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Intervenire precocemente sulle dipendenze

E.2 La ricerca della efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa richiede un coordinamento

2.2. L’emersione del disagio sociale e la graduale perdita della salute

2.2.1. La sanità d’iniziativa: dall’attesa alla ricerca attiva

2.2.1.5. Intervenire precocemente sulle dipendenze

Il diffondersi di condizioni di disagio sociale e di situazioni di emarginazione ha storicamente accompagnato lo sviluppo di molte grandi città e capoluoghi di provincia ed ha visto negli ultimi anni, anche nella nostra regione, acuirsi le situazioni di disuguaglianza sociale dovute in gran parte alla grave crisi economica e finanziaria, limitando di fatto il diritto alla salute a larghe fasce di popolazione.

Questa situazione, associata spesso alla scarsa percezione dei rischi connessi all'utilizzo delle sostanze illegali (droghe) e legali (alcol e tabacco) da parte dei consumatori, e l’aumento delle dipendenze senza sostanze (in particolare gioco d'azzardo patologico) rende necessario un nuovo impegno in iniziative di comunicazione e informazione capillari, ma differenziate e mirate a seconda dei luoghi e delle persone cui sono dirette (la scuola, i luoghi di lavoro, gli adulti di riferimento, la discoteca, i pub, i gruppi informali, la strada, i raduni musicali, etc.).

Occorre pertanto porre in essere azioni e politiche di comunità tese a: o rendere più facili le scelte salutari;

o responsabilizzare i cittadini e le varie istituzioni verso un fenomeno spesso sottovalutato ma che investe strati sempre più vasti di popolazione, in particolare quella adolescenziale e giovanile;

o raggiungere la popolazione target prima che l'eventuale consumo di sostanze diventi problematico con conseguenze dannose per la salute.

Tali azioni devono necessariamente essere intersettoriali e devono coinvolgere, oltre ai servizi sanitari, socio sanitari e sociali, anche il mondo della scuola, i luoghi del divertimento e del tempo libero, i luoghi di lavoro, il mondo dello sport etc.

In questo processo di approccio “proattivo” e ricerca attiva il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione di stili di vita sani e nell'individuazione precoce di persone con comportamenti ad alto rischio o già dannosi per la propria salute con supporto all'auto-cura e successivo invio ai servizi specialistici preposti, quando ritenuto necessario.

Occorre altresì che la rete territoriale dei servizi preposti, pubblici e del privato sociale, ricerchi nuove soluzioni, organizzative ed operative, per:

o attivare percorsi di prevenzione, in grado di prevenire ed intercettare il disagio giovanile e che vedano come protagonista privilegiato il mondo dell’adolescente e delle sue relazioni significative, finalizzati a mettere in campo competenze specifiche di ascolto e di osservazione, capacità comunicative e relazionali ma anche ad “attivare” conoscenze e competenze, secondo la metodologia delle “life skills”, approfondire i meccanismi che regolano il funzionamento del cervello rispetto in particolare alle emozioni e sperimentare relazioni di appartenenza nei vari ambiti di vita (scuola, tempo libero, lavoro, famiglia, sport), indispensabili perché possa svilupparsi quella gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base necessaria ad una crescita equilibrata ed alla capacità di fare scelte consapevoli;

o garantire l'accesso immediato (senza soglie di ingresso) alle persone che richiedono aiuto; o diversificare i luoghi di cura (e di ascolto) per quei consumatori di sostanze illegali che non

accettano di essere presi in carico dai servizi preposti, prevedendo in particolare anche accessi diversificati per le persone con problemi di tabagismo, alcol e gioco d'azzardo patologico;

o collaborare con i medici "di fiducia" (sia MMG che specialisti esterni) garantendo continuità assistenziale, maggiore flessibilità in relazione agli impegni lavorativi e familiari e contribuendo alla “normalizzazione” dei percorsi di cura dei pazienti affetti da dipendenza da sostanze (eroina in particolare);

o creare le condizioni perché i soggetti in stato di bisogno e le loro famiglie attuino scelte responsabili per la tutela della propria salute e la prevenzione delle malattie;

o realizzare iniziative differenziate e mirate a seconda dei luoghi e delle persone cui sono dirette (la scuola, i luoghi di lavoro, gli adulti di riferimento, la discoteca, i pub, i gruppi informali, la strada, i raduni musicali, etc.) in quanto la scarsa percezione dei rischi connessi all'utilizzo delle sostanze da parte dei consumatori rende necessario un nuovo impegno in iniziative di comunicazione e informazione capillari,

La promozione e tutela della salute negli interventi di bassa soglia e riduzione del danno

E' prioritaria la necessità di intervenire con azioni specifiche rivolte a persone che vivono al di sotto dei limiti sociali e sanitari. Queste persone non rappresentano un gruppo omogeneo, sono diverse per origine, storie personali di vita e bisogni ma con una serie di fattori comuni quali la grave situazione di povertà, l’isolamento sociale e la rottura dei legami sociali e familiari. Si tratta di un mondo fatto di strati diversi, fatto di persone che, per svariati motivi, si trovano a vivere in situazioni di forte deprivazione: dipendenza (da sostanze stupefacenti, da alcol), problematiche sanitarie (HIV/AIDS), perdita del lavoro, mancanza di una dimora fissa e di mezzi di

