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I diritti di cittadinanza

E.2 La ricerca della efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa richiede un coordinamento

2.1.3. I diritti di cittadinanza

Promuovere i diritti di cittadinanza e sostenere il sistema di welfare continua ad essere una sfida aperta e riveste una portata innovativa per il modo di concepire ed intendere il valore della cittadinanza, colta nella dimensione sostanziale cioè quale patrimonio di diritti e doveri propri della persona. La Toscana si connota come “terra di solidarietà diffusa” e si pone l'obiettivo di essere artefice di politiche attraverso le quali tutti i soggetti che vi operano siano messi in grado di realizzare quella giustizia sociale posta alla base di modello di società prefigurato dalla Costituzione e dalla normativa dell'Unione europea. Il welfare toscano pertanto si sviluppa secondo i principi del rispetto della libertà e dignità della persona, della garanzia dell'uguaglianza, delle pari opportunità rispetto a condizioni sociali e stati di bisogno differenti, della valorizzazione delle capacità e delle risorse della persona, dell'adeguatezza e appropriatezza e personalizzazione degli interventi, della prevenzione e rimozione delle condizioni di disagio sociale, del sostegno all'autonomia delle persone disabili e non autosufficienti, della valorizzazione e sostegno del ruolo peculiare delle famiglie quali luoghi privilegiati per la crescita nonché della partecipazione attiva dei cittadini singoli o associati, nell'ambito dei principi di solidarietà e di autoorganizzazione che costituiscono i principi fondanti delle Società della Salute.

2.1.3.1. L’individuazione e la definizione dei LEP nella rete dei servizi integrati

L’individuazione e la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni di assistenza sociale, in assenza di un quadro di riferimento a livello nazionale, si configura come un percorso sperimentale che potrà essere oggetto di implementazione ed eventuale messa a regime nel corso dell’arco di vigenza del piano, in merito al profilo finanziario ed organizzativo, conseguentemente ad uno specifico intervento di natura normativa che ne inquadri, almeno in termini generali, i contenuti, le linee di intervento, i potenziali destinatari e la dimensione territoriale di erogazione.

Contesto

Con il precedente Piano Regionale Integrato Sociale 2007-2010, la sfida lanciata è stata quella di garantire, nella costruzione del nuovo welfare della Toscana, il principio di universalità -così come, tra l’altro, previsto dalla legge nazionale 328/ 2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali"-, partendo dal dato che, nonostante i livelli quali-quantitativi raggiunti dal sistema toscano, non potesse essere ignorato il fatto che una parte rilevante della domanda di assistenza e cura espressa da individui e famiglie non venisse adeguatamente coperta dal sistema dei servizi, anche a causa della progressiva riduzione del fondo nazionale delle politiche sociali. Da qui, la necessità di estendere e rendere omogeneo il livello di copertura dei servizi territoriali con l’obiettivo di soddisfare il più possibile, secondo i principi di equità e appropriatezza, la domanda sociale. L’individuazione dei livelli base di cittadinanza regionali intendeva garantire, attraverso i principi dell’appropriatezza, dell’uniformità e dell’omogeneità della risposta al bisogno sociale, l’equità nel sistema locale di benessere. In particolare, con riferimento alla organizzazione e allo sviluppo delle rete dei servizi territoriali, si intendeva rendere, inoltre, omogenea l’offerta sociale sul territorio regionale collegando la realizzazione dei livelli base di cittadinanza al raggiungimento di livelli minimi di capacità di spesa per tutte le zone della Toscana. Partendo dalle conoscenze sui dati di spesa sociale si è, inoltre, sostenuto un processo di crescita della spesa e della capacità del sistema di offerta locale di livelli base di organizzazione del sistema integrato, in grado di garantire in tutti gli ambiti zonali, nel corso di validità del Piano, la presenza in particolare delle seguenti funzioni: servizio sociale professionale, segretariato sociale e Punto Unico di Accesso.

A livello nazionale lo scenario di oggi si caratterizza per l’avvio di un percorso che sembra avere per esito finale l’eliminazione dei finanziamenti nazionali “di settore” ex L. 328/00 e per il ricorso alla metodologia dei fabbisogni e costi standard in ragione dell’introduzione del principio del federalismo municipale..

