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Appendice B Le corrispondenze

4. Nietzsche nella corrispondenza con Jung

Si è soliti pensare che Jung, a causa della forte influenza nietzscheana che lo caratterizza26, sia stato uno degli intermediari principali tra Nietzsche e Freud.

Nonostante il rapporto Freud-Jung sia stato fatto oggetto di diverse interpretazioni, anche cinematografiche e sia entrato nell’immaginario comune come un rapporto intenso e un confronto strettissimo, in realtà, se si confrontano i dati delle rispettive biografie, ci si accorge che esso è invece consistito in una decina di incontri, per lo più fugaci e, alcuni dei quali, già in aperta rottura.

Proprio a causa di questi motivi è quindi necessario guardare alla corposa corrispondenza tra i due per capire la natura del rapporto e misurare la possibilità di una mediazione tra Nietzsche e Freud. Di tutto il materiale che compone la corrispondenza, sono soltanto quattro le lettere in cui compare il nome di Nietzsche: tre scritte da Jung e una scritta da Freud. Se poi le si vuole prendere in analisi ulteriormente, ci si accorge che delle tre lettere junghiane, una è il già citato riferimento di seconda mano, in cui Jung riporta a Freud le tesi di Gross sul ruolo dell’analisi nella determinazione di un’impostazione immorale, concludendo il suo resoconto con un «Perciò egli [Gross] La associa a Nietzsche»27.

Rimangono così due lettere di Jung e una di Freud, naturalmente, quest’ultima, è nient’altro che una risposta a quelle di Jung. Tra il 25 e il 31 dicembre del 1909, Jung scrive una lunga lettera a Freud, nella quale, tra le altre cose, accenna anche a

25 Ivi, p. 590 lettera del 10 giugno 1922. 26

Cfr. il recente Lupo (2012) in cui è pure possibile rinvenire utili indicazioni bibliografiche relative al rapporto Nietzsche-Jung.

Nietzsche:

Mi dibatto sempre più nel problema dell’antichità […] l’antichità mi sembra tutta percorsa dalla lotta sul tema dell’incesto, con la quale ha inizio la rimozione sessuale (o viceversa?) […]. La storia della civiltà di per sé sola è troppo poca cosa, almeno quel poco di cui disponiamo oggi. Per esempio la storia della civiltà greca di Burckhardt si ferma decisamente alla superficie. Un capitolo particolarmente importante è la demonologia greca […]. Avrei anche parecchie cose da dirLe a proposito di Dioniso, se non fossero troppe per una lettera. Nietzsche sembra aver intuito parecchio in proposito. Ho l’impressione che l’elemento dionisiaco sia stato un’ondata di ritorno della sessualità la cui importanza storica non è stata sufficientemente apprezzata, un’ondata dalla quale sfociarono nel cristianesimo elementi importanti, ma in un’altra applicazione compromissoria. Non se se sto scrivendoLe banalità o geroglifici. E questo è sgradevole.28

Freud, pur rispondendo alla lettera di Jung, non coglie lo spunto nietzscheano né si sofferma in alcun modo sulla cosa, ma si limita a sconsigliare uno studio generale dell’antichità, raccomandadogli, invece, di partire con «una serie di ricerche particolari»29. In altre parole, Freud lascia cadere nel nulla lo spunto nietzscheano di riflessione, concentrandosi invece su questioni più organizzative intorno all’imminente Congresso di psicoanalisi.

La terza lettera junghiana in cui compare nuovamente il nome di Nietzsche, è la famosa lettera del 3 marzo 1912, ovvero la lettera che sancisce la rottura definitiva tra allievo e maestro. Jung chiude la lettera proprio citando Nietzsche:

Lascerò che Zarathustra parli per me: “Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari. E perché non volete sfrondare la mia corona? Voi mi venerate; ma che avverrà se un giorno la vostra venerazione crollerà? Badate che una statua non vi schiacci! “Voi non avevate ancora cercato voi stessi: ecco che trovaste me. Così fanno tutti i credenti…E ora vi ordino di perdermi e di trovarvi; e solo quando mi avrete tutti rinnegato io tornerò tra voi”.

È questo che Lei mi ha insegnato con la Ψα. E poiché io La seguo realmente devo essere coraggioso, nei Suoi confronti non meno che con chiunque.30

Il passo tratto dallo Zarathustra è chiaramente funzionale per descrivere la rottura 28 Ivi, pp. 300-301 lettera 170J. 29 Ivi, p. 304 lettera 171F. 30 Ivi, p. 529 lettera 303J.

ormai avvenuta, mentre, appare invece più interessante la chiusura di Jung: «È questo che Lei mi ha insegnato con la Ψα». Sembra che Jung voglia affermare che la psicoanalisi, attraverso la scoperta del complesso edipico, abbia in realtà smascherato anche i finti meccanismi di devozione degli allievi nei confronti dei propri maestri e, in questo smascheramento, abbia percorso una via già aperta da Nietzsche; ciò può essere sicuramente vero, ma Jung sembra dimenticare che, l’altra faccia della medaglia consiste nel poter far risalire anche l’ostilità o il desiderio di indipendenza dell’allievo allo stesso complesso edipico. In altre parole, il meccanismo funziona sia in eccesso sia in difetto, ma Jung lo evidenzia unilateralmente sul versante dell’eccesso.

A questa lettera junghiana, Freud risponde con le seguenti parole:

Ciò che Lei inoltre dice sulla necessaria indipendenza intellettuale, corroborandolo con la citazione di Nietzsche, incontra in tutto e per tutto il mio plauso. Ma se una terza persona potesse leggere questo passo, mi domanderebbe quando31 ho intrapreso questi tentativi di repressione intellettuale, e io dovrei rispondere: non lo so. Ma io credo, mai.32

La risposta di Freud, quindi, rispedisce al mittente la responsabilità della rottura. Freud concorda con Jung sulla presenza di legami edipici tra maestro e allievo e, di conseguenza, concorda anche con il passo nietzscheano utilizzato da Jung in chiave di necessaria indipendenza, ma, allo stesso tempo, sottolinea come questo desiderio di indipendenza intellettuale non sia originato da una repressione effettiva e, quindi, sia ascrivibile totalmente a un fantasma junghiano. È come se Freud volesse dire che la responsabilità della rottura e del relativo desiderio di indipendenza, risieda unilateralmente nei residui del complesso edipico personale junghiano, ma non sia ascrivibile ad alcun tipo di repressione operata dallo stesso Freud.

In ogni caso, al di là della dinamica della rottura tra Freud e Jung e di chi dei due abbia ragione nel caso specifico, ciò che interessa qui è che l’unico riferimento freudiano a Nietzsche, presente in questa corrispondenza, è in risposta all’accusa di Jung, avvenuta attraverso una citazione dallo Zarathustra. Non si può certo parlare né di mediazione, né di confronto sul tema, né di forte presenza nietzscheana nel

31 Il curatore della corrispondenza introduce a questo punto una nota, specificando che l’originale

riportava la parola “warum” (perché) invece di “wann” (quando). Si potrebbe trattare di un lapsus freudiano.

dialogo tra i due.