Il catalogo degli alberghi dalla A di Agnellino alla Z di Zurigo
37. Due Torr
All'ombra del Duomo in contrada di Santa Radegonda, numero 986 che dal 1866, in base alla nuova numerazione, diventa via Santa Radegonda, 3, aveva sede il
Due Torri.
L'albergo è citato da Francesco Pirovano nella sua guida su Milano fra gli esercizi di seconda categoria sia nell’edizione francese del 1822808 sia in quella italiana
del 1829809 e, nel 1831, è ricordato da Giovanni Battista Carta come uno degli hôtels del
centro che offrono alloggi comodi810.
Nella guida commerciale edita da Bernardoni l’albergo Due Torri è presente nelle edizioni dal 1826 al 1830 e dal 1843 al 1872 senza nessuna nota che giustifichi la sua assenza per 12 anni. L’assenza può essere spiegata, come nel caso dell’albergo San
Paolo, con due ipotesi: o l’albergo chiuse, ma ciò contrasterebbe con la sua presenza
all’interno della guida dal 1831 di Giovanni Battista Carta, o l’albergo ha continuato a esistere, ma il proprietario e il conduttore di quegli anni non hanno presentato la documentazione necessaria all’editore Bernardoni per essere inseriti all’interno della
Guida di Milano811.
808 “On est assez bien logé aussi dans les auberges de la seconde classe, et on y traite les étrangers à leur
gré soint à tant pour le repas, soit à la carte.” F. Pirovano, La ville de Milan, cit., 1822, pp. 418-419.
809 “Negli alberghi di seconda classe, forniti anch’essi di buoni alloggi, si trattano i forestieri tanto a pasto,
come alla carta a loro piacimento.” F. Pirovano, Milano nuovamente descritta, cit., 1830, pp. 467 - 468
810 “Les hôtels de la Ville, de S. Marc, de la Croix de Malthe, des deux Tours, du Marin, du Puits, des Anges, de la Grande Britaine et quelques autres offrent des logemens commodes, aussi pour ceux qui sont
au meme de beaucoup dépenser.” G. B. Carta, Guide de la ville de Milan, cit., p. 27.
811 A partire dall’edizione del 1828, l’Utile Giornale ossia Guida di Milano per l'anno..., cit. contiene una
premessa in cui si sottolinea che la guida è stata compilata con la massima accuratezza in base ai dati direttamente forniti dai milanesi che volevano essere inseriti. Riporto qui di seguito, a titolo esemplificativo, le premesse pubblicate nelle edizioni del 1832 e del 1836. Nel 1832 si legge: “La favorevole accoglienza fatta negli anni scorsi alla presente Guida, dedotta dal rapido smercio e dalla continuata ricerca della medesima, servì di stimolo all’editore tipografo a non omettere cura e diligenza perché anche nel presente anno questo patrio Almanacco riescir dovesse di piena soddisfazione e di generale utilità. Assistito graziosamente da alcune persone sollecite di somministrare le più importanti notizie, correzioni ed aggiunte, si permette l’editore di presentare a’ suoi concittadini questa nuova Guida, colla viva fiducia che non vorranno essi tener calcolo delle poche inesattezze che vi si potessero rinvenire, e che impossibile riesce di poter evitare in lavori di tal natura. Si rinnova poi l’avvertimento a tutte le persone che nel decorso del corrente anno trovassero soggetto a variazione ciò che nella presente Guida le riguarda, perché si conpiacciano di portare o far avere al Negozio dell’editore (situato sulla Corsia di S. Marcellino, dicontro la Chiesa di S. Tomaso) le opportune notizie per le più esatta compilazione di quella pel futuro anno.” Dal 1836, invece, la prefazione diventa la seguente: “Avvertenza. Tutte le correzioni, aggiunte ed inserzioni che si credesse necessario di fare in questa Guida pel futuro anno 1837, si dovranno mandare al Negozio dell’Editore, situato sulla Corsia di S. Marcellino dicontro alla Chiesa di S. Tomaso, non più tardi della fine di Novembre del corrente anno. L’editore suddetto non lascerà mai di usare ogni diligenza per la più esatta compilazione di detta Guida; ma a conseguir ciò richiedesi specialmente la cooperazione dei singoli nominati che a se stessi gli errori che
In questo caso neanche i documenti conservati all’interno del Fondo Ornato Fabbriche ci sono d’aiuto poiché, dal 1831 al 1842, i dodici anni di assenza dalla Guida del Bernardoni, c’è solo una pratica del 7 novembre 1842 raffigurante la sezione, il prospetto, la pianta dell’edificio e la descrizione delle modifiche che si vogliono eseguire, ma senza nessun riferimento all’uso di albergo dell’edificio812. Esclusa la
pratica del 21 aprile 1855 in cui si dice che i proprietari dell’edificio sono i fratelli Giovanni e Roberto Garavaglia e che il signor Perelli813 è l’oste affittuario814, in nessuna
delle altre pratiche815 è mai specificato che l’edificio era adibito ad albergo, perciò
rimane il dubbio che quei lavori possano aver interessato un'altra parte della casa.
non avessero avvertiti in tempo debito.”
