• Non ci sono risultati.

Occorre occuparsi fin dall’inizio di valutazione innanzitutto a fini di analisi della situazione dei singoli o dei gruppi, in funzione della programmazione di interventi mirati di scuola, di classe e individuali. Si possono analizzare i bisogni educativi e lin- guistici degli allievi delle minoranze, attraverso la commissione o il gruppo di lavoro di scuola che raccoglie informazioni sempre più analitiche, quali la scolarità pregres- sa, le conoscenze possedute, i programmi svolti nel paese d’origine, oppure il conte- sto familiare, l’ambiente culturale, le richieste educative delle famiglie.

Una buona valutazione diagnostica iniziale è da considerare decisiva per un efficace progetto educativo. Nei primissimi giorni ogni allievo deve essere osser- vato rispetto al grado di competenza linguistica nelle quattro abilità: ascoltare, par- lare, leggere, scrivere in lingua italiana. Occorre anche registrare alcuni dati ana- grafici di base. Inizialmente sono da privilegiare le due abilità di ascolto e parlato

ed ogni alunno, a seguito dei contatti dei primi giorni di frequenza a scuola, può essere classificato in uno dei sei possibili livelli: non parlante italiano, parlante

intermittente, parlante molto limitato, parlante limitato, parlante intermedio, par- lante competente.

Secondo un adattamento di Carroll tratto da: “Make your own language tests” di J.Carroll e J.Hall - Pergamon Press 1985, ogni livello è descritto dai seguenti profili:

non parlante italiano

Non conosce il nuovo codice linguistico o possiede unicamente qualche vocabo- lo o frase di appiglio.

parlante intermittente

Molto al di sotto di una conoscenza d’uso della lingua. La comunicazione avvie- ne con grande sforzo. Necessita di molta cooperazione da parte dei parlanti nativi. Può avere limitatissime aree di comunicazione coerente.

parlante molto limitato

Non possiede una conoscenza della lingua adeguata ai bisogni ma è al di sopra del parlante intermittente soprattutto per quanto concerne l’abilità ricettiva orale. L’uso della lingua e delle relative strategie di comunicazione sono ancora scarsamente uti- lizzate. Ci sono dei vuoti nella comunicazione. Se gli si dà il tempo e il relativo aiuto riesce a comunicare ma con difficoltà e incertezza.

parlante limitato

Sebbene si esprima senza frequenti interruzioni, il messaggio è talvolta confuso. Necessita ancora di fluenza e accuratezza. L’interferenza della lingua materna, sia dal punto di vista tecnico che comunicativo, è ancora rilevante. Nel complesso però rie- sce a comunicare per quanto concerne argomenti relativi alla propria sfera personale e alle più frequenti relazioni sociali.

parlante intermedio

Possiede una buona capacità di uso della lingua. Comunica in modo efficace e personale allontanandosi dagli schemi linguistici mutuati dall’ambiente circostante. Nonostante ciò persistono ancora incertezze nella comunicazione poiché si notano con una certa frequenza espressioni poco accurate o inadeguate alla situazione di comunicazione. Ciò è dovuto principalmente all’interferenza con la lingua materna (ad esempio: omissione dell’articolo determinativo, sovraestensione della terza per- sona, omissione dell’ausiliare ecc.).

parlante competente

È globalmente in grado di affrontare la maggior parte delle situazioni. Lingua generalmente corretta e appropriata anche se, in particolare nell’espressione orale poiché più spontanea e controllata, di tanto in tanto ci possono essere imperfezioni o limiti. La sua competenza linguistica è prossima a quella di un coetaneo di lingua madre soprattutto se ha frequentato progressivamente la Scuola Elementare.

La pratica concreta di questa forma descrittiva anticipa, per certi versi, quello che sarà l’articolato di molte declinazioni del quadro comune europeo e dà luogo alla pro- duzione di schede per la valutazione progressiva di educazione all’Ascolto e alla Let- tura. Le schede si rivelano di grande utilità per i docenti e di particolare pertinenza, in quanto autoprodotte dai docenti stessi con il supporto degli esperti (cfr. bibliografia).

Sul piano organizzativo di scuola, vengono messe a punto liste di voci come le seguenti.

Osservazione dell’alunno

• Alunno / paese di provenienza / data di nascita; • Classe;

• Data della 1aiscrizione;

• Documenti scolastici presentati; • Documenti anagrafici;

• Documenti sanitari; • Lingua madre;

• Lingua straniera conosciuta. • Cultura d’origine;

• Lingua/e parlata/e a casa con ciascuno degli adulti presenti (vedi ricerca-azione LITOS);

• Lingua/e parlata/e a casa e nell’ambiente con i diversi coetanei (fratelli, amici ecc.) (vedi ricerca-azione LITOS);

• Lingua/e parlata/e a scuola nei diversi contesti della giornata (aula, altri ambien- ti, pranzo, gioco ecc.);

• Livello di competenza linguistica globale;

• Lingua/e scritta/e, letta/e a scuola, a casa, nell’ambiente; • Lingua/e di scuola relativa/e alla scolarità precedente;

• Lingua specifica degli insegnamenti e apprendimenti nella scuola attuale; • Altre lingue conosciute;

• Altre lingue che si desideri apprendere.

Per la raccolta di tutti i dati sopra elencati, che sono indispensabili alla costruzio- ne di un progetto efficace sul piano educativo, è determinante la modalità del loro reperimento, perché essendo le famiglie le fonti principali delle informazioni, chi le contatta e intervista dovrà essere persona sensibile ai loro problemi e capace di rivol- gersi agli intervistati con le dovute precauzioni.

La dinamica interattiva – quale si attua in un colloquio – è sempre ricca di implicazioni e attese, per cui dovrà essere preferita a rilevamenti con moduli da compilare, anche se, proprio perché è diretta, richiede seria preparazione e atten- zione individuale. In questo settore non si tratta tanto di compiere rilevazioni – anche quando interessino sinteticamente dei numeri – quanto delle indagini su situazioni di pertinenza educativa. Qualsiasi richiesta di dati personali in un’inter- vista o con un questionario, è sempre una nuova esperienza per chi la conduce e un evento di grande emozione per il soggetto cui è richiesto di rivelare questioni talvolta delicate.

Metodi di raccolta indiretta dei dati, cioè senza la possibilità di un dialogo, sono in genere inadeguati, sia perché le informazioni da ottenere spesso richiedono spie- gazioni dagli intervistati, sia perché questi ultimi spesso oscillano tra reazioni di

eccessiva confidenzialità ed altre di chiusura o superficialità che vanno capite per poter essere adeguatamente sbloccate.

Il training interculturale che si realizza in questi casi è di grande efficacia. Ma occorre un gruppo di riferimento per la supervisione e il monitoraggio continuo. Nel- l’esperienza di LITOS la conduzione della ricerca-azione con contatti diretti con famiglie ed alunni è stata un’esperienza di formazione dei docenti veramente deter- minante ed ha applicato modalità di autovalutazione di istituto quasi in forma incon- sapevole, dando luogo a situazioni descritte in letteratura con l’immagine della scuo- la come “organizzazione che apprende”.