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Dalla storiografia alla ricerca archivistica: il Brianzonese nel regno di Francia

4. Delfinato e Brianzonese nella prima età moderna

4.8 Gli escartons e la guerra nelle Alpi

Nella seconda metà del Cinquecento l’area alpina divenne uno dei teatri principali delle guerre di religione; la Val Varaita, l’alta Valle di Susa, la Val Chisone furono percorse da conflitti interconfessionali, con drammatiche conseguenze sulla vita economica, sociale e religiosa delle comunità. Nel 1550 e nel 1590 venne saccheggiata ed incendiata la parrocchiale d’Oulx, nel 1562-1563 toccò alla Prevostura, mentre nel 1574 al borgo di Bardonneche. Alla fine del secolo le questioni religiose si mischiarono con l’intraprendente politica «du precipice» di Carlo Emanuele I di Savoia143. Il duca, dopo la conquista di Saluzzo, si era deciso, sollecitato dal Parlamento di Aix, a difendere le regioni transalpine dalle incursioni ugonotte e ad entrare in Provenza, ma era rimasto intrappolato in contrapposizioni locali e con forze militari insufficienti144. La guerra di montagna condotta dal comandante ugonotto Lesdiguières pose in serie difficoltà le capacità di difesa del sovrano sabaudo, che dovette inoltre fronteggiare un Enrico IV di Navarra rinsaldato nelle sue posizioni in Francia, oltretutto assicurato dall’assoluzione concessa dal papa Clemente VIII del settembre 1595. L’attacco di Lesdiguières era

140 Ratifiche della vendita dei diritti signorili sono conservate in ASCB,Sezione prima, Cartella 2,

Fascicoli 20-21, 1684-1685.

141 BMG, Fonds Dauphinois, R 80, vol. 15, Denombrement remis au greffe de la Chambre des comptes

et court des Finances de [sic] Dauphiné, 1675-1677.

142 Il tema è stato affrontato da chi scrive durante il seminario La guerre dans les Alpes à l’époque

moderne. Mobilités, combats et innovations en territoire de montagne, a cura di STÉPHANE GAL,

tenutosi a Grenoble il 29 novembre 2013, presso il LARHRA (Laboratoire de Recherche Historique

Rhône-Alpes): DAVIDE DE FRANCO, Les Escartons du Dauphiné et la guerre: une recherche en cours,

in, 29 novembre 2013.

143 S.GAL, Charles-Emmanuel de Savoie. La politique du précipice, Paris, Biographie Payot, 2012.

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stato portato attraverso le Valli del Chisone e del Pellice, e condusse alla conquista di Bricherasio e di Cavour, trasformate in poderose piazzeforti145. In tale contesto le comunità alpine del Pragelatese e del Saluzzese furono notevolmente investite dagli eventi bellici. Ma le questioni politiche erano indissolubilmente intrecciate con quelle religiose. Le difficoltà insite nell’applicazione dell’editto di Nantes non si fecero attendere, ed il duca di Lesdiguières aveva comunque accordato la sua protezione alle comunità riformate del Delfinato146. Le parrocchie cattoliche erano invece intenzionate ad allontanarsi dalla fedeltà alla corona di Francia; per questo motivo, nel 1590, il comandante ugonotto si era rivolto direttamente alle comunità dell’escarton d’Oulx, pronte a consegnarsi al nemico sabaudo147. Nonostante gli echi della Riforma avessero lambito anche l’alta valle della Dora Riparia, le terre soggette alla giurisdizione della prevostura d’Oulx si mantenevano orientate verso il partito cattolico. Ma La Casette, intenzionato a condurre un’offensiva contro il Brianzonese, ad assediare Briançon per poi sottomettere la valle d’Oulx, Chaumont, Pragelat, Bardonneche, fu ucciso da sicari anzitempo. Lesdiguières cercava dunque di convincere l’escarton a non appoggiare le velleità del duca di Savoia, promettendo che avrebbe testimoniato presso il re in favore della loro fedeltà e dello zelo che le aveva sempre contraddistinte verso la corona di Francia. La pace di Lione chiuse questa fase di guerre di Carlo Emanuele I con una parziale vittoria sul fronte italiano: Saluzzo restava nelle mani sabaude, ma la dinastia perdeva un pezzo dei domini transalpini. La frontiera con il Delfinato era stata ristabilita, e pochi anni dopo Luigi XIII riconfermava le franchigie agli escartons, facendo una menzione, non casuale, alle «leurs continuelles fidelitez», come si è visto.

