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la storia e le storie dell'offerta turistica di Milano analizzata su piattaforma GIS

3.2 La Milano ospitale nella storia dei 130 albergh

3.2.2 I profili umani dei gestor

Durante il XIX secolo le caratteristiche richieste all'albergatore cambiano completamente e si passa da una gestione familiare dell'osteria, quando l'unica abilità

147 “L’albergo dei Tre Re era il primo in Milano nel 1492, e vi alloggiarono (…) gli ambasciatori veneti

Giorgio Contarini del Zaffo e Polo Pisani (…), nel 1515 Giov. Paolo Gradenigo. Il poeta e diplomatico genovese Imperiale (…) nel 1609 (…) e 1623.” E. Motta, Albergatori Milanesi nei secoli XIV e XV, cit., p. 374 - “Gian Vincenzo Imperiale, nobile patrizio genovese – senatore della Repubblica di Genova - nato a Sanpierdarena verso il 1577 e muore nel 1648. Nel 1609 lasciava Genova diretto a Loreto, Roma e Napoli (...). A Milano scese all'osteria dei Tre Re (...) dove pare che la pulizia non fosse molto curata, dato che nella notte fu assalito da “una turba crudel di cimicioni”, sicché accettò il giorno appresso l'ospitalità offertagli da Chierici Regolari nel loro Convento di Sant'Antonio dove si trovavano, come religiosi, alcuni genovesi. Le cimici dell'Osteria dei tre Re dovevano essere particolarmente notevoli, poiché non crediamo che tali insetti fossero allora una vera eccezione nelle locande.” G. Barni, Milano e

terre lombarde nelle note di viaggio di Gian Vincenzo Imperiale, in «Archivio Storico Lombardo», anno

CIII, serie X, n. III (1977), p. 363. - “L'abate don Carlo Trivulzio in quel suo curioso libro di appunti (codice 2107), dove andò per lunghi anni segnando il nome e la qualità degli stranieri e dè nazionali che accorrevano ad ammirare le sue collezioni (...) sotto la data 16 maggio 1775 registra la visita del principe di Brunswick (...) accompagnato dal celebre poeta e filosofo Gottoldo Efram Lessing (1729–1781) (...) Tale la nota del Trivulzio: 1775. 16 maggio. Di mattina fu da me sua Altezza Serenissima il S.e Principe Massimiliano Giulio Leopoldo di Brunswick Wolfenbutel, che venne a Milano il giorno sei di questo mese e prese alloggio all'Albergo dei Tre Re. Egli è giovani di 21 anni: non troppo grande, ma ben fato, e di una oficiosità e pulitezza sorprendente. (...) questo giovane Principe ha in sua compagnia, oltre un Colonnello, il Bibliotecario del Principe Regnante di lui fratello. Questo letterato si chiama G. E. Lessing: uomo di un tatto assai polito.” Appunti e notizie, in «Archivio Storico Lombardo», anno XXIV, vol. XVII, (1912), p. 430. - “Nel 1783 vi ebbe ospitalità l’allora celebre maestro Sarti quando venne a mettere in iscena la sua opera Idelide. Il 6 gennaio 1797 anche il landscriba Beroldinger coi landfogti di Lugano e Mendrisio, venuti a Milano per avere udienza da Bonaparte, sostano all’albergo dei Tre Re. Il Berlondiger nelle sue memorie così ricorda quell’udienza: “Il 7 all’ora fissata venne il signor Haller nell’osteria dei Tre Re a prenderci ed in due carrozze andammo al palazzo del duca Serbelloni dove alloggiava il suddetto generale Bonaparte e dopo aver fatto buonissima anticamera fummo tutti ammessi all’udienza.” Nel 1797 ai Tre Re alloggiarono molti funzionari addetti all’esercito francese, come intendenti, commissari, direttori di ospedali, e così via. Nel 1803, dopo avere abdicato in favore del fratello Vittorio Emanuele, vi prese stanza per due settimane Carlo Emanuele di Sardegna con numeroso seguito (…). Fu in quell’albergo il giureconsulto francese Albisson quando venne a Milano per prendere parte alla compilazione del codice napoleonico. Vi fu pure l’illustre medico Siro Borda ricercatissimo per i suoi consulti. E vi fu il pittore Fabre, l’amico della contessa d’Albany, che vi ebbe un diverbio animatissimo con Ugo Foscolo.” V. Adami, Antichi albergatori in un’antica via di Milano, in «Archivio Storico Lombardo», anno XLIV, parte I (1922), pp. 151-165.