812 ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 137/1.
813 All’interno della Guida di Milano per l'anno... cit., il signor Perelli Ercolino Francesco è indicato come
conduttore dell’albergo dal 1849 al 1871. Prima di lui, dal 1843 al 1848, c’era invece il signor Luigi De Luigi.
814 “Li 21 aprile 1855. In riscontro alle nuove inchieste di questo ufficio di Pubblico Sorveglianza se ambo
i fratelli Gio. e Roberto Garavaglia siano responsabili della contravvenzione sanitaria indicata negli atti numero 7563 (…)” relativa alla “proprietà del locale affittato all’oste Perelli il quale locale può benissimo essere valutato dell’annua pigione di circa austriache £ 500 fatto calcolo alla necessità in cui versava il Perelli di ottenerlo, giacché la pigione totale dei locali ora goduti dal suddetto venne aumentata di circa austriache £ 800 a quanto pagava antecedentemente.” ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 144/1.
815 La prima risale al 1810 ed è la richiesta del proprietario della casa, Garavaglia Giuseppe, citato anche
all’interno delle edizioni dal 1823 al 1828 de L'interprete milanese come proprietario dell’albergo Due Torri, di avere la “licenza per costruire due poggioli alle finestre” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 129/3). Negli anni successivi, il signor Giuseppe Garavaglia: il 23 giugno 1823 “notifica alcune opere di muratura” da farsi eseguire dal capo mastro Iotti (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, 130/5); il 9 agosto 1823 “notifica alcune opere di muratura in una finestra” e questa volta il capo mastro è Gio. Batta. Annoni (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 130/6). Nel 1829 il proprietario, signor Giuseppe Garavaglia, chiede il permesso “a tenore dei veglianti leggi e regolamenti” per eseguire due aperture nell’interno (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 131/4). Nel 1838 il proprietario è il signor Giovanni Garavaglia che, il 1 maggio, chiede il permesso per “fare costruire due tavolati con mattoni nell’andito della porta verso strada d’ingresso” sotto la direzione del capo mastro Gio. Batta Annoni (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 134/1). Le ultime due pratiche sono invece firmate dal proprietario Roberto Garavaglia. La prima è del 16 aprile 1843 in cui si legge: “il sottoscritto proprietario (…) si è determinato di ripartire numero 4 locali al quarto piano in un locale grande a uso ora salone grande quali locali dividendoli con tavolati unitamente li suoi pavimenti e sistemazione del tetto come quello già esistente” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 138/1). La seconda, e ultima, è del 24 settembre 1854 e contiene la richiesta per “sopprimere l’attuale porta d’ingresso chiudendola nella massima parte a muro pieno lasciandone però aperta la parte superiore per luce e aria volendosi ridurre quell’andito di porta a sala da unirsi per uso della già attivata vicina trattoria sostituendo alla suddetta porta d’ingresso la vicina bottega di egual forma e dimensione conservandone però rigorosamente l’attuale disegno senza introdursi la benché più piccola variazione (…) il tutto come appare dal qui unito disegno in duplo.” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 143/3).
38. Duomo
L'area dei portici di piazza Duomo all'angolo con la Galleria Vittorio Emanuele, era punto di arrivo e di partenza816 giornalmente di vetture per Caravaggio e dei vetturali
del signor Cassino per Inzago817. Lì si trovava l'albergo Duomo, in corsia del Duomo al
numero 1024 che dal 1865 diventa piazza del Duomo, 21.
La corsia del Duomo veniva chiamata anche Dazio Grande come si legge su una pratica edilizia presentata nel 1839 dall'allora proprietario della casa, il signor Pasquale Borsani, per ottenere l'autorizzazione a costruire “in nuovo due soffitte e relativi pavimenti, e piccole divisioni in cotto”818. All'interno dell'Interprete milanese, infatti, è
presente come osteria del Dazio Grande di proprietà, dal 1823 al 1827 di Gaetano Petracchi e, nel 1828, di Colomba Botacchi vedova Petracchi. Dei proprietari successivi non abbiamo notizia, ma sappiamo che dal 1840, anno in cui è citato per la prima volta all'interno della guida commerciale Bernardoni, al 1868, ultima volta in cui è presente nella guida del Bernardoni l'albergo è stato gestito dal signor Antonio Pedrolini (1840– 1853) e dal signor Cesare Porta (1854–1868). L'albergo è presente nella Nuovissima
guida dei viaggiatori in Italia, del 1839, nella Descrizione di Milano e de’ principali suoi contorni del 1841, nel Manuale del forestiero in Milano del 1844 e in Milano Numeralizzato del 1854 in cui si dice che è di proprietà dell'impresa Sturini819.