145 P.MERLIN, Saluzzo, il Piemonte, l’Europa. La politica sabauda dalla conquista del marchesato alla

pace di Lione, in M. Fratini (a cura di), L’annessione sabauda del marchesato di Saluzzo. Tra dissidenza religiosa e ortodossia cattolica (secc. XVI-XVIII), Torino, Claudiana, 2004, pp. 15-61.

146 B. PAZÈ BEDA, Riforma e cattolicesimo in Val Pragelato: 1555-1685, Pinerolo, Alzani, 1975. A.

ZONATO, La storia religiosa valsusina in età moderna: un caleidoscopio di esperienze, in C. Bertolotto (a cura di), Valle di Susa. Tesori d’arte, Torino, Umberto Allemandi & C, 2005, pp. 48-49.

147 A messieurs les conseuls de l’escarton d’Oulx, 1590, luglio 22, in Actes et correspondances du

connétable de Lesdiguières. Publiés sur les manuscrits originaux, par le Cte Douglas et J. Roman,

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Un altro momento di grande drammaticità per la frontiera alpina si ebbe negli anni conclusivi delle guerre per il Monferrato148. Nel 1629-30 le truppe di Luigi XIII, discese in Italia attraverso le Alpi, avevano diffuso la peste149; Bardonneche era stato uno dei primi luoghi in cui il morbo si era scatenato, essendo costretta ad ospitare reggimenti di fanteria e cavalleria francesi: «l’année mil six cent trente la maladie contagieuse a esté sy estrangement inflammié dans la ditte communauté que du nombre d’habitants d’environ mille qu’il est mort celluy de septcentnovante en faisant presque les trois quarts de leur peuple»; il disastro demografico non consentiva più la coltivazione dei fondi agricoli, impedendo la produzione, con un conseguente impoverimento della popolazione, che non riusciva a pagare la taglia e gli altri carichi; l’emigrazione delle famiglie pareva in atto, e soltanto una riduzione dei carichi fiscali avrebbe consentito un ritorno alla normalità150.

La conclusione del trattato di Cherasco aveva posto in una situazione di subalternità il ducato adesso retto da Vittorio Amedeo I. La cessione di Pinerolo alla Francia aveva inoltre assegnato alla via del Mont Genevre un ruolo particolarmente strategico151. È poi forse significativo che il governo del Delfinato

venisse assegnato ad un esponente di un ramo cadetto dei Savoia, le cui sorti erano

148 Nel 1627, riaperta la questione del Monferrato con la morte di Vincenzo II Gonzaga, Carlo

Emanuele I, temendo un eccessivo rafforzamento francese a Mantova e Casale, trattò segretamente la spartizione con il governatore di Milano: mentre Gonzalo de Córdoba assediava Casale, i Savoia occupavano Alba, Trino e Moncalvo, provocando la discesa dalle Alpi di Luigi XIII. A seguito della morte di Carlo Emanuele I, avvenuta il 26 luglio 1630, il figlio Vittorio Amedeo I fu costretto a chiudere la partita con la Francia, che aveva occupato buona parte del Piemonte, stipulando nel 1631 la pace nella cittadina piemontese di Cherasco: se da un lato veniva riconosciuto il dominio su parte del Monferrato, dall’altro Luigi XIII otteneva il controllo della piazzaforte di Pinerolo, molto

vicina a Torino; per un inquadramento si veda ROSSO, Il Seicento, cit., pp. 203-223. La ricerca più

aggiornata sul Monferrato è stata condotta da B.A.RAVIOLA, Il Monferrato gonzaghesco. Istituzioni

ed élites di un micro-stato (1536-1708), Firenze, Olschki, 2003.

