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la storia e le storie dell'offerta turistica di Milano analizzata su piattaforma GIS

3.2 La Milano ospitale nella storia dei 130 albergh

3.2.4 I personaggi illustri: uno sguardo ai loro diar

Milano ha annoverato fra i suoi visitatori numerosi illustri personaggi di cui ci sono rimaste testimonianze fin da epoche lontane. Nel XVII e nel XVIII secolo, come ricorda in un testo recentemente pubblicato l'Assessore Turismo, Marketing Territoriale, Identità di Milano Massimiliano Orsatti, “pur non essendo compresa naturalmente nel Grand Tour, Milano ha sempre avuto una posizione strategica come luogo di mezzo, snodo fra settentrione e meridione, tra occidente e oriente, e ha inevitabilmente

176 M. Boriani, Sviluppo urbano, cultura architettonica e trasformazioni del costruito (1861-1918), in M.

Boriani, C. Morandi, A. Rossari, Milano contemporanea, cit., p. 33.

177 Grand Hotel et de Milan, <http://www.grandhoteldemilan.it> [link attivo nell'aprile 2007]. 178 ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, II serie, cartella 191/86848.

179 ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, II serie, cartella 213/29766. 180 ASCMi, Fondo Ornato Fabbriche, II serie, cartella 191/86848.

incontrato il passaggio di molti.”181

Nell'Ottocento, grazie alle prime forme di capitalismo industriale e agrario che qui si sviluppano, Milano era la città più progredita d'Italia tanto che a metà secolo viene definita dallo scrittore francese Théophile Gauthier come una città dall'aspetto di una capitale “viva” dove “le case hanno l'aspetto di alberghi, gli alberghi di palazzi, i palazzi di templi: tutto è grande, regolare maestoso anche un po' enfatico”182.

Tra l'inizio dell'Ottocento e l'inizio del Novecento visitano la città personaggi eccellenti del panorama internazionale, tra i quali, per esempio: gli scrittori russi Nikolaj Gogol' nel 1837 e Fëdor Michajlovič Dostoevskij fra l'ottobre e il novembre del 1868, il newyorkese Henry James fra il 1872 e il 1873, lo scrittore tedesco Thomas Mann nella primavera del 1901, la storica tedesca Ricarda Huch, il poeta tedesco Rainer Maria Rilke, lo scrittore tedesco Franz Kafka e il suo migliore amico Max Brod il 4 settembre 1911. Alcuni di loro hanno citato nei diari gli alberghi dove hanno alloggiato. Dalle testimonianze da me raccolte emerge che gli alberghi Bella Venezia, Angioli e

Milan sono quelli che in questo periodo hanno ospitato il maggior numero di personaggi

famosi.

Nei registri delle presenze reali degli alberghi milanesi figurano, tra gli altri: al

Tre Re nel 1803 Carlo Emanuele di Sardegna, il quale giunge a Milano con tal

numeroso seguito che, come narrano le cronache, “non si sapeva più in qual mondo ci si trovasse”183; i reali di Grecia nel 1882 al Cavour; nel 1876 Luigi Napoleone e sua madre

Eugenia al Cavour; gli imperatori del Brasile, Teresa Cristina di Borbone e Don Pedro II di Braganza184, ospiti al Città nel 1871, al Manin nel 1877 e al Milano nel 1888 dove

le cronache raccontano che vennero magnificamente alloggiati dallo Spatz185. 181 M. Raimondi, Dal tetto del Duomo, cit., p. 5.

