Atteggiamenti e valor
3. Identità nazionale e identità europea
3.1 L’identità nazionale
3.1.3 Identità nazionale e “buona cittadinanza”
Nella loro ricerca sull’identità nazionale americana, Huddy e Katib (2007) hanno individuato due caratteristiche dell’identità nazionale. In primo luogo essa, rappresentando un senso pervasivo di attaccamento soggettivo alla nazione, non presenta riferimenti a particolari sistemi ideologici10.
10 Alcuni studi sull’identità americana condotti su membri di gruppi etnici di minoranza hanno dimostrato
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In secondo luogo, la presenza di una forte identità nazionale aumenta la partecipazione alla vita politica. Secondo Turner et al. (1978), infatti, gli individui con una profonda identità collettiva tendono a conformarsi con più probabilità alle norme ideali o prescrittive del comportamento di gruppo (secondo cui, ad esempio, tutti i cittadini di una determinata nazione dovrebbero esercitare il proprio diritto di voto) e tendono a provare emozioni positive nel conformarsi ad essi.
Le azioni di partecipazione alla vita pubblica sono considerate dai teorici della scienza politica come elementi che contribuiscono in maniera essenziale alla formazione dell’identità nazionale nei Paesi democratici e costituiscono i cosiddetti comportamenti normativi del “buon cittadino”. Questo tipo di identità nazionale è ampiamente condivisa negli Stati Uniti (Huddy e Katib, 2007)11.
Nonostante l’ampio dibattito teorico su queste tematiche, pochi sono gli studi empirici relativi all’analisi della comprensione pubblica delle qualità del buon cittadino.
Theiss-Morse (1993) riporta tre ricerche fondamentali su questo tema: quella di Almond e Verba (1963), quella di Lane (1965) sulla cittadinanza e sul patriottismo e quella di Conover, Crewe e Searing (1991) sull’analisi della comprensione da parte di cittadini britannici e americani della buona cittadinanza.
Almond e Verba (1963), in una parte del loro studio, hanno chiesto ai rispondenti di cinque nazioni quali fossero gli obblighi dei cittadini verso il
contrapposizione con alcune espressioni di patriottismo che poggiano le loro basi su credenze relative al significato specifico dell’identità americana e promuovono una visione più ristretta della società.
11 Partendo da queste considerazioni, la relazione positiva che unisce l’identità nazionale e la
partecipazione politica è in netto contrasto con gli effetti prodotti dalle diverse forme di patriottismo. Il patriottismo viene generalmente definito come un profondo attaccamento emotivo verso la nazione oppure come il grado di amore e di orgoglio verso la propria nazione (Conover e Feldman, 1986). Schatz et al. (1999), nella loro ricerca sull’asimmetria ideologica del patriottismo, ne individuano due tipi: il patriottismo costruttivo (constructive patriotism) ed il patriottismo cieco (blind patriotism). Nel primo l’attaccamento al proprio Paese è caratterizzato da una lealtà critica, che implica un diffuso desiderio di realizzare cambiamenti positivi. Tale critica è del tutto assente nel secondo tipo di patriottismo caratterizzato, al contrario, dal rifiuto di qualsiasi giudizio o opinione in relazione alla propria nazione. Schatz et al. (1999) hanno evidenziato bassi livelli di partecipazione politica e di interesse tra i sostenitori di un “patriottismo cieco” mentre il patriottismo costruttivo è stato collegato alla partecipazione e all’interesse nei confronti della politica.
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proprio Paese. Analizzando le risposte ottenute, i due ricercatori hanno individuato tre orientamenti alla cittadinanza: quello parrocchiale, quello assoggettato e quello partecipante. Le persone che si riconoscevano nell’orientamento parrocchiale non distinguevano ruoli politici specifici (ad esempio, la guida politica poteva essere anche quella religiosa) e non avevano alcun tipo di aspettativa dal sistema di governo. Secondo l’orientamento assoggettato, invece, gli individui erano affettivamente orientati verso il sistema politico e avevano delle aspettative su ciò che il governo avrebbe dovuto offrire, ma erano deferenti alle élites politiche. Le persone che si riconoscevano nell’orientamento partecipante, infine, erano caratterizzate da una relazione attiva con il potere: gli individui si interessavano alle attività del sistema politico e concepivano parte del proprio ruolo nel fare richieste al governo. La ricerca di Almond e Verba ha evidenziato come l’orientamento partecipante fosse quello predominante negli Stati Uniti, anche se gli individui in genere possedevano una combinazione di tutti e tre gli orientamenti.
Piuttosto che definire a priori le qualità del buon cittadino, Lane (1965) ha invece condotto delle interviste in profondità su 15 persone per comprendere il loro punto di vista in relazione alla buona cittadinanza. Le risposte che ha ottenuto variavano considerevolmente, da una estesa partecipazione all’obbedienza alle leggi, dalla moralità privata al controllo di sé. Attraverso la sua ricerca, Lane ha dimostrato quanto il significato di buona cittadinanza sia ambiguo e aperto all’interpretazione del pubblico.
