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Il contrasto alla fragilità e alle disuguaglianze

E.2 La ricerca della efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa richiede un coordinamento

2.1.6 Il contrasto alla fragilità e alle disuguaglianze

La L.R. 41/2005 assume come sua finalità primaria la promozione e la garanzia dei diritti di cittadinanza sociale, la qualità della vita, l’autonomia individuale, le pari opportunità, la non discriminazione, la coesione sociale, l’eliminazione e la riduzione delle condizioni di disagio e di esclusione. Questi concetti, soprattutto quando si fa riferimento ai temi delle disuguaglianze e della vulnerabilità e fragilità delle persone e delle famiglie, sottendono l’imprescindibilità di pensare e di agire in termini di politiche integrate e di azioni pubbliche volte ad assicurare ai cittadini le possibilità e gli strumenti per partecipare alla vita sociale e lavorativa secondo le proprie capacità e aspirazioni. In tale scenario, le azioni di prevenzione che attengono ai temi dell’esclusione trovano utili dispositivi, oltre che nelle politiche sociali, in quelle dell’istruzione, del lavoro, delle pari opportunità, della legalità, dei giovani e della casa. A fronte di questo sono dunque chiamati in causa una pluralità di strumenti a titolarità differenziata che possono essere messi in campo dai vari livelli di governo (Regione, Province, Comuni, zone socio sanitarie e SdS). In particolare, in termini di prevenzione, assumono rilievo tutti quegli interventi che sostengono e promuovono lo sviluppo della conoscenza (per es. il contrasto della dispersione scolastica), la promozione e la partecipazione femminile al mercato del lavoro, gli interventi di recupero e sviluppo urbano, la diffusione di iniziative per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

2.1.6.1. Disuguaglianze e disequità: strategie e azioni Contesto

I comportamenti che possono determinare condizioni di fragilità sociale e condotte nocive per la salute sovente si concentrano nelle fasce meno favorite della popolazione; i motivi della maggiore vulnerabilità nell’esposizione ai fattori di rischio sociale o di malattie croniche delle persone appartenenti alle classi sociali più disagiate sono fondamentalmente da attribuire a:

- Una maggiore probabilità dei gruppi a basso reddito e/o basso livello d’istruzione di essere esposti simultaneamente a molteplici fattori di rischio. Queste persone hanno capacità e funzionamenti tali per cui non sono nelle condizioni di adottare quei corretti stili di vita che consentirebbero loro di esercitare comportamenti tesi alla risoluzione dei loro disagi sociali o problemi di salute e d’altra parte, per intraprendere o modificare uno stile di vita sono necessarie risorse, motivazioni ed energie che il sistema dei servizi deve potere e sapere offrire in modo efficace. L’adozione e il mantenimento di uno stile di vita “non corretto” può rappresentare la risposta di adattamento delle persone ad una situazione permanente di stress. Dal punto di vista sociale si rilevano alert quali la fuoriuscita dai percorsi educativi, e l’assistenzialismo passivo; dal punto di vista della salute, invece, quando le persone di bassa posizione sociale sperimentano più di altri condizioni di sofferenza psicologa cronica, e vi si adattano, si rilevano comportamenti compensativi come il fumo o l’alcol, la sedentarietà o una dieta squilibrata, alcuni dei quali possono generare dipendenza. Queste condizioni si traducono in una frammentazione del tessuto sociale e in un danno per la salute con ricadute per il sistema cardiovascolare,metabolico, immunitario, la salute mentale e, in generale, con una diminuita capacità di fronteggiamento degli eventi della propria vita e di resistenza alle malattie.

- All’influenza delle esperienze della vita. Le disuguaglianze possono essere determinate non solo dalla posizione sociale adulta ma anche dalle fratture verificatesi nell’arco della vita delle persone (lutti, separazioni, perdita del lavoro o dell’abitazione), dalle esperienze accumulate nella fase di sviluppo (come l’istruzione e l’esperienza scolastica) e dalle condizioni di salute alla nascita, che sono a sua volta influenzate dalle condizioni sociali della famiglia di origine. Il basso peso alla nascita – principale indicatore di sofferenza nella maturazione del feto in gravidanza, che ricorre con maggiore frequenza tra i figli di madri meno istruite e di madri straniere immigrate da paesi poveri – aumenta la probabilità che nella vita adulta si sviluppino

patologie cardiovascolari e diabete20;

- Una limitazione dell’accesso alle opportunità di prevenzione. Questo aspetto riconduce ad una capacità del sistema dei servizi di saper raggiungere i destinatari delle informazioni con mezzi e linguaggi che siano immediatamente comprensibili e “usufruibili”. Riuscire a creare una comunicazione efficace, che sappia insinuarsi agevolmente in tutti i gruppi sociali e riuscire ad offrire – nello step immediatamente successivo – con gli strumenti dei servizi socio-sanitari (per es. PUA, segretariato sociale, Cup, medici curanti, etc.) informazioni appropriate ai problemi e ai disagi delle persone, diventa l’obiettivo principale sul quale investire risorse che restituiscano al sistema dei servizi un “ritorno” in termini di incremento “dei soggetti destinatari” e che contestualmente siano mirate all’accrescimento delle capacità di effettuare scelte consapevoli da parte di tutti i cittadini (sanità e sociale di iniziativa).

