Giovani e sfera pubblica: due ipotesi di ricerca
8.3 Privatizzazione della sfera pubblica
nelle società europee contemporanee la dimensione pubblica e quella privata sono intrecciate in maniera complessa: tale intreccio pare, inoltre, in via di notevole trasformazione. un riscontro di ciò pare rinvenibile osser-vando come i temi del dibattito pubblico non emergano più esclusivamen-te da un sostrato di gruppo o collettivo ma, con un’inversione di esclusivamen-tendenza, essi trovano in misura sempre maggiore una germinazione individuale e privata, spesso legata a istanze di singoli individui che entrano con forza nel ‘grande’ dibattito. la dinamica è rappresentabile come una progressiva migrazione – associata all’attribuzione di maggiore rilevanza – della vita quotidiana dalla cronaca locale alle pagine di politica interna. la soglia che separava la sfera pubblica da quella privata viene sistematicamente varca-ta, spesso brutalizzandone l’intimità: lo «sguardo panottico» di Bentham (Bentham 1977, Foucault 1993) non si posa solo sui pochi che esercitano il potere (thompson 1998). tale pubblicizzazione della sfera privata richiede un profondo ripensamento dell’articolazione della «sfera pubblica borghe-se» (Habermas 2005) e delle funzioni che essa assolve riguardo al sistema politico poiché tende a costituire – si suppone – un nuovo modello di spa-zio politico (Galli 2001; privitera 2001; cotesta 2007; sorrentino 2008).
un tentativo empirico, rudimentale ma non privo di spunti di interesse, di comprendere la nuova configurazione della sfera pubblica, intesa quale
‘luogo’ della dialogicità, è conducibile focalizzando dove dimensione pub-blica e dimensione privata collimano o contrastano. sulla base di una recente ricerca sui giovani5 si è cercato di considerare come vengano colti lo spazio pubblico e lo spazio privato dall’attore individuale (pirni 2007). sono stati individuati due caratteri di tali spazi: l’estensione e la densità. per quel che concerne l’estensione sono state utilizzate due domande che chiedevano in maniera piuttosto esplicita di definirli. È sembrato corretto interpretare le risposte alla domanda «se lei dovesse descrivere se stesso a quali aspetti fa-rebbe soprattutto riferimento?» quale configurazione spaziale dell’ambito privato; questo in ragione del fatto che gli items indicati a questo proposito rimandavano in maniera coerente ad una dimensione intima e personale, privata appunto6. le indicazioni degli intervistati alla domanda «che cos’è secondo lei la democrazia?» sono state considerate utili per configurare l’estensione dello spazio pubblico percepito in quanto si ritiene condivisibile che l’idea di democrazia rappresenti l’immagine che del pubblico può avere l’individuo; in questo caso gli items proposti nell’intervista fornivano non so-lo una coordinata spaziale ma anche alcuni elementi che richiamavano altri aspetti sostanziali del coinvolgimento dell’individuo nello spazio pubblico7. per quel che riguarda la densità dei due spazi, ovvero l’intensità poten-ziale delle interazioni all’interno di questi, si è scelto di considerare due domande che richiedevano agli intervistati di esplicitare il loro grado di fiducia interpersonale e nei confronti delle istituzioni8. si ritiene utile fare
5 I nuovi cittadini dell’Italia in trasformazione. Giovani e democrazia tra centralità e marginalità (prin 2001, prot. 2001142731) ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. coordinato-re nazionale: Gianfranco Bettin.
6 Gli items «all’essere giovane», «all’essere uomo o donna», «al mio stile di vita», «alla mia famiglia» e «al mio gruppo di amici» sono stati interpretati quali indicatori di una percezione dello spazio privato come ridotto e poco esteso; gli items «al mio lavoro», «alla mia religione»,
«al mio livello di istruzione», «alla mia classe sociale» e «all’essere italiano» sono stati conside-rati indicatori di una percezione dello spazio privato come ampio ed esteso.
7 Gli items «un modo di rapportarsi agli altri tenendo conto delle loro ragioni», «partecipare alla vita politica del paese» e «la libertà di manifestare i propri modi di pensare e di vivere»
sono stati interpretati quali indicatori di una percezione dello spazio pubblico ‘privatistico’, cioè costruito sulla base del proprio impegno personale e quindi di uno spazio pubblico ridot-to anche se partecipativo; gli items «rispettare i diritti delle minoranze», «accettare le decisioni della maggioranza» e «giustizia sociale ed eguaglianza» sono stati considerati quali indicatori di una percezione dello spazio pubblico ‘istituzionale’, cioè percepito sulla scorta delle ga-ranzie che la società democratica dovrebbe fornire e sui doveri che questa impone: si tratta di uno spazio pubblico percepito come ampio ed esteso anche se idealistico e in cui la presenza dell’individuo è poco consistente o passiva.