148 V. Adami, Antichi albergatori in un’antica via di Milano, cit., 1922, p. 154.

149 L'insegna rappresentava i Tre Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i cui corpi, fino al 1163

quando Federico Barbarossa li trasportò a Colonia, erano sepolti nella chiesa di sant’Eustorgio: “de signo signato in tabula que exprimitur et intitolata est hospitium trium magorum.” V. Adami, Antichi

richiesta a un buon albergatore consisteva nel dar da mangiare e da bere all'ospite di passaggio che doveva essere notificato alle Autorità150, a una gestione aziendale

dell'hotel con un'attenzione sempre maggiore alle esigenze del viaggiatore per offrire all'interno delle sue strutture tutti i moderni comfort151. A delinearne il nuovo ruolo

interviene ufficialmente nel 1914 la Commissione per il miglioramento degli alberghi, istituita nel 1903 dal Touring Club, che bandisce il concorso del Buon Albergatore per le province del Piemonte (Alessandria, Cuneo, Novara e Torino) intendendo come buon albergatore “colui che, dirigendo personalmente la propria casa, assicura ai suoi ospiti una buona cucina, del buon vino, un comodo letto, una pulizia generale ineccepibile per ogni rapporto e un personale di servizio serio, dignitoso e in possesso anche di una certa coltura, affinché, occorrendo, sappia essere in grado di poter dare quelle informazioni di carattere turistico che il viaggiatore può richiedergli”152.

Leggendo le materie insegnate dal 25 settembre del 1914 al 30 giugno del 1915 alla Scuola Professionale per gli addetti agli Alberghi di Milano, gratuita per gli italiani con sei ore di lezioni settimanali a cui potevano partecipare i giovani in possesso di licenza elementare e in grado di provare di essere addetti ad alberghi o ristoranti, emergono chiaramente quali erano le nuove abilità richieste a chi volesse lavorare in un albergo. Tra queste ritengo particolarmente significative: la conoscenza della lingua

150 L'obbligo della denuncia alle autorità da parte degli albergatori e osti dei loro ospiti diventa ancora più

severe nell'estate del 1848: “Milano, 22 luglio 1848. Sezione straordinaria del Comitato Centrale di Pubblica Sicurezza. Considerando essere tuttavia in pieno le Leggi riguardanti l'obbligo che hanno gli Albergatori, i Locandieri, i Locatori ed in generale chiunque, e di qualsivoglia condizione, di notificare all'Autorità politica locale nelle debite forme ed entro un tempo determinato le persone alle quali sotto qualsiasi titolo prestano alloggio. Considerato che nello stato di guerra in cui attualmente si trova il paese diventano giuste e necessarie certe misure precauzionali di polizia che sarebbero inutili e vessatorie in tempi più tranquilli. La Sezione Straordinaria aggiunta al Comitato Centrale di sicurezza Pubblica dichiara esser obbligo dei comitati provinciali e distrettuali, non che di tutti gli Uffici di Vigilanza di far in modo che tali leggi vengano con tutta esattezza osservate nei rispettivi Circondari giurisdizionali (...) e di procedere all'arresto delle persone che non fossero notificate” mentre gli albergatori saranno soggetti a contravvenzione. Raccolta dei decreti, avvisi, proclami, bullettini ec. ec. emanati dal Governo

provvisorio, dai diversi comitati e da altri dal giorno 18 marzo 1848 in avanti, Tomo II, Milano 1848, p.

452.

