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E-democracy: alcune definizioni

Nel documento strumenti per la didattica e la ricerca (pagine 110-113)

La democrazia elettronica: governance, culture partecipative e nuovi bisogni di

6.1 E-democracy: alcune definizioni

in un’accezione minima, l’e-democracy è l’applicazione delle tecnologie digitali e di rete ai meccanismi classici della democrazia. in questo sen-so, l’e-democracy è principalmente, se non esclusivamente, l’e-voting, ovvero l’utilizzo, a vario titolo, delle nuove tecnologie a sostegno del voto, nelle elezioni così come nei referendum.

la nozione di voto elettronico comprende almeno tre diverse ipotesi: si va dall’elaborazione in tempo reale dei risultati del voto attraverso dispo-sitivi informatizzati, collocati nei seggi, alla diffusione di totem per abili-tare il voto in altri luoghi pubblici, fino al vero e proprio voto via internet (miani 2005: 29).

l’episodio forse più noto e sfortunato di voto elettronico rimanda alle elezioni presidenziali statunitensi del 2000, in cui George W. Bush prevalse di stretta misura sul candidato democratico al Gore, dopo il riconteggio manuale delle schede ‘a farfalla’, da perforare tramite apposite macchine ‘a levetta’, utilizzate in Florida1: benché non si sia mai dimostrato che le ano-malie abbiano avuto un qualche effetto nel determinare l’elezione alla casa Bianca del candidato repubblicano, la reputazione del voto elettronico non ha tratto particolare beneficio dal caso-Florida, anche alla luce delle défail-lances dei terminali touchscreen utilizzati per il voto nella tornata elettorale del 2004, in sostituzione delle macchine ‘a levetta’2.

1 il contributo è stato progettato e discusso in tutte le sue parti da entrambi gli autori: pelle-grino marinelli è autore dei parr. 6.1, 6.2, 6.3 e 6.9; simone mulargia è autore dei parr. 6.4, 6.5, 6.6, 6.7, 6.8 e 6.10

1 < http://tinyurl.com/37lg6mj> (06/10)

2 <http://www.repubblica.it/2004/j/speciale/altri/elezioniusa/seggiele/seggiele.html> (06/10) elisabetta cioni e alberto marinelli (a cura di) Le reti della comunicazione politica. Tra televisio-ni e social network, isBn 978-88-6453-131-1 (print) isBn 978-88-6453-133-5 (online), © 2010 Firenze university press

Venendo all’italia, le esperienze di voto elettronico non sono finora nume-rose e si collocano per lo più a livello locale, a partire dal primo test di voto elettronico svoltosi ad avellino, nel 2001, in occasione del referendum sul fe-deralismo, con la partecipazione di 600 votanti3. nel nostro paese, il caso più noto di voto elettronico praticato su scala di più ampie dimensioni riguarda le elezioni del consiglio e del presidente della provincia autonoma di trento, tenutesi nel novembre 2008. in tale circostanza, in attuazione di una legge provinciale sull’automazione delle procedure di voto, è stato sperimentato, con pieno successo, il sistema proVote, consistente nel voto attraverso termi-nali touchscreen, che riproducevano con esattezza nell’interfaccia grafica il for-mato della tradizionale scheda cartacea, connessi ad un elaboratore in grado di fornire, in tempo reale, i risultati dello scrutinio4. in occasione delle elezioni regionali del 2006, invece, è andata in onda l’editio minor del voto elettroni-co: lo scrutinio informatizzato e la trasmissione online dei dati al ministero dell’interno, per una più rapida elaborazione dei risultati elettorali5.

siamo, insomma, ben lontani dalla frontiera del voto via internet, che a breve debutterà in svizzera6: del resto, in gran parte dell’europa il voto elettronico ha invece le più rassicuranti sembianze di macchine touchscre-en7, nonostante un ambizioso programma comunitario per la diffusione del voto a distanza8.

una seconda definizione di e-democracy enfatizza invece l’attitudine delle tecnologie digitali e di rete a rinnovare le forme della democrazia, come fin qui conosciute: non si tratta di richiamare in vita l’età dell’oro della demo-crazia diretta, ma di dare nuova linfa ad una demodemo-crazia che, benché sem-pre più diffusa a livello globale, deve fare i conti con il declino dei partiti di massa, con la crisi delle ideologie e le insidie del populismo, con l’eclissi delle forme tradizionali di partecipazione e, in definitiva, con una crisi di fidu-cia che risente della sfida concomitante dei ‘disimpegnati’ e dei ‘disincantati’

(coleman, Blumler 2009, cfr. anche i capp. 5 e 8 del presente volume).

continuando nelle precisazioni terminologiche, l’e-democracy si distingue dall’e-government, che può essere definito come «l’applicazione delle nuove tecnologie alle transazioni tra cittadini e pubbliche amministrazioni con il fi-ne di renderle, in primo luogo, più rapide ed efficienti» (miani 2005: 27). l’e-government, insomma, secondo le teorie del New Public Management9 è la mera

3 <http://www.corriere.it/speciali/francia-elezioni2002/votoelettronico.shtml> (06/10)

4  <http://www.elezioni.provincia.tn.it/provote/voto_elettronico/come_si_vota_elettronica-mente/> (06/10)

5 <http://www.apogeonline.com/webzine/2006/03/28/19/200603281901> (06/10)

6 <http://www.lanotizia.ch/attualita/svizzera-arriva-il-voto-via-internet/1411> (06/10)

7 <http://www.apogeonline.com/webzine/2005/06/29/17/200506291701> (06/10)

8 <http://88.41.252.18/index.jsp> (06/10)

9 diffuso a partire dagli anni ’80 nei paesi di tradizione anglosassone come applicazione degli stili gestionali privastici al settore pubblico, approda in italia nel decennio successivo (Grue-ning 2001). alcuni autori ne sottolineano oggi l’inadeguatezza, specialmente a fronte della diffusione delle tecnologie digitali e di rete che consentono nuovi modelli di governance delle relazioni tra amministrazioni e cittadini (dunleavy, margetts, Bastow e tinkler 2006).

