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Appendice B Le corrispondenze

3. Freud e Nietzsche: divergenze assiologiche 1 Divergenze assiologiche sugli elementi culturali in comune

3.3 Teorie della storia: la questione della Rangordnung

3.3.2 Teoria della storia freudiana

Nel caso di Freud, come accennato in precedenza, diventa forse ancora più difficile, a causa della natura non filosofica delle sue argomentazioni, dedurre un piano prescrittivo da un piano descrittivo. Ciò nonostante, potrebbe rivelarsi più agevole evincere una teoria della storia all’interno della sua produzione scientifica, o per usare l'espressione di Roberto Finelli15 una “filosofia psicoanalitica della storia” e, solo in seguito, andare in cerca del valore prescrittivo implicito nelle sue descrizioni. Si torni a Finelli:

Freud, non più analista della psiche individuale ma filosofo della storia [...], giunge a teorizzare che:

l'inaugurazione della storia umana, e il passaggio da natura a cultura, sono necessariamente fondati sulla repressione pulsionale;

che lo sviluppo della civilizzazione, essendo il risultato della rinuncia pulsionale e della crescita della coscienza morale sotto forma di Super-io, è pagato a prezzo di una perdita strutturale e irrecuperabile di felicità da parte del singolo, base di un permanente «disagio della civiltà».

Questo quadro della filosofia freudiana della storia, dove non c'è chi non veda l'influenza di Nietzsche e della sua decostruzione del progresso quale luogo, all'opposto,

14

Nietzsche (1877-1878), MA Umano, troppo umano, Libro I, parte VIII “Uno sguardo allo Stato”, § 462 “La mia utopia”.

di mortificazione e decadenza16.

La teoria della storia freudiana risulta effettivamente accostabile a quella nietzscheana, anche se, anche in questo caso, è problematico sostenere la tesi di una influenza diretta, ma ciò che qui più interessa, è che se su un piano puramente descrittivo si può mantenere la similitudine, diventa invece più difficoltoso mantenere il parallelismo sul piano prescrittivo e assiologico. In Freud infatti, non compare nessuna decostruzione del concetto di progresso, né esso viene associato a caratterizzazioni mortifere o decadenti, anzi, al contrario, si potrebbe addirittura parlare di una apologia del progresso, in uno spirito intriso di venature illuministiche17 e positivistiche. Per quanto riguarda l'aspetto descrittivo interno alla teoria della storia freudiana, è sufficiente prendere in considerazione Totem e tabù. Questo lavoro, può essere considerato, come abbiamo sostenuto, una vera e propria “genealogia della morale”, sia perché tratta dell'origine del sentimento morale, sia perché delinea un vero e proprio processo storico, segnato da alcuni capovolgimenti di Rangordnungen e, nonostante una certa somiglianza tra le Rangordnungen descritte da Freud in Totem e tabù e da Nietzsche in Genealogia della morale, il processo delineato da Freud presenta tuttavia delle significative differenze; all’inizio della storia della specie Homo sapiens, Freud ipotizza, mutuando le sue formulazioni da Darwin, che gli esemplari della specie umana si siano organizzati in piccole orde in cui un maschio alfa aveva il dominio su tutta l’orda, in particolare sulle donne. I figli maschi di questa orda primordiale, una volta divenuti adulti, venivano o uccisi, o espulsi, o castrati, oppure, nei casi più fortunati, il figlio maschio che riusciva a uccidere il padre, ne prendeva a tutti gli effetti il posto ripetendo gli stessi meccanismi di possesso e sottomissione delle donne e degli altri maschi. Nell’ottica di Freud questa orda primordiale è espressione di un’organizzazione sociale non ancora umana, bensì animale, infatti è possibile ritrovare la stessa organizzazione anche in altre specie di grandi mammiferi; paragonando l’oltreuomo di Nietzsche al padre dell’orda primordiale, Freud prende una posizione particolarmente polemica nei confronti di questo concetto nietzscheano. In ogni caso, il passaggio dallo stadio animale a quello propriamente umano avviene, secondo Freud, attraverso il

16 Ibidem ma cfr. anche Trincia (2010), p. 62 che utilizza il termine “filosofia della storia” per indicare

alcuni saggi freudiani compresi tra il 1920 e il 1934, utilizzando però, con la cautela metodologica che lo contraddistingue, le virgolette per indicare l’uso non perfettamente calzante del termine.

parricidio dell’orda primordiale per mano di un gruppo compatto di fratelli. Una volta ucciso e divorato tutti insieme il padre, i fratelli si trovano in una situazione di guerra fratricida in cui ognuno vuole sopraffare gli altri e prendere il posto del padre. Nell’impossibilità che questo possa accadere, ricostituendo quindi la Rangordnung originaria basata sulla forza fisica del padre primordiale, i fratelli decidono di istituire i due divieti tabù: non uccidere il padre e non giacere con la madre. In questo modo, non solo avviene un passaggio epocale dallo stadio animale a quello umano, proprio in quanto l’antropogenesi è legata alla comparsa della prima forma di Legge, ma avviene anche un mutamento radicale di Rangordnung: da una