149 Per uno sguardo aggiornato sul tema si rimanda a G.ALFANI, Plague in Seventeenth Century

Europe and the Decline of Italy: an Epidemiological Hypothesis, in «European Review of Economic

History», 17, 2013, pp. 408-430.

150 La testimonianza giunge da un atto del 1632, siglato dalla comunità per richiedere una revisione

della taglia per i danni delle passate guerre sul territorio; cfr. Archivio Storico Parrocchia di

Bardonecchia (d’ora in poi ASPB), Faldone 18, Fascicolo 190, 1632, ottobre 3 (copia del 1878

dall’originale ivi conservato).

151 Nel 1696, l’uscita di Vittorio Amedeo II dal fronte italiano della guerra dei nove anni venne

ripagata con il ritorno della cittadina nei domini sabaudi; cfr. G.SYMCOX, Vittorio Amedeo II.

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state determinate dagli esiti della guerra civile in Piemonte152. Luigi XIV aveva difatti assegnato al conte di Savoia-Soissons, pari di Francia e gran maestro «pour son estat et entretenement de governeur de la dite province du Dauphiné», la rendita dei 4000 ducati pagati annualmente dalle comunità del Brianzonese153. Nel periodo successivo alla conclusione della guerra civile sono attestati movimenti di truppe attraverso le Alpi e lungo il corridoio per Pinerolo. Le comunità degli escartons furono particolarmente soggette ad alloggiamenti ed ai quartieri d’inverno, benché fosse un obbligo esteso a tutto il Delfinato, ribadito in più occasioni, ad esempio dal regio ordine recante le disposizioni alle comunità per i quartieri d’inverno dei reggimenti di cavalleria154. Comandanti, ufficiali e cavalieri dovevano essere ospitati in proporzione della porzione di taglia versata, sulla base delle direttive dell’intendente del Delfinato; sul piano logistico, le compagnie degli stessi reggimenti dovevano essere sistemate vicine. I cavalieri dovevano ricevere una razione di foraggio al giorno, per la quale si fornivano quantità e tipologia; ma il nutrimento dei cavalli, il vitto e l’alloggio degli ufficiali, e dei loro seguiti, non dovevano essere a carico delle popolazioni; i tesorieri di guerra dovevano pagare le spese per uomini e cavalli, mentre ai comandanti era fatto obbligo di mantenere «lesdites troupes dans la discipline et police, empescher tous les désordres, et fair eque les habitans n’en reçoivent aucune oppression».

152 Per la guerra civile si veda ROSSO, Il Seicento, cit., pp. 236-242. Inoltre ID. Uomini e poteri nella

Torino barocca (1630–1675), in G.RICUPERATI, Storia di Torino, la città fra crisi e ripresa (1630-1730),

vol. IV, Torino, Einaudi, 2002, pp. 8-13.

153 Si trattava, forse, di Giuseppe Emanuele (1631-1653), secondogenito di Tomaso di Savoia-

Carignano e Maria di Borbone-Soissons. Dopo la decisione di trasferirsi in Francia nel 1641 e di abbandonare il fronte spagnolo, dettata anche da motivi economici, ossia dall’eredità giunta a Maria dal defunto fratello Luigi, mentre al primogenito Emanuele Filiberto Amedeo passava il patrimonio piemontese della linea dei Carignano-Soissons, Giuseppe Emanuele riceveva i beni francesi. Morto nel 1653, a ventidue anni, la sua eredità giunse ad Eugenio Maurizio (1633-1673), sino a quel momento destinato alla carriera ecclesiastica. La carica di gran maestro della corte di Francia venne poi assunta dal principe Tomaso nel 1654. Il riferimento all’intrattenimento del conte di Soissons è

nella nota a margine dell’art. VI del volume delle franchigie, pubblicato nel 1645; cfr. BMG, Fonds