151 “L'albergatore moderno non può più accontentarsi d'essere il buon albergatore dei tempi passati,

quando tutta la sua abilità consisteva nel dar da mangiare e da bere all'ospite di passaggio (...). L'albergatore moderno (...) non deve neppure dimenticarsi di sapere introdurre a tempo e luogo nella sua casa e a seconda dell'importanza che essa ha, quei molteplici perfezionamenti che l'industria moderna va di giorno in giorno introducendo nella costruzione, nell'arredamento, nell'illuminazione, nel riscaldamento, in tutto il comfort insomma delle private abitazioni.” L'opera della Commissione, cit., p.

5.

francese, della contabilità alberghiera, delle norme di igiene e della geografia turistica153.

Ma che cosa sappiamo dei gestori dei 130 alberghi studiati che, dall'inizio del XIX secolo fino al 1914, hanno accolto i viaggiatori giunti nella capitale meneghina? Sono più di seicento154 i nominativi degli albergatori, fra proprietari, conduttori,

direttori, titolari e affittuari, che ho raccolto all'interno delle differenti fonti analizzate. Essi gestivano le loro strutture ricettive con cordialità secondo le regole dell'antica ospitalità mostrandosi più affabili con i nobili o i ricchi viaggiatori come racconta lo scrittore tedesco Johann Gottfried Seume, di passaggio a Milano nel 1802: “I primi giorni ero stato trattato all'albergo con una certa diffidenza, come accade a chiunque viaggi a piedi, col sacco sulle spalle; quando però videro che mi recavo ogni giorno dal generale, che davo a lavare camicie fini, che avevo visite in camere mie di persone distinte, e specialmente poi che mi facevo cambiare qualche grossa moneta d'oro, tutti quanti in casa, dal principale fino all'ultimo garzone, diventarono straordinariamente gentili.”155.

Alcuni albergatori erano di origine straniera. Dal 1840 la famiglia Baer, di origine francese, gestiva l'Hotel de la Ville. Giovanni Baer, il capostipite della famiglia, era sicuramente uno dei direttori d'albergo più attivi della città tanto che nel 1864, per agevolare i suoi clienti durante il soggiorno milanese, pubblica una guida di cinquanta pagine in inglese, dal titolo Practical guide of Milan, e in francese, dal titolo Milan et

ses environs, per presentare la città ai suoi ospiti e illustrarne i servizi e le attrattive

principali. L'anno precedente, inoltre, aveva costituito, insieme ai signori Luigi Conti, dell'albergo Ghiaccio, e Luigi Maffioretti, degli alberghi Agnello, Sant'Ambrogio e

Angioli, la Società Anonima del pane per gli albergatori per “migliorare il servizio dei

loro esercizi”156.

153 “Parte generale: a) Lingua italiana; b) Lingua francese; c) Nozioni di aritmetica e di computisteria; d)

Elementi di diritto civile e commerciale; e) Calligrafia e dattilografia. Parte speciale: a) Corrispondenza professionale; b) Contabilità alberghiera; c) Merceologia applicata all'industria alberghiera; d) Norme di servizio, di contegno, di morale e di igiene; e) Composizione di menus, conti di costo; f) Geografia turistica.” Regolamento della Scuola, Touring Club Italiano Commissione Miglioramento Alberghi, cit., art. 25.

154 Spesso l'albergo era gestito contemporaneamente da più familiari (genitori e figli, fratelli e cugini).

155 M. Raimondi, Dal tetto del Duomo. L'immagine di Milano nei secoli attraverso le parole dei

viaggiatori stranieri, dicembre 2007, p. 87.

Erano di origine svizzera157 il signor Luigi Maffioretti158, il signor Giacomo

Baccalà proprietario dell'albergo Aquila dal 1795 al 1827159, il signor cavalier Giuseppe

Spatz del lussuoso albergo Milano, la famiglia Reichmann proprietaria dell'albergo omonimo e la famiglia Mulaz dell'hotel Pension Suisse. Il signor Spatz, la cui figlia Olga sposò nel 1896 il musicista pugliese Umberto Giordano, viene brevemente descritto da Pietro Mascagni come “il simpaticissimo proprietario dell'albergo, l'uomo sempre biondo, sempre giovane, tanto giovane, che sembrava il figlio di suo genero che l'aveva già fatto nonno...”160. Sull'esempio di ciò che aveva fatto un ventennio prima

Baer, il cavaliere Spatz, alla fine degli anni Ottanta, fa pubblicare per i suoi ospiti una guida su Milano presentandola come “fra le più belle città d'Italia”161.