39. Europa
C'erano già tre alberghi: il Tre Re, il Cappello e il Reale e per questo la via
816 “Le diligenze per le mete più vicine e frequenti avevano tradizionalmente un punto di partenza fisso, di
solito accanto a un albergo o a un’osteria, indicato nelle guide di città. (…) Nel 1827 si era introdotto anche il velocifero più rapido e leggero (…). Per i viaggi con le vetture private era uso stabilire un contratto scritto su due moduli stampati già pronti, sul quale si specificava il percorso del viaggio, il tipo di carrozza, le condizioni pei cavalli di rinforzo, per le mance, e le penalità per gli eventuali ritardi, terminando immancabilmente con la clausola: <il vetturino partirà ogni mattina di buon’ora, per arrivare prima di notte all’albergo dove dovrassi pernottare>.” R. Levi Pisetsky, L'evoluzione della vita milanese
durante la Restaurazione, in Storia di Milano, cit., p. 748. 817 Utile giornale ossia guida di Milano per l’anno … 1844, cit.
818 “Abbisogna al sottoscritto proprietario della casa al numero 1024 Corsia del Duomo, così detta Dazio
Grande di far eseguire in nuovo due soffitte e relativi pavimenti, e piccole divisioni in cotto. Tale opera sarà eseguita dal capomastro signor Giovanni Batta Baj. Firmato: Borsani Pasquale.” ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 58/1.
aveva preso il nome di Tre Alberghi, ma nel 1822820 l'industria dell'ospitalità di Milano
in quella strada fa poker: quell'anno viene aperto, all'altezza del numero 4106 che poi diventa il numero rosso 1857, il nuovo albergo Europa.
Poche e confuse sono le informazioni che abbiamo su questo esercizio poiché in nessuna delle pratiche edilizie collegate a questo indirizzo è citato l'albergo821 e le guide
che lo ricordano sono pochissime.
Non è presente, infatti, in nessuna edizione della guida commerciale del Bernardoni, mentre nelle guide edite da Pirovano nel 1822822, 1829823 e 1830824 è citato
fra gli alberghi di prima classe dotato di bagni dove nel 1842 vengono eseguiti alcuni
820 “Nel 1822 si aggiunse un quarto albergo, l’Europa, al n. 24 (4106 numero rosso 20).” M. G. Tolfo, Atlante milanese, cit., p. 310.
821 In nessuna delle pratiche edilizie conservate all'interno del Fondo Ornato Fabbriche si fa riferimento
all'albergo: “I. R. Congregazione Municipale Milano. Dovendo Carlo Pernice fare il trasporto di diversi camini ed aquarali, demolire tre tramezze trasportare diverse aperture con altre riparazioni istantanee ecco nell'interno della sua casa posta nella Contrada dei Tre Alberghi al num. 4106 nulla essendovi di ciò esposto alla pubblica vista. E tutto coll'opera del capo mastro Giuseppe Berrascone quindi il sottoscritto se ne fa un dovere di darne notizia a questa Congregazione Municipale a termine dè vigenti regolamenti a pieno di stima. Milano, 19 agosto 1824. Firmato: Carlo Pernice” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 193/4). “All’ingegnere d’Ufficio del Circond. Per visita e rapporto. Li, 7 gennaio 1830. Ispezionatesi a senso della detta Ordinanza le opere interne che dal detto petizionario si vorrebbero eseguire, si riconobbe che il medesimo deve far ricostruire parte del canale scaricante le pluviali della corte alla sinistra della medesima dacché d’esse penetrano dalla volta d’un sotterraneo (…). Le sopra indicate opere trovandosi essere necessarie e tendenti a rendere maggiormente solido quel fabbricato, l’Ing. Sottoscritto nulla trova a ridire in contrario alla sua esecuzione (…). Firmato: Francesco Rovaglia Ing.” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 195/1). “I. R. Municipalità. Milano, 16 ottobre 1833. Occorre al sottoscritto proprietario della casa posta nella contrada dei Tre Re al civico num. 4106 di fare alcuni adattamenti (...) sigla quindi il sottoscritto un dovere di rendere avvertita quest'I. R. Municiplaità per ogni effetto di ragione che della grazia. Rende pure noto il sottoscritto che per dette operazioni intende servirsi del capomastro Gio.ni Batta Franzetti. Firmato: Antonio Pernice e Gio. Batta Franzetti capo mastro.” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 196/1). “All'I. R. Congregazione Municipale. Milano, 4 marzo 1834. Il sottoscritto proprietario della casa posta nella contrada dei Tre Alberghi al civico num. 4106 intenderebbe di praticare una scala la quale dalla bottega a sinistra della porta mette ad una cantina sottoposta. Si fa quindi un dovere di rendere avvertita questa I. R. Congregazione Municipale per quanto potrà la medesima credere del caso, tanto chiede il sottoscritto che della grazia. Per le opere occorrenti per detta sala il sottoscritto intende servirsi della assistenza del capo mastro Franzetti qui sotto. Firmato: Antonio Pernice e Gio. Batta Franzetti capo mastro.” (ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 196/2).
