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Nel capitolo precedente ho cercato di mostrare come la convergenza tecnologica in atto prometta dei risvolti epocali per la realizzazione dei desideri di lunga vita, prestazioni superiori e felicità, sogni che da sempre hanno accompagnato il genere umano. Sulla

scorta di tale promessa, si è sollevato un acceso dibattito circa l’opportunità e la legittimità morale di applicare le tecnologie NBIC per potenziare i corpi e le menti di individui sani, dibattito che vede contrapporsi due grosse fazioni eterogenee. Da una parte troviamo il coro variegato di persone che ritengono quantomeno legittimo, se non addirittura doveroso, cercare un miglioramento personale e collettivo attraverso i biopotenziamenti: anarco-capitalisti, tecnofili, trotzkisti, socialdemocratici, cultori delle diversità, “psiconauti”, scienziati, eccetera. Secondo costoro, oggi un’etica del biopo- tenziamento è utile e necessaria per comprendere meglio il modo in cui lo sviluppo tecnologico, cambiando l’ambiente in cui viviamo, può influire anche sulle nostre convinzioni morali, fino al punto di mettere in discussione la gerarchia di valori morali acquisita. Questo partito “bioprogressista” resta diviso e niente affatto unanime su molte questioni, però credo sia possibile, senza far torto ad alcuno, accomunarlo tutto intorno alla Massima Centrale del Transumanismo33:

MCT: è etico e desiderabile utilizzare mezzi tecnoscientifici per superare la condizione umana (data).

Questa formulazione è volutamente generica, e in effetti può essere interpretata in modi alquanto diversi, ma riesce comunque mettere in evidenza la questione essenziale. Infatti, per quanto sia possibile intendere il “superamento” in molti modi e per quanto non esista una definizione univoca di “condizione umana”, il potere di rottura della MCT è evidente: facciamo bene ad applicare su noi stessi le tecnologie NBIC, modifi- cando e potenziando il nostro corpo e la nostra mente anche fino al punto di renderci irriconoscibili e, apparentemente, non più “umani”, ma genericamente “postumani”. Il grosso punto in sospeso lasciato dalla MCT sta tutto nel significato di quel “superare la condizione umana”, e infatti i dibattiti interni alla fazione bioprogressista ruotano soprattutto intorno alla direzione da intraprendere nell’applicazione dei biopotenziamen- ti. Spero che nel corso della mia trattazione possa delinearsi, se non proprio una risposta, quantomeno una chiarificazione del grande valore conoscitivo insito nel porsi una domanda del genere. La mia tesi centrale infatti è che proprio il desiderio alla base della MCT abbia il potenziale di condurci verso una migliore comprensione di ciò che significhi “essere umani”, usando come leve epistemiche proprio le nuove tecnologie

del potenziamento. Ma non voglio anticipare troppo. Quello che ora serve è una delucidazione, da considerarsi preliminare, dei termini in gioco.

SUPERAMENTO: Chi sostiene la MCT assume che i biopotenziamenti siano interventi

volti al miglioramento dell’individuo, quindi il superamento dev’essere inteso come un’azione a fin di bene che avvia l’uomo in un percorso teso al progresso generale del proprio organismo. Ma come si configura questo miglioramento? I binari sui quali procede l’evoluzione dell’uomo biopotenziato sono sostanzialmente due: da una parte c’è l’esigenza generale di aumentare il controllo sulla psiche e sul corpo, dall’altra c’è il desiderio di raggiungere un globale incremento di potenzialità (o potenziamento).

CONTROLLO SULLA PSICHE E SUL CORPO: Le nuove tecnologie NBIC consentiranno

un controllo senza precedenti sul corpo e sulla psiche umani. La prima condizione da evidenziare al proposito è che, per poter assumere il controllo del nostro corpo, questo dev’essere visto come un oggetto, oggetto della nostra conoscenza e delle nostre azioni. Ovviamente però esso non è assimilabile a una mera “cosa”, un ente qualsiasi dell’universo conoscibile: il corpo è parte della nostra identità personale e assumerne il controllo significa poter aumentare la propria autonomia e la pro- pria indipendenza. Il problema etico per quanto riguarda questo aspetto del superamento scaturisce dalla tensione tra la spinta verso una maggiore autonomia individuale, tipica delle moderne società democratiche, e l’esigenza di conservare la compattezza del tessuto sociale a fronte del crescente sgretolamento di alcuni valori tradizionali.