sostentamento, una carcerazione, un progetto migratorio difficoltoso o fallito, disturbi psichiatrici, prostituzione e tratta, tutti fattori che sono, spesso, compresenti. L’approccio a questo universo di situazioni si presenta complesso e richiede lo sviluppo e consolidamento di metodologie d’intervento di carattere sociale e sanitario che vadano oltre i tabù ideologici di servizio, secondo una logica e una politica di accoglienza. Sono pertanto necessarie strategie di contrasto all’emarginazione attraverso misure che contemplino la ricerca sociale permanente, lo scambio e l’attivazione di buone pratiche per migliorare realmente le situazioni delle persone, accessi facilitati nei servizi sanitari e sociali ed in grado di contenere le derive marginali, una rete di servizi e progetti sul territorio ben collegata e coordinata, che connette le risposte ai bisogni primari con l’attenzione alla soggettività delle persone, che sia in grado di accogliere e sostenere sia domande emergenziali ed assistenziali che accompagnare le persone verso percorsi di autonomia possibile. E’ per queste ragioni che la lotta alle dipendenze da sostanze e alcol ed alle forme più estreme di esclusione sociale rappresenta, per la Regione Toscana, un tema cruciale nell’azione di governo del sistema socio-sanitario. Da sempre la nostra Regione si è posta di fronte al fenomeno delle dipendenze, dei nuovi e diversi stili di consumo e dei conseguenti processi di marginalizzazione con un’ottica di ricerca e studio imprescindibili per affrontare fenomeni caratterizzati da un complesso intreccio di fattori: ambientali e individuali, sanitari, psicologici, sociali e culturali. Gli interventi di bassa soglia rispondono proprio a questa esigenza, poiché si basano sul presupposto di favorire al massimo l’accesso dell’utenza ai Servizi socio-sanitari pubblici e privati, attraverso azioni di prossimità, riduzione del danno, mediazione, pronto intervento sociale e sanitario nei luoghi caratterizzati da forte marginalità e ad alto rischio per la salute psico-fisica delle persone. Tali interventi, infatti, sono caratterizzati dalla rinuncia a porre rigide soglie di ingresso ai servizi offerti, sia dal punto di vista burocratico (residenza, nazionalità, invio da altri servizi ecc.) sia dal punto di vista della strategia della presa in carico (sigla di patti terapeutici, obblighi di intervista, richiesta di motivazioni al contatto ecc.). Essi si rivolgono a persone che consumano sostanze ed alcol che non hanno contatti con i Servizi, che hanno interrotto le relazioni con le reti di socializzazione primarie e secondarie (famiglia, amici, gruppi di pari ecc.), con perdita transitoria dell’abitazione e delle risorse economiche, persone dedite alla prostituzione e soggette a sfruttamento e tratta, persone che hanno visto fallire il loro progetto migratorio, soggetti HIV positivi o in AIDS. Gli interventi di bassa soglia, inoltre, possono rivolgersi anche a consumatori in carico ai Servizi pubblici dedicati (SER.T.), ma che continuano a consumare sostanze da strada e alcol, a giovani consumatori che frequentano i luoghi del divertimento e dell’intrattenimento notturno (rave party, festival musicali, pub, disco-bar) e che non riconoscono i servizi socio-sanitari istituzionali come un punto di riferimento in grado di rispondere ai propri bisogni. L’attenzione della Regione Toscana verso l’approccio di bassa soglia è dimostrata, tra l’altro, dal “Protocollo di intesa per interventi di prevenzione e riduzione del danno in favore di persone tossico/alcoldipendenti a forte marginalità sociale” siglato insieme al C.T.C.A. (Coordinamento Toscano Comunità di Accoglienza) e le Società della Salute di Firenze, Pisa e Livorno, protocollo finalizzato a garantire maggiore stabilità e continuità agli interventi di bassa soglia e riduzione del danno storicamente operativi nelle province di Firenze, Pisa e Livorno. Proprio grazie a questi interventi, il sistema socio-sanitario toscano di contrasto alle dipendenze e alle marginalità sociali si è potuto evolvere negli anni nell’integrazione con il terzo settore, rendendo specifico e peculiare il proprio modello d’intervento, che ne fa uno dei più evoluti nel panorama nazionale. Gli interventi di bassa soglia rappresentano, quindi, una parte significativa delle politiche di Salute Pubblica e, in senso più ampio, delle politiche socio sanitarie e sociali.Occorre quindi dare un forte impulso programmatico regionale e locale a tali interventi, traducendo progettualità ormai “storiche” quali i Centri fissi a bassa soglia (Drop in ), le Unità mobili in contesti di marginalità estrema, le Unità mobili/postazioni attrezzate nei grandi eventi di aggregazione giovanile (rave party, festival musicali) e nei contesti più routinari del divertimento (disco-bar, pub) - attive da oltre un decennio sui territori interessati - in azioni e programmi stabili, in quanto di comprovata efficacia nella riduzione del danno e nella prevenzione dell’uso e abuso di sostanze stupefacenti e di alcol in fasce di popolazione la cui salute ed inclusione sociale sono fortemente a rischio. La Giunta regionale è pertanto impegnata, con la collaborazione degli Enti interessati (SdS, Aziende USL, Dipartimenti delle Dipendenze, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – sezione Toscana, Enti Ausiliari aderenti al CEART e da anni impegnati in tali attività, quale il CEIS di Firenze) a stabilizzare gli interventi attivi

nei territori di Firenze, Pisa e Livorno e a definire linee di indirizzo e standard organizzativi ed assistenziali appropriati, unitamente alla loro valorizzazione economica, per l’estensione degli stessi sull’intero territorio regionale, secondo i contributi tecnici che emergeranno dal tavolo regionale sulle tossicodipendenze ad alta marginalità attivato dal Protocollo di cui sopra.

2.2.1.6. Riconoscere il disagio per prevenire la malattia mentale