Questo quadro affievolisce l’attuazione di livelli essenziali di assistenza sociale intesi come diritti soggettivi e delinea un percorso incentrato sui livelli essenziali delle prestazioni declinati come obiettivi di servizio.

Obiettivo

Il presente Piano si pone come obiettivo strategico l’orientamento del proprio agire politico verso la coesione sociale, l’inclusione delle persone con fragilità, la garanzia dei diritti di cittadinanza. Il sistema regionale di welfare che si intende consolidare ruota intorno alla centralità della persona e all’intervento che su di essa si realizza attraverso la metodologia dei piani personalizzati di intervento e della valutazione professionale del bisogno. Nel quinquennio dovranno essere garantiti in ciascun ambito territoriale gli interventi ed i servizi così come previsti e definiti per ciascuna area di intervento dal Titolo V, Capo I della L.R. 41/05. Il presente piano delinea inoltre una prima configurazione dei Livelli delle Prestazioni sociali regionali (di seguito chiamati LEP); tale configurazione costituisce il quadro riassuntivo degli obiettivi dei servizi sociali sul territorio, tesi a consolidare e ampliare la consistenza e la qualità delle risposte presenti. Con la definizione dei LEP si stabiliscono pertanto gli obiettivi di servizio, le linee di intervento e i possibili beneficiari. L’applicazione dei LEP tiene conto di valori di riferimento da raggiungere, attraverso un principio di gradualità, nel corso del quinquennio.

Attori

Per il pieno raggiungimento di tali obiettivi è essenziale investire su una forte alleanza istituzionale in grado di produrre un elemento pattizio tra Regione Toscana ed EE.LL. che garantisca i reciproci impegni al fine di consolidare i livelli di servizi ottenuti finora ed individuare gli elementi di crescita progressiva necessari per affrontare i nuovi bisogni di natura sociale e sociosanitaria. A questo proposito si sottolinea anche il ruolo del Difensore Civico.

2.1.3.2. Immigrazione: una società che cambia Scenario

La L.R. 29/2009 “norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscana” delinea un nuovo modello di Governance delle politiche dell’immigrazione dal quale consegue lo sviluppo di una cornice di riferimento comune alle azioni sviluppate nei diversi settori delle politiche territoriali quali il lavoro, l’istruzione, la formazione professionale, la sanità ecc. con un conseguente positivo riflesso sui percorsi di integrazione nei territori dei cittadini stranieri.

Lo sviluppo di una nuova visione delle politiche territoriali consente di promuovere forti opportunità di relazione tra le comunità straniere e la comunità territoriale in un processo dinamico di scambio e di reciprocità in grado di contributo allo sviluppo di una comunità “plurale e coesa” basata sulla valorizzazione della presenza nei nostri territori di persone di diversa lingua, cultura e provenienza.

Obiettivo

Il consolidamento nel territorio regionale di contesti definiti in grado di garantire un ascolto costante delle aspettative, delle aspirazioni e della domanda di partecipazione dei cittadini e delle comunità straniere alla vita pubblica locale.

Tali contesti si svilupperanno nell’ambito della crescita di canali di formazione della rappresentanza dei cittadini stranieri e di promozione della loro partecipazione alla vita pubblica locale nonché nella diffusione di positive relazioni tra i singoli cittadini stranieri titolari di propri diritti e legittime aspettative e le istituzioni territoriali.

Azioni

Agevolazione della crescita della rappresentanza e della partecipazione alla vita pubblica dei cittadini stranieri attraverso:

- promozione dei necessari adeguamenti della normativa statale finalizzati al riconoscimento al cittadino straniero della titolarità piena dei diritti politici con la possibilità di esercizio del diritto di voto, in coerenza con lo statuto della Regione Toscana e con la L.R. 29/2009 sull’immigrazione;

