La ricerca-azione di LITOS affronta inizialmente il rapporto tra lingua e cultura d’origine e lingua e cultura del paese ospite, a partire da un’analisi comparata di espe- rienze straniere.
Consulente principale del progetto, condotto con fondi della Commissione Euro- pea, è il Prof. Arturo Tosi del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Londra, il quale collabora in interazione continua con il gruppo dei docenti di Torino.
LITOS esplora il bilinguismo, il plurilinguismo, la diglossia (coesistenza di forme linguistiche e dialettali nel medesimo parlante). Si occupa di BICS (basic interperso-
nal communication skills) e di CALP (cognitive academic language proficiency).
Studia le prime generazioni dei figli di stranieri e si prepara a capire le future seconde generazioni.
Conduce tre indagini conoscitive con scopi di elaborazione di proposte di inter- vento conseguenti.
Indagine linguistica del territorio
La prima ricerca, “Indagine linguistica del territorio”, indaga sui comportamenti e le aspirazioni di educazione linguistica dei genitori stranieri, analizza i bisogni degli adulti attraverso la ricerca “A casa e a scuola”.
Si tratta di una interazione degli insegnanti più sensibili con i genitori degli allie- vi stranieri, condotta in colloqui guidati da una griglia. Le sezioni dell’intervista gui- data sono relative a:
• paesi e lingue d’origine • multilinguismo di ieri e di oggi • conoscenza della lingua d’origine • uso dell’italiano
• la lingua di casa
• la lingua del paese d’origine a scuola • la lingua sul posto di lavoro
• la lingua d’origine e l’italiano in altri posti • desideri e aspettative per il futuro
• dati di sfondo.
Ecco alcune domande tipo:
In quale lingua parla lei con i suoi figli?
Lei desidera che i suoi figli mantengano la lingua d’origine?
Vengono intervistati 100 genitori di diverse lingue e culture.
Scaturiscono informazioni autentiche, sorprendenti, riflessioni, sintesi conosciti- ve variegate, profonde. Molti insegnanti provano emozioni arricchenti, rielaborano le proprie pedagogie.
L’indagine esplora principalmente la lingua degli adulti stranieri con figli in età scolare con lo scopo di facilitare la ricostruzione della propria esperienza linguistica di genitori, sulla quale basare la comprensione dello sviluppo linguistico e socio-cul- turale dei figli. Con questa indagine si tenta di capire il ruolo mantenuto in Italia dalla lingua e dalla cultura d’origine, soprattutto in relazione alle aspirazioni di educazio- ne linguistica dei figli da parte degli immigrati di diversi gruppi.
Le interviste/colloquio vengono condotte per la più parte da insegnanti, preparati allo scopo con appositi seminari.
Nel caso delle famiglie cinesi viene impegnata una mediatrice madrelingua, oppor- tunamente preparata allo scopo, che opera da sola o congiuntamente agli insegnanti.
La fiducia e la stima reciproche ne risultano rafforzate con effetti benefici e di livello nettamente elevato sui rapporti tra scuola e famiglia e per lo sviluppo profes- sionale degli insegnanti.
I risultati scientifici dell’indagine vengono pubblicati nel volume “Dalla madre- lingua all’italiano” (cfr. Tosi 1995). Tutti gli stranieri adulti intervistati dichiarano di usare quotidianamente la lingua d’origine anche in Italia; molti dichiarano di ricor- darla benissimo, ma mentre gli europei dell’Est e i sudamericani dichiarano di legge- re e scrivere benissimo nella lingua d’origine, i cinesi affermano di saper leggere e scrivere abbastanza bene, i nordafricani si differenziano tra affermazioni come “benissimo” e come “per niente”.
Interessanti i dati sulla conoscenza e la pratica della lingua italiana, confrontata con quella d’origine. Ad esempio, su 39 nordafricani, 19 ricorrono ad un interprete e 20 no; su 19 sudamericani nessuno ricorre ad un interprete; su 6 europei dell’est, 3 leggono libri per divertimento in italiano, 1 in lingua d’origine e 2 in entrambe le lin- gue; su 100 intervistati 49 scrivono lettere solo in lingua d’origine, 3 solo in italiano, 24 in entrambe e altri 24 non scrivono.
