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Deliberation: contributi dell’approccio socio-tecnico allo studio delle decision

How to Make Sense Out of Non-Sense

2. Deliberation: contributi dell’approccio socio-tecnico allo studio delle decision

L’originale ed innovativa ricerca di Trist e Bamforth (1951) condotta nelle miniere di carbone, che aveva introdotto i principi di auto-gestione e di auto- organizzazione nei gruppi di lavoro, costituì, nelle concettualizzazioni teoriche e nelle pratiche operative, la genesi e, quindi, la prima generazione dell’approccio socio-tecnico (STS 1.0), che si occupò essenzialmente dei processi di lavoro lineari nelle organizzazioni produttive. Il compito della ricerca in questa fase, secondo l’approccio che si andava affermando, era l’ottimizzazione congiunta delle necessità del lavoro tecnico e dei bisogni sociopsicologici dei lavoratori. Con Pava nasce la seconda generazione della teoria dei sistemi socio-tecnici (STS 2.0),

focalizzata sulle deliberazioni quale unità d’analisi utile per esaminare la natura non ordinaria dei processi lavorativi (Austrom e Tenkasi 2012).

Nella visione di Pava (1993) il problema è il falso ordine lineare attribuito senza distinzione a qualsiasi tipo di attività lavorativa; distinguendo tra decisioni strutturate, semi-strutturate e non-strutturate, Pava sostenne che la distinzione tra le attività di routine e quelle non routinarie (laboratori di ricerca e sviluppo) è

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essenziale e va tenuta in considerazione perché non è possibile pensare che gli stessi metodi analitici possono essere indifferentemente utilizzati in situazioni profondamente diverse, dove ciascun tipo di lavoro ha scopi totalmente differenti. Per cui, la scelta del metodo deve essere contingente ed adeguata alla natura del lavoro da analizzare.

La sua principale critica al convenzionale metodo STS 1.0 insisteva sul fatto che può solo indirizzare questioni connesse a quei processi che tipicamente implicano una certa linearità e sequenzialità nella conversione di input in output, dove il passaggio successivo inevitabilmente segue al precedente. Il lavoro non routinizzato, invece, quello non ordinario svolto da professionisti competenti e dai

manager, è caratterizzato da (ibidem):

- processi di conversione multipli e concorrenti (ad esempio, la gestione di diverse attività nello stesso tempo);

- flussi di conversione non lineari (processi disgiunti e frastagliati di

problem solving sull’incertezza);

- separatismo professionale (i professionisti sono esperti competenti con un alto grado di autonomia e abilità che non possono essere chiusi all’interno dei confini del classico concetto di gruppo di lavoro).

Queste tre dimensioni suggeriscono che il lavoro non routinizzato consiste in deliberazioni multiple e sovrapposte portate avanti da network fluidi e flessibili di individui, che costituiscono delle coalizioni discrezionali. Le deliberazioni racchiudono comportamenti riflessivi e scambi comunicativi attraverso cui le persone si impegnano a ridurre l’equivocità di una questione problematica, ed presentano tre aspetti salienti: temi, forum di scambio e partecipanti. I temi sono le questioni problematiche che un’organizzazione cerca di affrontare e rispetto alle quali le persone provano e riflettere e comunicare; il forum è il luogo in cui la questione problematica è riflettuta e deliberata; i partecipanti sono le persone che si impegneranno nei forum sui temi (ibidem).

In termini metodologici, Pava analizza il sotto-sistema tecnico identificando:

le deliberazioni rilevanti ed i forum entro cui queste si verificano, classificandoli secondo il loro livello di formalità (strutturato, semi- strutturato, non-strutturato)

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Tabella 1. Forum e principali deliberazioni corrispondenti. Fonte: Pava (1983), op. cit.

 le parti coinvolte nel processo, con riguardo alle informazioni che ciascun soggetto introduce nelle deliberazioni

Tabella 2. Parti idealmente associate con le principali deliberazioni (ibidem)

 gli elementi capaci di rendere inefficace la deliberazione, come ad esempio le informazioni mancanti

Tabella 3. Gap informativi nel processo deliberativo (ibidem)

L’analisi del sotto-sistema sociale riguarda la disamina approfondita del

network (parti/relazioni) implicato nel processo deliberativo, che dovrà funzionare

come una coalizione discrezionale attraverso negoziazioni se il sistema vorrà ottenere risultati di apprendimento e cambiamento nel lungo periodo.