- promozione dell’associazionismo straniero e della qualificazione e espansione nel territorio regionale di specifici contesti di partecipazione alla vita pubblica locale e alla governance delle politiche dell’immigrazione rappresentati dai Consigli e dalle Consulte degli Stranieri; - coinvolgimento delle “seconde generazioni” di cittadini stranieri in grado di svolgere un

ruolo di ponte tra le comunità straniere e le comunità autoctone. In tale ambito una attenzione particolare verrà dedicata alla diffusione della conoscenza delle opportunità del servizio civile regionale aperto in Toscana anche ai giovani di cittadinanza non italiana. Espansione dei diritti di cittadinanza attraverso il rafforzamento delle reti dei punti informativi impegnati nel sostegno in favore dei cittadini stranieri nelle procedure di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno nella prospettiva della promozione del pieno accesso alla globalità dei servizi territoriali e dei servizi di tutela e prevenzione e contrasto delle discriminazioni attraverso:

qualificazione e rafforzamento di azioni di supporto alla rete dei punti informativi presenti nei territori in continuità con le esperienze sviluppate negli ultimi anni in collaborazione con ANCI Regionale quali i processi di formazione degli operatori, l’ attività di consulenza giuridica specialistica nel diritto dell’immigrazione, la disponibilità in rete Internet di informazioni complete e aggiornate sulle procedure in materia di immigrazione garantita nell’ambito del progetto PAESI (Pubblica Amministrazione e Stranieri Immigrati) nato da una collaborazione della Regione con la Prefettura di Firenze e le Prefetture della Toscana;

Qualificazione di una rete territoriale di servizi di tutela e prevenzione e contrasto degli episodi di discriminazione, operanti nell’ambito degli enti locali e degli organismi del terzo settore, al fine di garantire il riconoscimento pieno dei diritti di uguaglianza in favore del cittadino straniero, in raccordo con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in attuazione delle direttive comunitarie in materia per la promozione dei servizi di tutela e contrasto degli episodi di discriminazione.

Risultato atteso

Attraverso i canali della rappresentanza, i percorsi di partecipazione e le reti dei servizi informativi e di tutela e contrasto delle discriminazioni si svilupperanno forti opportunità di relazione tra i cittadini stranieri e la comunità territoriale in un processo dinamico di scambio e di reciprocità aperto al contributo attivo delle comunità straniere in grado di favorire lo sviluppo e la crescita delle istituzioni locali, dei servizi territoriali e delle realtà associative.

2.1.3.3. La libertà religiosa

La Regione Toscana considera l’assistenza spirituale come un servizio che concorre al miglioramento delle prestazioni sanitarie erogate e al processo terapeutico dell’ammalato: in questa prospettiva è stato garantito il diritto di molti malati a ricevere i servizi religiosi, coerentemente con l’affermarsi della consapevolezza di un concetto ampio di tutela della salute, che comprende anche il benessere psicologico e relazionale della persona e che non sottovaluta la dimensione spirituale della salute.

La Regione Toscana considera diritto fondamentale il rispetto delle diverse opzioni filosofiche e religiose e intende assicurare il servizio di assistenza religiosa presso tutte le strutture di ricovero in conformità delle norme concordatarie e statali vigenti in materia.

Negli Hospices, che si prendono cura di pazienti in fase terminale, si assicura la presenza di un assistente spirituale e di una sala per il culto.

In particolare, in esecuzione dell’art. 38 della legge 23 dicembre 1978 n. 833, è stato garantito l’adempimento delle pratiche di culto e il soddisfacimento delle esigenze spirituali proprie della confessione cattolica, sempre nel rispetto della volontà e libertà di coscienza dei cittadini, mediante apposite convenzioni con le autorità ecclesiastiche locali. In una prospettiva coerente a quanto sin qui realizzato, promuovendo e incentivando forme di supporto volontario, non onerose per il sistema, deve ora sempre più essere promosso il diritto fondamentale al rispetto delle diverse opzioni filosofiche ed esistenziali e il diritto all’assistenza spirituale per i cittadini di altre confessioni, obiettivo tanto più importante in una regione come la Toscana così interessata al fenomeno dell'immigrazione: il coinvolgimento delle varie rappresentanze e il confronto tra queste e la Regione sono da considerare obiettivi prioritari per il quinquennio, anche mediante l’ausilio della Commissione Regionale di Bioetica.