Dauphinois, R 42, Les transactions d’Imbert dauphin de Viennois, cit., p. 5. Su Emanunele Filiberto

Amedeo cfr. A. MERLOTTI, La successione possibile: il principe di Carignano Emanuele Filiberto

Amedeo, in G.ROMANO (a cura di), Torino 1675-1699: strategie e conflitti del barocco, Torino, Cassa

di risparmio, 1993, pp. 139-156. L. PICCO, Il Savoia sordomuto. Emanuele Filiberto di Savoia

Carignano. 1628-1709, Torino, Giappicchelli, 2010. Sui Savoia-Carignano cfr. W. BARBERIS, A.

MERLOTTI,T.RICARDI DI NETRO,I Savoia. Storia di una dinastia, in Castelnuovo, La Reggia di Venaria e i Savoia, cit., pp. 67-68.

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Nonostante le regie raccomandazioni, e sebbene la testimonianza faccia riferimento ai soli reggimenti di cavalleria, le numerose suppliche denotano il forte peso degli alloggiamenti sulle comunità alpine, in particolare per la questione dei rimborsi delle spese sostenute per il mantenimento delle truppe. I delegati degli escartons sottolineavano che la salvaguardia degli spazi alpini non apparteneva ad interessi limitatamente locali, ma si poneva in primo luogo come questione di emergenza per la sicurezza delle frontiere del regno. Intorno al 1651 i deputati degli escartons d’Oulx e Pragelat avevano presentato una supplica al duca di Lesdiguières, governatore del Delfinato e luogotenente generale, lamentandosi che avevano dovuto sostenere molte spese per «recevoir toutes les troupes qui vont et viennent du Piedmont, tant par la marche de Suse que de Pignerol»; gli alloggiamenti militari dei quartieri d’inverno negli anni 1648-1650 erano poi stati particolarmente gravosi155. Nel febbraio del 1650 si discusse del problema all’assemblea di balliaggio del grand escarton, alla quale parteciparono i deputati del Queyras, di Briançon, di Chaumont, di Salbertrand, delle valli d’Oulx, di Cesanne e di Pragelat. Gli alloggiamenti dell’armata d’Italia, di passaggio per andare e venire da Casale, avevano causato «une tres grande despance, et presque la ruine... de tous les habitants»156. Nella primavera del 1650 un’altra assemblea deliberò l’invio di propri rappresentanti a Grenoble e presso l’ambasciatore di Francia a Torino, per supplicare di non essere caricati della sussistenza di due reggimenti di fanteria e di un reggimento di cavalleria, comandato dal principe Maurizio di Savoia, di passaggio lungo le Valli oltralpine del Delfinato; Madama Reale Cristina di Francia rifiutava di ospitare le truppe francesi in Piemonte, prive di denari, e quindi con il rischio che vivessero a carico dei territori in cui alloggiavano157. Ma il problema degli alloggiamenti militari percorse tutto il Seicento, e segnò la frontiera tra Piemonte e Delfinato quale luogo di continui transiti e soste per le armate, soggetta ad accettare presenze che consumavano risorse a spese delle popolazioni. La preoccupazione emerse ancora nell’assemblea del 3 ottobre 1650, quando si decise di inviare un delegato a Grenoble per evitare

155 BMG, Fonds Dauphinois, R 628, post 1651. Si tratterebbe ancora di François de Bonne, della

famiglia de Crequy.

