TRA EMIGRAZIONE E INSEGNAMENTO
F) Per che livello stilistico? Alto, medio, basso?
1.7. Si può misurare la difficoltà di una lingua?
John Mc Whorter (2001) in un articolo molto interessante (e che molto ha fatto discutere) propone i seguenti quattro criteri per valutare la difficoltà delle lingue: 1) Un inventario fonemico è tanto più complesso quanti più membri marcati possie-
de (sono marcati i suoni meno frequenti come i suoni eiettivi, i cliks ecc.). 2) La morfologia flessiva rende una grammatica più complessa di un’altra in molti
casi (allomorfia e suppletivismo/accordo, ecc.)
3) La sintassi di una lingua è tanto più complessa di un’altra quante più regole richie- de e quanta più asimmetria possiede (per esempio SVO nelle principali e SOV nelle dipendenti)
4) Una grammatica è tanto più complessa di un’altra quanto più dà esplicita espres- sione grammaticale a più sottili distinzioni semantiche di un’altra (per es. il Kosati usa cinque diversi tipi di verbi esistenziali a seconda della forma degli oggetti).
avere...) come conseguenza una sintassi facile nel senso che l’ordine delle parole sarà probabilmente meno rigido. E dunque –alla fine- la misurazione della complessità dovrebbe poter essere globale.
Inoltre, la facilità/difficoltà di una lingua non si può misurare in termini solo quan- titativi, come la proposta di McWhorter implica. In altre parole, non si può asserire con certezza che “più X” significa più difficile. Tentiamo ora di guardare all’italiano e al cinese con i criteri di McWhorter8.
2.
Alcuni esempi italiani
2.1.
Fonologia
L’italiano ha circa 30 fonemi e dunque un numero abbastanza normale dato che le lingue variano da un minimo di sedici ad un massimo di circa ottanta fonemi. L’’italiano non ha poi fonemi particolarmente marcati (non ha suoni glottidali, non ha clicks, non ha vocali nasali, non ha toni, ecc.). Oltre a questi fatti quantitativi, bisogna anche osservare che per l’italiano vi è una distanza assai esigua tra sistema fonologico e sistema di scrittura e questo può essere il motivo della relativa facilità che si riscon- tra spesso nell’acquisizione dei primi stadi del sistema sonoro dell’italiano.
In (12) vi è la lista delle corrispondenze o delle mancate corrispondenze tra sim- boli dell’alfabeto (linea superiore) e fonemi dell’italiano (linea inferiore)9:
(12) a b c d e f g h i l m n | | / \ | /\ | /\ | / | \ | | / | \ a b k tS d e E f g dZ 0 i j 0 l m n N M o p q r s t u v z / \ | | | / \ | / \ | / \ o O p k r s z t u w v ts dz
Come si vede, nella maggioranza dei casi, ad un simbolo dell’alfabeto corrispon- de un suono e viceversa, ma questa corrispondenza non è totale10. Una lista analoga
per il francese o l’inglese rivelerebbe una distanza molto più accentuata tra alfabeto e sistema sonoro.
2.2.
Morfologia
L’italiano ha un sistema flessivo molto complesso: il sistema verbale conta decine di forme diverse. La sua difficoltà è nota. Ma le difficoltà si nascondono anche in
(8) Data la complessità della tematica, per ragioni di spazio in quel che segue verranno toccati solo alcuni punti arbitra- riamente scelti.
(9) Cfr. Graffi, Scalise (2002).
c. ezione: percezione, proiezione d. ozione: rimozione, adozione e. uzione: esecuzione, distribuzione f. asione: evasione, persuasione g. isione: divisione, uccisione h. esione: coesione, lesione i. osione: erosione, corrosione l. usione: diffusione, confusione m. assione: compassione
n. issione: crocefissione, emissione o. essione: processione, confessione p. ossione: riscossione
q. ussione: percussione, concussione
Dietro questa variazione vi sono conoscenze grammaticali implicite per un parlante nativo: la forma delle parole derivate in -zione varia se il verbo di base è regolare o irregolare, varia col variare della declinazione del verbo, se il verbo è di origine latina colta, se la forma di base del verbo è il tema o il participio passato.
Oppure si consideri il sistema dei suffissi ‘valutativi’ (diminutivi, accrescitivi, spregiativi, vezzeggiativi, ecc.) che sono notoriamente una grande classe in italiano: 14) ino/one/accio/etto/astro/otto ecc.
