2. Educazione alla cittadinanza, educazione alla cittadinanza globale
2.4 L’educazione alla cittadinanza globale
2.4.1 Il contributo delle teorie cosmopolitiche
Le teorie cosmopolitiche influenzano in modi diversi, più o meno espliciti, il discorso sull’educazione alla cittadinanza globale. Il motivo può essere ricondotto in primo luogo al significato basilare dell’espressione “cittadinanza globale”, che sottende un riferimento al “cittadino del mondo”, ovvero alla comunanza e all’uguaglianza di tutti gli esseri umani in quanto tali. Un’altra ragione è invece legata al rinnovato interesse negli ultimi quarant’anni per
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l’ideale cosmopolitico, ad oggi considerato come una delle chiavi di lettura più efficaci del mondo globalizzato.
Il cosmopolitismo ha radici lontane. Nasce in età classica, per poi essere reinterpretato in chiave cristiana nel Medioevo, e trasformarsi quindi in un vero e proprio progetto giuspolitico nel dibattito settecentesco, soprattutto per merito di Immanuel Kant.
Angela Taraborrelli (2011) distingue due tipi di cosmopolitismo alla base della cultura occidentale: il primo risale al cinico Diogene di Sinope, il secondo fa riferimento allo stoicismo greco-romano.
Il termine “cittadino del mondo” (kosmopolìtes) viene coniato da Diogene che, con tale espressione, indica non tanto il sentimento di appartenenza all’umanità nel suo complesso, quanto una forma di cosmopolitismo individualistica e dissociativa42. Il cosmopolitismo contemporaneo deve alle
teorie di Diogene il suo aspetto di critica verso una data comunità, assieme al rifiuto di identificarsi in modo esclusivo o prioritario con essa.
Con lo stoicismo greco (Zenone di Cizio e Crisippo di Soli) il cosmopolitismo acquisisce una prospettiva universalista e si carica di un’etica solidarista, che prevede il dovere di considerare tutti gli uomini come concittadini, in virtù della comune condivisione della ragione e del linguaggio.
Cicerone, esponente principale dello stoicismo greco-romano, sviluppa l’etica solidaristica greca verso l’idea di una comunità umana universale, indipendente dai diversi rapporti politici e sociali nei quali gli esseri umani sono inseriti. Va tuttavia osservato che l’essere fedeli alle regole di una società universale del genere umano, non comporta, per Cicerone, l’eliminazione di ogni forma di appartenenza e di lealtà parziale. Al contrario, egli mira a rendere compatibile il riconoscimento di doveri universali di socialità con l’accettazione e la legittimazione della fedeltà a legami e a vincoli particolari.
42 Secondo il filosofo infatti la civilizzazione è incompatibile con la vera virtù e bisogna di conseguenza rifiutare ogni legame sociale, dalla famiglia, alla proprietà, alla cittadinanza
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L’impostazione ciceroniana, che ha trasformato il reciproco vincolo di solidarietà tra gli uomini da obbligo morale in un vero e proprio obbligo giuridico, viene ereditata dai giusnaturalisti del Seicento (Ugo Grozio e Samuel von Pufendorf) e, un secolo dopo, da Immanuel Kant, teorico principale del cosmopolitismo contemporaneo sia nella sua versione politico-giuridica che nella sua versione etica. Il diritto cosmopolitico viene per la prima volta teorizzato nel Trattato per la pace perpetua (1795), dove si prefigura l’idea di una cittadinanza cosmopolitica in senso giuridico. Influenzato dai grandi progetti di pace risalenti al XVII secolo, Kant individua come condizione ultima per la realizzazione del diritto cosmopolitico l’affermazione di una Weltrepublik, una Repubblica di libere Repubbliche confederate, una organizzazione politica universale estranea alle teorizzazioni dei cinici e degli stoici.
Il cosmopolitismo contemporaneo deve molto alla riflessione kantiana. Di essa infatti si dichiarano eredi i teorici del pacifismo giuridico come Charles Beitz e Thomas Pogge; i teorici della democrazia cosmopolita come David Held e Daniele Archibugi; le teoriche del cosmopolitismo etico come Onora O’Neill e Martha C. Nussbaum; la teorica della giustizia cosmopolitica Seyla Benhabib.