182 M. Raimondi, Dal tetto del Duomo, cit., p. 150.

183 G. Rasi, Vecchia ospitalità milanese, cit., p. 405.

184 “1888: nel pomeriggio del 30 aprile 1888, l'allora proprietario dell'hotel signor Spatz accoglieva (...) le

loro altezze reali Don Pedro II di Braganza e l'imperatrice Teresa Cristina di Borbone. Per l'occasione Spatz aveva provveduto a ridecorare gli appartamenti reali e trasformare l'ingresso e le scale dell'albergo in un lussureggiante giardino tropicale. Durante il soggiorno l'imperatore si ammalò gravemente di pleurite. Il suo rientro in Brasile fu diplomaticamente ritardato, consentendo a sua figlia, la reggente donna Isabella di firmare in Brasile la famosa e contrastata legge che aboliva la schiavitù. Spatz commissionò per questo avvenimento una statua allegorica raffigurante un'India che uccide i serpenti della schiavitù. La statua è tuttora ammirabile all'ingresso dell'hotel.” Grand Hotel et de Milan, <http://www.grandhoteldemilan.it> [link attivo nell'aprile 2007].

185 “Da quattordici giorni Milano ospita, non il più vecchio, ma il più anziano di tutti i monarchi del

Fra gli alberghi cari ai patrioti ricordiamo l'Aquila, l'Angioli, il Bella Venezia, il

Marino e della Città. L'albergo dell'Aquila186 era la sede dei convegni di ufficiali e

cappellani austriaci e di alcuni dei più noti patrioti delle Cinque Giornate del 1848, fra i quali Enrico Cernuschi187. L'Angioli, invece, era il focolaio della Carboneria dove si

riunivano il marchese Giorgio Guido Pallavicino Trivulzio, Federico Confalonieri e Felice Orsini188 che occupava sempre la camera n. 8. e che subisce la condanna a morte

nel 1858 per aver tentato di uccidere a Parigi Napoleone III. L'albergatore di quegli anni, il signor Marcozzi, viene mandato in rovina dalla polizia asburgica perché era loro complice. Infatti, insieme, “discutevano di politica e si preparavano ai moti del 1820 e 1821 contro l'esercito asburgico. La polizia, però, insospettita, occupò l'albergo e ridusse al fallimento, il signor Marcozzi che si trovò costretto a cedere la sua attività ai fratelli Maffioretti originari della Svizzera”189.

meno di quattordici nomi di battesimo e figura col nome di Pietro II d'Alcantara nell'almanacco di Gotha come sovrano costituzionale da cinquantasette anni, contandone 63 di vita (...). Più dei monarchi suoi eguali gode frequentare artisti, letterati, scienziati, storici (...). È la terza volta che visita l'Europa; (...). L'imperatrice, colta, appassionata per l'arte, meridionale nell'anima, espansiva, affabile e buona, è la sua migliore compagna in tutti i suoi viaggi. (...) L'imperatore ama l'Italia e i suoi uomini celebri, parla squisitamente l'italiano, ha tradotto il Cinque maggio del Manzoni (...) ed ha una viva e vecchia amicizia per Cesare Cantù. Testè a Bologna volle assistere, come scolare a una lezione di Giosuè Carducci. (...) In questa famiglia imperiale, oggetto di rispettose dimostrazioni, di festose accoglienze e d'una simpatica curiosità che attira folla intorno all'albergo Milano dove lo Spatz l'ha magnificamente alloggiato, la musoneria e l'etichetta son messe in fuga dall'entusiasmo dei turisti appassionati e dei buongustai d'arte. (...) Ma un germe di malattia che l'Imperatore porta seco, ravvivato dalle fatiche del viaggiatore, lo obbligò a letto. Si parlò da principio di cosa leggiera: si trattava invece di pleurisma, di febbre fortissima, di allucinazioni gravi. Al medico curante dottor Motta Mayo fu creduto necessario un rinforzo: fu chiamato da Napoli (...) il senatore professore Semmola e il celebre Charcot da Parigi” Illustrazione

italiana, rivista settimanale degli avvenimenti e dei personaggi contemporanei sopra la storia del giorno, la vita pubblica e sociale, scienze, belle arti, geografia e viaggi, teatri, musica, mode, ecc., diretta da E.

Treves ed Ed. Ximenes, 21 (13 maggio1888), p. 358.

