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Gli ultimi quindici anni: diversità di vedute

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA SAPIENZA (pagine 173-177)

3. La Santa Sede e le organizzazioni internazionali

3.1 Profili storici

3.1.3.3. Gli ultimi quindici anni: diversità di vedute

Il mancato accenno - in quella che avrebbe dovuto fungere da Costituzione europea687 - al comune sostrato religioso, ha generato le vibranti e reiterate

684 Cfr. A. SODANO, La Santa Sede nel quadro istituzionale europeo, in Atti del conferimento della laurea honoris causa in giurisprudenza da parte dell’Università Europea di Roma, Università Europea di Roma, Roma, 2007, p. 37.

685 Riferendosi agli anni Novanta, se con il Trattato di Maastricht (1992) si era presentata - a livello embrionale - l’occasione per un primo riconoscimento, in seno alla Comunità Europea, del diritto alla libertà religiosa, sarà soltanto con l’Allegato 11 del Trattato di Amsterdam (1997) che si andrà significativamente a statuire che “L’Unione Europea rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle legislazioni nazionali per le chiese e le associazioni o comunità religiose degli Stati membri”.

686 Richieste esplicitate, in occasione di un convegno, dall’allora Segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Tauran, e riportate in: O.FUMAGALLI CARULLI, Costituzione europea, radici cristiane e Chiese, gennaio 2005, pp. 2-4, reperibile online sul sito:

http://www.olir.it/areetematiche/83/documents/Fumagalli_Carulli_RadiciCristianeEuropa.p df. 687 Il “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa” non è mai entrato in vigore. Con il successivo Trattato di Lisbona, il TFUE ha sostanzialmente riprodotto - all'art. 17 - il contenuto della dichiarazione n. 11 annessa al Trattato di Amsterdam, con una significativa aggiunta. Invero, in tale articolo - al paragrafo 3 - si è statuito quanto segue:

“Riconoscendone l'identità e il contributo specifico, l'Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni”. Lo stesso Trattato di Lisbona ha

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proteste di Giovanni Paolo II, di numerosi esponenti di spicco delle Logge vaticane e di vaste frange dell’episcopato, non soltanto italiano688.

Papa Wojtyla (fino agli ultimi mesi del proprio Pontificato)689 aveva fatto dell’invito a preservare e a valorizzare le radici spirituali dell’Europa, uno dei punti cardine dell’intera sua opera690. Può, pertanto, facilmente comprendersi la delusione vissuta nei Sacri Palazzi, allorquando la desiderata menzione non è stata inserita nel testo costituzionale.

Da ciò ne è disceso un non breve periodo di pregiudizi e perplessità nei confronti dell’Unione Europea - da parte della Santa Sede -, in virtù del paventato rischio che l’esito suindicato avrebbe potuto costituire l’anticamera di un’ulteriore e progressiva estromissione dell’elemento religioso dal processo di istituzionalizzazione continentale691.

Incomprensioni, queste, avvertite anche da Benedetto XVI, particolarmente attento al tema dell’identità culturale europea, sin dagli anni antecedenti all’elezione petrina692. Papa Ratzinger, invero, ha ripetutamente evidenziato come il concetto di “Europa” debba leggersi non quale mera espressione geografica, ma - piuttosto - come elevato compendio della tradizione cristiano-giudaca, con quella greco-romana693.

reso vincolante, per gli Stati membri, la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”, emanata a Nizza nel 2000.

688 Cfr. O.FUMAGALLI CARULLI, “A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio”.

Laicità dello Stato e libertà delle Chiese, op. cit., p. 131.

689 Si pensi, in primo luogo, alla Esortazione Apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”, del 28 giugno 2003. Cfr. G. BARBERINI, La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, op. cit., p. 118. Il testo del documento papale citato è reperibile online sul sito:

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_20030628_ecclesia-in-europa.html.

690 O.FUMAGALLI CARULLI, L’Europa e la sfida delle culture, op. cit., p. 564.

691 EAD., “A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio”. Laicità dello Stato e libertà delle Chiese, op. cit., p. 125; D. MAMBERTI, La protezione del diritto di libertà religiosa nell’azione attuale della Santa Sede, in Ius Ecclesiae, XX, 2008, p. 63; A.

SODANO, La Santa Sede nel quadro istituzionale europeo, op. cit., pp. 37-38.

692 Cfr. G.BARBERINI, La politica europea della Chiesa cattolica da Pio XII ad oggi, op.

cit., p. 119; F.D’AGOSTINO, Benedetto XVI e l’Europa, in Iustitia, 2006, 4, pp. 385-396.

693 Ivi, pp. 387-390. Di notevole interesse, al riguardo, è l’agile volume - contenente l’ultimo intervento tenuto, da cardinale, di Joseph Ratzinger - intitolato L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, ed editato da Cantagalli nel 2005.

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A proposito, poi, dello sviluppo dei rapporti della Sede Apostolica con le principali organizzazioni intergovernative europee, è da segnalare altresì come - proprio nel corso degli anni del Pontificato di Benedetto XVI - abbiano avuto inizio delle rilevanti riforme che hanno toccato sia la Curia Romana (intesa in senso lato), sia lo Stato della Città del Vaticano.

Nel dettaglio, in seguito alla stipulazione di una Convenzione monetaria tra quest’ultimo e l’Unione Europea (17 dicembre 2009)694, il Papa tedesco - con Motu Proprio del 30 dicembre 2010 - ha dato il la ad una serie di provvedimenti legislativi in materia di trasparenza economico-finanziaria695, frutto di un pressoché necessario adeguamento alle direttrici impartite da Bruxelles696.