Tipi di Forum Argomenti

Strutturato Semi - strutturato Non - strutturato Partecipanti Ideali Informazioni coinvolte nelle deliberazioni

Informazioni che hanno contribuito alle deliberazioni …. … … … … … … Deliberazioni Gap A B C

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Una prima area da analizzare è costituita dal ruolo del network per ogni deliberazione, ovvero il modo con cui la responsabilità è distribuita tra i vari partecipanti:

Figura 1. Role network for a major deliberation (ibidem)

Per ciascuna deliberazione rilevante poi, secondo Pava, occorre individuare: a) gli orientamenti e i valori peculiari che ciascun partecipante porta con sé all’interno del processo, b) gli orientamenti divergenti delle parti interdipendenti coinvolte nella stessa deliberazione, c) le parti che prendono posizioni divergenti ma che, attraverso l’equilibrio tra interessi opposti, si impegnano continuamente per creare una coalizione discrezionale capace di rendere più facilmente raggiungibile, accettabile e condivisibile la negoziazione tra i suoi membri per il bene di un interesse generale.

Ciò che Pava evidenzia è l’importanza di entrambi i tipi di analisi, ma è l’analisi sociale che egli propone ad essere illuminante sui punti di vista necessari alle deliberazioni e disegna le parti che le sostengono attraverso negoziazioni utili a rendere le deliberazioni produttive. Come ha rilevato Trist (1983-b), con questa idea di deliberazione, un concetto generico che comprende un insieme di attività non programmate, Pava ha identificato una dimensione di lavoro professionale e manageriale fino a quel momento non riconosciuta, o meglio oscurata da una eccessiva e esclusiva attenzione sul processo decisionale. Le deliberazioni non sono decisioni ma il loro entroterra, che costituisce il mondo della tecnica

A C E B D G F I H

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cognitiva (ibidem). Sono un processo sociale e cognitivo la cui salienza risiede nel fatto che offre un approccio operativo all’analisi in una prospettiva non gerarchica ed in contesto caratterizzato da elevati livelli di complessità, interdipendenza e incertezza.

L’innovazione prodotta da Pava, per lo scopo di questo lavoro, risiede nell’aver dato vita ad una metodologia per la risoluzione di questioni complesse. Dal concetto di deliberazione emerge come:

a) i partecipanti al processo sono diversi: essi provengono da diverse parti e livelli dell’organizzaizone, spesso al di fuori di essa, e collettivamente formano un network a legami deboli;

b) i loro ruoli sono diversi: non sono specificati in anticipo ma evolvono nel tempo (come rileva Pava, il contributo di ciascun individuo può oscillare dalla consultazione fino al finale processo decisionale);

c) il processo è complesso: le deliberazioni mostrano traiettorie non lineari che ripetono passi in avanti e indietro tra divergenze e convergenze, equilibri di gruppo e interessi individuali.

Tenere in mente questo facilita la comprensione dei processi complessi attraverso cui gruppi ed organizzazioni giungono, o non giungono, a delle deliberazioni. Le coalizioni discrezionali mettono in scena nuovi principi organizzativi che superano gli aspetti e le modalità burocratiche e tecnocratiche del decidere o del programmare. Le posizioni gerarchiche detengono la proprietà dell’expertise e l’accesso privilegiato alle conoscenze in un modo che esse riescono falsamente a politicizzare la risoluzione di questione complesse, le quali invece dipendono da conoscenze condivise e collaborazioni inter-posizionali (Trist 1983-b). In questo passaggio si coglie bene il punto riguardo all’utilità di riferirsi a questo contributo: le coalizioni di strutturano e si ri-strutturano solo in funzione dei bisogni di quella particolare deliberazione; il loro scopo è ottenere il migliore risultato dall’utilizzo e dall’interazione di molteplici prospettive. Per questo motivo, le questioni non sono proprietà e/o non sono indirizzate da una singola posizione della coalizione, e questo fa sì che siano minimizzati i rischi di false politiche risolutorie e sia massimizzata una vera e pura negoziazione tra le parti che, seppur portatrici di valori differenti, provano a generare la scelta migliore.

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Il lavoro seminale di Pava costituisce un contributo importante nella definizione di quei processi che aiutano un sistema il cui compito primario può essere descritto come una serie di sofisticate deliberazioni (partnership) volte a sostenere i cambiamenti in un ambiente turbolento. I cambiamenti organizzativi che descrive col suo modello, vanno tutti nella stessa direzione di essere un’alternativa al vecchio paradigma.

3. L’organizzazione e l’inconscio: una nuova struttura di pensiero