2.1.3.4. Contrasto alle forme di discriminazione Contesto

La Regione Toscana si è posta in prima linea in materia di discriminazioni emanando due norme : 1) la l.r. 16/2009 “Cittadinanza di genere” che attua appieno titolo l’art. 4, comma 1, lettera f), dello Statuto Regionale per la valorizzazione delle differenze di genere nel rispetto degli indirizzi comunitari e nazionali. Partendo dal presupposto che le discriminazioni nascono da stereotipi culturali ben radicati nella società, uno degli obiettivi della legge è proprio quello di eliminare gli stereotipi associati al genere, come ad esempio quello che vede la donna come il principale soggetto addetto al lavoro di cura.

A tal fine la Regione Toscana, con la l.r. 16/2009 ha avviato un percorso che individua da un lato, interventi legati alla conciliazione vita-lavoro, dall’altro, interventi volti a favorire l’equa distribuzione delle responsabilità familiari uomo-donna tramite azioni di formazione nelle scuole nonché la valorizzazione della figura femminile tramite azioni di diffusione e conoscenza del principio di parità uomo-donna.

2) La Toscana è stata anche la prima regione ad approvare, nel novembre 2004, una legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (LR 63/2004).

Le priorità individuate dalla task force creata durante l’VIII Legislatura presso l‘Assessorato Regionale alle Riforme Istituzionali ed Enti Locali puntavano su tematiche trasversali quali lavoro, formazione, salute, politiche sociali, cultura al fine di tradurre in attività di governo concreta i principi sanciti nella legge regionale al fine di garantire i diritti della comunità LGBT.

Obiettivi

Considerato che persiste ancora nella nostra società una cultura di discriminazione ai danni delle persone omosessuali e transessuali, caratterizzata da fenomeni omo e transfobici, atti di bullismo, violenza, prevaricazione e odio, la Regione Toscana nelle azioni del presente piano perseguirà lo sviluppo dell’Osservatorio permanente su tali fenomeni, attivato con deliberazione di GRT n. 883/2009. Obiettivo dell’osservatorio sarà quello, attraverso il censimento e monitoraggio dei casi di discriminazione in Toscana e lo studio del fenomeno, la realizzazione e la verifica periodica dello stato di attuazione delle politiche sancite nella l.r. 63/2004.

Il lavoro dell’osservatorio costituirà inoltre il basamento conoscitivo per l’avvio di azioni affinché le libertà individuali, i diritti umani e civili siano riconosciuti, promossi e garantiti senza discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale.

Essendo necessario però definire strumenti efficaci per l'affermazione dei diritti di piena cittadinanza e dignità delle persone omosessuali e transessuali partendo dalla sensibilizzazione del valore della differenza, dell'integrazione e della solidarietà, saranno promosse ulteriori azioni specifiche contro l'omofobia, per il rispetto delle differenze e il miglioramento delle condizioni di

vita e di lavoro delle persone omosessuali e transessuali, attraverso l’attuazione di quanto previsto dalla l. r. 63/2004 artt.10 e 11.

Verrà rafforzato un percorso, in collaborazione con la Direzione Scolastica Toscana, con lo scopo di supportare la scuola, attraverso degli indirizzi formulati in ambito del Tavolo Scuola-Regione, annualità 2011/2012 tesi al miglioramento degli apprendimenti che concorrono a sostenere il diritto alla cittadinanza attiva e consapevole. Tramite un’offerta formativa coordinata dalle Istituzioni Scolastiche, la Regione Toscana vuole così contribuire a garantire alle giovani generazioni un reale esercizio del diritto alla cittadinanza. Un’educazione alla cittadinanza che viene intesa come concetto ampio da declinare in molteplici aspetti sui quali si propongono interventi educativi e formativi di grande attualità. Uno di questi interventi riguarda le attività di sensibilizzazione in materia di discriminazione per orientamento sessuale.

La Regione Toscana proseguirà nell’impegno di dare supporto alla Rete RE.A.DY , una Rete nazionale per sviluppare azioni positive e diffondere buone prassi finalizzate al superamento di ogni discriminazione nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender., di cui è tra i soci fondatori, con l’obiettivo di valorizzare le esperienze già attuate e adoperarsi perché diventino patrimonio comune degli Amministratori pubblici locali e regionali italiani.