186 Tre alberghi che cambiano posto, in Corriere della Sera, 22–23 gennaio 1896, p. 2.

187 “Egli formò il consiglio di guerra delle Cinque Giornate insieme a Carlo Cattaneo, Giorgio Clerici e

Giulio Terzaghi e nel 1850 si trasferì a Parigi da dove con l'amico e critico d'arte, Théodore Duret, nel 1871 partì per un lungo viaggio, per la Cina e il Giappone, dove acquistò numerosi oggetti (circa 5.000 pezzi, di cui 2.500 bronzi, 2.000 ceramiche e per il restante: libri, sculture di legno, di pietra e dipinti) via via spediti in Francia. Tornati a Parigi, esposero nel 1873 al pubblico i tesori accumulati in occasione dell'Exposition Orientale riscuotendo un grande successo. Negli anni successivi commissionò al noto architetto William Bouwens la costruzione di un hôtel, ai bordi del parco di Monceau, con una grande sala centrale dove esporre le sue collezioni. Alla morte di Cernuschi, avvenuta a Mentone nel 1896, l'hôtel e il suo contenuto furono donati alla città di Parigi e il Museo Cernuschi fu inaugurato il 26 ottobre del 1898 ed è tutt'ora visitabile.” S. Davoli, Arte orientale: il Museo Cernuschi di Parigi si rinnova. La

riapertura prevista per il 2004, in Rivista culturale di Diritto dell'Arte, <http://www.aidanews.it/articoli.asp?IDArticolo=3117> [link attivo nel gennaio 2008]. Il sito internet ufficiale del museo è <http://www.cernuschi.paris.fr/> [link attivo nel gennaio 2008].

188 Tre alberghi che cambiano posto, cit., p. 2.

189 “Dell'albergo degli Angioli che vanta circa un secolo di vita, qualche vecchione ricorda che ardeva il

Il Bella Venezia era un altro dei nidi cari ai patrioti del Risorgimento fra cui Camillo Cavour (1860), Giuseppe Mazzini (7 aprile 1848), Vincenzo Gioberti (4 maggio 1848). Il Gioberti, in realtà aveva preso alloggio all'albergo Marino, ma “essendo collocato in una strada che a cagione della sua angustia non poteva capire molta folla di gente, fu d'uopo che il Gioberti, per corrispondere alle popolari acclamazioni, si trasferisse momentaneamente nell'albergo della Bella Venezia, situato nella contigua piazza di S. Fedele, di rimpetto al palazzo dove risiedeva il governo provvisorio. Per singolare coincidenza pochi giorni prima da uno dei balconi del medesimo albergo Mazzini aveva ricevuto il plauso dè suoi aderenti.(...) la piazza di S. Fedele e le vie adiacenti erano gremite di popolo: sotto le finestre della Bella Venezia stava una eletta banda musicale ed un drappello di cittadini recanti a mano torce a vento (...).”190. Le sere successive, invece, i milanesi andarono ad onorare il Gioberti “sotto le

finestre dell'albergo del Marino (...) ed egli, quantunque a ragione della stanchezza fosse già andato a letto, si levò e dal balcone indirizzò alla folla poche e benevole parole di ringraziamento.”191.