«implementazione tecnologica dell’offerta di servizi erogati dalla pubblica amministrazione» (introini 2007: 262), di cui agevola e ottimizza l’erogazione.

Getta un ponte verso l’e-democracy la definizione del Rapporto innovazio-ne e tecnologie digitali in Italia del ministro per l’innovazioinnovazio-ne e le tecnologie (2003), a mente della quale l’e-government è

[…] il processo di trasformazione delle relazioni interne ed esterne della pubblica amministrazione che attraverso l’utilizzo di tecnologie informati-che e di comunicazione punta a ottimizzare l’erogazione dei servizi, a incre-mentare la partecipazione di cittadini e imprese, e a migliorare la capacità di governo della stessa pubblica amministrazione10.

se la prospettiva principale resta una maggiore efficienza dei servizi, c’è però spazio per la promozione della partecipazione dei cittadini, la cui ampiezza non è tuttavia chiaramente definita.

la partecipazione attiva, caratterizzata dalla piena collaborazione di cittadini e comunità con governo e istituzioni nel decision making, è infatti il più elevato dei livelli di coinvolgimento che le politiche di e-democracy pos-sono realizzare. secondo l’Ocse11, si danno, infatti, tre modelli:

1. un modello relazionale unidirezionale, in cui il governo produce e rila-scia informazione perché i cittadini possano accedervi;

2. un modello relazionale a due vie, in cui i cittadini sono chiamati a forni-re un feedback su tematiche che il governo stesso pforni-redefinisce;

3. un modello relazionale collaborativo, connotato dalla partecipazione attiva dei cittadini al processo decisionale, benché la responsabilità del-le scelte finali o deldel-le politiche prodotte resti ai governi.

a conclusioni analoghe conduce la scala delle dimensioni della e-demo-cracy proposta dal cnipa12:

1. la dimensione dell’inclusione sociale, che impone di contrastare le dif-ferenti forme di digital divide che ostacolano l’accesso e l’utilizzo della strumentazione tecnologica atta a rendere effettiva la partecipazione al-le forme di gestione dei processi decisionali veicolati attraverso apposi-te piattaforme digitali;

2. la dimensione dell’accesso all’informazione, che rimanda al tema più ampio della trasparenza dei processi decisionali pubblici;

3. la dimensione dell’accesso alla sfera pubblica: il dialogo tra cittadini e istituzioni, la partecipazione attiva alla formazione delle opinioni;

10 < http://tinyurl.com/2vvpthn > (06/10)

11 <http://www.oecd.org/dataoecd/9/11/35176328.pdf> (06/10)

12 <http://www.cnipa.gov.it/site/_files/e-democracylG.pdf> (06/10)

4. la dimensione elettorale;

5. la dimensione dell’iniziativa diretta da parte dei cittadini, attraverso istituti giuridici specifici (es. referendum) o forme spontanee (petizioni, appelli ecc.);

6. la dimensione del coinvolgimento dei cittadini e delle loro forme asso-ciative in specifici processi decisionali.

i due documenti certificano, dunque, l’acquisita consapevolezza del deci-sore pubblico della necessità di impiegare le tecnologie digitali non più solo in maniera autoreferenziale, ma per abilitare forme inedite di partecipazione democratica alle politiche pubbliche. siamo perciò ben lontani da una riedi-zione ICT-based della democrazia diretta teorizzata in maniera deterministica dai seguaci di quel «culto di internet» (marinelli 2004: 19) cui, a vario titolo, appartengono autori come amitai etzioni (1972), lawrence Grossman (1995), pierre lévy (2002), céline lafontaine (2004), fino ad Howard rheingold (1994, 2003)13. la democrazia diretta, del resto, funziona solo a certe condizioni: che il numero dei soggetti chiamati a deliberare sia tale da consentire un vicende-vole scambio di opinioni; che sia possibile deliberare in maniera informata e su questioni di non eccessiva complessità per il comune cittadino; che non si dia luogo a forme di esclusione o di influenza, ad esempio attraverso la pre-determinazione delle scelte o delle informazioni disponibili (coleman 2005:

177). diversamente, il rischio maggiore è quello di «referendum elettronici»

scarsamente informati, nei quali prevalgano logiche populiste e plebiscitarie, che segnino la scomparsa di ogni forma di mediazione (rodotà 2004: 11).

si è già visto che, salvo limitate eccezioni su base locale, non si danno fi-nora casi generalizzati di utilizzo delle tecnologie di rete per forme di deli-berazione diretta dei cittadini: le nuove tecnologie non hanno prodotto un superamento del primato della democrazia rappresentativa, le cui forme restano saldamente a presidiare i meccanismi per la produzione di scelte collettive vincolanti.

È in questa cornice che le tecnologie di rete sono chiamate ad esplicare il loro potenziale di rafforzamento della democrazia. la governance è il mo-dello teorico di gestione del ciclo delle politiche pubbliche che, secondo la nostra prospettiva, meglio si salda con l’utilizzo a fini partecipativi delle tecnologie digitali e rappresenta perciò la punta più avanzata nel processo di affermazione dell’e-democracy.

6.2 Governance e democrazia deliberativa: una possibile sintesi

Nel documento strumenti per la didattica e la ricerca (pagine 110-113)

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