L’uso linguistico viene esplorato nel rapporto con i figli, sia nel caso del padre che della madre.
Di particolare pregnanza educativa è la riflessione sulla lingua utilizzata nell’in- trattenere i figli piccoli.
Si osservino le seguenti tabelle (Tosi 1995).
Lingua parlata dal padre ai ragazzi e dai ragazzi al padre
solo italiano solo lingua d’origine entrambe
sudamericani 0 / 9 13 / 12 25 / 18 cinesi 2 / 4 30 / 25 18 / 21 europei dell’Est 4 / 3 16 / 17 14 / 16 nordafricani 5 / 16 37 / 19 44 / 49 filippini 2 / 2 1 / 0 1 / 2
Lingua parlata dalla madre ai ragazzi e dai ragazzi alla madre
solo italiano solo lingua d’origine entrambe
sudamericani 4 / 7 10 / 9 26 / 23 cinesi 2 / 2 31 / 31 17 / 17 europei dell’Est 1 / 1 17 / 11 10 / 16 nordafricani 4 / 9 56 / 37 31 / 37 filippini 1 / 1 – 3 / 3
Lingua delle fiabe e canzoni
solo italiano solo lingua
d’origine entrambe mai
sudamericani 2 9 4 4 cinesi 5 15 2 2 europei dell’Est – 6 3 5 nordafricani 4 21 3 11 filippini 1 1 1 1 totale 12 52 13 23 Multilinguismo in classe
Contestualmente LITOS, con una seconda indagine, “Multilinguismo in classe”, approfondisce l’espressione dei bisogni, delle motivazioni, delle riflessioni metalin- guistiche degli allievi attraverso la “Ricerca-gioco sulle lingue dei ragazzi”.
Viene applicato un libretto a fumetti dal titolo “Quante lingue parli?”. Esempi di domande:
Prima di andare a scuola, che lingua parlavi a casa con i genitori? Oggi capisci questa lingua quando la gente la parla?
Con mio padre di solito uso... e uso anche... Con mia madre di solito uso... e uso anche... Con mio fratello di solito uso... e uso anche...
Oltre alle lingue che studi a scuola ce ne sono delle altre che ti piacerebbe imparare?
Le sezioni in cui si articola lo strumento sono: origine linguistica, composizione familiare, conoscenza della lingua d’origine, usi delle due lingue a contatto, aspira- zioni di conoscenze linguistiche.
Vengono intervistati 100 ragazzi fra 10 e 16 anni di diversa provenienza linguisti- co-culturale.
I risultati quantitativi portano in luce, ad esempio, che mentre 98 ragazzi su 100 dichiarano di capire abbastanza bene la lingua d’origine, solo 41 su 100 dichiarano di saper ancora leggere e 40 di saper scrivere bene.
Circa l’uso dell’italiano e della lingua d’origine con diverse persone, emergono dati interessanti di alternanza delle due lingue (Tosi 1995).
«A scuola con gli amici parlo...?» lingua d’origine 31 italiano 30 entrambe 19 non mi capita 20
«Fuori scuola con gli amici parlo...?» lingua d’origine 2
italiano 51 entrambe 43 non mi capita 4
Viene anche chiesto al ragazzo il grado di conoscenza della sua lingua d’origine con una scala a quattro livelli: 1 = abbastanza bene; 2 = un po’; 3 = non più; 4 = mai. I ragazzini di lingua araba dichiarano di sapere parlare in arabo abbastanza bene (per molti si tratta del dialetto), saper leggere un po’, non saper più scrivere e non capire abbastanza.
I cinesi dichiarano di saper parlare abbastanza bene, di saper leggere abbastanza bene, di non saper più scrivere e di non capire più bene la lingua.