Rangordnung aristocratica basata sulla forza fisica del padre, si passa a una Rangordnung democratica basata sull’ugualianza di tutti i fratelli difronte alla legge

(i due tabù). Inoltre, dal patriarcato dell’orda animale, si passa al matriarcato delle prime società propriamente umane18. Con il passare dei millenni, però, il padre ucciso e rimosso, torna sotto forma di divinità paterna e di monarca-re, andando a ricostituire una Rangordnung nuovamente aristocratica e nuovamente patriarcale, non più però nelle forme di un’aristocrazia della forza, come nell’orda primordiale, ma nelle forme di un’aristocrazia dello spirito, come nella chiesa cattolica, massima espressione, secondo Freud, di Rangordnung aristocratica e di regressione allo stadio dell’orda primordiale. Si può quindi notare che Nietzsche considera la società a lui contemporanea come una società democratica e socialista, mentre Freud considera la stessa società come un’espressione, seppur mascherata e camuffata, di aristocrazia, capovolgendone, ancora una volta, la visuale.

Se si volesse rappresentare, come si è fatto per Nietzsche, la teoria della storia freudiana attraverso una sorta di grafico epocale, lo si potrebbe fare nel modo seguente:

18 Bisogna anche ricordare che il parricidio, con la conseguente comparsa dei divieti tabù, si

accompagna, a livello psichico, con il formarsi del complesso edipico e della istanza psichica del Super-io. Essendo inoltre il Super-io il rappresentante della moralità ed essendo la moralità, nella sua consistenza psichica, secondo Freud, una moralità di stampo kantiano, è possibile notare come la differenza specifica dell’animale umano rispetto agli altri animali, non risieda in una differenza intellettiva, ma nel possesso della morale, andando a costituire così una Antropologia filosofica implicita nella produzione freudiana, estremamente vicina a quella kantiana e, allo stesso tempo, estremamente lontana da quella nietzscheana.

Rangordnung Aristocratica (aristocrazia della forza) P A RRICIDIO E INST AU R A ZIO NE TA B Ù (A N T ROP OG ENES I) R IT OR NO DE L R IMO SS O (R E G R E S SIO NE ) Rangordnung democratica Rangordnung Aristocratica (aristocrazia dello spirito) Orda primordiale (patriarcato) Prima umanità (matriarcato) Umanità attuale (nuovo patriarcato) TR ASFO R M AZ IO NE DE LL ’E S I N IO (A N AL ISI) Rangordnung democratica Umanità futura (uscita stadio di minorità)

Se questa che si è appena delineata può essere considerata la teoria della storia freudiana, rimane però da chiedersi come essa sia caratterizzata valorialmente, tanto a livello di coscienza morale, quanto a livello di coscienza politica e, soprattutto, se è possibile dedurne un piano prescrittivo che promuova un qualche tipo di nuova

Rangordnung. Per quanto riguarda la coscienza morale, Freud sostiene che:

La psicoanalisi non ha mai speso una sola parola in favore della liberazione delle pulsioni che potrebbero danneggiare la nostra comunità; proprio al contrario, ci ha messo in guardia [gewarnt] al fine di migliorarne il controllo […]. Essa ha stabilito un alto ideale di moralità [hohes Ideal von Sittlichkeit] – moralità equivale a limitazione delle pulsioni [Sittlichkeit ist Triebeinschränkung]19

Ed è esattamente in questa direzione, ovvero con questo telos morale, che è necessario leggere la famosa affermazione freudiana «Dove era l'Es, deve subentrare l'Io»20. Il dovere espresso attraverso la parola “soll”, è esattamente un dovere morale di matrice kantiana. In altre parole, questa affermazione potrebbe anche essere resa con: “è un dovere morale portare, per quanto possibile, l'energia pulsionale sotto il

19

Freud (1924b), p. 55.

governo dell'Io”. Del resto, Freud ripete numerose volte che obiettivo dell'analisi, è «rendere conscio l'inconscio»21, dove i termini “coscienza” [Bewusstsein] e “coscienza morale” [Gewissen], infondo, risultano essere indissolubilmente legati.

