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Appendice B Le corrispondenze

1. Il caso Wittels

Fritz Wittels è stato in assoluto il primo biografo di Freud. Nel 1924, infatti, prima ancora che Freud pubblichi la sua Selbstdarstellung, Wittels aveva già dato alle stampe il suo volume Sigmund Freud. Der Man, die Lehre, die Schule15. Freud aveva già eliminato un paio di volte buona parte delle sue corrispondenze proprio con l’esplicito proposito di rendere la vita più difficile ai suoi futuri biografi, e che aveva già pubblicato, dieci anni prima, Per la storia del movimento psicoanalitico in cui riassumeva le tappe fondamentali della psicoanalisi e, di lì a breve, avrebbe pubblicato anche la sua Selbstdarstellung16, proprio, forse, per prevenire tentativi di

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In realtà la corrispondenza con Eitingon presenta un riferimento a Nietzsche, ma non proviene da Freud, bensì dallo stesso Eitingon, il quale afferma, tra le altre cose, di avere portato con sé, a Parigi, un volume su Nietzsche del filsofo russo Schestow e di volerne fare anche una traduzione francese. Si tratta quindi solo di una comunicazione a cui, tra l’altro, non c’è seguito alcuno.

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Un caso a parte è costituito dalla corrispondenza con Silberstein, in cui compare un unico riferimento a Nietzsche che però verrà preso in considerazione in seguito, nel paragrafo dedicato a Strauss tra Nietzsche e Freud. Allo stesso modo il riferimento all’eterno ritorno nietzscheano, presente nella corrispondenza con Ferenczi, è già stato preso in considerazione nel paragrafo 2.7 dedicato agli Übermenschen.

14 Cfr. Hemecker (a cura di) (2007). 15 Wittels (1924)

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Sollecitato, in questo, da L.R. Grote che stava pubblicando la sua Die Medizin der Gegenwart in

Selbstdarstellungen (La medicina contemporanea in autobiografie/autorappresentazioni), in otto

biografi come Wittels, considerata la sua nota diffidenza nei confronti di qualsiasi biografia, da Freud stesso esplicitata nel suo Un ricordo di infanzia di Leonardo da

Vinci17.

Per questi motivi generali e per altri legati al caso particolare di Wittels, è evidente che Freud non poteva nutrire simpatie nei confronti della propria biografia, questa sua idiosincrasia venne espressamente dichiarata al diretto interessato tramite lettera. Particolare curiosità suscita però il riferimento a Nietzsche presente all’interno della lettera in questione. Freud scrive:

Gentile signor dottore

Ho letto [ricevuto] oggi la traduzione inglese del Suo libro su di me e ne sto sfogliando qualche pagina. Questo il motivo della mia lettera.

Lei conosce il mio atteggiamento verso questo lavoro, atteggiamento che non è divenuto più cordiale. Rimango [dell'opinione] che qualcuno, che conosce così poco di un altro, come Lei di me, non ha il diritto di scrivere una biografia della persona interessata. Si aspetta finché quella persona è morta, solo allora si deve divagare su tutto, [quando] per fortuna ciò è indifferente [alla persona interessata].

Non posso confrontare l'edizione inglese con quella tedesca, che non ho nemmeno portato con me per le vacanze (altrettanto poco come il Nietzsche). Non Ha ovviamente aspettato nemmeno le mie correzioni.18

Il riferimento a Nietzsche è enigmatico. Perché Freud, per le vacanze, avrebbe dovuto portare con sé “il Nietzsche” [den Nietzsche]? A quale Nietzsche si sta riferendo? Probabilmente poteva riferirsi al Dostoejwskij und Nietzsche del filosofo Schestow, fatto tradurre in francese dal suo amico e collega Eitingon e pubblicato

17 Freud (1910c), p. 269 «i biografi sono fissati al loro eroe in maniera del tutto singolare. Spesso

l’hanno fatto oggetto dei loro studi perché sin da principio, per motivi attinenti alla loro vita emotiva personale, hanno sentito per lui una particolare affezione. Si danno allora a un lavoro di idealizzazione, che si sforza di riportare il grand’uomo nell’ambito dei loro modelli infantili, di fare eventualmente rivivere in lui la rappresentazione infantile del padre. In virtù di questo desiderio essi cancellano i tratti individuali della sua fisionomia, appiattiscono le tracce della lotta per la vita da lui condotta contro resistenze interne ed esterne, non tollerano in lui alcun residuo di debolezza o imperfezione umana e ci danno quindi in realtà una fredda, estranea figura ideale, in luogo di un uomo al quale potremmo sentirci sia pure alla lontana congiunti. Questo comportamento è deplorevole, perché così facendo sacrificano la verità a un’illusione e rinunziano, in grazia delle loro fantasie infantili, all’occasione di penetrare nei più affascinanti misteri della natura umana».

18 Freud, E., (a cura di) (1960), pp. 368-369 del 15 maggio 1924 «Geehrter Herr Doktor,/ Ich habe

heute die englische Übersetzung Ihres Buches über mich gelesen [erhalten] und etwas darin geblättert. Dies der Anlaß meines Schreibens./ Sie kennen meine Einstellung zu diesem Werk, sie ist nicht freundlicher geworden. Ich bleibe dabei, daß jemand, der so wenig von einem weiß wie Sie von mir, kein Recht hat, eine Biographie über Betreffenden zu schreiben. Man wartet, bis er gestorben ist, dann muß er alles über sich ergehen lassen, und es ist ihm zum Glück auch gleichgültig./ Ich kann die englische Ausgabe nicht mit der deutschen vergleichen, die ich ja nicht in die Ferien mitgenommen habe (ebensowenig wie den Nietzsche). Sie haben offenbar meine Berichtigungen verwartet» traduzione mia.

proprio in quello stesso anno 1924. Ma se così fosse, perché comunicarlo a Wittels? I curatori della corrispondenza non specificano di quale Nietzsche si tratti, né chiariscono il motivo di questo riferimento.

Anche Wittels, come si è visto, aveva accostato Freud a Nietzsche durante le riunioni del mercoledì e, probabilmente, Freud voleva specificare, ancora una volta, di non preoccuparsi della cosa, esattamente come non si preoccupava della biografia appena scritta: più che un atteggiamento di rifiuto, sembra si possa parlare di un disinteressamento per questioni che, seppur non poteva condividere, Freud considerava comunque poco importanti.