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La classificazione morfologica delle lingue si basa su due parametri fondamenta- li, l’indice di sintesi e l’indice di fusione. Per arrivare all’esplicitazione di questi para- metri si deve prima di tutto aver presente la distinzione tra la parola e i suoi compo- nenti interni, cioè quelle unità (morfemi), che pur facendo parte integrante di una parola, sono dotate di un significato autonomo. Una parola italiana come altezza è costituita da tre unità autonome dal punto di vista del significato, cioè da tre morfe- mi, scomponibili linearmente come alt-, che ha il significato lessicale dell’aggettivo

alto, -ezz-, che ha un significato di tipo grammaticale, indica cioè l’appartenenza

della parola alla classe dei sostantivi italiani che comprendono altre parole formate allo stesso modo (bellezza, grandezza, etc.) e -a, che porta l’informazione grammati- cale di genere e numero.

In italiano esistono parole non ulteriormente scomponibili al loro interno, cioè costituite da un unico morfema (ad esempio le preposizioni con, per, gli avverbi mai, sempre), ma la maggior parte delle parole italiane sono costituite da più di un morfe- ma; questo non è però un fenomeno universale, comune a tutte le lingue del mondo. Come abbiamo già accennato, esistono lingue, ad esempio il cinese, in cui la maggior parte delle parole ha una struttura molto più semplice, caratterizzata da un numero molto ridotto di morfemi. L’indice di sintesi è il parametro che permette di dar conto di queste differenze misurando il rapporto tra morfemi e parole. Viene definita sinte-

tica una lingua che tende ad accumulare il maggior numero possibile di morfemi per

parola, mentre sarà analitica una lingua che tende a ridurre la complessità interna delle parole e quindi il numero di morfemi per parola. Il caso estremo, rappresentato ad esempio dal vietnamita o dal cinese, in cui le parole presentano un numero molto ridotto di morfemi, viene definito isolante. Il caso opposto, in cui le parole conten- gono un elevato numero di morfemi viene definito polisintetico.

Oltre all’indice di sintesi, le lingue del mondo vengono poi classificate in base ad un altro parametro morfologico, l’indice di fusione, che misura il numero di informazioni morfologiche presenti in ogni singolo morfema. Il morfema -i nella parola italiana libri, contiene due informazioni morfologiche, in quanto esprime la categoria grammaticale del genere (maschile) e del numero (plurale). Il cumulo di più informazioni morfologiche in un unico morfema non si riscontra però in tutte le parole italiane: il morfema -mente di abilmente contiene un’unica informazione morfologica, indica cioè soltanto che questa parola appartiene alla classe degli avverbi. Una lingua in cui prevalgono morfemi cumulativi, come il morfema -i in libri, viene chiamata fusiva, mentre una lingua in cui prevalgono morfemi porta- tori di un’unica informazione morfologica viene definita agglutinante.

La tab 1, che deriva con molte semplificazioni dalla tab. 3.2 di Mioni (1998:384), classifica le principali lingue degli immigrati in Italia in base al tipo morfologico, distinguendo tra i due parametri fondamentali (indice di fusione e indice di sintesi).

Tab. 1. Tipo morfologico (da Mioni1998:384)

Indice di fusione Indice di sintesi

ITALIANO fusiva analitico-sintetica

SERBO E CROATO fusiva sintetico-analitica

ALBANESE fusiva analitico-sintetica

WOLOF E FUL agglutinante analitico-sintetica

BAMBARA-MALINKÉ (agglutinante) isolante

YORUBA (agglutinante) isolante

ARABO LETTERARIO fusiva sintetica

TAGALOG agglutinante polisintetica

CINESE (agglutinante) isolante

La scelta di impiegare etichette miste, come analitico-sintetica e sintetico-anali-

tica, vuole esprimere il carattere graduale dell’opposizione tra tipo analitico e tipo

sintetico. È molto raro che una lingua rappresenti un tipo allo stato puro; il caso più frequente è invece quello di lingue che mostrino una compresenza di tratti analitici e

di tratti sintetici. La struttura interna delle parole italiane esemplifica sia il tipo sin- tetico che quello analitico: un aggettivo come lodevole rappresenta il tipo sintetico in quanto “sintetizza” in un’unica parola diversi morfemi (lod-evol-e), mentre una cate- goria grammaticale come il comparativo, essendo espressa da due parole (più alto) esemplifica il tipo analitico. La differenza tra lingue analitico-sintetiche e lingue sin- tetico-analitiche dipende da quale strategia (sintetica o analitica) risulti prevalente: il confronto tra il sistema morfologico dell’italiano e quello del serbo e del croato per- mette di ordinare queste lingue in punti diversi del continuum tra tipo sintetico e tipo analitico, per cui il serbo e il croato risulteranno più spostati verso il polo sintetico, mentre l’italiano tenderà verso il polo analitico.

Nella tab. 1 l’uso dell’etichetta ‘agglutinante’ tra parentesi sta a segnalare che bambara-malinké, yoruba e cinese possono essere considerate solo debolmente agglutinanti. Sono comunque molto povere di morfologia (dal punto di vista dell’in- dice di sintesi sono infatti lingue isolanti), ma in quei casi in cui le parole di queste lingue presentino morfologia si tratta di agglutinazione.

Seguendo e sviluppando la proposta di Lo Duca (2003:269), che suggerisce la possibilità di percorsi didattici che tengano maggiormente conto dell’interferenza dalla L1, gli strumenti conoscitivi offerti all’insegnante dalla tab. 1 potrebbero trova- re un’applicazione concreta per prevedere e forse prevenire certi comportamenti lin- guistici degli allievi. Ho già citato il caso dei cinesi, che in quanto parlanti di una lin- gua con morfologia molto limitata (isolante), impiegano più tempo, rispetto ad apprendenti di altri gruppi linguistici, ad impadronirsi attivamente e produttivamente del sistema morfologico di una lingua analitico-sintetica come l’italiano. La previsio- ne di questo comportamento potrà spingere l’insegnante a curare maggiormente la trattazione della morfologia per questo tipo di apprendenti. Come si vede dalla tab. 1 il tipo isolante non caratterizza solo il cinese, ma anche altre lingue attualmente par- late dagli immigrati in Italia (bambara-malinké, yoruba)5.