Lo studio di Conover, Crewe e Searing (1991) era incentrato sulle opinioni dei cittadini britannici e statunitensi in relazione ai diritti, ai doveri e alle identità dei cittadini. Attraverso focus group condotti in tutti e due i Paesi, gli autori hanno rilevato che in generale i cittadini britannici avevano una comprensione di sé comunitaria mentre quelli statunitensi una concezione di sé liberale. Naturalmente, i punti di vista sulla cittadinanza erano più
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complessi rispetto a questo tipo di generalizzazione: i cittadini dei due Paesi infatti attingevano a entrambe le tradizioni nelle loro comprensioni di sé.
I tre studi appena riportati hanno evidenziato aspetti importanti della concettualizzazione degli individui sul tema della “buona cittadinanza” ma, secondo Theiss-Morse (1993), presentavano alcuni limiti. In primo luogo gli studi di Almond e Verba e quelli di Conover, Crewe e Searing erano analisi comparative e si limitavano a rilevare le differenze nelle concettualizzazioni tra i cittadini di Paesi differenti. Queste ampie differenze, come spesso accade in questo tipo di studi, tendevano a mettere in ombra le variazioni tra i cittadini nei singoli Paesi. Su questo punto, la ricerca di Lane ha dimostrato l’elevata variabilità delle definizioni del buon cittadino da parte degli intervistati.
In secondo luogo, un altro aspetto di criticità delle ricerche appena presentate riguardava la differente modalità di definizione delle concettualizzazioni, stabilite a priori oppure lasciate completamente aperte ai rispondenti. Nel definire gli orientamenti degli individui a priori, come nella ricerca di Almond e Verba, le opinioni delle persone potrebbero essere state interpretate in maniera non corretta e potrebbero non essere stati considerati altri orientamenti. D’altra parte Lane, evitando di predefinire le qualità della buona cittadinanza e dimostrandone così l’elevata variazione delle concettualizzazioni, non ha poi proceduto ad individuare alcuni nodi concettuali comuni, presenti all’interno dei differenti punti di vista. Conover at al. hanno invece operato una scelta intermedia: il loro approccio prevedeva una individuazione di categorie a priori, permettendo comunque ai rispondenti di esprimere il loro personale punto di vista sulla buona cittadinanza, oltre quindi gli assunti teorici di partenza.
L’ultimo aspetto problematico di queste tre ricerche, infine, riguardava la mancanza di un’analisi sui rapporti tra le concettualizzazioni di cittadinanza e il comportamento politico, che mettesse dunque in relazione le azioni del singolo all’interno di un sistema e le sue opinioni su come dovrebbe
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comportarsi un buon cittadino. Gli studi appena menzionati, infatti, erano focalizzati essenzialmente sull’idea di buona cittadinanza elaborata dagli individui e, solo in una certa misura, sulle modalità in cui queste idee li orientavano nel sistema politico.
La ricerca di Theiss-Morse (1993) ha preso le mosse proprio da quest’ultima criticità e mirava a individuare e misurare le prospettive della cittadinanza degli individui per poi metterli in relazione con il comportamento politico. Partendo dall’esame di quattro teorie democratiche12, Theiss-Morse
(1993) ha messo in evidenza alcuni elementi importanti nella concettualizzazione della buona cittadinanza: da un punto di vista ideale i cittadini vorrebbero migliorare il sistema politico, dovrebbero essere attivi nella vita pubblica e dovrebbero essere informati sulla politica per esercitare migliori decisioni. Integrando queste considerazioni teoriche con i dati empirici, Theiss-Morse (1993) ha individuato quattro prospettive relative alle concettualizzazioni dei doveri di partecipazione del buon cittadino: quella della “democrazia rappresentativa”, quella dell’“entusiasta politico”, quella dell’“interesse perseguito”, quella dell’“indifferente”. Le prime due prospettive attribuivano alla politica un ruolo importante e prevedevano una partecipazione attiva dei cittadini, mentre le ultime due prospettive erano caratterizzate da un basso interesse nella politica e da una scarsa partecipazione alla vita pubblica. A differenza degli studi precedenti, Theiss- Morse (1993) ha quindi messo in relazione queste ultime con gli atteggiamenti, individuando quattro diversi tipi di comportamento politico, uno per ogni concettualizzazione: per la prospettiva della democrazia rappresentativa si trattava dell’esprimere il diritto di voto e dell’essere informati; la prospettiva dell’entusiasta della politica implicava un’ampia gamma di attività partecipatorie; la prospettiva dell’interesse perseguito prevedeva il
12 Le quattro teorie politiche prese in considerazione per lo studio sono: la teoria elitista (Schumpeter, 1950; Sartori, 1962); la teoria pluralista (Truman, 1951; Bentley, 1967); la teoria di cittadinanza (Thompson, 1970); la teoria della partecipazione (Pateman, 1970; Barber, 1984).
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coinvolgimento solo se un determinato tema assumeva rilievo pubblico mentre la prospettiva dell’indifferente prevedeva un coinvolgimento minimo.
3.1.4 La buona cittadinanza, gli atteggiamenti verso il proprio Paese e la