Vi sono lingue come l’olandese o l’inglese che ne hanno (quasi esclusivamente) uno solo:11
15) ol. brood broodje ‘pane - panino’ ingl. book booklet ‘libro - libretto’
Ma la difficoltà non sta tanto nel numero di questi affissi ma nella trasparenza con cui si aggiungono. In casi come in (16)
16) tavolo tavolino angolo angolino
le regole dell’aggiunta sono semplici e possiamo formalizzarle così: aggiungi –ino e cancella la vocale finale della parola:
17) V-> 0 /____+V Es. libro+ino -> librino
piccione + ino *piccionino / piccion[tS]ino
Quando bisogna inserire una [tS]? La regola c’è e – almeno per le parole viste – è: quando aggiungi -ino, inserisci una [tS] se la parola di base termina in -one. Ma è una regola facile? Sì e no, perché ha una zona di regolarità (come si vede in 18), ma anche di irregolarità (come si vede in 19):
19) libricino porticina cuoricino corpicino
Se l’inserimento di un suono non è prevedibile è ovvio che il fenomeno presenta difficoltà. Ma ci sono anche altri fenomeni non prevedibili. Uno riguarda la scelta del valutativo. se la regola è quella in (20a), come si vede in (20b) non si applica in modi prevedibili:
20) a. Nome Nome + Valutativo b. ballo *ballino / balletto bollo bollino / *bolletto carro *carrino / carretto gatto gattino / *gattetto
il problema è: quale valutativo aggiungere? Le cose si complicano se si considera la combinabilità degli elementi:
21) X X + valutativo1 + valutativo2
E dunque si pone il problema di quali valutativi si possono combinare dato che una cosa sappiamo molto bene e cioè che una lingua non sfrutta mai tutte le possibi- lità (come sembrerebbe in 22) ma funziona per restrizioni (come si vede in 23): 22) libro libretto / librino / librettino
vaso vasetto / vasino / vasettino strada stradetta / stradina / stredettina
23) mattone *mattonetto / mattoncino / *mattonettoncino camino caminetto / *caminino / caminettino
giornalista giornalistino /*giornalistetto / *giornalistettino cantante *cantantino / *cantantetto / *cantantettino
La sintassi delle lingue è una zona sempre molto difficile e bisogna diffidare a priori da posizioni del tipo: “la lingua X ha una sintassi molto semplice”. A nostro parere la sintassi è sempre molto complessa, anche perché è in qualche modo connessa con le capacità di computo degli esseri umani. Un fattore di complessità sintattica riguarda l’ordine dei costituenti: per esempio, si dice che in italiano la posizione degli aggettivi è libera e cioè che possono stare sia prima del nome sia dopo il nome: 24) a) una libera scelta
b) una scelta libera
ma questo è vero sino ad un certo punto. Si osservino i seguenti esempi: 25) a) un uomo libero una uscita libera un tramonto roseo
b) un libero uomo una libera uscita un roseo tramonto
Le espressioni in (25a) sono del tutto naturali, mentre in (25b) le espressioni sono o leggermente marcate (un uomo libero), o con significati particolari (libera uscita) o con un vago sentore poetico (roseo tramonto). Per di più, ci sono aggettivi che possono comparire solo in una posizione:
26) a) un orario ferroviario *un ferroviario orario b) la scatola cranica *la cranica scatola
Da questo punto di vista sono molto più facili l’inglese e il cinese che hanno una posizione fissa unica che è quella prenominale.
Un altro problema ancora può riguardare le lingue che hanno ordini diversi a seconda del tipo di costituente: il tedesco e l’olandese per esempio hanno l’ordine SVO nelle frasi principali ma hanno l’ordine SOV nelle frasi dipendenti:
27) Enzo koopt een boek ‘Enzo compera un libro’
28) Tullio zegt dat Enzo een boek heeft gekocht ‘Tullio dice che Enzo un libro ha comperato’
Ovviamente da questo punto di vista è più facile una lingua che ha sempre lo stesso ordine dei costituenti. Ma esistono problemi sintattici ancora più sottili. Le regole della sintassi possono spostare dei costituenti, come nel caso seguente, dove ‘di qualcuno’ viene sostituito da un interrogativo e spostato ad inizio di frase: 29) a) Giovanni ha trovato una foto di qualcuno
b) *di chi Giovanni ha sentito una storia su una foto?
Questi fatti sono molto complessi perché presuppongono la conoscenza delle bar- riere sintattiche possibili in ogni lingua. Tali conoscenze non sono esplicite e dunque perfino difficilmente insegnabili.
3.
Alcuni esempi cinesi
Cosa succede se il confronto avviene con una lingua tipologicamente lontana, come il cinese? Le difficoltà seguono gli stessi parametri o se ne allontanano drasti- camente?