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Dal mancato ingresso nella Società delle Nazioni

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 148-154)

3. La Santa Sede e le organizzazioni internazionali

3.1 Profili storici

3.1.1. Le prime organizzazioni internazionali

3.1.1.2. Dal mancato ingresso nella Società delle Nazioni

Strascichi della “Questione Romana” possono certamente cogliersi a proposito dell’ipotizzata adesione papale alla “Società delle Nazioni”.

Al riguardo, v’è da premettere che le brutture del Primo Conflitto Mondiale avevano reiteratamente spinto Benedetto XV ad una non abituale esposizione, al fine di promuovere la cessazione delle ostilità, ed allo scopo di gettare le basi per una pace “giusta e durevole”574.

È da rilevare, del resto, come già nel 1916, in un poco conosciuto volumetto di Enrico Bafile (persona in rapporti di amicizia con l’allora Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, mons. Federico Tedeschini), intitolato “La formula della Pace”, si sia ipotizzata la creazione di un ente che - richiamandosi ai principi cristiani - permettesse l’instaurazione di un nuovo ordine internazionale575. A fortiori, dunque, può affermarsi che la

573 In merito alla visione cattolica del diritto internazionale, preme riportare un passo particolarmente significativo, riferibile alla situazione vigente agli inizi del Novecento:

“Prima del grande conflitto, i cattolici avevano quasi veduto nel Diritto Internazionale di allora un nemico, un ostacolo insormontabile. Prevalendo la scuola positiva, per cui solo gli Stati potevano essere titolari di diritti e doveri internazionali, la S. Sede ne veniva esclusa a priori, pregiudizialmente, senza possibilità di una ulteriore ricerca”. G.P.

CANSACCHI, Il Papa e la Società delle Nazioni, op. cit., p. 35.

574 Oltre alla celebre nota del 1° agosto 1917 e all’allocuzione pontificia della vigilia di Natale 1918, Papa Della Chiesa sostenne, nel marzo 1919, la realizzazione del Congresso Cristiano Sociale Internazionale (cui presero parte rappresentanti cattolici dei Paesi neutrali e degli ex Imperi Centrali), ed appoggiò la nascita del Movimento di Pax Romana. Cfr. L.

SALVATORELLI, La politica della Santa Sede dopo la guerra, Istituto per gli studi di politica internazionale, Milano, 1937, pp. 18-19.

575 Ivi, p. 33.

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stessa Lega di Ginevra sia stata, nel tempo, “quasi suggerita” da Benedetto XV576.

Le condizioni imposte dal Trattato di Versailles (1919), tuttavia, vennero mal giudicate dalla Santa Sede577, in quanto penalizzanti oltre limite per le potenze sconfitte578; conseguentemente, anche i criteri e le logiche portanti della Società delle Nazioni risultarono sgraditi sotto molteplici aspetti.

L’atteggiamento pontificio nei riguardi di quest’ultima risultò ambiguo, quando non marcatamente esopico. In generale, infatti, i giudizi cattolici su tale istituzione oscillarono frequentemente in direzioni opposte579.

Le medesime parole di Benedetto XV, contenute nell’Enciclica “Pacem Dei munus” (23 maggio 1920), da un lato, parvero mostrare un certo apprezzamento per la realizzazione di una organizzazione che si prefiggesse il raggiungimento di obiettivi di pace; dall’altro, non nascosero forti

576 Cfr. A.RICCARDI, Pace e Papato contemporaneo, in D.NOCILLA -L.MONTEFERRANTE

(a cura di), La storia, il dialogo, il rispetto della persona. Scritti in onore del cardinale Achille Silvestrini, Studium, Roma, 2009, p. 86.

577 Giova riportare il pensiero di Enrico Rosa, direttore de “La Civiltà Cattolica” dal 1915 al 1931: “Ciò che distingue la pace di Versaglia è l’assenza da essa del sentimento elevato alla giustizia, della dignità morale e della nobiltà cristiana. È l’esclusione del pensiero di Dio e della sua legge eterna, il cui nome è rimasto nell’oblio”, contenuto in: C.