Nel corso del Novecento si assiste, secondo Taraborrelli (2011), alla presenza di due tipologie differenti di cosmopolitismo. Nella prima metà del secolo, con l’obiettivo di perseguire uno stato di pace internazionale e di difendere i diritti umani fondamentali, l’ideale cosmopolitico ispira i progetti di riforma giuridico-istituzionali che daranno origine, in un primo momento, alla Società delle Nazioni, e poi all’ONU.
Nella seconda metà del secolo scorso questo ideale ritorna di vasto interesse, come risorsa teorica cui attingere per affrontare gli effetti generati dai processi della globalizzazione e soprattutto le sfide in relazione ai temi della giustizia politica, sociale ed economica. Come è stato più volte
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sottolineato, la nuova realtà, caratterizzata dal progressivo aumento delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in ambito economico, politico, giuridico necessita tuttavia di nuovi schemi concettuali per essere decodificata, per prevederne gli sviluppi futuri e fronteggiare gli effetti che tali cambiamenti stanno producendo. Per Taraborrelli, in questa seconda fase il cosmopolitismo diventa uno strumento al tempo stesso analitico-descrittivo e valutativo- prescrittivo dei processi in atto, come sinteticamente riassunto nella tabella che segue:
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In una prospettiva cosmopolitica analitico-descrittiva…
In una prospettiva cosmopolitica valutativo-prescrittiva…
si comprende la crisi della democrazia prodotta dalla globalizzazione, che ha depotenziato le decisioni democratiche e politiche dei singoli stati, indebolendo i principi di sovranità territoriale e la loro autonomia
si escogitano nuovi modelli di
democrazia e nuove forme di
rappresentanza, di partecipazione alla vita democratica e di responsabilità, che travalichino i confini nazionali
vengono denunciati i limiti
dell’ordinamento internazionale nel
contrastare le violazioni dei diritti umani, dovute alla rigida applicazione del principio di sovranità nazionale
si difende l’idea di una cittadinanza cosmopolitica e di un “governo mondiale” al fine di garantire a tutti gli
individui, indipendentemente dalla
comunità nazionale di appartenenza, il godimento dei diritti umani
viene messo in evidenza l’anacronismo di una teoria della giustizia che, in un contesto altamente interconnesso, accetti il doppio standard “nazionale-globale”
si elaborano teorie, criteri di giudizio e di valutazione etica che possano essere validi anche al di là dei confini statali si descrivono e si analizzano gli effetti
“glocalisti” della globalizzazione
sull’identità nazionale, politica, sociale e culturale degli individui; dei fenomeni migratori da essa prodotti o favoriti, che hanno messo in crisi la tradizionale sovrapposizione tra cittadinanza e sovranità statale e l’esistenza di una specifica identità collettiva che lega i membri di una nazione a un comune destino
si auspica lo sviluppo di una identità cosmopolitica
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Il cosmopolitismo contemporaneo rispecchia quindi a livello teorico l’esistenza di una realtà già di per sé fortemente cosmopolita e rappresenta, allo stesso tempo, un tentativo di risolvere i nuovi problemi che tale realtà comporta, di ripensare alcune categorie concettuali tradizionali alla luce dei cambiamenti già avvenuti o che sono in corso, di elaborarne di nuove, nonché di ispirare e orientare progetti di riforma politico-istituzionali.
Il cosmopolitismo contemporaneo si manifesta frammentato in una molteplicità di ambiti e di contenuti: dall’etica alla politica, dalla sociologia alla giurisprudenza, dagli studi culturali, agli studi di genere. Le diverse varianti del cosmopolitismo condividono un orientamento etico comune, caratterizzato da tre assunti: l’individualismo, l’universalità, la generalità (Pogge, 2008). Per il primo, l’unità ultima di attenzione morale è l’essere umano, ovvero le singole persone piuttosto che le famiglie, le comunità (etniche, religiose ecc.) o gli Stati. In base al secondo assunto, ogni essere umano possiede in modo eguale lo status di unità ultima di attenzione morale. Per il terzo assunto, infine, questo status vale globalmente, le persone sono unità di attenzione morale per tutti, non soltanto quindi per vicini o compatrioti.
Tra i numerosi teorici che si occupano ad oggi di cosmopolitismo, per la presente ricerca vengono analizzate le idee di coloro i quali hanno esercitato una maggiore influenza nel campo dell’educazione alla cittadinanza globale, vale a dire Martha C. Nussbaum e Anthony Kwame Appiah negli Stati Uniti; David Held e Daniele Archibugi in Europa.
2.4.2 Il cosmopolitismo nordamericano: Martha C. Nussbaum e