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Le riforme del settore socio-assistenziale nel Regno Unito Negli anni delle prime riforme in Inghilterra, coerentemente con i princip

7. Politiche socio-assistenziali a confronto: Italia e Regno Unito La natura comparativa di questo studio richiede di ricostruire lo scenario entro

7.2 Le riforme del settore socio-assistenziale nel Regno Unito Negli anni delle prime riforme in Inghilterra, coerentemente con i princip

fissati entro il Piano di Beveridge, la politica dello Stato fu di tipo prettamente interventista. La fine della concezione del ruolo dello Stato come erogatore di benessere avviene alla fine degli anni settanta con il governo conservatore Thatcher che si oppone fortemente al principio-prassi del monopolio pubblico nell’erogazione dei servizi, sulla base della tesi dell’insostenibilità del debito pubblico e della dipendenza degli individui da forme di assistenza da parte di uno Stato che aveva promesso di assistere tutti “dalla culla alla bara”.

Il ridimensionamento dell’intervento pubblico si realizza attraverso il richiamo alla responsabilità individuale e alla solidarietà civile, assumendo la famiglia (e non più lo Stato) quale miglior luogo possibile di cura. Questo approccio venne ratificato con il White Paper “Growing Older” (DHSS 1981) che marcò, appunto,

il passaggio del concetto di “responsabilità di cura” dallo Stato (care in the

community), quindi erogata dai servizi pubblici locali presenti nel contesto di

appartenenza, alla comunità (care by community), cioè offerta dalla famiglia e dalle reti di sostegno informali. La realizzazione di questa filosofia avvenne per mezzo del “Caring for people: Community care in the next decade and beyond”

(DHSS 1989) che aveva lo scopo di definire le modalità ed i tempi con cui il governo intendeva attuare la community care. Nei suoi punti essenziali, questo atto riconosce:

- il ruolo chiave dei dipartimenti dei servizi sociali locali nell’erogazione della community care;

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- il ruolo del care manager a cui viene assegnata la responsabilità della definizione dei bisogni degli utenti e dei relativi servizi al fine di organizzare interventi più flessibili e più capaci di soddisfare i bisogni; - il coinvolgimento dell’utente (e della sua famiglia) quale interlocutore per eccellenza rispetto alle caratteristiche che i servizi necessitano avere per rispondere meglio ai bisogni di cui sono portatori;

- la collaborazione tra servizi sociali e sanitari, intesa come servizio migliore, multidimensionale e, dunque, più efficace capace di dare alle famiglie il sostegno necessario nei processi di cura dei propri membri. Nello stesso anno, quanto previsto per i servizi sociali fu disposto anche per i servizi sanitari attraverso il White Paper “Working for Patients” (DoH 1989), con il quale venivano fissati due obiettivi fondamentali: garantire alle persone cura e accesso ai servizi disponibili, indipendentemente dai luoghi di residenza, e rendere il sistema sanitario più efficiente, accessibile e finanziato attraverso la tassazione generale. In entrambe le riforme, l’elemento di forte novità fu l’introduzione di un mercato interno dei servizi sociali e sanitari: le autorità sanitarie locali ed i medici di base avevano la prerogativa di acquistare i servizi erogati dagli ospedali e dalle altre autorità sanitarie responsabili nell’erogazione dei servizi territoriali, oltre che dagli enti privati; i care manager, responsabili dei servizi sociali territoriali, potevano scegliere di acquistare i servizi sia dagli enti pubblici che privati. In questo nuovo quadro, si affermò un nuovo ruolo per lo Stato, quello di finanziatore e regolatore, mentre la gestione dei servizi e degli interventi veniva affidata alle organizzazioni non e for-profit, favorendo il risparmio della spesa pubblica.

