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Dalla medicalizzazione al conformismo

Seguendo questa linea di pensiero, è naturale avanzare una critica: facendo uso dei mezzi di biopotenziamento, il soggetto rischia di assumere una cattiva abitudine e, invece di adattare l’ambiente alle proprie esigenze, finisce per limitarsi ad adattare se stesso all’ambiente. Se consideriamo che l’ambiente in cui viviamo è soprattutto un ambiente sociale, il soggetto, sottoposto a una forte pressione psicologica, tenderà ad assecondare sempre i canoni sociali, e quindi a usare i biopotenziamenti per adeguarvisi. Questo ragionamento può estendersi ai vari ambiti toccati dal miglioramento personale, dalla forma fisica al longevismo, dall’umore alle capacità mentali.

Su queste basi la critica bioconservatrice può alimentare il timore che la futura società nella quale i biopotenziamenti saranno largamente accessibili scivolerà in una degenera- zione conformista doppiamente perversa: infatti se, nel prossimo futuro, verranno introdotti sul mercato i mezzi utili a potenziare le più svariate facoltà (mentali, sociali, fisiche), dovremo aspettarci la crescente diffusione del timore di “restare indietro” e la conseguente tentazione di procurarsi qualche “marcia in più” per restare al passo e non essere discriminati. Alla fine, soprattutto nelle culture meritocratiche che basano la loro economia sulla competizione, molte persone sarebbero praticamente costrette a utilizzare le biotecnologie per migliorare i risultati della propria attività, per il profitto o anche solo per non essere discriminate. Questo tipo di pressione sociale viene indicata dal PCB come coercizione morbida (soft coercion), per distinguerla dalla repressione “forte” esercitabile direttamente da un governo o da un gruppo di potere.

11 Elliott, The Tyranny of Happiness: Ethics and Cosmetic Psychopharmacology, in Parens, op. cit., p.

Secondo questo argomento, l’esercizio della libertà individuale convergerebbe verso una concezione del potenziamento definita esclusivamente in base ai canoni sociali e suscettibile di cambiare seguendo i flussi e riflussi della moda: così i desideri di superare la condizione umana non solo sarebbero effimeri, ma potrebbero addirittura compromettere la libertà individuale alimentando la pressione conformista a loro favore. A sostegno di questa tesi, il PCB precisa che una maggiore libertà non è necessariamen- te accompagnata da un maggiore ventaglio di opzioni: se le possibilità offerteci dalla biotecnologia non differiscono granché l’una dall’altra perché sono tutte parimenti effimere e seguono i capricci tipici dei fenomeni di costume, l’individuo potrebbe essere spinto a spendere sempre più energie, economiche ed esistenziali, in scelte vane, fondamentalmente inutili al proprio benessere. Come si può evincere dalle tendenze della cultura popolare, è facile prevedere come il libero biopotenziamento sarà con tutta probabilità utilizzato per soddisfare i desideri umani più triviali, cosa che ci condurrà verso una maggiore omogeneizzazione.12

Sopra ho detto che la deriva coercitiva della mentalità transumanista potrebbe essere doppiamente perversa. Infatti ad un secondo livello, i biopotenziamenti potrebbero spingere le persone ad assecondare anche le norme sociali immorali invece di contra- starle: avere una particolare caratteristica è penalizzante? Bene, il mercato metterà a disposizione il biopotenziamento giusto per risolvere il problema. E così si può aumentare il seno perché le donne col seno piccolo sono meno attraenti; si può usare l’ormone della crescita perché nella società chi è più alto gode di alcuni vantaggi; si possono assumere psicofarmaci perché la gente ci vuole allegri eccetera.

Questo scenario è descritto dalla filosofa Margaret O. Little dell’Università di George- town quando analizza i motivi che sospingono la grande diffusione della chirurgia cosmetica13. Sempre più spesso, questa tecnica è usata per eliminare un senso di disagio che non ha alcuna origine in menomazioni o disfunzioni fisiologiche: cioè non si tratta di risolvere un problema di carattere strettamente medico, ma di recuperare tramite la modificazione del proprio aspetto un senso di benessere sociale. Seguendo il concetto esteso di salute dato dalla OMS, non sembra esserci niente di male in tutto ciò. Il problema però c’è e, secondo Little, si nasconde nei motivi alla base del disagio: se

12 Il ragionamento si appoggia alla “tragedia dei beni comuni” di G. Hardin e vuole sottolineare come un

vantaggio individuale possa convertirsi in uno svantaggio collettivo quando è condiviso da tutti i membri di una società. Il PCB sostiene che questo argomento non è altro che un’estensione della preoccupazione che Tocqueville riservava agli effetti “livellatori” della democrazia.

infatti gli interventi di chirurgia cosmetica vengono effettuati per adeguarsi a certe norme di apparenza, e se queste norme sono ingiuste allora il ricorso al biopotenziamen- to diventa un atto di “complicità al male”.

Perché non tutte le norme di apparenza sono sullo stesso piano morale? Ogni società ha una generale convergenza nelle preferenze estetiche, una concezione comune di “morfologia normale” che, pur influendo su alcune nostre scelte (ad esempio le preferenze sessuali), non solleva alcun problema morale. Se però la morfologia arriva a limitare la dignità di una persona, se cioè le reazioni della società alle deviazioni dalla norma morfologica aprono il campo a discriminazioni ingiuste (la condizione di inferiorità delle donne in una società maschilista) e pregiudizi morali (come il colore della pelle in una società razzista), allora le norme morfologiche non sono solo eccessi- vamente crudeli, ma hanno anche un contenuto moralmente sbagliato. Se infatti una norma estetica serve per demarcare il rispetto dovuto a un particolare individuo, significa che è parte integrante di un’ideologia ingiusta e inaccettabile in una società liberale. Il contenuto dell’ingiustizia sta nel non riconoscere, in modo pregiudiziale, il pieno status di essere umano (cioè la piena dignità) a un gruppo di persone solo perché sono caratterizzate da una determinata morfologia (donne, colore della pelle, diversa- mente abili, Down ecc.).