COSTANTINI, La Santa Sede e la cooperazione internazionale per la pace. Conferenza tenuta a Roma presso la sede della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale in Palazzetto di Venezia, il 19 dicembre 1955, Tip. Imperi, Roma, 1955, p. 4.

578 Di ben altro avviso potevano dirsi le speranze riposte dalla diplomazia papale in relazione agli esiti delle trattative di pace. Cfr. C.MENEGUZZI ROSTAGNI,La Santa Sede e le organizzazioni internazionali: un approccio storiografico, op. cit., p. 251.

579 Sul punto, non mancarono riscontri diversi, sia all’interno della Curia Romana, sia nelle riflessioni della dottrina più prossima a sensibilità ecclesiali, cfr. A.ZAMBARBIERI, Una proiezione politico-religiosa del Papato nel secolo XX. Presupposti e lineamenti delle relazioni fra la S. Sede e gli organismi sovranazionali, op. cit., p. 487. A titolo esemplificativo, basterebbe pensare a come alle voci favorevoli del cardinale Amette, arcivescovo di Parigi, e di mons. Placide Colliard, vescovo di Losanna e Ginevra, facessero da contraltare gli articolisti de “La Civiltà Cattolica”, cfr. F. MARGIOTTA

BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazioni internazionali, in Digesto delle discipline pubblicistiche, Utet, Torino, 1989, vol. III, p. 2. Dettagliata ed accurata risulta la ricostruzione delle diverse linee di pensiero, compiuta in: G.P.CANSACCHI, Il Papa e la Società delle Nazioni, op. cit., pp. 18-25.

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perplessità relative al sostrato ideologico sotteso alla Società delle Nazioni580.

Ciò che frenò la Sede Apostolica da slanci maggiormente calorosi può comprendersi nella misura in cui, oltre al deprecato squilibrio istituzionale a vantaggio delle potenze vincitrici della Grande Guerra, si riesca ad immaginare la difficoltà di accettare quello “spirito ginevrino” - d’ascendenza massonico-protestante581 - che pareva distanziarsi dalle linee guida, d’impronta cattolica, consigliate dal Romano Pontefice582.

D’altra parte, prescindendo dalle motivazioni di carattere ideale, ulteriori problemi si ponevano - come sopra accennato - in virtù dei delicati rapporti con il Regno d’Italia.

Sul tema, grazie all’intermediazione di mons. Francis Kelly, nel corso delle riunioni negoziali di Parigi, non mancarono tentativi di accordo con il governo di Roma, affinché - contiguamente alla risoluzione delle controversie apertesi con la Breccia di Porta Pia - potesse ottenersi il beneplacito italiano all’ingresso della Sede Apostolica nella Lega ginevrina583.

580 Ciononostante, il Prof. Olivero fa riferimento ad una “ben nota simpatia” di Benedetto XV per la Società delle Nazioni in: G.OLIVERO, La Chiesa e la Comunità Internazionale, in Il Diritto Ecclesiastico, 1970, 1, p. 22. Cfr., altresì, P.BORRUSO, L’Onu, la pace e il terzo mondo nella politica internazionale della Santa Sede, in L. TOSI (a cura di), In dialogo. La diplomazia multilaterale italiana negli anni della Guerra Fredda, Cedam, Padova, 2013, p. 474.

581 A. RICCARDI, Pace e Papato contemporaneo, op. cit., p. 86. Lo stesso Francesco Ruffini accennò a degli scrittori tedeschi, che intravedevano nella Lega di Ginevra una

“escrescenza massonica”, cfr. G.P.CANSACCHI, Il Papa e la Società delle Nazioni, op. cit., pp. 17-18.

582 Cfr. C. CARDIA, La soggettività internazionale della Santa Sede e i processi di integrazione europea, op. cit., p. 305.

583 Interessante, a proposito delle discussioni avutesi tra mons. Bonaventura Cerretti - Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari - e Vittorio Emanuele Orlando - Presidente del Consiglio italiano - è l’annotazione fatta da quest’ultimo, secondo il quale “Bisogna che il Papa partecipi alla Lega, come capo di Stato, non come capo di una Religione”.A.RICCARDI, Pace e Papato contemporaneo, op.

cit., p. 87.