8 per la densità dello spazio privato sono state considerate le risposte degli intervistati alla domanda «secondo lei quanto ci si può fidare di ognuna delle seguenti persone?»; gli items prevedevano «membri del nucleo familiare», «parenti», «amici», «vicini di casa», «colleghi di lavoro/studio», «abitanti nello stesso comune», «maggior parte degli immigrati», «maggior parte degli italiani» e «maggior parte delle persone». per ciascun item l’intervistato doveva dichiarare il suo grado di fiducia scegliendo fra «molto», «abbastanza», «poco» e «per
nien-riferimento alla fiducia quale presupposto del collante che integra gli indi-vidui all’interno di ciascuno spazio in quanto è sulla base di questa che si diversificano i tipi di interazioni tra attori.
dopo aver delineato le coordinate ritenute principali dello spazio privato e dello spazio pubblico si è proceduto a controllare se i due ‘luoghi’ venisse-ro costruiti dagli intervistati in maniera conforme o meno; in sostanza, si è valutato se il posizionamento sui due assi considerati – estensione e densità – risultasse dello stesso segno oppure no. il risultato è una tipologia che pre-senta tre tipi. il primo è formato da quella parte del campione che costruisce la propria immagine dello spazio privato nella stessa maniera in cui costrui-sce quella dello spazio pubblico (26.6%); ovvero, se l’estensione dello spazio privato è ampia allora anche l’estensione dello spazio pubblico sarà ampia e viceversa per entrambi gli assi. il secondo comprende chi immagina i due spazi in opposizione (23.5%); ovvero, se la densità dello spazio privato è alta allora quella dello spazio pubblico sarà bassa e viceversa su entrambi gli assi.
nell’ultimo tipo vi è chi, fra gli intervistati, propone una conformità/diffor-mità parziale (49.9%); ovvero, se l’estensione è ampia per entrambi gli spazi, la densità è per uno bassa e per l’altro alta o viceversa.
pare interessante interpretare tali risultati quali rappresentazioni della sfera pubblica costruite nella prospettiva dell’attore individuale. la prima rappresentazione propone un tipo di sfera pubblica che si può definire uni-polare; la peculiarità sta nel fatto che la dimensione privata e quella pub-blica si strutturano entrambe sulla base di un’unica linea guida che può essere più o meno inclusiva. la sfera pubblica unipolare è agita da indi-vidui che tendono a far coincidere pubblico e privato sul piano cognitivo.
Questa rappresentazione può essere letta come il tentativo da parte dell’in-dividuo di ridurre la complessità di una società che non propone più riferi-menti normativi stabili, definiti e condivisi da adottare nell’ambito pubblico
te». sono state considerate complessivamente le risposte costruendo un indice additivo che discriminasse tra bassa fiducia complessiva e alta fiducia complessiva corrispondente ad alta densità e bassa densità percepita dello spazio privato. per la densità dello spazio pubblico è stata presa a riferimento la domanda relativa al grado di fiducia nelle istituzioni; gli items erano: «l’unione europea», «l’Onu», «il parlamento», «la magistratura», «la pubblica am-ministrazione», «il Governo», «i sindacati», «i partiti politici», «la polizia», «i carabinieri»,
«le Forze armate», «la chiesa cattolica», «il movimento no global», «le associazioni di vo-lontariato», «la televisione pubblica», «la televisione privata», «i giornali» e «il sindaco della mia città». l’intervistato doveva dichiarare il proprio livello di fiducia su una scala da 1 a 10 dove 1 significava nessuna fiducia e 10 massima fiducia. anche in questo caso gli items sono stati considerati complessivamente per individuare un grado di bassa fiducia complessiva e alta fiducia complessiva corrispondente ad alta densità e bassa densità percepita dello spazio pubblico. per ovviare all’assenza di questa batteria nel questionario rivolto agli stranieri, è stata utilizzata la domanda «che cosa la unisce agli italiani e quanto?» che prevedeva come items: «la cultura, le usanze, le tradizioni», «le leggi», «il benessere economico», «il patrimonio artistico e naturale». l’intervistato doveva rispondere scegliendo fra «molto», «abbastanza»,
«poco» e «per nulla»; il grado di densità dello spazio pubblico percepito è stato calcolato ag-gregando «molto/abbastanza» e «poco/per nulla».
