molti parlano, più o meno a sproposito. in particolare, Facebook, con più di 400 milioni di utenti nel mondo e 16 milioni di iscritti in italia1, è una realtà che intercetta sempre più spesso le nostre conversazioni e pratiche quoti-diane. chi dice orgogliosamente di non esserci, considerandolo una moda.
chi si era iscritto a Facebook molto prima della sua versione in italiano e frequenta oggi vari sns, facendoli ‘dialogare’ tra loro e nel frattempo dan-do un’occhiata a Buzz2. chi non sa come gestire una richiesta d’amicizia imbarazzante (l’ex, il capo) e chi lo usa come diario aperto sui propri stati d’animo. Gli adolescenti digitali, abituati dai blog personali ad inseguire voyeuristicamente il lifestreaming dei loro amici. e i nativi analogici, che iniziano a frequentare la rete proprio attraverso Facebook, perché gli altri sono connessi. chi ritrova vecchi compagni di classe e parenti lontani e chi ne fa un uso ludico, costruendo fattorie virtuali basate su una logica di scambio di doni.
Ora, le considerazioni su Facebook che leggiamo, ascoltiamo, discutia-mo nella nostra vita quotidiana e le nostre stesse pratiche culturali (come il consumo di un pezzo comico in tv che utilizza termini come «taggarsi» o
«like-are») sono segnali che non possono essere ignorati, ma che ci restitu-iscono solo ‘impressionisticamente’ la realtà socio-tecnologica dei siti di
so-1 il dato sugli iscritti a Facebook nel mondo si riferisce a giugno 2010 ed è fornito da «inside Facebook», un’azienda per le ricerche di mercato su Facebook (smith 2010). i dati sugli iscritti in italia, invece, si riferiscono al maggio 2010 e sono descritti più analiticamente nel par. 2.2.
2 dopo lo scarso successo di Wave, Google ha lanciato nel febbraio 2010 Buzz, un’applicazio-ne di social un’applicazio-networking tra i contatti di Gmail.
elisabetta cioni e alberto marinelli (a cura di) Le reti della comunicazione politica. Tra televisio-ni e social network, isBn 978-88-6453-131-1 (print) isBn 978-88-6453-133-5 (online), © 2010 Firenze university press
cial network. una realtà in continuo ‘aggiustamento’ che occorre conoscere meglio in termini di diffusione, tendenze e usi, evitando di riprodurre gli errori manichei della letteratura (più speculativa che empirica) che, negli anni ’90, tra scetticismi e nuovismi, ha affrontato la nascita delle comunità virtuali delineando, da una parte, scenari di socialità senza volto e speran-do, dall’altra, nelle comunità ritrovate nel cyberspazio.
in altri termini, una ricerca sociale che intende concentrarsi sugli usi politici dei sns, e di Facebook in particolare – vista la popolarità che al momento possiede in italia (cfr. par. 2.2) – richiede alcuni passaggi impor-tanti, in grado di collocare questo oggetto di studio specifico all’interno di dinamiche più generali.
innanzitutto, è necessario partire dalle esperienze teoriche dei classici che hanno riflettuto sui cambiamenti nelle forme di organizzazione della socialità contemporanea, a prescindere da internet. per arrivare, poi, alle proposte concettuali contemporanee che tengono conto della complessità dell’ecosistema comunicativo in cui le relazioni si attivano e, in alcuni casi, si mantengono.
all’inizio del ’900, in Intersecazioni di cerchie sociali, un capitolo della sua Sociologia, simmel leggeva la storia della società come un processo continuo di crescita di nuove cerchie sociali, ovvero di sfere di relazioni differenzia-te nel condifferenzia-tenuto. nella società fin de siècle che simmel osservava, le nuove cerchie sociali avevano confini mobili, sottraevano e attraevano individui appartenenti ad altre cerchie, senza creare fratture, perché da concentriche erano diventate attigue. l’uomo moderno partecipava a più cerchie sociali
‘liberamente’ scelte: l’azione reciproca da ascrittiva era diventata selettiva, e autonoma. simmelianamente, il soggetto della modernità si trovava ad essere nodo di intersezione di varie reti sociali, con basse barriere di ingres-so, che non ne esaurivano l’appartenenza, che gli richiedevano diversi tipi di investimento ed esercitavano vari livelli di controllo normativo sui suoi comportamenti.