Molti ragazzini peruviani e romeni (neoarrivati) affermano, invece, di sapere abbastanza bene sia leggere e scrivere sia parlare e capire.
Interessante, infine, la sensibilità dei ragazzini italiani che, compilando un que- stionario analogo, dichiarano che nell’ambiente si sentono e si leggono tante lingue diverse e che essi stessi desidererebbero imparare varie lingue.
In generale, tutti i ragazzi mostrano curiosità e scelte non consuete: segno di impatto certamente positivo verso una cittadinanza plurale.
Il libretto è utilizzato nelle classi multiculturali con tutti gli alunni (stranieri e non) e dà luogo ad attività didattiche: ad esempio indagini d’ambiente sulle lingue che si sentono o si vedono scritte per strada.
Le pareti delle aule delle scuole in cui si realizza LITOS si riempiono di poster con scritte in diverse lingue. Nelle classi si parlano, si ascoltano e si registrano suoni di lingue diverse, si scrivono e leggono segni differenti, si ragiona di lingua con approccio metacognitivo.
Nasce la biblio-mediateca multilingue. Si impara a imparare le lingue.
Per molti figli di stranieri questa è la prima occasione in cui parlare della diversa esperienza di vita e di istruzione nel paese di provenienza e della ricchezza di com- petenze linguistiche possedute. Molti allievi possono mostrare ai compagni di classe di saper parlare, leggere o scrivere in un’altra lingua; altri possono mostrare di cono- scere anche tre lingue diverse.
Una circostanza diffusa è quella derivata dalla coesistenza di una lingua classica tradizionale usata per lo studio e altre attività culturali nella scuola del paese d’origi- ne, ed una lingua regionale o nazionale che è presente nella vita di tutti i giorni. In questo caso i ragazzi stessi sottolineano di non conoscere due dialetti di una stessa lingua ma due lingue davvero diverse.
Le conseguenze pedagogiche dei risultati della ricerca-azione rivolta contestual- mente a genitori e ragazzi sottolineano elementi socio-linguistici cruciali per inqua- drare la specificità del bilinguismo proprio dei figli di immigrati e la grande varietà di casi presenti negli allievi di ogni scuola o classe. In particolare il bilinguismo appa- re chiaramente distinto dal biculturalismo e le aspirazioni linguistiche dei genitori non sempre appaiono consonanti con i desideri dei figli. La scuola si rende conto che uno dei suoi compiti principali, forse il più importante, è aiutare gli allievi a crescere tra due lingue e due culture e a sviluppare competenze elevate, a partire dal proprio ricco background.
Profilo Bilingue Millepunti
La terza indagine della ricerca-azione di LITOS si occupa dell’osservazione e valutazione dello sviluppo delle due lingue – di casa e di scuola – presenti negli allie- vi migranti.
Viene elaborato uno strumento del tutto nuovo denominato “Profilo Bilingue Mil- lepunti”, che mette a confronto non i livelli di competenza ma i campi d’uso delle due lingue.
Lungi dal presentarsi come uno strumento di valutazione oggettiva o comunque riferita a presunti standard dei monolingui nativi parlanti italiano, il profilo cerca di illustrare lo sviluppo linguistico delle due lingue presenti nel medesimo parlante, che molte volte funzionano a compartimenti separati. Il Profilo Bilingue Millepunti è quindi uno strumento che gli insegnanti utilizzano in ciascun caso individuale di bam- bino bilingue, per osservare l’evoluzione del bilinguismo dell’allievo e per aiutare la scuola e la famiglia a valutare la crescita o il rallentamento delle competenze in set- tori di uso diverso (LITOS, Rapporto Finale, 1997).
Il prototipo di strumento viene messo a punto e validato con un numero limitato di studi di caso e sarebbe oggi interessante e utile riprenderne lo studio elaborativo con una popolazione assai diversificata (allievi di prima e seconda generazione, grup- pi linguistico-culturali nuovi, ad esempio i romeni).