Qualche mese dopo, Garibaldi, ospite al Marino dal 14 al 28 luglio del 1848, venne salutato con grande entusiasmo dai milanesi affacciandosi a una stanza dell'albergo Bella Venezia prima della sua partenza con alcuni volontari per Bergamo: “Comitato Centrale Straordinario per l'organizzazione, armamento e mobilizzazione della Guardia Nazionale. Milano, 15 luglio 1848. NOTIZIA. Garibaldi (...) è ritornato ieri sera in questa città che gli è affezionata. (...) Nella via all'Albergo del Marino, convenivano tutte le sere. L'albergatore Marcozzi, patriota ardente, durante quei convegni vigilava sulla sicurezza dè suoi compagni, i quali, a un dato segno, sostituivano, alle conversazioni politiche, discorsi inconcludenti e giuochi innocenti. Per qualche tempo tutto andò bene; ma poi cominciarono i guai. La polizia chiamò il Marcozzi, facendogli capire che era edotta nelle trame che si ordivano nel suo albergo. L'albergatore finse di cadere dalle nuvole, sostenendo che la numerosa clientela doveva attribuirsi alla inappuntabilità della sua cucina ed alla squisitezza dei suoi vini. Fu allora che la polizia ricorse a uno stratagemma. Qualche mattina dopo l'interrogatorio, il Marcozzi vide capitare un generale d'armata, il quale occupò tutto il primo e parte del piano terreno dell'albergo; sulla scala nel cortile, al portone d'uscita, e su e giù per la via San Protaso, guardie d'onore ordinanze, sentinelle, un picchetto armato e pattuglie di gendarmi. Durante il giorno poi un andirivieni incessante di ufficiali e di soldati che si recavano al rapporto. In una parola, l'Albergo degli Angioli era stato tramutato in un comando militare. Né generale, né seguito spendevano un soldo all'albergo in tal modo la polizia raggiunse il suo scopo: i cospiratori furono costretti ad abbandonare l'albergo. Il generale rimase là parecchi mesi, causando la rovina del Marcozzi, che dovette cedere l'albergo ai fratelli Maffioretti di Brissago.” Tre alberghi che

cambiano posto, cit., p. 2.

190 G. Massari, Operette politiche per Vincenzo Gioberti, Napoli 1863, p. XLIII. 191 G. Massari, Operette politiche, cit., p. XLIII.

ov'esso prese alloggio, si affollò tanto la gente che più non ne era permesso il transito. Con acclamazioni fu domandato al balcone, ove apparve per ringraziare e dir cortesie al popolo Lombardo. Due bande musicali recaronsi a festeggiarlo sulla piazza di S. Fedele, di modo che fu costretto a passare nell'albergo della Bella Venezia per più agevolmente corrispondere a tutti questi tratti di rispetto e di affezione.”192.

Garibaldi ritorna a Milano nel 1862 dove soggiorna dal 21 al 25 marzo all'albergo della Città per consegnare le medaglie d'oro conferite dal re ai volontari dell'esercito meridionale. Per tutti e quattro i giorni una grande folla lo applaude: “verso le sei ore del giorno 21 marzo la sera si sparse che il generale sarebbe giunto verso la mezzanotte coll'ultimo convoglio di Torino, e, in un baleno, tutta Milano fu a parte della lieta notizia. La pioggia persisteva, ma già verso le dieci ore di sera la stazione, i bastioni, il corso di Porta Comasina (o Comacina) s'andavano affollando di gente, le case s'illuminavano lungo tutta la via fino all'albergo della Ville dove stava aspettando sotto la pioggia altra folla di gente e il corpo di musica della guardia nazionale. (...) Più di un'ora stette il generale a recarsi dalla stazione all'albergo: lo precedevano fiaccole, bandiere, banda musicale, e un muro vivente d'uomini circondava la carrozza che solo a gran fatica e lentamente poteva procedere innanzi. (...) A mezzanotte il generale entrava finalmente all'albergo (...). Egli si appoggiò col braccio sinistro al parapetto, si cavè con la destra il suo berretto catalano e guardando placidamente alla folla che lo acclamava fece cenno ripetutamente colla mano di far silenzio (...) -Vi saluto popolo delle cinque giornate. Io mi felicito di trovarmi in questa città, ov'io conto molti compagni d'armi (...). Il dì successivo fino dalle prime ore del mattino una folla di popolo sta dinnanzi all'albergo della Ville, mandando le grida di viva Garibaldi e aspettando il momento che il generale uscirà per condursi a fregiare di sua mano i volontari dell'esercito meridionale colle medaglie loro conferite dal re. (...) Alle due e mezzo la cerimonia era finita (...). Tornato all'albergo assisteva dal balcone allo sfilar della guardia nazionale e delle corporazioni degli operai. E prima di ritirarsi e sottrarsi agli avidi sguardi della folla si volse a tutti gli angoli del balcone, a tutti volgendo un cordiale saluto. (...) Egli aveva del resto dato ordine che si schiudessero tutte le porte del suo appartamento, e che a tutti senza distinzione che avessero bisogno di parlargli, fossero anche scalzi, restasse

