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Da Giovanni XXIII alla fine del Secondo

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 168-173)

3. La Santa Sede e le organizzazioni internazionali

3.1 Profili storici

3.1.3.2. Da Giovanni XXIII alla fine del Secondo

L’elezione di Papa Roncalli, nel 1958, produsse un radicale ripensamento della prospettiva ecclesiale rispetto alle problematiche del mondo contemporaneo, che andò ad interessare anche il rapporto con la realtà europea.

Giovanni XXIII, infatti, ruppe “l’assedio della Chiesa, tutta racchiusa nell’area occidentale, con clamorosi gesti personali che lo [posero] tra i protagonisti della distensione e che [gettarono] i primi ponti verso l’est-europeo”663.

Nondimeno, si può rilevare come il Pontefice bergamasco - a differenza di Pio XII - non diede vita ad una sistematica serie di interventi sul processo

661 Cfr. C.MENEGUZZI ROSTAGNI, Il Vaticano e la costruzione europea (1948-1957), op.

cit., pp. 156-161. Un fallimento solo parzialmente lenito dalla rimodulazione compositiva (ottobre 1954) dell’Unione Europea Occidentale (UEO).

662 C. DE MONTCLOS-ALIX, Le Saint-Siège et l’Europe, op. cit., p. 143.

663 C.CARDIA, La soggettività internazionale della Santa Sede e i processi di integrazione europea, op. cit., p. 312.

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d’integrazione comunitaria, limitandosi a sottolineature incisive entro discorsi di più ampia portata664.

Il documento più significativo si rinviene, probabilmente, nella lettera del Segretario di Stato, il cardinale Amleto Cicognani, inviata - il 22 giugno 1962, a nome di Giovanni XXIII - al presidente delle Settimane Sociali di Francia, Alain Barrère, in cui si accennò al “ragionevole rischio” connaturato all’edificazione delle istituzioni europee665.

Altrettanto importante si rivela l’allocuzione papale declamata in occasione della “Giornata Europea della Scuola” (11 febbraio 1963), dalla quale emerse la profonda considerazione riservata alla cultura comune del Vecchio Continente, autentica fonte di pace di cui servirsi per ripianare le divisioni esistenti, senza pregiudicare le singole identità nazionali666.

A conferma dell’importanza assunta da tale specifico tema, d’altra parte, è da ritenersi non casuale la scelta della Sede Apostolica di divenire - nel 1962 - membro del Consiglio per la Cooperazione Culturale del “Consiglio d’Europa”667.

Proseguendo, particolarmente stretti furono i legami con le organizzazioni intergovernative europee, in coincidenza del Pontificato di Paolo VI.

Al riguardo, certamente di grande rilievo simbolico poté dirsi, nell’ottobre del 1964, la proclamazione di San Benedetto Abate, quale “Patrono Principale dell’intera Europa”.

A partire dagli anni Settanta, poi, la materia trattata assunse importanza assolutamente primaria nella testimonianza magisteriale di Papa Montini.

664 Cfr. G.BARBERINI, La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, op.

cit., pp. 96-97.

665 Cfr. C. DE MONTCLOS-ALIX, Le Saint-Siège et l’Europe, op. cit., p. 144. Il testo della lettera è riportato integralmente in: A.IODICE, Alle radici dell’Europa unita. Il contributo dei cattolici democratici in Italia, op. cit., pp. 27-31.

666 Ivi, p. 32.

667 C.CARDIA, La soggettività internazionale della Santa Sede e i processi di integrazione europea, op. cit., p. 318; G.CHELI, Le place et le rôle du Saint-Siège dans les institutions internationales, op. cit., p. 96.

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Questi - “heritier de deux papes ‘européens’”668 - avvertì la necessità di ampliare l’idea stessa di Europa, svincolandola dai rigidi confini dettati dal contesto bipolare.

Pur conscio delle fatiche di un cammino “difficile, lent, parfois inchoérent”669, Paolo VI pose, infatti, reiteratamente in risalto il bisogno di un avanzamento tanto nello sviluppo del fenomeno comunitario, quanto nel parallelo processo che avrebbe preso luogo ad Helsinki670.