156 ADHA, Grand escarton et escarton de Briançon, Déliberations, E 701, 1650, febbraio 4.

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un altro quartiere d’inverno, ed a quella del 4 di novembre, quando ancora si ribadì la sofferenza degli escartons per gli alloggiamenti degli anni 1648-1650158. È possibile comprendere le richieste delle valli osservando uno stato delle spese sostenute per gli alloggiamenti delle truppe, redatto nel medesimo periodo159: la valle del Queyras aveva alloggiato i reggimenti di cavalleria del signore André Mombruy, ed aveva ricevuto dal duca di Lesdiguières l’ordine di fornire la somma di 246449 lire e 17 soldi per la sussistenza, pagando anche agli ufficiali ed ai comandanti 69934 lire e 12 soldi, a cui si aggiungevano 64402 lire e 16 soldi di foraggio per i cavalli; la valle di Pragelat aveva alloggiato i reggimenti del principe Maurizio di Savoia, costati 150073 lire e 12 soldi, mentre il foraggio 67747 lire 3 e 4 soldi; alla valle ed escarton d’Oulx gli alloggiamenti erano costati 400351 lire e 13 soldi, ed il foraggio 76042 lire e 4 soldi, mentre a Château Dauphin i costi erano stati di 29016 lire e 18 soldi, di foraggio 18137 lire e 3 soldi. In totale le spese risultavano di 897826 lire e 12 soldi di vettovagliamento, e di 226329 lire e 7 soldi di foraggio.

Queste cifre, probabilmente sovrastimate dagli stessi delegati, possono essere comprese soltanto se messe a confronto con le risposte date dalle autorità delfinali. Come spesso accadeva, non sempre veniva riconosciuta l’intera richiesta, ma si poteva ottenere uno sconto sulle taglie da pagarsi. Nell’inverno del 1649-1650 l’irruzione delle truppe comandate dal signore di Saint Aunez, durata cinquantacinque giorni, aveva causato eccessi e disordini, costati alle comunità delle valli più di 400000 lire di spese. Per questa ragione il Parlamento160, dopo aver stabilito, il 23 luglio 1649, il pagamento del primo quartiere della taglia reale, emise un altro arrest, il 18 dicembre, che quantificava un rimborso di 311000 lire per le spese sostenute dalle valli, da scaricarsi sul primo quartiere della taglia, con divieto ai ricevitori di impedire detto rimborso. A seguito delle rimostranze dei delegati degli escartons, che lamentavano la mancata applicazione delle precedenti sentenze, la Corte il 9 aprile 1650 si pronunciò nuovamente, stabilendo che le spese

158 Ivi, 1650, ottobre 3; Ivi, 1650, novembre 4.

159 BMG, Fonds Dauphinois, R 5409, Par les comptes arrestes des despances souffertes par les vallées

du Brianconnois au logement des gens de guerre duran le quartier d’hiver de sa presente année, s.d.,

metà XVII secolo.

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sarebbero dovute terminare per procedere subito al rimborso da parte dei tesorieri generali; ma attribuiva soltanto la compensazione di 24500 lire, quale rimanenza della taglia dovuta per l’anno 1648. In seguito al decreto, i deputati fecero dunque presente ai tesorieri lo stato delle spese, che gli ufficiali regi avevano calcolato fino alla cifra di 221308 lire e 18 soldi, corrispondenti solo la metà di quanto richiesto in precedenza. Si accusava l’eccessivo rigore dei regi ufficiali, che non tenevano conto del gran numero di truppe aquartierate «dans un petit pays». Non potendo dunque sostenere spese così eccessive, a fronte di rimborsi non sufficienti, gli abitanti avevano ricorso a «leurs voisins du Piedmont et vallée de Pignerol»; si erano rifornite di vino, di cui non vi era produzione nel Delfinato, e di derrate ormai esaurite, prendendo a prestito del denaro, che venne consegnato anche alle truppe per impedire che si saccheggiassero le loro case, tenuto conto che era già stato preso il bestiame e il foraggio. Tali impegni erano stati presi sulla base della sentenza del 18 dicembre, che concedeva il rimborso delle spese, ma le dette valli, avendo fino al momento gioito della sola compensazione delle 24500 lire, si erano progressivamente impoverite. I problemi locali venivano però adesso posti come problemi dello stato. In primo luogo i deputati sottolineavano di essersi indebitati nei confronti di soggetti legati a una monarchia e giurisdizione straniera161, con i quali avevano i principali commerci; ma a seguito dei mancati pagamenti ai creditori, i commercianti delle valli venivano fermati, e le loro bestie sequestrate e vendute, provocando un impoverimento progressivo che avrebbe portato, qualora le autorità non fossero intervenute prontamente, alla desolazione della frontiera alpina:

et veritablement, s’ils ne sont assistés d’un prompt secours, cette frontiere sera bien-tost deserte, à l’interest du service du roy, qui n’a point d’autre passage pour ses troupes en Piedmont, et ne pourroit continuer à faire subsister lesdittes estapes, ny payer aucunes tailles de long-temps, comme il avoit fait iusqu’à lors, avec soin, diligence et affection; et outre ce Pignerol ville importante à l’Estat, joignant la vallée de Pra-jala, ne sçauroit subsister, si lesfittes vallées, ne sont en estat de luy continuer leur assistance, comme il a esté fait par le passé.

161 Il riferimento è ai sudditi della casa di Savoia, definiti «creanciers de monarchie et iurisdiction

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La questione, da parte delle comunità, veniva posta in termini chiari: il problema locale rischiava di mettere a rischio la sicurezza della frontiera. Agli escartons non era neanche aliena l’importanza che rivestiva, per la corona, il controllo di Pinerolo. Le valli d’Oulx e Pragelat si trovavano in una situazione di particolare esposizione, in quanto le truppe sostavano per diversi mesi nelle vallate alpine, in attesa di ordini, come successe per le venti compagnie del principe Maurizio di Savoia, che giunte fino ai confini con il Piemonte, erano rimaste sessantatre giorni nelle Valli del Brianzonese, provocando una grande spesa per le comunità; nel 1651 le armate, di ritorno dalle campagne d’Italia, si erano fermate a Chaumont: pare infatti che per impedire l’ingresso dei soldati all’interno della valle, gli abitanti si fossero prodigati per alloggiarli nella zona di frontiera162; alla fine del 1650 avevano ospitato, per sei settimane, 12000 uomini, con grande spesa. Nel febbraio del 1652 i deputati di Briançon, del Queyras, di Pragelat, di Château Dauphin, Chaumont ed Exilles si erano riuniti lamentando che il balliaggio era «chargé de quantité de trouppes tant de cavallerie que infanterie et quartiers d’hiver», che avevano ridotto gli abitanti in una «extreme pauvreté»163. Non si poteva dunque consentire che la frontiera si impoverisse per il prosciugamento delle risorse da parte dei continui passaggi di eserciti. I rappresentanti degli escartons, facendo dunque leva sul pericolo, chiedevano che venissero rispettate le precedenti sentenze, e di ottenere riduzioni sulla taglia, per «restablir ladite frontiere, aux fins qu’elle puisse continuer les services, comm’elle a fait par le passé».

Il problema degli alloggiamenti militari creò difficoltà ancora per diversi decenni, almeno fino alla fine della guerra di successione spagnola, anche in assenza di conflitti bellici. Al 1660 risalgono alcuni rendiconti delle spese per la sussistenza

162 Il documento cita «sur leurs frontieres et baricades». Delle fortificazioni defensive tra Piemonte

e Delfinato, posizionate lungo la linea di confine tra Giaglione e Gravere, si è occupato recentemente Stéphane Gal, durante il seminario La guerre dans les Alpes à l’époque moderne.

Mobilités, combats et innovations en territoire de montagne, tenutosi a Grenoble il 29 novembre

2013, presso il LARHRA (Laboratoire de Recherche Historique Rhône-Alpes: S.GAL, Recherches sur

les Barricades de Suse en 1629: innovation et tradition de fortifications éphémères en territoire de montagne.