Sfide

Da tutto ciò derivano i tre ambiti su cui concentrare i possibili interventi:

• Il contesto socio-economico che contribuisce a determinare – soprattutto in questa fase di crisi globale – una distribuzione diseguale delle risorse ed una difficoltà o impossibilità delle persone ad esercitare il proprio empowerment. In tal modo le disuguaglianze si manifestano con sempre maggiore evidenza nel sistema di accesso/utilizzo dei servizi e delle prestazioni (sia sociali che sanitarie);

• L’ambiente, le esperienze e il contesto di vita delle persone sono direttamente proporzionali all’esposizione a fattori di vulnerabilità e di rischio sociale e/o di salute, ma soprattutto, alla capacità di autodeterminazione degli individui e della conseguente possibilità di cogliere sintomi o di affrontare situazioni di disagio;

• Assicurare l’accessibilità all’informazione all’universo dei cittadini e sviluppare interventi di promozione della salute che siano concretamente in grado di raggiungere e dialogare con tutti i cittadini e le famiglie anche là dove esse studiano, abitano e lavorano, è la sfida che più di altre potrà produrre risultati in termini di prevenzione.

Strategie

La coesione sociale fa bene alla salute

La crescita economica e del capitale sociale sono pre-condizioni per un migliore stato di salute, anche se è noto che i benefici a livello di popolazione si riducono quando la distribuzione del reddito è molto diseguale. Laddove esiste un elevato livello di divisione sociale, questi fattori non sembrano peraltro essere sufficienti a garantire un progresso degli indicatori sociali e sanitari. Diventa così fondamentale lavorare per promuovere e sostenere una solidarietà sociale che si propone la tutela e la garanzia dei diritti e l’assunzione delle responsabilità dei cittadini.

Riorganizzare il sistema dei servizi contro la disequità

Non sono soltanto le condizioni di carattere strutturale o macrosocioeconomico a determinare le disuguaglianze nell’esigibilità dei diritti, ma anche l’organizzazione del sistema dei servizi. Talvolta, l’organizzazione – nella sua complessità – non riesce a modificarsi rapidamente a fronte dei cambiamenti sociali e epidemiologici: una maggiore flessibilità, una migliore conoscenza del territorio, una più puntuale capacità di raccogliere dati certi, un’impostazione che richiami costantemente la necessità e l’utilità del confronto sono gli elementi sui quali focalizzare l’attenzione per sviluppare il nuovo sistema dei servizi.

L’analisi dei cluster a supporto dell’equità

Affinché gli obiettivi regionali volti alla promozione di un corretto stile di vita siano condivisi e perseguiti in modo efficace dai cittadini è fondamentale orientare i meccanismi di informazione e comunicazione dell’offerta in base alle diverse capacità e necessità della persona. Con questa finalità l’analisi dei cluster si pone come uno strumento adeguato per comprendere le modalità e individuare gli strumenti più adeguati con cui rispondere ai bisogni dei cittadini, tenendo conto di

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315:825-come cambia il bisogno in base alle caratteristiche della popolazione, realizzando una mediazione tra esigenze di standardizzazione e bisogno di personalizzazione.

La segmentazione dell’utenza (cluster) è un processo di aggregazione dei cittadini/utenti sulla base di comportamenti affini. I principali criteri di aggregazione sono demografici (età, sesso, dimensione del nucleo familiare, reddito, raggruppamento etnico,ecc), psicografici (stile di vita, personalità), o legati ai comportamenti specifici (intensità d’uso dei servizi, livello di fedeltà).

Nel 2009 il Laboratorio MeS ha effettuato uno studio sui cluster nell’ambito dell’indagine sui Servizi Distrettuali, realizzata nell’anno 2008. L’obiettivo dell’analisi era quello di comprendere se e come il livello di soddisfazione dei cittadini era influenzato dalle caratteristiche socio demografiche degli utenti.