Nel 1970 la Santa Sede provvide ad accreditare il nunzio apostolico in Belgio, anche presso le Comunità Europee; nello stesso anno, le venne accordato lo status di osservatore permanente dinanzi al Consiglio d’Europa671. Nel 1973, la Sede Apostolica divenne membro, nell’ambito dell’ultima organizzazione menzionata, del Fondo per lo Sviluppo Sociale672. Inoltre, in linea con l’esigenza (non soltanto) concettuale - dalle notevoli implicazioni sociali, politiche e culturali - di un’Europa aperta al dialogo con se stessa, nel 1971 venne istituito il “Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee” (CCEE), la cui composizione era chiaramente funzionale a siffatto indirizzo673.

668 Y.M.HILARIE, Paul VI et l’Europe, op. cit., p. 66.

669 PAOLO VI, Discors aux membres du Séminaire régional européen de la jeunesse sur les problèmes agricoles, 23 luglio 1963, reperibile online sul sito:

https://w2.vatican.va/content/paul-vi/fr/speeches/1963/documents/hf_p-vi_spe_19630723_seminario-cee.html

670 A proposito del Processo di Helsinki, si veda il par. 4.3.2..

671 G.FELICIANI, I vescovi e l’Europa, in Nuova Antologia, 1980, II, p. 92 ; G.CHELI, Le place et le rôle du Saint-Siège dans les institutions internationales, op. cit., p. 96. A partire dal 1994, tuttavia, la Sede Apostolica ha separato l’incarico di rappresentante presso il governo belga, da quello presso le istituzioni comunitarie.

672 P.VALDRINI, L’organizzazione della Chiesa Cattolica in Europa e la politica europea di Giovanni Paolo II, in G.BONI [ET AL.], (a cura di), Recte sapere. Studi in onore di Giuseppe Dalla Torre, Giappichelli, Torino, 2014, vol. I, p. 645.

673 Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), sorto su precisa indicazione conciliare - in seguito ad una serie di incontri guidati da mons. Roger Etchegaray - vide riconosciuti i propri statuti, dalla Santa Sede, nel 1977. Attualmente, lo statuto in vigore è datato al 1995. Cfr. P.VALDRINI, L’organizzazione della Chiesa Cattolica in Europa e la politica europea di Giovanni Paolo II, op. cit., pp. 639-644; G. FELICIANI, I vescovi e l’Europa, op. cit., p. 95. Dettagliate informazioni su tale organismo sono altresì reperibili online sul sito:

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Un indirizzo - sul tramonto del Papato montiniano -, che ebbe modo di essere corroborato in numerose occasioni (anche di natura lato sensu accademica) da alcuni dei più valenti collaboratori del Pontefice (si pensi, in primo luogo, al Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, mons.

Agostino Casaroli, ed al Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Benelli)674.

Del resto, parzialmente sulla stessa lunghezza d’onda, ed in termini ancor più risoluti, si pose Giovanni Paolo II, la cui elezione contribuì ad una ulteriore e decisiva evoluzione nei rapporti con l’area comunista675.

Già da cardinale ed arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla aveva mostrato un profondo interesse per lo scenario europeo, globalmente inteso ed esteso

“dall’Atlantico agli Urali”676.

Invero, secondo quanto affermato dal Prof. Barberini, “[n]el pensiero di Giovanni Paolo II [vi era lo] sforzo di togliere alle espressioni ‘Europa orientale’ ed ‘Europa occidentale’ il significato (culturale, politico e anche militare) che esse avevano assunto, con la divisione del continente in due mondi o blocchi (…)”677.

http://www.ccee.eu/it/.

674 Cfr. Y.M. HILARIE, Paul VI et l’Europe, op. cit., pp. 72; 74. Si segnala l’intervento tenuto - il 20 gennaio 1972, presso l’Istituto di Studi Politici Internazionali (ISPI), a Milano - da mons. Casaroli, sul tema: “La Santa Sede e l’Europa”. La relazione è riportata in: La Santa Sede e l’Europa, in La Civiltà Cattolica, 1972, I, pp. 367-381. Nella circostanza, il diplomatico piacentino definì l’Europa alla stregua di un “gigante dismembrato” (p. 374).

675 Cfr. A.LEBEAUPIN, El papel de la Santa Sede en la contrucción de la nueva Europa, in P. CASTAÑEDA - M.J. COCIÑA ABELLA (coord.), Europa de las regiones y humanismo cristiano. Actas del VIII Simposio de Historia de la Iglesia en España y América. Sevilla, 12 de mayo de 1997, Obra Social y Cultural Cajasur, Cordoba, 1999, p. 180.