POTENZIAMENTO: L’altro volano del superamento è il desiderio di aumentare le

facoltà del nostro corpo e della nostra psiche. Questo desiderio ha origine nella percezione di alcuni limiti organici ben precisi: la degenerazione del corpo durante l’invecchiamento, l’inadeguatezza sociale e/o individuale delle prestazioni psicofi- siche, l’incapacità di gestire le nostre emozioni e il nostro umore. Il biopotenziamento delle caratteristiche naturali si propone come atto di emancipa- zione universale, schietto miglioramento delle condizioni di vita dell’intera società, una sorta di “utopia debole” nella quale a ognuno è riconosciuto il diritto di partecipare allo sviluppo generale. Ma come tutti i miti di progresso, il poten- ziamento dell’umanità porta con sé un nodo di problemi non trascurabili: siamo sicuri che la direzione da intraprendere sia quella giusta? Non corriamo forse il ri- schio di compromettere alcuni valori a noi cari e di degenerare in una forma di esistenza meno degna di essere vissuta?

CONDIZIONE UMANA: Una discussione esauriente sul concetto di “condizione umana”

meriterebbe un lavoro specifico e di certo non può trovare spazio in questa tesi. Quello che ora interessa è chiarire cosa s’intenda nella MCT con questa espressione, per evitare che nel dibattito si confondano prospettive di diversa ampiezza. Sono sostanzialmente due le prospettive dalle quali ci si può muovere per valutare l’opportunità del supera- mento:

1. Da un punto di vista più immediato e particolare, la condizione umana è la situa- zione psichica, fisica e sociale di un singolo essere umano. In questo senso la MCT dev’essere intesa come una massima morale che ci autorizza a usare i mezzi tecnologici per ottenere un miglioramento personale.

2. Da una prospettiva antropologica e generale, può essere intesa come la situazio- ne dell’intera “umanità”, e quindi il miglioramento della condizione umana viene a coincidere col progresso della nostra specie. Questa accezione del termi- ne ha forti implicazioni sia etiche che epistemologiche, perché porta con sé la necessità di stabilire un insieme complessivo di differenze e caratteri specifici atti a distinguere ciò che è umano da ciò che non lo è.

La correlazione incrociata tra queste diverse concezioni dei termini in gioco lascia aperte molteplici possibilità, e infatti il movimento bioprogressista si configura più che altro come un contenitore di pensieri diversi e, su molti punti, pure incompatibili. Nella presente trattazione mi limiterò a considerare la prospettiva bioprogressista in generale, evitando il più possibile di scendere nei dettagli delle singole correnti ad essa interne, ognuna delle quali meriterebbe una sezione a parte per sondarne la profondità e la persuasività.

3.3 … e la morale di una società democratica

Veniamo ora alla prospettiva “bioconservatrice”, ironicamente denominata “bioluddi- sta” dai suoi detrattori. Anche questo partito è alquanto eterogeneo e comprende persone di varie fedi religiose, ambientalisti, no-global, femministe, difensori dei diritti delle persone diversamente abili, la Destra Cristiana, eccetera, ma credo di poter affermare che sia accomunabile attorno a un generale rifiuto della MCT. Le motivazioni dello sdegno sono molteplici e le approfondiremo in seguito, ma in linea generale tutti i bioconservatori pensano che le tecnologie per il potenziamento umano debbano essere rigidamente limitate ai soli scopi terapeutici e, nel caso in cui non possano servire in ambito clinico, addirittura bandite. Secondo costoro è moralmente sbagliato e/o troppo

pericoloso voler migliorare il proprio organismo per mezzo della tecnica, sia perché ci sono dei limiti morali ben precisi a ciò che una persona può fare col proprio corpo, sia perché le nuove tecnologie comportano rischi che, su vasta scala e a lungo termine, potrebbero risultare catastrofici. Il desiderio di superare la condizione umana potrebbe avere conseguenze deleterie su alcuni valori fondamentali, quali l’identità personale e la natura umana, e l’uso massiccio delle nuove tecnologie potrebbe recare effetti malsani sulla società nel suo complesso.

Nel corso dei seguenti capitoli confronterò la MCT con le varie critiche sollevabili, cercando di trarre un bilancio tra i problemi e le opportunità offerti dalle tecnologie NBIC. A tale scopo mi lascerò condurre dal rapporto Beyond Therapy: Biotechnology and the pursuit of happiness pubblicato nel 2003 dal President’s Council on Bioethics americano (d’ora in poi PCB), un vero e proprio compendio di argomenti espressamente escogitati per sollevare la pubblica preoccupazione nei confronti del biopotenziamento. Il PCB fu istituito nel 2001 dal presidente degli USA George W. Bush per fornire una consulenza sui temi bioetici interessati dallo sviluppo delle scienze e delle tecnologie mediche e annovera molte personalità intellettuali e scientifiche impegnate a sostenere un atteggiamento di estrema cautela nei confronti delle nuove tecnologie.