192 Raccolta dei decreti, avvisi, proclami, bullettini ec. ec. emanati dal Governo provvisorio, dai diversi comitati e da altri dal giorno 18 marzo 1848 in avanti, Tomo II, Milano 1848, p. 412.

concesso l'adito a lui. Le sue sale erano vaghe e profumate di mazzi e corone di fiori inviatigli in dono. (...) Anche la giornata appresso fu tutta una continua ed entusiastica ovazione pel generale Garibaldi. Fin dalla mattina il popolo si affollò dinanzi all'albergo

della Ville (...). Alla mattina il generale ricevette una deputazione dell'emigrazione

veneta, trentina, istriana (...)” mentre la mattina dopo una deputazione della Società tipografica e degli operai dando “una parola di conforto alla madre, alla consorte, alla sorella di quei che sotto la sua bandiera offersero il maggior dono, la vita.”193 Nel 1880

Garibaldi torna a Milano e alloggia all'albergo della Città.

Rimanendo in campo politico sappiamo che Cavour è ospite al Bella Venezia nel 1860, mentre l'incontro diplomatico di grande rilevanza a livello internazionale fra l'onorevole Presidente del Consiglio del Regno d'Italia, Francesco Crispi e il cancelliere germanico succeduto da pochi mesi a Bismark, Caprivi194, si tiene all'albergo Cavour

dal 6 al 10 novembre 1890.

Gli alberghi hanno anche accolto personaggi illustri nel campo della medicina. Il chirurgo dell'Ospedale Maggiore Ambrogio Gherini De Marchi, che a partire dal 4 febbraio 1847 pratica le prime anestesie in Lombardia195, era fra gli ospiti abituali

dell'albergo Angioli, mentre il padre della psicanalisi, Sigmud Freud, giunto per la prima volta a Milano il 14 settembre 1898, soggiorna all'albergo del Pozzo.

Lo scrittore che più amò Milano fu Stendhal (Immagine 16) che, ospite all'albergo della Città, il 2 novembre 1811 scrive della sua serata passata “a zonzo per le strade” con Angela con cui si era trovato alla sei in via del Bocchetto, vicino al caffè

Sanquirico, dove abitualmente si incontravano196.

Il famoso scrittore francese Honorè de Balzac arriva a Milano il 19 febbraio del 1837197 con grande eco sulla stampa. Prende alloggio alla Bella Venezia e “a favorire il

193 G. Da Forio, Vita di Giuseppe Garibaldi, Napoli 1862, pp. 832-844.

194 Illustrazione italiana, rivista settimanale degli avvenimenti e dei personaggi contemporanei sopra la storia del giorno, la vita pubblica e sociale, scienze, belle arti, geografia e viaggi, teatri, musica, mode, ecc., diretta da E. Treves ed Ed. Ximenes, 44 (2 novembre 1890), p. 278.

195 G. Bellucci, P. G. Sironi, Lo sviluppo dell’Anestesiologia in Lombardia, in Minerva Medica,

<http://www.minervamedica.it/pdf/R02Y2002/R02Y2002N05A0297.pdf> [link attivo nel dicembre 2007].

196 2 novembre 1811. Stendhal, Secondo viaggio in Italia. Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli,

<http://www.digitami.it> [link attivo nel febbraio 2008].

