioni”

(IOM). In questo caso, le modalità dell’adesione papale - avvenuta il 6 dicembre 2011 - hanno costituito una novità di rilievo: per la prima volta, infatti, è stata la medesima Santa Sede a richiedere - ufficialmente - di divenire parte di un ente intergovernativo, mentre - in passato - la

720 Seppur di stampo tipicamente giornalistico, si segnala una serie di articoli - pubblicati nei giorni successivi alla presentazione della proposta del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax - che hanno reso noti i diversi malumori ed i commenti negativi emersi: S.MAGISTER,

“Occupare Wall Street”. Il Vaticano sulle barricate, 24 ottobre 2011, reperibile online sul sito:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1349959;

ID., Il professor Forte boccia il temino timbrato Bertone, 26 ottobre 2011, reperibile online sul sito:

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/10/26/il-professor-forte-boccia-il-temino-timbrato-bertone/;

ID., Bertone prende le distanze dal Consiglio Giustizia e Pace, 11 novembre 2011, reperibile online sul sito:

http://www.noisiamochiesa.org/bertone-prende-le-distanze-dal-consiglio-giustizia-e-pace/.

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formalizzazione delle relazioni era sempre derivata da un apposito invito rivolto dalla specifica organizzazione internazionale721.

3.1.4.2. I rapporti con le organizzazioni intergovernative di carattere regionale.

Analizzando il tema della partecipazione della Sede Apostolica alle organizzazioni internazionali regionali, si può sicuramente rilevare come anche verso tali forme di aggregazione interstatuale, la diplomazia papale denoti un tendenziale favore722.

In particolare, come già precedentemente accennato, non v’è dubbio che la Santa Sede abbia a lungo mostrato una peculiare solerzia nei riguardi del processo d’integrazione politica europea723.

Nondimeno, v’è da dire che siffatto interesse non è sempre stato corrisposto con pari enfasi, ove lo si relazioni ad esperienze analoghe. In materia, infatti - sebbene si possa obiettare che il cammino intergovernativo percorso negli altri continenti vanti origini più recenti -, appare doveroso prendere atto di come la Sede Apostolica abbia dovuto, sovente, fare realisticamente i conti con iniziative di carattere strettamente “locale” o comunque promosse in aree scarsamente popolate da cattolici. E ciò allorquando essa non abbia persino dovuto fare i conti con una più che aperta diffidenza nei suoi confronti.

Sintomatica potrebbe dirsi l’esperienza sperimentata nei rapporti con l’“Organizzazione dell’Unità Africana” (OUA), la quale - date le sue finalità

721 V.BUONOMO, Considerazioni sul rapporto tra diritto canonico e diritto internazionale, op. cit., p. 64, nota 136.

722 Cfr. C.F.GALLOTTI, Santa Sede e cooperazione internazionale (Linee metodologiche di interpretazione), op. cit., p. 26.

723 V. supra, parr. 3.1.3. ss..

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- ha rifiutato, per lungo tempo, la presenza ufficiale di osservatori o di enti internazionali non geograficamente legati al suolo africano724.

Una circostanza, questa, che ha avuto sviluppi per la Sede Apostolica, soltanto il 19 ottobre del 2000 (a circa quarant’anni dalla fondazione della suddetta IGO), giorno in cui, ad Addis Abeba, Salim Ahmed Salim - segretario generale dell’OUA - e mons. Silvano Maria Tomasi - al tempo nunzio apostolico in Etiopia ed Eritrea - hanno sottoscritto un agreement di natura bilaterale725.

In base all’art. 2 di tale accordo (e, quindi, non in virtù di un dettato normativo avente - in seno all’OUA - valenza generale), presso l’organizzazione726 è stato accreditato un osservatore vaticano727.

D’altra parte, una convenzione similare nei contenuti è stata siglata - nel medesimo anno - con la “Lega degli Stati Arabi”, che ha permesso alla diplomazia papale di poter ivi disporre di un delegato aggiunto, avente funzioni di osservatore728.

Ebbene, gli esempi menzionati sembrano confermare la disponibilità della Santa Sede ad impegnarsi anche in contesti segnati da culture e tradizioni non necessariamente ricollegabili all’idealità cristiana729.

724 In virtù di quanto detto, un ruolo importante venne ricoperto - soltanto a livello informale - dal Simposio delle Conferenze dell’Africa e del Madagascar (SCEAM). Cfr. F.

PETRONCELLI HÜBLER, La Chiesa Cattolica nella Comunità Internazionale, in Il Diritto Ecclesiastico, 1991, 1, p. 678.

725 S.M.TOMASI, The Diplomatic Representations of the Holy See to the United Nations and Other International Organizations, op. cit., p. 89.

726 Dal 9 luglio 2002, l’Organizzazione dell’Unità Africana è stata sostituita dall’Unione Africana (UA). Cfr. A. CHILÀ, Dall’Organizzazione dell’Unità Africana all’Unione Africana, in AA. VV., Africana Miscellanea di studi extraeuropei, ETS, Pisa, 2002, pp.

77-85

727 Cfr. V.BUONOMO, Brevi annotazioni sulla diplomazia multilaterale della Santa Sede, op. cit., p. 686.

728 ID., Organismos internacionales (presencia de la Santa Sede en), in Diccionario General de Derecho Canonico, Thomson Reuters Aranzadi, Cizur Menor (Navarra), 2012, vol. V, p. 834.

729 S.M.TOMASI, The Diplomatic Representations of the Holy See to the United Nations and Other International Organizations, op. cit., p. 89.

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È in una direzione di costante richiamo etico, pertanto, che - pur permanendo la profonda eco della missione ecclesiale - può inquadrarsi la presenza di rappresentanti pontifici presso la “Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale” (ECOWAS/CEDEAO), nei consessi dell’“Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico” (ASEAN), o - ancora - agli incontri, tenuti a Nuova Delhi, della “Asian-African Legal Consultative Organization”

(AALCO).

Si segnala, infine - anche in considerazione della già accennata attenzione del Pontefice regnante per l’area americana - la partecipazione della Santa Sede alle attività dell’“Organizzazione degli Stati Americani” (OAS) (sin dal 1978), della “Caribbean Community” (CARI.COM) e del “Sistema dell’Integrazione Centroamericana” (SICA).

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 177-185)