Il governo laburista di Tony Blair sostituì la competizione tipica del libero mercato della destra liberale con la concertazione al fine di regolare i rapporti tra i soggetti implicati nella programmazione e nell’erogazione dei servizi attraverso pratiche di tipo collaborativo (pubblico e privato, sociale e sanitario, cura formale e informale). Nel White Paper, “The new NHS: modern, dependable” (DoH

1998), fu rafforzato l’obbligo di collaborazione tra sociale e sanitario per rendere la cura formale complementare a quella informale e per realizzare in maniera compiuta una politica specifica rivolta alla community care. Venne anche avviata

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la creazione di nuovi corpi all’interno del sistema sanitario locale, i Primary Care

Groups con il compito di integrare i medici ed i servizi socio-sanitari locali allo

scopo di promuovere processi di programmazione e di erogazione più inclusivi. La riforma più importante, i cui principi costituiscono ancora la struttura del settore socio-sanitario, avviene attraverso il “NHS Plan: a plan for investment, a

plan for reform” (DoH 2000) che rappresenta un programma ambizioso il cui scopo è quello di accogliere la sfida della modernizzazione del sistema, interamente ri-disegnato attorno ai bisogni dei pazienti. Un obiettivo di cambiamento che punta su due livelli di intervento: l’offerta di servizi di cura che siano il più possibile adeguati alle esigenze individuali (con alti standard di qualità) e la valorizzazione ed il sostegno delle risorse umane. L’intenzione di questa riforma è esattamente quella di (ri)trovare una nuova etica del servizio pubblico, di realizzare un sistema in cui i valori, la dedizione del personale e la fiducia siano il collante dell’intero sistema socio-sanitario. Essa, quindi, dal lato dei princìpi ne sancisce alcuni a fondamento del processo di modernizzazione: l’assistenza sanitaria garantita come diritto umano fondamentale (servizio universalmente garantito a tutti sulla base di bisogni); l’offerta di una vasta gamma di servizi durante il processo di cura ai pazienti considerati nel pieno rispetto della loro dignità umana; la predisposizione di un sistema complessivo che sia rispondente alle esigenze di individui e gruppi senza discriminazioni; la ricerca di una maggiore inclusione di pazienti e cittadini nell’NHS. Rispetto alla riorganizzazione del settore, la novità più importante è costituita dall’unificazione tra assistenza sanitaria e sociale in un unico sistema di cura a partire dal concetto di Care Trust introdotto in ambito sanitario per indicare un nuovo livello di cura fondato sulla collaborazione tra servizi sociali e sanitari. Nascono le Primary

Care Trusts che sostituiscono i Primary Care Groups, permettendo l’integrazione

tra i settori (sociali e sanitari, pubblici e privati) nei processi di erogazione dei servizi (Alcock 2003); queste non soltanto incarnano il senso della responsabilità collettiva basata sulla collaborazione e condivisione delle risorse, ma ad esse viene anche affidato il compito di impiegare le risorse nel miglior modo possibile per soddisfare i bisogni della popolazione locale. La riforma concretizza anche il concetto di interprofessional work attraverso l’offerta di un nuovo livello di cura

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definita intermediate care, cioè intermedia tra servizio sociale e sanitario atta a soddisfare i bisogni delle persone che possono vivere a domicilio se adeguatamente supportati dai servizi sociali e sanitari territoriali, ed introduce formalmente la forma organizzativa della partnership che costituisce il meccanismo migliore per disegnare servizi interamente modellati attorno alle esigenze del cliente; a tal proposito, il piano introduce e sostiene lo sviluppo di partenariati e meccanismi di cooperazione a tutti i livelli di cura: tra i pazienti, i loro famigliari ed il personale del sistema socio-sanitario; tra il settore sanitario e quello sociale; tra i diversi dipartimenti di governo; tra il settore pubblico, le organizzazioni di volontariato ed i privati all’interno dei processi di erogazione dei servizi e degli interventi.