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Un’adesione - quella cui si fa riferimento - inizialmente auspicata, tra gli altri, non soltanto dalla Germania584, ma anche dalla Gran Bretagna e dal Regno del Belgio585; e che, tuttavia, non ebbe a concretizzarsi nemmeno negli anni successivi al biennio 1919-1920586.

Si pensi, in primo luogo, all’iniziativa - datata 1923 - dell’officiale inglese John Eppstein, il quale propose, senza successo, al Segretario di Stato Gasparri, l’instaurazione di relazioni formali tra la Santa Sede e la Società delle Nazioni587.

Peraltro, anche nei frenetici mesi in cui si giunse alla stipulazione dei Patti Lateranensi, si sollevarono interrogativi in merito ad una possibile partecipazione vaticana al consesso situato sul Lago Lemano588 (per lo stesso Trattato del 1929 si ipotizzò - con il convinto plauso del Segretario generale Drummond - la registrazione presso la suddetta organizzazione; fu il fermo diniego di Mussolini a sancire la non procedibilità in tale senso)589.

In ogni caso, non mancarono occasioni di collaborazione tra la Sede Apostolica e la Lega di Ginevra.

Un primo contatto si ebbe nel settembre del 1921, nel tentativo di alleviare le sofferenze della popolazione russa, afflitta da una terribile carestia.

Interessanti si rivelano i rapporti (sorti a partire dal giugno 1922), concernenti l’atavico problema dello status dei Luoghi Santi. Del tutto

584 I.E.CARDINALE, The Holy See and the International Order, op. cit., p. 230.

585 F.MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazioni internazionali, op. cit., p. 3.

586 Si rammenti, tra l’altro, come Pio XI - nell’Enciclica “Ubi arcano Dei” (23 dicembre 1922) - non abbia lesinato critiche alla Società delle Nazioni, lamentando i “ben esigui risultati” prodotti negli anni di attività.

587 I.E.CARDINALE, The Holy See and the International Order, op. cit., p. 231.

588 È quanto traspare, inter alia, da due articoli pubblicati su “La Stampa”, nelle date del 12 febbraio 1929 e del 14 marzo del medesimo anno. Sia nel primo (dal titolo enfatico: “Una nuova era per tutta la Cristianità”), sia nel secondo di essi (“Il Papato e l’Italia”), viene posta un’esplicita domanda ai due intervistati (il gesuita Enrico Rosa e l’ex ambasciatore francese presso la Santa Sede, Hanatoux). I documenti citati sono reperibili nell’archivio storico online del quotidiano torinese, all’indirizzo:

www.lastampa.it/archivio-storico/.

589 F.MARGIOTTA BROGLIO, Chiesa cattolica e organizzazioni internazionali, op. cit., p. 3.

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peculiare, da ultimo, si dimostra l’invio di un rappresentante della Chiesa Cattolica, in vista della programmata riforma del calendario gregoriano590. Al contempo, seppur in termini legati a circostanze specifiche o alla buona volontà di singoli individui (e, dunque, non inquadrabili in un organico orizzonte di matrice giuridica e politica), si svilupparono significativi contatti tra la Santa Sede ed altri enti internazionali.

Sull’argomento, di grande rilievo risulta la richiesta indirizzata - nel 1936 - alla Corte Permanente di Giustizia Internazionale, volta ad ottenere una perizia sulla natura giuridica dei concordati, da consegnare successivamente al governo hitleriano591.

Ancor più emblematico può dirsi lo stabilimento dei rapporti con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

Sin dal 1926, infatti, Albert Thomas - direttore dell’istituzione, presso cui risultava già operante un gruppo di sindacalisti cattolici592 - promosse la presenza di un sacerdote nel proprio staff (un teologo scelto tra i gesuiti del

“Centre de recherche et d’action sociales”, CERAS), come consigliere per i rapporti con il mondo cattolico593.

Colpito dagli insegnamenti propugnati nel Magistero sociale dei Pontefici, Thomas, nel 1931 - anno dell’emanazione dell’Enciclica “Quadragesimo Anno” - giunse a parlare espressamente della omogeneità di obiettivi tra l’ente da lui diretto e la Chiesa di Roma594.