676 Non può sfuggire come il presule polacco presentasse idee molto chiare, ancor prima di salire al soglio pontificio. Basti guardare ad un saggio - datato 1978 e pubblicato sulla rivista “Vita e pensiero” - del cardinale Wojtyla, profeticamente intitolato “Una frontiera per l’Europa: dove?”. Cfr. G. BARBERINI, La grande Europa di Giovanni Paolo II, novembre 2014, pp. 1-3, reperibile online sul sito:

http://www.statoechiese.it/images/stories/2014.11/berberinim_la_grande.pdf;

ID., La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, op. cit., pp. 103-104.

677 Ivi, pp. 105-106.

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Indicativa, in tal senso, è la proclamazione, il 31 dicembre 1980, dei Santi Cirillo e Metodio, quali co-patroni di un’Europa che - nell’ottica del Pontefice - non avrebbe dovuto fare a meno delle sue due anime, quella occidentale e quella orientale678.

In via generale, Papa Wojtyla ebbe sempre una costante premura nel ribadire l’occorrenza di “riannodare i legami tra cultura, religione e comunità politica”679, scioltisi a causa dell’inquadramento politico imposto dalla Conferenza di Yalta680.

Ben si deduce, dunque, come - pur non entrando nel merito dei profili più prettamente tecnici ed istituzionali681 - egli abbia convintamente sostenuto il processo d’integrazione europea.

A conferma di quanto esposto può evidenziarsi come negli ultimi due decenni del XX secolo, la diplomazia pontificia sia stata particolarmente impegnata nella promozione attiva del disegno continentale del Pontefice polacco682.

A partire dagli anni Novanta, grande impegno è stato riversato - in primis, dopo la caduta del Muro di Berlino - in un’opera di affiancamento alle giovani democrazie sorte nell’Est europeo683.

678 C. DE MONTCLOS-ALIX, Le Saint-Siège et l’Europe, op. cit., pp. 157-158.

679 O. FUMAGALLI CARULLI, L’Europa e la sfida delle culture, in Studi cattolici, 1986, fasc. 308, p. 568; C.MIGLIORE, Relazione tra la Santa Sede e gli Stati europei, op. cit., pp.

392-393.

680 C.CARDIA, La soggettività internazionale della Santa Sede e i processi di integrazione europea, op. cit., pp. 317-318.

681 Cfr. C.MIGLIORE, Relazione tra la Santa Sede e gli Stati europei, op. cit., p. 391.

682 Un attivismo, quello vaticano, che si è estrinsecato non soltanto tramite i tradizionali e consolidati canali politici, ma anche mediante il dinamismo delle conferenze episcopali europee. Sul punto, si segnala, inter alia, la nascita - a Bruxelles, nel marzo 1980 - della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), la cui missione (ridefinita nei nuovi statuti del 2011), è da individuarsi in un affiancamento alla Sede Apostolica, presso le Istituzioni dell’Unione Europea. Cfr. P.VALDRINI, L’organizzazione della Chiesa Cattolica in Europa e la politica europea di Giovanni Paolo II, op. cit., pp.

645-648. In merito alla COMECE, si consulti il sito:

http://www.comece.eu/.

683 Sul punto, si rinvia al prezioso volume di P.PASTORELLI, La Santa Sede e l’Europa centro-orientale nella seconda metà del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013.

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Nello stesso tempo, la Sede Apostolica non ha mancato di volgere l’attenzione ad alcune delicate questioni - all’ordine del giorno dell’Europarlamento - concernenti problematici aspetti etici e religiosi684. Da ultimo, essa ha portato avanti un faticoso dialogo con le istituzioni comunitarie685 - protrattosi agli albori del Terzo Millennio - ed incentrato su ben precise richieste di parte vaticana. Si fa riferimento:

- al riconoscimento dei profili istituzionali del fenomeno religioso;

- alla creazione di appositi canali dialogici tra i responsabili dell’Unione Europea ed i rappresentanti delle confessioni religiose;

- alla menzione delle radici cristiane nel preambolo della Costituzione europea, all’epoca in corso di redazione686.

3.1.3.3. Gli ultimi quindici anni: diversità di vedute sull’identità

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 168-173)