197 “Balzac (...) arrivé à Milan le 19, il descend à l'hotel de la Bella Venezia où avait séjourné Mme

Hanska.” La contessa Eva Hanska era russa e il Il 14 marzo 1850 si celebra il matrimonio e il 18 agosto Balzac muore. Madeleine Berry, Balzac, Paris 1972.

suo soggiorno ci sono le credenziali di illustri amici che vivono a Parigi. Fanny Sanseverino Porcìa lo raccomanda a Clara e Andrea Maffei198. Il 23 febbraio, lo stesso

giorno in cui la Gazzetta privilegiata di Milano gli dedica un lusinghiero ritratto in prima pagina a firma di Antonio Piazza, Balzac viene aggredito per strada e derubato dell'orologio. Nella denuncia da lui presentata alle autorità si legge: “Alle quattro e mezza mentre dalla contrada Magnani arrivavo in piazza San Fedele, all'angolo dell'albergo Bella Venezia, un giovanotto piuttosto alto, si è lanciato su di me e m'ha preso la catena con l'orologio. Trasmissione a 4 rubini. La catena vale 150 franchi, l'orologio 800 franchi, è a suoneria – le cifre del quadrante sono in numeri romani. La chiave è d'oro e a cavalletta, agganciata con due catenelle di fattura uguale alla grande. Honoré de Balzac.”199. Nel giro di poche ore il ladro è arrestato e l'orologio recuperato.

Percy Bysshe Shelley, uno dei maggiori poeti romantici inglesi, alloggia all'hotel

Reale dal 6 al 29 aprile 1818 e da qui scrive al suo amico Byron: “The cathedral is a

most astonishing work of art. (...) we are now living at the hotel here, in a kind of Pension, which is very reasonable in respect of price, and where we get into a menage of our own”200.

George Gordon Byron e il politico John Cam Hobhouse arrivano il 12 ottobre 1816 a Milano e prendono alloggio in una sporca stanza dell'albergo San Marco: “We drove round into the city by a gate where they took our passports, and we proceeded through dirty, narrow streets until we came to the square of the cathedral and the government house, which struck us to be worthy of a great city. We were, however, much disappointed in being driven to an hotel, l’ancien Hotel de St Marco, where we were shown into very dirty rooms indeed, and my spleen was direfully moved. We resolved upon moving with all possible speed. I dined, Byron tea’d, and we went half grumbling to bed.”201

Il tedesco Heinrich Heine, invece, viene da Verona a Milano all'inizio di agosto del 1828 e scrive: “I arrived about midnight in Milan, and went to Herr Reichmann's – a

198 “(..) Lo raccomando alla mia amabile Chiarina e all'illustre Maffei. In tal modo il famoso scrittore

francese potrà conoscere insieme le grazie e il genio della mia patria.” P. Dècina Lombardi, Balzac e

l'Italia, Roma 1999, p. 19.

199 P. Dècina Lombardi, Balzac e l'Italia, cit., p. 22.

200 G. G. Byron, Lord Byron's correspondance part two, Alibris USA 2005, p. 72.

201 Hobby-O. Lord Byron & John Cam Hobhouse. Assembled by Peter Cochran, <http://www.hobby-

German whose hotel is fitted up entirely in the German manner. It was the best in all Italy, said certain friends whom I there met and who had mournful tales to relate relative to Italian swindling and taking in”202.

La scrittrice Magdeleine Pidoux arriva a Milano il 3 febbraio 1892 durante il suo viaggio in Italia di cui racconterà all'interno del testo Sei mesi in Italia: diario di una

ignorante. 1 febbraio-1 agosto 1892. Fra le pagine dedicate a Milano si legge un ottimo

commento all'albergo Bella Venezia e all'accoglienza che ha ricevuto: “Il portiere dell'albergo mi offre la sua assistenza in un ottimo francese. È sempre una sorpresa, quella di accorgersi quanto poco gli stranieri siano portati a imitare la nostra sciocca ignoranza delle lingue affini. All'Albergo Bella Venezia, avvisi in francese si alternano con quelli in italiano. Dipinti alle pareti, statue lungo le scale; e un parato antico tappezza il soffitto di una camera molto ampia, molto alta, assolutamente diversa dai piccoli ambienti dei nostri alberghi francesi”203.

Del suo viaggio in Italia scrive la scrittrice irlandese Sidney Owenson conosciuta come Lady Morgan in L'Italie par Lady Morgan, ospite, a Milano, dell'albergo Reale