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Appendice B Le corrispondenze

3. Freud e Nietzsche: divergenze assiologiche 1 Divergenze assiologiche sugli elementi culturali in comune

3.1.1 Il caso David Strauss

Il più evidente caso di lettura in comune tra Freud e Nietzsche, è il caso di David Strauss: entrambi conoscevano, molto probabilmente, tanto la Vita di Gesù, ovvero il testo straussiano più famoso, quanto La vecchia e la nuova fede. Proprio quest’ultimo scritto è stato, come è noto, il bersaglio della feroce critica nietzscheana della prima inattuale, polemica che lo rese noto negli ambienti intellettuali di lingua tedesca e che Nietzsche stesso definì come il suo «ingresso in società».

La prima inattuale nietzscheana si intitola, infatti, David Strauss. L’uomo di fede e lo

scrittore. Il titolo è già rappresentativo della polemica che Nietzsche sviluppa su due

versanti: la “fede” di Strauss, ovvero il contenuto dell’opera La vecchia e la nuova

fede e, dall’altra parte, lo scrittore stesso, ovvero la forma di quello scritto.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, Nietzsche, da filologo e profondo conoscitore della lingua tedesca, critica in Strauss l’uso poco elegante e, a volte, perfino scorretto del tedesco, emblematica, a questo riguardo, la definizione nietzscheana di Strauss come di «uno stilista [del tedesco] che non vale nulla»3. In ogni caso, le considerazioni sullo Strauss scrittore non sono utili al fine di un confronto tra Nietzsche e Freud, rilevante è, invece, la questione di Strauss “uomo di fede”.

Prima di prendere in considerazione la diversa valutazione che Freud e Nietzsche hanno di Strauss, bisogna contestualizzare la prima inattuale. Pubblicata nel 1873, essa è stata considerata, a ragione, «l’opera che procurò maggior fama al giovane Nietzsche»4, almeno finché egli fu in vita. Come sempre accade con Nietzsche, prima di poter riflettere su una sua opera, è necessario dirimere un po’ le complicate

3

Nietzsche (1873-1876), Considerazioni Inattuali, DS David Straus l’uomo di fede e lo scrittore, § 10.

tele che vi sono intessute intorno e per questo, forse, è opportuno partire proprio dalle considerazioni dello stesso Nietzsche, esposte, retrospettivamente, in Ecce

homo, in cui scrive:

A modo mio sono guerresco. Attaccare fa parte dei miei istinti […]. La mia prassi di guerra può essere compresa in 4 principi. Primo: attacco solo cose che sono vittoriose. Secondo: attacco solo cose contro le quali mi comprometto io solo…Non ho mai fatto pubblicamente un passo che non mi compromettesse: questo è il mio criterio del giusto agire. Terzo: non attacco mai persone, – mi servo della persona solo come di una potente lente di ingradimento, con la quale si può rendere visibile uno stato di disagio generale, ma strisciante, difficilmente afferrabile. Così ho attaccato David Strauss, o più esattamente il successo di un libro senilmente debole nella «cultura» tedesca […]. Quattro: attacco solo cose dalle quali sia esclusa qualsiasi divergenza personale.5

Nietzsche stesso, evidentemente, sente il bisogno di specificare immediatamente il senso del suo attacco a Strauss che, in apparenza, avrebbe potuto contraddire il terzo dei quattro principi guerreschi nietzscheani: non attaccare una persona. In realtà, proprio il caso della prima inattuale, contraddice tutti e quattro i principi guerreschi nietzscheani, non solamente il primo: Strauss non era affatto “vittorioso”, anzi, proprio a causa delle polemiche che le sue tesi avevano suscitato, era stato costretto ad abbandonare la carriera accademica; non è che vero che Nietzsche, attancando Strauss, si sia “compromesso da solo”, ma, anzi, è vero il contrario, cioè che raggiunse una notorietà che prima non aveva; la contraddizione del terzo principio sembra talmente palese che è lo stesso Nietzsche a dover specificare che il suo attacco a Strauss era un attacco a un certo modo di fare filosofia, mentre, in realtà, se si legge la prima inattuale, è difficile pensare che l’attacco allo scrittore, colpevole di non conoscere neanche la propria lingua madre, sia del tutto scevro da implicazioni personali; infine, anche per quanto riguarda il quarto principio, la prima inattuale costituisce in realtà il suo esatto contrario, infatti, la polemica intorno alle tesi di Strauss era accesa e vivace e non costituiva affatto, come Nietzsche vuole far credere, un coro unanime di consensi. Del resto è lo stesso Nietzsche, sempre in Ecce

homo, nella parte dedicata proprio alle Considerazioni Inattuali, che contraddice se

stesso di qualche pagina prima, parlando di «successo straordinario» della prima inattuale, di Strauss come di un «ridicolo» filisteo che aveva redatto un «vangelo da

birreria» e, infine, ricostruendo la polemica nata dall’inattaule con tanto di elenco di oppositori e fautori6.