I risultati dello studio mostrano che è possibile identificare 4 cluster ben definiti. I dati emersi possono inoltre essere da un lato un elemento su cui realizzare una valutazione delle scelte effettuate e dall’altro un punto di partenza utile per delineare alcune strategie specifiche e mirate, a seconda del target a cui sono indirizzate.

Alla luce di queste evidenze pertanto, per i servizi territoriali i dati fanno riflettere sulla opportunità di personalizzazione dei servizi e sulla individuazione di strategie di comunicazione più efficaci tenendo conto del bisogno specifico del cittadino target.

2.1.6.2. La promozione e il rafforzamento delle reti sociali: il sociale d’iniziativa

Contesto

La crisi economica e sociale ha aggravato e reso manifesto un fenomeno in corso da almeno venti anni: l’erosione del ceto medio e lo sviluppo di nuove vulnerabilità sociali. L’allargamento delle vulnerabilità sociali è un fenomeno composito che si innesta in alcune grandi transizioni delle nostre società (invecchiamento della popolazione, frammentazione delle famiglie, precarizzazione della condizione di vita-lavoro) ed allarga e ristruttura l’area del disagio. La crescita delle nuove vulnerabilità è particolarmente ampia ed acuta in particolare sulla vita e la salute delle persone, sul tessuto economico e sociale, ma anche sul terreno della partecipazione sociale. La configurazione dei servizi di welfare che abbiamo conosciuto a partire dagli anni ’70 non appare più adeguata a leggere e gestire i nuovi problemi che attraversano i cittadini e non può più contare su un consenso sociale diffuso, mentre sta crescendo l’adesione verso ipotesi di «smantellamento» dei servizi sociali pubblici verso forme assistenziali basate sul concetto di beneficenza. Le difficoltà di questi servizi non dipendono da un loro cattivo funzionamento, ma soprattutto dalla trasformazione del loro oggetto di lavoro: se la società cambia tumultuosamente, i servizi di welfare, occupandosi dei problemi che le persone incontrano nel vivere sociale, sono chiamati a modificare in profondità il loro modo di lavorare per non rischiare di erogare prestazioni riservate a chi ha le competenze per accedervi.

Sfida

La trasformazione epocale che stiamo attraversando segnala un’emergenza che si propone come terreno particolarmente adatto allo sviluppo di nuove sinergie tra politiche e servizi di welfare da una parte e lavoro di comunità dall’altra. Tra le sfide del sistema di welfare toscano vi è quella di promuovere relazione, ascolto, aggregazione e partecipazione dei nuovi vulnerabili in modo tale che il “sociale dei vulnerabili” possa generare iniziative capaci di prevenire stati gravi di bisogni, sociali, sociosanitari e sanitari, oltre ad individuare nuovi soggetti collettivi di protezione. In questa direzione, i servizi di welfare di comunità, lavorando sulla definizione dei nuovi bisogni insieme con chi li sperimenta, può diventare un vero e proprio laboratorio di nuova cittadinanza sociale, capace di rinnovare ed ampliare il capitale sociale della Toscana. In questa logica l’obiettivo per la costruzione e potenziamento di un volontariato facilitatore di corretti stili di vita, della conoscenza dei servizi sociali e non solo, sarà correlato alle attività assicurate in ambito socio-sanitario.

Obiettivo

Accompagnare i servizi istituzionali e il terzo settore al rafforzamento delle capacità d’ascolto delle nuove vulnerabilità sociali e allo sviluppo di nuove competenze per la gestione di processi inclusivi e partecipativi con i nuovi soggetti vulnerabili nel campo sociale e socio-sanitario introducendo pertanto un nuovo percorso individuabile come “Sociale di Iniziativa”.

Strategie

o Promozione di studi e approfondimenti sul tema anche allo scopo di costruire una mappatura Toscana dei progetti più significativi;

o Sostegno a progetti sperimentali di interventi partecipativi di contrasto alle nuove vulnerabilità attraverso la promozione di nuovi stili di vita e promozione della salute;

o Facilitazione allo scambio di esperienze tra iniziaitive, eseprienze, progetti toscani e non solo.

o Definizione a livello regionale di linee guida per un modello di Welfare di Comunità basato sul sociale d’iniziativa.

2.1.6.3. I percorsi d’integrazione, educazione e comunicazione interculturale Contesto

La presenza crescente di cittadini stranieri nel territorio regionale evidenzia l’esigenza di sviluppare le occasioni di apprendimento della lingua italiana in loro favore. La necessità di promuovere la conoscenza della lingua italiana è resa particolarmente significativa a seguito delle recenti riforme della normativa statale sull’immigrazione che prevedono l’onere per il cittadino straniero della dimostrazione di un livello di conoscenza della lingua di carattere elementare definito A2 per l’ottenimento del permesso CE per lungoresidenti e per la dimostrazione del rispetto dell’ ”accordo di integrazione”. Al di là delle previsioni normative richiamate l’apprendimento della lingua a livelli anche avanzati riveste un particolare rilievo nella prospettiva della promozione di un nuovo concetto di “cittadinanza attiva”, aperto a tutti i componenti della comunità, intesa quale appartenenza piena e consapevole alla vita della comunità.