Al contempo, inoltre, la Santa Sede ha avviato una novellazione normativa volta a conformare la propria legislazione ai requisiti prescritti per

694 Con tale atto, “l’euro è stato definitivamente adottato quale moneta vaticana ed il Vaticano [è entrato] a far parte a pieno titolo del sistema bancario e finanziario dell’area euro (…). Per la precisione l’euro era già utilizzato in modo indiretto quale moneta vaticana dal 2002, in forza di una Convenzione monetaria siglata il 29 dicembre 2000 dalla Santa Sede - per conto dello Stato Città del Vaticano - e dalla Repubblica italiana, per conto della Comunità Europea. Quell’atto internazionale fu alla base della legge vaticana n. CCCLVII del 26 luglio 2001, con la quale lo Stato della Città del Vaticano adottava unilateralmente l’euro come moneta ufficiale a decorrere dal 1° gennaio 2002”. P.

CONSORTI, Il Vaticano e l’Europa fra euro e IOR. Un passo avanti e uno indietro, in Politica del diritto, XLII, 2011, 4, pp. 507-508. Il testo della Convenzione del 2009 è reperibile online sul sito:

http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/archivio/documents/rc_seg-st_20091217_santa-sede-ue_it.html.

695 Nella vasta bibliografia sull’argomento, oltre al già menzionato articolo del Prof.

Consorti, si rinvia ai seguenti e recenti contributi: P.CAVANA, I rapporti tra lo Stato della Città del Vaticano, l’Italia e l’Unione europea tra continuità e innovazione, in Ephemerides Iuris Canonici, 2015, 2, pp. 265-305; A. FUCCILLO, La convenzione monetaria Scv/Ue e la concorrente sovranità finanziaria di Italia e Vaticano, in E.BANI - P. CONSORTI (a cura di), Finanze vaticane e Unione Europea. Le riforme di papa Francesco e le sfide della vigilanza internazionale, Il Mulino, Bologna, 2015, pp. 129-149.

696 Della Convenzione monetaria del 2009 preme porre in risalto il contenuto dell’art. 10, nel quale si afferma che sia lo Stato della Città del Vaticano, sia l’Unione Europea hanno la possibilità di ricorrere dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, in caso di violazione o di mancata applicazione della Convenzione medesima. Cfr. P. CAVANA, I rapporti tra lo Stato della Città del Vaticano, l’Italia e l’Unione europea tra continuità e innovazione, op.

cit., pp. 266-267; P.CONSORTI, Il Vaticano e l’Europa fra euro e IOR. Un passo avanti e uno indietro, op. cit., pp. 518-519.

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l’ammissione nel “Committee of Experts on the Evaluation of Anty-Money Laundering Measures and the Financing of Terrorism” (informalmente denominato “Moneyval”), un organismo del Consiglio d’Europa697, istituito - nel 2002 - con lo scopo di monitorare le misure adottate dagli Stati, al fine di prevenire e contrastare i fenomeni del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo698.

Ebbene, che la Sede Apostolica vi abbia preso parte - dopo un lungo e complesso procedimento - è certamente un dato molto significativo, a fortiori ove si considerino alcune note vicende, che l’hanno vista coinvolta nei decenni passati.

Sul punto, si rileva ancora come anche Papa Francesco non abbia indugiato nel favorire delle riforme che fanno paio con quelle delle quali si è appena riferito; riforme che - si torna a sottolineare - sono state fortemente influenzate dagli sviluppi del cammino europeo, e dai processi di integrazione politica ed economica globali699.

Sotto altro profilo, tuttavia - per quanto resti comunque indubbio il carattere prematuro di un’analisi della tematica europea nell’ottica bergogliana - giova proporre una specifica osservazione conclusiva.

Per la prima volta nella storia, si può affermare che il baricentro ecclesiale non è precipuamente orientato verso il suo asse europeo.

697 In relazione al diverso inquadramento giuridico della Sede Apostolica nei confronti - rispettivamente - dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, si veda C.F.GALLOTTI, Santa Sede e cooperazione internazionale (Linee metodologiche di interpretazione), op.

cit., pp. 29-31. Nel primo caso - per l’autore - si potrebbe individuare un rapporto di

“alterità”, non ravvisabile nel secondo; e ciò in virtù della parziale coincidenza delle finalità della Santa Sede con quelle del Consiglio d’Europa.

698 P.CONSORTI, Il Vaticano e l’Europa fra euro e IOR. Un passo avanti e uno indietro, op. cit., pp. 513-515. È importante evidenziare che “Moneyval” ha riconosciuto alla Sede Apostolica il peculiare profilo della sua soggettività.

699Cfr.P.CONSORTI, Le riforme economiche di papa Francesco, in E.BANI - P.CONSORTI

(a cura di), Finanze vaticane e Unione Europea. Le riforme di papa Francesco e le sfide della vigilanza internazionale, op. cit., pp. 7-31.

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Sebbene non siano mancate occasioni in cui il Pontefice argentino ha invitato le istituzioni dell’Unione Europea a riscoprire (soprattutto a proposito della questione “immigrazione”)700 l’humus solidaristico che ha strutturato la loro fondazione701, si può chiaramente evidenziare come lo sguardo di Papa Bergoglio sia prevalentemente rivolto a quelle che egli stesso ha definito

“periferie del mondo”, ed in special modo al continente americano702.

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