Questa idea è il punto di partenza della riflessione di Barry Wellman quando, alla fine degli anni ’70, propone tre modelli idealtipici di intera-zione che hanno accompagnato il passaggio dalla società tradizionale a quella contemporanea. secondo Wellman (1979; 2001a; 2001b), nelle socie-tà tradizionali le comunisocie-tà erano definite dallo spazio e le relazioni erano door-to-door; nella modernità novecentesca dei mass media e dei mezzi di trasporto, la glocalization ha richiesto la gestione di una connettività pla-ce-to-place; la forma principale di gestione dell’interazione dell’uomo con-temporaneo è invece il networked individualism, una sorta di ‘navigazione esistenziale’ sempre più autonoma e personale all’interno di vari network sociali. in sintesi, i tratti caratterizzanti del networked individualism sono cin-que: le relazioni sono sia locali che a distanza; i network personali sono sparsi; le relazioni vengono attivate ed abbandonate con più facilità; molte relazioni si sviluppano con persone che hanno un diverso background
so-ciale; alcuni legami sociali sono forti, ma molti sono deboli (quindi consen-tono l’accesso a risorse nuove e differenti) (Wellman, Boase 2006)3.
dal punto di vista teorico, i contributi di simmel e Wellman anticipano i sns, ruotando intorno alla dimensione che castells (2002) chiama priva-tization of sociability. la relazione individualizzata rispetto alla società è la forma specifica della socialità contemporanea, non un attributo psicologi-co né un effetto delle tecnologie personali. È in questo processo di indivi-dualizzazione dei rapporti sociali che va letta la diffusione dei sistemi di comunicazione person-to-person che la tecnologia dei sns supporta. la pos-sibilità tecnologica di un’«auto-comunicazione di massa» (castells 2009:
64) è la risposta alla gestione contemporanea – autonoma e individuale – dei network sociali scelti, anche quelli spazialmente dispersi (Wellman 1999; marinelli 2004).
l’esistenza di «network di scelta» (castells, Fernández-ardèvol, linchuan Qiu, sey 2008: 264), di reti sociali ad hoc, online e offline, aiuta a ricomporre la frattura che artificialmente era stata posta negli anni ’90 tra il virtuale e il reale. inoltre, l’adozione di questa prospettiva consente di leg-gere i sns come strumenti di appropriazione di
[…] frammenti di socialità in uno scenario che sembrava caratterizzato da elementi troppo individualistici. per reagire agli eccessi di socializzazione, gli uomini hanno inventato una tecnologia che arriva all’ultra-personalizza-zione (morcellini 2009: 30-31).
l’ultrasocializzazione di cui parla morcellini ha le sue radici nei me-dia di massa, in quelle dinamiche che meyrowitz (1985) aveva osservato nei media broadcast, le stesse che danah boyd rintraccia oggi nei networked publics.
nell’accezione di boyd (2008: 21), i networked publics «sono, al tempo stesso, lo spazio costruito attraverso le tecnologie di rete e la comunità im-maginata che emerge come risultato dell’intersezione di persone, tecno-logia e pratiche». i networked publics, come dicevamo, hanno dinamiche e proprietà già rintraccibili negli ambienti e nelle audience mass mediali: i contenuti prodotti si rivolgono ad audience invisibili e sono persistenti, re-plicabili, ricercabili, scalabili; i differenti confini spaziali, temporali e sociali vengono percepiti come continui; senza controllo sul contesto, il pubblico e il privato si confondono. la differenza è che, nei networked publics, queste proprietà sono, di default, una parte dell’ambiente, elementi strutturali, le-gati tra loro in modi nuovi.
non possiamo rinunciare, quindi, ad un’interpretazione dei sns che sottolinei gli elementi di continuità con i processi socio-comunicativi av-viati nella modernità (intersecazioni di cerchie sociali, ultrasocializzazione
3 sul networked individualism, cfr. anche cap. 3 del presente volume.
dei mass media, networked individualism) ma, al tempo stesso, non perda di vista le specificità socio-tecnologiche dei siti di social network. i successivi passaggi indispensabili per avviare un programma di ricerca sociale sui sns (e in particolare sugli usi politici di questi strumenti da parte dei citta-dini) sono dunque a) l’individuazione e la definizione delle pratiche sociali e tecnologiche che caratterizzano i sns rispetto agli altri social media e b) la conoscenza dei dati attualmente disponibili relativi agli utenti e ai diversi usi dei sns in italia.
2.2 Le pratiche socio-tecnologiche e lo scenario statistico dei SNS