3.3.3 Teorie della storia a confronto: analogie e differenze

In Psicologia delle masse e analisi dell'Io, come si è visto, si trova uno dei rari riferimenti espliciti a Nietzsche, il quale può rivelarsi utile per un confronto tra la teoria della storia freudiana e quella nietzscheana, in quanto è lo stesso Freud a sottolineare, allo stesso tempo, analogie e differenze. Facendo un parallelo tra l'orda primordiale e le moderne masse a struttura gerarchica, Freud afferma che: «Agli inizi [Zu Eingang] della storia umana [der Menschheitsgeschichte] fu lui il superuomo [war er der Übermensch] che per Nietzsche possiamo aspettarci solo dal futuro [den Nietzsche erst von der Zukunft erwartete]»22. Freud paragona esplicitamente il padre primordiale allo Übermensch, evidenziando così un’analogia, ma,

contemporaneamente, capovolgendone l'ordine cronologico rispetto alla teoria della storia nietzscheana. Freud, infatti, colloca il superuomo nel passato remoto che precede e determina lo stadio umano (Untermensch) e non, invece, in un orizzonte futuro inteso come oltrepassamento dell'attuale. Il tenore di questo accostamento è indubbiamente polemico, e si trasforma in una vera e propria critica nei confronti di ogni Rangordnung non democratica, in particolare, in Psicologia delle masse e

analisi dell'Io, in cui Freud prende in esame due istituzioni a ordinamento

gerarchico, ovvero l’esercito e la chiesa cattolica, istituzioni che vengono accostate tra loro ed, entrambe, in egual modo criticate, non tanto per una affinità nei contenuti delle rispettive gerarchie, nel primo caso militare e nel secondo spirituale, ma semmai per la forma stessa di ordinamento gerarchico [Rangordnung] aristocratico. Un ordinamento gerarchico che prevede un capo o una élite, sia essa declinata in

21 «il compito del trattamento psicoanalitico può essere espresso nella formula: rendere cosciente tutto

ciò che è inconscio in modo patogeno» [Freud (1915-1917), p. 444 corsivo mio]. Cfr. anche «Chissà che il nostro giovamento non consista nel sostituire l'inconscio con il cosciente, nel tradurre l'inconscio nel cosciente? Esatto, è così» [Ivi, pp. 584-585]; «Possiamo esprimere il fine dei nostri sforzi in diverse formule: rendere cosciente l'inconscio, abolire le rimozioni, riempire le lacune della memoria; tutto questo mette capo alla stessa cosa» [Ivi, p. 584]; «Mediante la caccia alla rimozione, [...] riusciamo realmente [...] a trasformare in conscio l'inconscio» [Ivi, p. 603].

qualsiasi versione, come aristocrazia per ceto o aristocrazia per virtù, per cultura o per conoscenza, è ugualmente, secondo Freud, espressione di dinamiche edipiche inconsce e, di conseguenza, necessariamente a carattere regressivo, tanto a livello psichico, quanto a livello morale e politico-sociale. L'obiettivo dell'analisi freudiana è il superamento dei residui edipici e quindi anche di ogni Rangordnung, indipendentemente dalla sua natura. Già l'accostamento tra questi ordinamenti gerarchici e l'orda primordiale possiede, implicitamente, un contenuto assiologico, ma espressioni come «segni tipici» caratteristici dei membri di questi ordinamenti sono «l'indebolimento delle facoltà intellettuali» [Schwächung der intellektuellen Leistung], una «regressione dell'attività psichica a uno stadio anteriore [Regression der seelischen Tätigkeit auf eine frühere Stufe], affine a quello che non ci stupiremmo di trovare nei selvaggi o nei bambini» [wie wir sie bei Wilden oder bei Kindern zu finden nicht erstaunt sind], «unilateralità» [einseitig]23, «scarsa autonomia», non lasciano adito a dubbi sulla posizione freudiana nei confronti di queste strutture; per quanto la constatazione di un indebolimento delle facoltà intellettuali legato all’instaurazione di Rangordnungen aristocratiche possa essere, nella prospettiva freudiana, un puro elemento descrittivo, è difficile pensare che a questo elemento non sia legato anche un fattore implicitamente prescrittivo di rinuncia a queste Rangordnungen al fine di un rafforzamento delle facoltà intellettuali. Ne L'avvenire di un'illusione, descrivendo la società a lui contemporanea, al contrario dell'analisi nietzscheana, come una società solo apparentemente democratica, ma in realtà dominata da meccanismi gerarchici, Freud arriva ad affermare che una tale società «non ha prospettive [Aussicht] e non merita [verdint] di sopravvire»24.

L'ideale politico freudiano, la sua “utopia”, per usare la stessa espressione che si trova anche in Nietzsche, è esattamente opposta a quella nietzscheana, ovvero una società democratica, egualitaria, socialista, senza padri, che ha superato il complesso edipico ed è ormai pienamente matura e consapevole, uscita dallo stadio di minorità kantianamente inteso. L'ideale è una società che ha reso conscio l'inconscio, che ha reso Io l'Es, una società, per usare i termini di Nietzsche, decisamente apollinea e

23

Ivi, § 9 “La pulsione gregaria”, p. 305.

24 Freud (1927a), vol. 10, § 2, p. 442 «è inutile aggiungere che una società che lascia insoddisfatti un

così tran numero di suoi membri spingendoli alla rivolta, non ha prospettive – né meritia – di durare a lungo» [Es braucht nicht gesagt zu werden, daß eine Kultur, welche eine so große Zahl von Teilnehmern unbefriedigt läßt und zur Auflehnung treibt, weder Aussicht hat, sich dauernd zu erhalten, noch es verdient].

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