Inoltre la presenza di persone di diversa lingua, cultura e provenienza riveste inoltre un particolare rilievo nei diversi contesti comunitari, in particolare in quello scolastico, nonchè nelle relazioni che si sviluppano all’interno della pluralità dei servizi pubblici locali.

Obiettivo

In considerazione del rilievo centrale dei contesti educativi e formativi nello sviluppo dei processi di integrazione delle comunità straniere verrà promossa un’azione di carattere sociale in raccordo con le politiche regionali dell’istruzione tesa a promuovere i percorsi di insegnamento della lingua italiana alla popolazione straniera adulta con attenzione ai processi tesi a facilitare l’inserimento dei minori nell’ambito scolastico.

Verrà quindi curata una azione informativa efficace nell’ambito delle comunità straniere tesa a favorire l’emersione della globalità della “domanda” di formazione linguistica e indirizzarla verso la rete delle opportunità formative disponibili nei territori in una prospettiva di rafforzamento e qualificazione della loro operatività. Tali contesti si sviluppano nell’ambito nei servizi pubblici dell’istruzione e dell’educazione degli adulti (CTP), nell’ambito della rete del terzo settore e dei servizi di apprendimento disponibili on-line. La promozione dell’insegnamento della lingua sarà finalizzata anche a facilitare l’accesso a una cittadinanza attiva e a una piena fruizione dei servizi territoriali e si accompagnerà a una più ampia promozione delle relazioni interculturali nel contesto sociale attraverso la qualificazione nei servizi pubblici dei servizi di interpretariato e mediazione culturale, lo sviluppo di processi costanti di formazione degli operatori, la valorizzazione della lingua e cultura di origine dei cittadini stranieri.

Azioni

Agevolazione della crescita delle opportunità di apprendimento della lingua italiana in favore della popolazione straniera adulta attraverso:

- Diffusione nell’ambito della popolazione straniera di una informazione completa e aggiornata sulla globalità delle opportunità di apprendimento della lingua italiana presenti nel territorio che hanno innanzitutto un riferimento essenziale nel servizio pubblico dell’istruzione e educazione degli adulti (CTP);

- Promozione di uno sviluppo qualificato e omogeneo dell’azione condotta dal mondo del volontariato in tale ambito in grado di integrare l’offerta formativa garantita dal servizio pubblico e di collegarla a processi ampi di socializzazione;

- Promozione dell’accesso alle opportunità di apprendimento linguistico disponibili on-line in grado di avvicinare le occasioni di formazione linguistica ai luoghi di vita e di lavoro del cittadino straniero con un più avanzato rispetto dei suoi tempi di vita. In tale ambito verrà valorizzato l’accesso alla fruizione di servizi sviluppati nel contesto di politiche regionali quali il progetto TRIO per la formazione a distanza e l’implementazione della rete dei punti PAAS per la diffusione di punti di accesso gratuito e assistito a Internet.

L’adeguamento dei servizi pubblici ai rapporti con un’ utenza pluriculturale verrà promossa attraverso:

- la qualificazione dei servizi di interpretariato e mediazione culturale in grado di tener conto delle diverse tipologie di servizi e della peculiare complessità e rilevanza di alcuni come quelli in ambito sanitario e sociale.

- Uno sviluppo omogeneo e diffuso della formazione degli operatori dei servizi pubblici, da inserire stabilmente nei percorsi ordinari di formazione degli operatori, sui temi dell’intercultura e sugli aspetti normativi che delineano la condizione giuridica del cittadino straniero.

La valorizzazione della lingua e cultura di origine dei cittadini stranieri attraverso:

- la promozione di eventi e iniziative di carattere ricreativo e culturale quali occasioni di scambio e comunicazione tra persone e comunità di diversa lingua, cultura e provenienza. Le azioni relative ai percorsi di promozione della comunicazione, dell’apprendimento della lingua e di sviluppo delle relazioni interculturali richiederanno una forte integrazione con le azioni condotte dal settore istruzione della Regione in un rapporto di collaborazione con gli uffici statali dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Sarà inoltre essenziale il coinvolgimento degli enti locali della Regione e delle organizzazioni di volontariato e del terzo settore.