590 Cfr. G.P. CANSACCHI, Il Papa e la Società delle Nazioni, op. cit., p. 23. Relazioni intrattenute, in via ufficiosa, anche mediante lo stabilimento di contatti tra la Società delle Nazioni ed alcune associazioni d’ispirazione cattolica, tra cui è possibile citare l’“Union Catholique d’Etudes Internationales”.

591 Cfr. B. BERTAGNA, Santa Sede e Organizzazioni Internazionali (Seconda parte), in Monitor Ecclesiasticus, 1982, I, p. 116.

592 A. ZAMBARBIERI, Una proiezione politico-religiosa del Papato nel secolo XX.

Presupposti e lineamenti delle relazioni fra la S. Sede e gli organismi sovranazionali, op.

cit., p. 492.

593C. MENEGUZZI ROSTAGNI, La Santa Sede e l’ONU, op. cit., pp. 51-52; S. VEROSTA, International Organisations and the Holy See, op. cit., pp. 205-206; H. DE RIEDMATTEN, La presenza della Santa Sede negli organismi internazionali, in Concilium, 1970, 8, p.

105.

594 C.MENEGUZZI ROSTAGNI, La Santa Sede e l’ONU, op. cit., p. 52.

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Nondimeno, le difficoltà della Sede Apostolica a svincolarsi da presupposti concettuali diretti alla riaffermazione di vaghe reminiscenze medievali, si protrassero fino alla seconda metà degli anni Quaranta.

A questo proposito non può non evidenziarsi come gli indirizzi di Papa Pacelli, pur prospettandosi innovativi rispetto a quelli dei suoi immediati predecessori595, abbiano non di rado continuato ad attingere da antichi retaggi.

Per quanto già nella prima Enciclica di Pio XII - la “Summi Pontificatus” - si possa cogliere il desiderio di dare corso ad un nuovo ordine internazionale596, può appurarsi come tale aspirazione si traduca essenzialmente in una riproposizione dell’idea papale di una “autorità morale [cristiana] dai tratti universali”597.

Un’idea, di stampo neoguelfo, che traspare senza remore negli scritti - ricollegabili alla mano ed al pensiero delle Logge vaticane - del conte Giuseppe Dalla Torre e del padre gesuita Antonio Messineo, pubblicati rispettivamente su “l’Osservatore Romano” e tra le pagine de “La Civiltà Cattolica”598.

595 Cfr. C. CARDIA, La soggettività internazionale della Santa Sede e i processi di integrazione europea, op. cit., pp. 308-309.

596 Per meglio esplicitare la visione e i toni di Papa Pacelli sull’argomento, giova riportare un breve passo del documento menzionato: “Il nuovo ordine del mondo, la vita nazionale e internazionale, una volta cessate le amarezze e le crudeli lotte presenti, non dovrà più riposare sulla infida sabbia di norme mutabili ed effimere, lasciate all’arbitrio dell’egoismo collettivo e individuale. Esse devono piuttosto appoggiarsi sull’inconcusso fondamento, sulla roccia incrollabile del diritto naturale e della divina rivelazione. Ivi il legislatore umano deve attingere quello spirito di equilibrio, quell’acuto senso di responsabilità morale, senza cui è facile misconoscere i limiti tra il legittimo uso e l’abuso del potere.

Solamente così le sue decisioni avranno interna consistenza, nobile dignità e sanzione religiosa, e non saranno alla mercé dell'egoismo e della passione”. PIO XII, Enciclica Summi Pontificatus, 20 ottobre 1939, reperibile online sul sito:

http://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_20101939_summi-pontificatus.html.

597 P.BORRUSO, L’Onu, la pace e il terzo mondo nella politica internazionale della Santa Sede, op. cit., p. 477.

598 Cfr. C. MENEGUZZI ROSTAGNI, La Santa Sede e le organizzazioni internazionali: un approccio storiografico,op. cit., pp. 254-255.

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Non può stupire, pertanto, se - ancora nel 1948 - il domenicano Mariano Cordovani, con zelo profondo, dichiarasse: “È la grande ora e questo è il grande sogno; Roma cristiana, capitale delle nazioni, sede del tribunale internazionale e permanente della pace, madre del rinnovato diritto delle genti”599.

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 148-154)