822“Dans les auberges de prémière classe il y a des appartemens grands et petits, et des chambres bien
arrangées; les étrangers peuvent computer d’y ètre bien servi set bien traités. Dans le plus grande partie de ces auberges il y a des salles pour les bains.” F. Pirovano, La ville de Milan, cit., 1822, p. 419.
823“Negli alberghi di prima classe vi sono grandi e piccoli appartamenti, e camere ben addobbate, ed i
forestieri possono contare d’essere in tutto ben serviti e trattati. Nella maggior parte di questi Alberghi vi hanno delle sale per i bagni.” F. Pirovano, Milano nuovamente descritta, cit., 1829, p. 468.
824 “Negli alberghi di prima classe vi sono grandi e piccoli appartamenti, e camere ben addobbate, ed i
forestieri possono contare d’essere in tutto ben serviti e trattati. Nella maggior parte di questi Alberghi vi hanno delle sale per i bagni.” F. Pirovano, Milano nuovamente descritta, cit., 1830, p. 412.
lavori per renderli più comodi825, ed è ricordato ne L'Interprete milanese del 1823, di
proprietà di Marchand Pietro826. “Troviamo il nome del suo proprietario nei registri
della polizia fra le persone sospette in linea politica. Il 4 agosto 1819 il consigliere aulico Raabe direttore generale della Polizia scrive di lui al Conte Strassoldo in questi termini: “Marchand Pietro è nativo di Versailles, conta 61 di età, è vedovo senza prole. Egli trovasi in questa città da 24 anni e ne ottenne anche la cittadinanza. Dopo di aver fatto il trattore per molto tempo aprì un albergo nella contrada dei tre Re sotto la denominazione di albergo d’Europa. Sarebbe assai difficile il poter determinare le relazioni che tiene il Marchand per le sue qualità di albergatore che lo porta ad avere rapporti con infinite persone, egli però mai richiamò l’attenzione della politica autorità. Ora però sarà sottoposto ad una speciale sorveglianza inerentemente ai venerati ordini di V. S.”. Forse questi sospetti traevano origine dalle cariche eminenti coperte da personaggi che alloggiavano nell’albergo. A questo proposito, sempre nei rapporti della polizia leggiamo sotto la data del 30 maggio 1814 “Ier l’altro notte il signor Duca Moncalli generale siciliano alloggiato all’albergo dell’Europa in contrada dei Tre Re, ebbe seco certa Rosinna abitante in contrada della Sala. Questa donna che fu congedata ieri mattina con la mercede di lire 35, ha confidato che durante la notte il predetto generale le fece molte domande sulle vicende ultimamente seguite in Milano e le disse che i Siciliani faranno la guerra al re Murat, che tutto è pronto per lo sbarco di centomila uomini siciliani nel regno di Napoli”827.
Secondo Bertarelli e Monti l'albergo si è trasferito verso il 1866 in corso Vittorio Emanuele dove ancora si trovava nel 1927828, ma, considerando che l'ultima notizia
sull'albergo Europa in via Tre Alberghi è del 1830 e che la Locanda di San Paolo, che
825 “I. R. Delegazione Municipale della Città di Milano. L'umile sottoscritto locatore della casa e
stabilimento dè bagni posta nella Contrada dè Tre Re al civico numero 4106 desiderando il medesimo di fare costruire qualche piccoli tavolatti e fornelle ed altre piccole riparazioni per maggior comodo dell'andamento dè bagni. (...) Sottoscritto che della grazia implora, Goffredo Iodami locatore. Milano, 3 aprile 1842.” ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 147/3.
826 Il signor Mashand nel 1810 chiese il permesso per creare una piccola casella della posta vicino alla
sua porta: “Sig. Conte Podestà. Mashand Pietro abi. Nella contrada de Tre Alberghi al num. 4106 che notifica a norma dell'avviso 1 aprile 1809 che desidera fare sotto alla di lui porta nell'interno della casa un piccolo finestrina ad uso di postinare. Firmato: Mashand Pietro. Milano, 10 giugno 1810.” ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, I serie, cartella 159/3.
827 V. Adami, Antichi albergatori in un’antica via di Milano, in «Archivio Storico Lombardo», anno
XLIV, parte I (1922), pp. 164-165.