Oltre al cavalier Spatz, altri proprietari di alberghi con titoli nobiliari erano, per esempio, il conte Cesare Litta Biumi dell'albergo Città, i cavalieri Paolo e Luigi Crivelli del Due Spade, il cavaliere Lorenzo Bertolini dell'Europa in corso Vittorio Emanuele, il cavaliere Carlo Candiani del Firenze a Porta Magenta, il conte Ambrogio Annoni del

Tre Re, il marchese Luigi Cagnola, famoso architetto protagonista del neoclassicismo

milanese, membro della Commissione d’Ornato, ideatore dell’Arco della Pace, dei propilei di Porta Ticinese e della Rotonda di Inverigoa cui succede dopo la sua morte, la moglie, la marchese Francesca d'Adda sposata in seconde nozze con il conte e architetto Ambrogio Nava. Erano architetti anche Davide Mauri e Costantino Antonietti che nel 1877 dichiarano alla Camera di Commercio di Milano di aver rilevato l'albergo San

157 “Nel passato, dai primi dell'Ottocento e fino alla prima guerra mondiale, dire albergo svizzero

significava dire lusso e qualità in assoluto, e non solo all'interno della Svizzera ma anche al di là delle Alpi. (...) Oggi la gestione degli alberghi di lusso delle grandi catene internazionali non è dominata più dagli svizzeri, ma dagli americani. Tuttavia gli statunitensi di solito non lavorano all'estero come

congierge degli alberghi di loro gestione, mentre numerosi elvetici di un secolo fa lavoravano al banco

dei propri alberghi anche fuori dal proprio Paese.” E. Kawamura, Alberghi e albergatori svizzeri in Italia

tra Ottocento e Novecento, in Storia del turismo. Annale 2003, Istituto per la Storia del Risorgimento

Italiano. Comitato di Napoli, Milano 2004, p. 11.

158 Archivio Storico della Camera di Commercio di Milano, Fondo Registro Ditte, scatola 94.

159 E. Motta, Albergatori Milanesi nei secoli XIV e XV, cit., 1898, p. 368. Tre alberghi che cambiano

posto, in Corriere della Sera, 22–23 gennaio 1896, p. 2.

160 P. Mascagni, Verdi (ricordi personali), in «La Lettura», 1 (1931), pp. 4-8.

161 “Oggi Milano è fra le più belle città d'Italia, e la sua popolazione (quasi 400.000 abitanti) attiva,

operosa si fa amare per una giovialità di carattere da tutti apprezzata. Non a torto certo è chiamata “Parigi d'Italia” perché, non troppo favorita dalla natura, si studia, arricchendosi ogni anno più di nuove e belle strade, di grandiosi palazzi, di ricchi negozi e grandi industrie, per offrire al forestiero che la onora quel comfort che ne rende piacevole il soggiorno.” Milano, Grand Hotel di Milano proprietario G. Spatz, Milano [s.d.], pp. 3–4.

Marco162. Mentre l'albergo Germania era di proprietà dell'avvocato Luigi Ravizza e

l'albergo Gallo nel vicolo omonimo dell'ingegnere Giovanni Antonio Pestalozza.

