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Zolo individua all’interno della cittadinanza contemporanea tre tensioni profonde, strettamente connesse alla realtà del mondo post-industriale e post- nazionale.

La prima riguarda la possibilità di vedere realizzata una possibile convivenza tra i diritti e il mercato, in cui cioè sia possibile sviluppare uno Stato di diritto che non sia totalmente subordinato al modello industriale e alla sua logica concorrenziale.

La seconda tensione riguarda i concetti per larga parte incompatibili di libertà e uguaglianza. Secondo Zolo,

“non esiste alcuna pulsione umana fondamentale verso l’uguaglianza che sia lontanamente paragonabile, per intensità e universalità, alla pulsione verso la libertà. La rivendicazione politica dell’eguaglianza è in realtà, nella quasi totalità dei casi, lotta per l’autoaffermazione di gruppi e soggetti socialmente emarginati in competizione con le libertà e le “proprietà” di gruppi e soggetti privilegiati” (1994, p. 27).

La cittadinanza produce disuguaglianza13 e libertà esattamente come

l’economia di mercato produce disuguaglianza e ricchezza.

12 Variamente distribuiti all’interno di queste tre categorie, sono i “diritti della quarta generazione” caratterizzati dalla “specificazione dei diritti” (cioè dalla determinazione più analitica delle categorie di soggetti che ne sono titolari) e per ora soltanto oggetto di dichiarazioni e raccomandazioni da parte di esperti a livello di singole nazioni. Essi riguardano, ad esempio, i diritti degli anziani, i diritti all’integrità biologica, l’eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne ecc.

13 La forme di diseguaglianza generate dalla cittadinanza riguardano fenomeni diversi. I più macroscopici ad oggi riguardano ad esempio la presenza di radici maschiliste all’interno dei diritti e delle garanzie di cittadinanza (per cui le donne, nonostante il welfare state, restano oggi titolari di una cittadinanza di seconda classe, soprattutto a causa delle regole di divisione sessuale del lavoro familiare e delle conseguenze che ne

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Un terza e crescente tensione è quella fra i diritti di cittadinanza e i cosiddetti “diritti cosmopolitici”, tra il particolarismo delle cittadinanze nazionali e i processi di globalizzazione in atto negli ambiti economico- finanziari, della comunicazione, dello sviluppo tecnologico e della salvaguardia ambientale.

Secondo i sostenitori della teoria cosmopolitico-giuridica, questa tensione potrebbe arrivare a produrre effetti positivi nel momento in cui le normative internazionali riuscissero a interferire con gli ordinamenti giuridici dei singoli Stati. I cittadini otterrebbero in questo modo il rispetto dei propri diritti attraverso il ricorso ad autorità giudiziarie sovranazionali.

In questa prospettiva, Zolo riconosce tre aspettative normative: quella del centralismo giurisdizionale, quella del pacifismo giuridico e quella del “global constitutionalism” (ivi, p. 41) che, collegandosi alle teorie dei diritti dell’uomo, mira alla realizzazione di un governo mondiale in grado di tutelare internazionalmente quelle libertà fondamentali degli individui che gli Stati non sono più in grado di assicurare.

Il disegno normativo del “modello di Westfalia” dovrebbe dunque essere accantonato per lasciare spazio a quello più recente relativo al “modello della Carta delle Nazioni Unite14” che concede un ruolo, seppur limitato, anche agli

individui, ai gruppi sociali e ai popoli dotati di una organizzazione rappresentativa15. Questo modello, basato su di una logica comunitaria e

globalista, è tuttavia riuscito fino ad ora ad affermarsi in maniera alquanto

derivano nel campo professionale e politico). Ma riguardano anche le nuove forme di stratificazione sociale che, in tutti i Paesi industrializzati, hanno generato una porzione di popolazione ricca sempre più minoritaria a cui fanno da contraltare strati di popolazione in difficoltà economiche, emarginati dal punto di vista sociale, etnico e culturale e quindi esclusi di fatto dall’esercizio dei diritti di cittadinanza.

14 E’ lo statuto costitutivo dell’ONU, adottato il 26 giugno 1945 a conclusione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Organizzazione Internazionale.

15 Il mondo globalizzato è caratterizzato anche dalla nascita e dallo sviluppo di nuove forme di cittadinanza attiva da parte dei cittadini, svincolate dal formale esercizio di voto, che si realizzano attraverso le varie forme dell’associazionismo della società civile e del volontariato

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limitata, mentre quello di Westfalia, che riflette le relazioni individualistiche tra gli Stati come nell’Europa del XVIII secolo, continua a prevalere.

Tuttavia, se da una parte le caratteristiche del mondo globalizzato consentono di ipotizzare scenari normativi di tipo cosmopolitico, dall’altra rappresentano esse stesse un ostacolo alla loro realizzazione. Nella sempre più netta divisione del mondo in un ristretto numero di Paesi ricchi e potenti e in un gran numero di Paesi poveri e deboli, l’ordinamento giuridico internazionale sembra oggi assumere solo aspetti rigidamente gerarchici, che negano il principio stesso dell’uguaglianza formale dei soggetti di diritto16.

Ma la tensione tra cittadinanza e “diritti cosmopolitici” più drammatica e carica di conseguenze per il futuro viene ravvisata da Zolo nella lotta per l’acquisizione dello status di cittadino dei Paesi dell’Occidente, attraverso le migrazioni di massa di soggetti economicamente e politicamente molto deboli che esercitano, nelle società occidentali, una forte pressione per l’uguaglianza. La dialettica tra “cittadino” e “straniero” viene così stravolta da questi fenomeni migratori incontrollabili e irreversibili che mettono in discussione sia gli elementi della cittadinanza, sia i processi sociologici di formazione delle identità collettive, sia infine le strutture dello Stato di diritto e gli stessi confini di uno Stato. L’immigrazione internazionale produce quello che Bauböck definisce

“a mismatch between citizenship and the territorial scope of legitimate authority [with] citizens living outside the country whose government is supposed to be accountable to them and inside a country whose government is not accountable to them” (Bauböck 2008, p.31 citato in Leydet, 2011).

16 Nel momento in cui, ad esempio, la Carta della Nazioni Unite attribuisce un diritto di veto ai membri del Consiglio di Sicurezza. Problematica, da questo punto di vista, è anche la relazione tra i cittadini e realtà sovranazionali come l’Unione Europea in termini identitari e di diretta partecipazione politica. Questi temi vengono approfonditi nel capitolo 3.

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Sulla base delle criticità provocate dal fenomeno migratorio contemporaneo, il dibattito internazionale si è dunque focalizzato su due temi principali: da una parte, sulla natura degli obblighi verso quelle persone che provengono dai Paesi in via di sviluppo, alla ricerca di vite migliori per sé e per le loro famiglie; dall’altra, sullo stato morale delle comunità politiche e sul loro supposto diritto di proteggere la propria integrità escludendo chi non ne è membro.

Molteplici sono dunque le sfide del mondo contemporaneo che coinvolgono diversi ambiti relativi alla cittadinanza, dilatandone definizioni e prospettive. La più insidiosa delle quali forse è proprio quella relativa alla realizzazione di una nuova forma di cittadinanza che Banks (2008 b) definisce multietnica, in grado cioè di riconoscere non solo i diritti individuali dei cittadini immigrati ma le stesse identità etniche delle minoranze17.

1.3 L’identità