e nell’ambito privato. Fra gli intervistati che appartengono a questa sfera è più spiccata la presenza percentuale della componente più giovane (20-25) e femminile del campione rispetto agli altri tipi considerati; questi si presen-tano come i meno politicamente impegnati e i più propensi a pensare che la politica sia una «cosa sporca» e che convenga non prenderne parte. il disin-teresse critico verso la politica trova conferma nella minor frequenza con cui parlano di politica rispetto agli altri gruppi e nell’indisponibilità pressoché totale a prendere parte ad attività a questa inerenti, dall’iscriversi ad un par-tito a partecipare a campagne elettorali o referendarie; è presente, tuttavia, un moderato impegno nel volontariato e nell’associazionismo. da ultimo, questi giovani paiono essere i più critici nei confronti della democrazia.
la seconda rappresentazione configura una sfera pubblica di tipo bipo-lare: qui pubblico e privato sono costruiti in vicendevole opposizione, in linea con la tendenza affermatasi con la realizzazione della società moder-na. se prima i due spazi erano vicini se non sovrapposti, qui sono netta-mente separati e mantengono una significativa autonomia. i ‘modernisti’
(23.5%) sono soprattutto maschi e facenti parte della quota più ‘vecchia’
del campione (30-34); questi, apparentemente, dimostrano l’atteggiamento maggiormente passivo nei confronti della politica in quanto più degli altri tipi ritengono che questa debba essere lasciata a persone più competenti.
in realtà, dichiarano di parlare di politica più frequentemente degli altri e dimostrano un impegno in prima persona in attività quali iscriversi ad un partito, partecipare a campagne elettorali e referendarie, scioperare e soste-nere economicamente un movimento politico superiore a quello degli altri gruppi. anche per quel che riguarda l’associazionismo questi si dimostrano, complessivamente, maggiormente attivi degli altri. infine, sono coloro che credono che la democrazia sia un ideale ben lungi dall’essere realizzato.
la terza rappresentazione è quella che caratterizza maggiormente il campione di intervistati; è una rappresentazione ibrida all’interno della quale convivono due criteri differenti di costruzione degli spazi dell’indi-viduo. Questo pare essere un tipo mediano, forse di transizione, tra i due precedenti. Questo gruppo è costituito indistintamente da maschi e fem-mine appartenenti soprattutto al sottocampione più ‘vecchio’ degli inter-vistati (30-34). sono i meno critici della politica che, peraltro, è abbastanza frequentemente oggetto di discussione; manifestano un grado medio ri-spetto agli altri gruppi di impegno in politica e sono complessivamente i più attivi nell’associazionismo e nel volontariato. secondo costoro la demo-crazia è un ideale solo parzialmente realizzato.
alla luce di quanto rilevato sembra che convivano due processi di natu-ra contnatu-rapposta: da un lato, la pubblicizzazione della sfenatu-ra privata ad ope-ra dei mezzi di comunicazione di massa, spesso in virtù del voyeurismo diffuso. dall’altro, la progressiva privatizzazione della sfera pubblica che si manifesta sempre più come un prodotto degli attori individuali realiz-zato secondo lo schema adottato per definire il proprio spazio privato. a
questo proposito, le nuove tecnologie e, in particolare, l’affermazione del web 2.0 favoriscono la ‘plasmabilità’ della sfera pubblica da parte del sin-golo che si trova ad avere molti più strumenti per costruirla anziché solo molti più canali per entrarvi. si tratta di un processo che vede spostare, in una certa misura, la definizione della Őffentlichkeit habermasiana dal caffè al personal computer. coloro che restituiscono una configurazione della sfera pubblica di tipo unipolare, infatti, mostrano un importante intervento diretto, soggettivo e autonomo nella costruzione della stessa: si ritiene che tale fenomeno, in linea con l’individualismo democratico poc’anzi accen-nato, vada costituendo un inedito tipo di coinvolgimento politico, specifico delle nuove generazioni, che richiede di essere indagato elaborando nuovi strumenti sia teorici che empirici per poterne permettere la lettura.