Anche il settore sociale ha conosciuto una stagione di riforme che hanno avuto l’obiettivo di ridisegnare le politiche socio-assistenziali definendo orientamenti e pratiche per la creazione di un sistema (di assistenza sociale) capace di mettere al centro dell’azione la dignità e l’indipendenza delle persone. Il Social Care Green Paper “Independence, Well-being and Choice” (DoH 2005) indica i principi e le priorità su cui devono essere fondate le politiche socio-sanitarie:

- dare alle persone maggiore controllo sulla loro salute e sull’assistenza - consentire e sostenere la salute, l’indipendenza ed il benessere

- garantire un accesso rapido e conveniente ad un’assistenza efficiente e di alta qualità.

Questo atto fu rinforzato dal White Paper “Our Health, Our Care, Our Say” (DoH 2006) che indica gli obiettivi che le politiche sociali degli enti locali devono perseguire, e cioè:

- il miglioramento della salute e del benessere - il miglioramento della qualità della vita

- la possibilità degli utenti di esercitare scelta e controllo sui servizi - la libertà dalla discriminazione ed il benessere economico

- il rispetto della dignità personale.

“Transforming Social Care” LAC (DoH 2008) è un atto rafforzativo dei precedenti perché indica le ragioni di una necessaria trasformazione nel settore delle politiche sociali con particolare riguardo ai servizi sociali. I cambiamenti

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intervenuti non solo nella struttura della popolazione, ma anche nei suoi bisogni, possono essere affrontati dai servizi sociali a partire da un loro cambiamento rispetto al modo con cui questi debbano essere pensati ed erogati. L’approccio che sta alla base di questa riforma, e che si rivela nel suo essere assolutamente innovativo, è quello della personalizzazione, definibile come il modo attraverso cui i servizi sono plasmati in funzione delle esigenze e delle preferenze dei cittadini. La personalizzazione diviene la pietra angolare della modernizzazione dei servizi pubblici, e rispetto all’assistenza sociale significa che chiunque riceva servizi di cura, indipendentemente dal livello di bisogno o dalla tipologia degli erogatori, avrà possibilità di scelta e controllo su come questo sostegno deve essere fornito. In questo nuovo modello, il significato e l’azione del lavoro sociale cambia: da azioni di assessment e gatekeeping (valutazione/contenimento) ad azioni di advocacy e brokerage (sostegno e intermediazione), che implicano il passaggio da un modello in cui la persona è una passiva ricevente di cura ad uno in cui è al cuore dell’intera programmazione - quindi, saldamente posta al centro nel processo d’identificazione di ciò che è soggettivamente importante. Anche all’interno del settore dell’assistenza sociale, la riforma richiama tutti i soggetti interessati ad operare in partenariato per la costruzione di un modello globale di erogazione che si avvalga del contributo di tutti, NHS, agenzie private, Terzo Settore e comunità locali, ai quali è richiesto lo sforzo di superare le barriere culturali ed istituzionali per garantire un equilibrio strategico di investimenti nella prevenzione, nelle strategie di promozione dell’indipendenza e nell’erogazione di servizi. Il modello di riforma identifica le aree su cui il governo ed i suoi partner devono lavorare al fine di riformare l’assistenza sociale, non solo in modo sostenibile ma anche in modo tale da migliorare la qualità della vita delle persone:

 rafforzare la gestione delle prestazioni per garantire che tutti i servizi siano di alto livello

 sostenere le capacità e le competenze degli operatori sociali nei processi di erogazione dei servizi

 consentire che siano le persone a plasmare servizi che ricevono in modo da dar loro la possibilità di scegliere ciò che desiderano.

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All’interno di questo processo di trasformazione, l’obiettivo chiave è la costruzione una nuova social care workforce, altamente qualificata, valorizzata e responsabile proveniente da tutti i settori della comunità. Questa workforce lavorerà all’interno di un “modello sociale” di assistenza guardando agli individui nel loro contesto personale, familiare e comunitario e fornendo loro servizi appropriati ed innovativi. Accanto ai famigliari ed ai volontari, fornirà un valore aggiunto contribuendo alla salute, alla felicità ed al benessere degli utenti. Attraverso un lavoro integrato, la condivisione di informazioni e condivisi processi di valutazione, la workforce consentirà un innovativo modo di lavorare per fornire servizi di alta qualità.