Analizzando i dati emerge che più del 60% dei nominativi è maschile e solo il 10% è femminile, mentre il restante 30% è riferibile a nomi di società (Grafico 2). Il ruolo svolto dalle donne nella gestione dell'albergo era di supporto al marito, presumibilmente all'interno della cucina e per la pulizia delle camere. Così racconta nel suo diario163 Carlotta Poletti, proprietaria con il marito Giovanni Colombo dal 1894

dell'albergo Ancora e Ginevra e dal 1° aprile del 1904 del Manin. Dal diario della signora Poletti emergono chiaramente l'attenzione e il rispetto che veniva dato all'ospite e la passione, la professionalità e la rigorosità applicate nella gestione dell'attività. Carlotta Poletti e Giovanni Colombo conoscevano bene questo lavoro poiché erano entrambi figli di albergatori. Giovanni Colombo era figlio di Luigi che nel 1870 eredita dal padre Giovanni l'esercizio della Passarella164. Carlotta Poletti, invece, era figlia di

Luigi Poletti (1837-1906) che, a dodici anni, va a lavorare nella Trattoria della Mezza

Lingua, passando nel 1863 come caposala all'albergo San Marco di proprietà dei

coniugi Bazzi di cui uno dei diciotto figli, Giovanni, dirige il grande hotel

Confortable165, nel 1867 come cameriere e poi direttore al Rebecchino, nel 1871 al

Commercio e diventando nel 1874 proprietario con i signori Pelli dell'albergo Italia.

Anche la signora Adelaide Martini, vedova di Pietro Adami con cui aveva gestito con passione per anni l'albergo dell'Aquila racconta nel 1896 a un giornalista delle pagine di Milano del Corriere della Sera le difficoltà incontrate dal marito nel 1848. Si legge, infatti: “Vive ancora la moglie dell'Adami, una signora ottantenne, che serba tuttavia un'invidiabile lucidezza di mente. (...) malgrado suo marito pure fosse un liberale, il suo esercizio, nel 1848 ebbe ad attraversare molte peripezie.”166.

Quando le donne rimanevano vedove diventavano le proprietarie e le referenti e firmatarie ufficiali dei documenti. Ne sono un esempio: dal 1841 al 1876, la vedova

162 Archivio Storico della Camera di Commercio di Milano, Fondo Registro Ditte, scatola 396.

163 Hotel Manin: 1904-1984: gli ottant'anni di storia di un albergo nelle pagine di un diario familiare, a

cura di C. Mirella e P. Monreale, Milano 1983.

164 Archivio Storico della Camera di Commercio di Milano, Fondo Registro Ditte, scatola 481.

165 Milano Tecnica dal 1859 al 1884. Pubblicazione fatta a cura del collegio degli ingegneri ed architetti, ristampa dell’edizione del 1885 autorizzata dall’editore Ulrico Hoepli, Milano 1988, pp. 406-407.

Reichmann, la signora Jacklin Anna e i suoi figli, dal 1817 al 1838 per l'albergo Croce di Malta la signora Lucia Puricelli vedova del signor G. Battista Silva, noto per aver

fatto spostare gli affreschi del Luini dalle stanze dell'albergo a quelle sue private per conservarli167, dal 1895 al 1900 per l'albergo Noce la vedova Locatelli e i suoi figli.

Leggendo il diario della signora Poletti o la breve intervista alla signora Martini, emerge chiaramente che gli alberghi erano per lo più a conduzione familiare e che che l'arte dell'ospitalità si tramandava di generazione in generazione. I proprietari, invece, nella maggior parte dei casi, erano o ricchi o nobili o Società. Per esempio, il signor Colleoni era proprietario dell'albergo Concordia e di quello Nord e Carlo Gallia, “appartenente a una nota famiglia di albergatori di Cortina”168 e proprietario a Milano

dal 1909 dell'albergo Nord, aprì nel 1932, sul piazzale della nuova Stazione Centrale, l'Hotel Gallia ancora oggi esistente e considerato uno dei migliori hotel d'Italia. Tra le società che in questi anni gestirono l'industria alberghiera milanese la più famosa è sicuramente quella costituita dalla prima agenzia italiana di viaggi, la Chiari– Sommariva169, che, in occasione dell'Esposizione Internazionale del 1906170, costruisce

l'albergo Royal.

3.2.3 Alberghi sempre più moderni e confortevoli: ristrutturazioni e costruzioni