Un giudizio più imparziale sulla vicenda, rispetto a quello nietzscheano, sembra essere il giudizio di Spitteler:

In uno dei miei brevi viaggi in patria, nell’anno 1874 o 1876, ho appreso poi su Nietzsche una cosa che per lunghi anni determinò il mio atteggiamento interiore verso di lui: trovai il mondo culturale e quello devoto di Basilea, ossia il potere e l’aristocrazia, pieni di giubilo. Il nuovo professor Nietzsche, così mi spiegarono, sebbene miscredente, aveva distrutto il vecchio David Strauss a tal punto che non avrebbe dato più segni di vita. Un professore di Basilea che, pur non essendo credente, rende ai devoti, e quindi ai detentori del potere di Basilea, il servigio di annientare il loro avversario più odiato e da gran tempo isolato e abbandonato da tutti, mi sembrò il contrario di una nobile azione.7

Al di là del giudizio sulla prima inattuale, che anche Colli ha giudicato il più debole tra gli scritti nietzscheani8, è certo che essa ebbe un grande successo e rese il nome di Nietzsche noto negli ambienti culturali di lingua tedesca. Lo scritto è un vero e proprio duello9 con David Strauss, duello tanto più curioso se si pensa che, proprio sulla scia di Strauss, a quanto pare, Nietzsche maturò l’idea di abbandonare gli studi teologici e di intraprendere un percorso intellettuale di carattere filologico10.

Nonostante Janz, il biografo di Nietzsche, sostenga che la prima inattuale sia uno scritto su suggerimento11, cosa probabilmente vera, la dinamica che sottende lo scritto è una dinamica che Nietzsche ripeterà anche con Wagner, Rée e altri, ovvero un sostanziale e radicale rifiuto, dopo un periodo di adesione entusiastica.

6 Nietzsche (1888d), EH Ecce homo, “Le Considerazioni Inattuali”, § 2. 7 Spitteler (1908), pp. 12-13 vedi anche Spitteler GW, Band VI, p. 497. 8

cfr. Colli (1980), p. 21.

9

Utilizzo l’espressione “duello” nel senso in cui la usa Fornari: «Quanto il duello e ciò che esso rappresenta fossero in lui maniacalmente presenti da lungo tempo lo attesta un episodio del primo periodo universitario di Bonn: dopo aver incontrato un altro studente e aver avuto con lui un’amabile e dotta conversazione, il giovane Nietzsche, di colpo e con la massimo gentilezza, lo sfida a duello […]. L’episodio dà una valida idea delle patologie rivalitarie da cui la mente di Nietzsche era affetta già allora» [Girard, Fornari (2002), p. 150].

10 Cfr. Janz (1978), pp. 128-192 «non solo espresse l’irragionevole decisione di abbandonare del tutto

la teologia, ma si scagliò nella maniera più cruda contro il cristianesimo di fronte alla madre e si rifiutò di fare la comunione con lei e la sorella a Pasqua. La Vita di Gesù di David Friedrich Strauss gli aveva fatto raggiungere la suprema illuminazione».

11 cfr. Janz (1978), pp. 498-500 «Wagner colse l’occasione – con David Friedrich Strauss aveva un

vecchio conto da regolare – e diede al devoto giovane amico, come tema numero uno, il compito di attaccare il teologo liberale, per il quale Nietzsche avava peraltro nutrito fino allora una certa simpatia. Ma egli si sottomise».

Campioni, durante la decima edizione del Seminario Permanente Nietzscheano12, per descrivere questo meccanismo, ha parlato di “negazione come appropriazione”, Fornari, invece, sulla scia di Girard, parla di transfert mimetico13. In ogni caso, al di là delle interpretazioni sul complesso approccio nietzscheano a Strauss, un fatto si presenta come allo stesso tempo rilevante e semplice, nell’orizzonte interpretativo del confronto tra Freud e Nietzsche: Freud non poteva sapere dell’iniziale entusiasmo nietzscheano per Strauss né, tanto meno, delle vicende wagneriane che avevano contribuito alla elaborazione, da parte di Nietzsche, della sua aspra polemica. Freud, ammesso che abbia conosciuto le tesi nietzscheane contenute nella prima inattuale, per lettura diretta o anche solo per sentito dire, doveva necessariamente pensare che quelle tesi fossero espressione autentica dell’autore che le aveva formulate. Del resto, considerando il grande successo della prima inattuale e, insieme, il dato di fatto che Freud morì quasi trent’anni prima dell’edizione critica Colli-Montinari, ciò confermerebbe l’idea che il Nietzsche di Freud fosse un Nietzsche wagneriano, poi försteriano e, negli ultimi anni prima della fuga a Londra e della morte, un Nietzsche “nazista”.