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Il contesto storico delle libertà del Brianzonese

Dalla storiografia alla ricerca archivistica: il Brianzonese nel regno di Francia

4. Delfinato e Brianzonese nella prima età moderna

4.2 Il contesto storico delle libertà del Brianzonese

Ben lungi dal costituire spazi isolati, le vallate che si dipanano ed insaccano entro altissime le montagne delle Alpi hanno conosciuto, fin dall’epoca antica, una variabilità di frequentazioni e passaggi che hanno marcato i territori attraverso la presenza di insediamenti rurali, centri fortificati, monasteri, ospizi, di cui resta esempio peculiare la Val di Susa, “area di strada” molto frequentata, tra le principali porte di accesso delle Gallie verso la penisola italica37.

Un’inchiesta delfinale precedente la peste nera mostra che il Brianzonese aveva una popolazione di circa 30000 abitanti, calcolati sulla base di 7200 fuochi, con una densità di 3,15 fuochi per ognuno dei 2300 kmq; tale numero scese nel 1474-1476 a

36 ADI, Serie J, 1J703, Pièces isolées, Memoire de la province du Dauphiné, cit., fol. 12.

37 G.SERGI, La Valle di Susa medievale: area di strada, di confine, di affermazione politica, in C.

Bertolotto (a cura di), Valle di Susa. Tesori d’arte, Torino, Umberto Allemandi & c, 2005, pp. 37-43.

Si vedano inoltre le recenti riflessioni in G. SERGI, Antidoti all’abuso della storia. Medioevo,

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370038. In questa regione si impose dal basso medioevo Briançon, centro di fiere e commerci che conobbe una fase di prosperità durante la permanenza del papato ad Avignone39. La storiografia ha sottolineato che dal basso medioevo i poteri signorili cominciarono ad estendere i propri raggi d’influenza negli spazi alpini40. Dalla fine dell’XI secolo il Brianzonese divenne terra di dominio dei conti d’Albon, predecessori dei delfini, il cui potere venne legittimato dagli imperatori su Briançon e sul marchesato di Cesanne, restando debole in alcune vallate, nelle quali si attestavano i signori d’Auroce, i de Bermond, i de Névache, i de Bardonnèche. All’inizio del XIII secolo si profilarono all’orizzonte nuovi orientamenti; le politiche di Guigo André (1192-1236) e del figlio Guigo VI (1236- 1270) ricomposero il potere sul territorio attraverso la riorganizzazione delle castellanie; piccoli e grandi nobili vennero spinti a prestare l’omaggio ai conti d’Albon, ponendosi sotto la loro protezione attraverso la ricezione dell’infeudazione laddove esercitavano da tempo i propri poteri. Questa politica ebbe successo nei confronti di diverse famiglie nobili brianzonesi, non particolarmente influenti, mentre soltanto i De Bardonnèche riuscirono a mantenere l’autonomia. La riorganizzazione territoriale consentì dunque di affermare una superiorità che veniva formalmente sancita dall’essere considerati «homines ligi» del delfino. Nella politica di riorganizzazione dei territori che riconoscevano il potere dei delfini, tra il 1282 e il 1349, le castellanie furono raggruppate in balliaggi, presiedute da supremo giudice. Nei confronti delle comunità il rafforzamento del potere delfinale si accompagnò attraverso il riconoscimento dei diritti collettivi di possesso per le «universitates hominum» di mandamento e di parrocchia. La presenza di rappresentanze comunitarie è testimoniata dalle inchieste condotte da Guigo VI tra il 1250 e il 1267. L’assetto insediativo di queste comunità, solitamente organizzate per borghi e frazioni,

38 A.FIERRO, Un cycle démographique: Dauphiné et Faucigny du XIVe au XIXe siècle, in «Annales. Économies, Sociétés, Civilisations», 26e année, N. 5, 1971. pp. 941-959.

39 A.LEMONDE, De la révolte aux libertés. L’integration politique modèle d’un bailliage montagnard;

le Briançonnais au XVIe siècle, en Actes des congrès de la Société des historiens médiévistes de ’enseignement superior public, 34e congrès, Chambéry, 2003, pp. 137-149. Inoltre L.PATRIA, L’alta

valle della Dora Riparia dall’XI al XVIII sec., in P. Molteni (a cura di), San Restituto nel Delfinato del Gran Sauze nel Delfinato di qua dai monti, Torino, Omega, 1996, pp. 29-103.

40 Di cui è un caso emblematico quello dei conti di Moriana; cfr. G.SERGI, Potere e territorio lungo

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aventi a riferimento una pieve od una parrocchia, era di tipo policentrico. La definizione delle relazioni intra comunitarie si esplicava attraverso le pratiche collettive di sfruttamento delle risorse agro-silvo-pastorali, che unitamente ad una debole presenza signorile favorirono processi auto-organizzativi, conducendo altresì all’accettazione della condizione di «homines ligii» nei confronti del delfino41. Ma nel corso del XIV secolo assistiamo ad episodi di contrapposizione nei territori oltralpini del Delfinato. Tra il 1328 e il 1332 venne agitata una rivolta da François de Bardonnèche, la cui famiglia era stata fedele al delfino almeno fino al 1330. I De Bardonnèche erano dentro il Consiglio delfinale, prestavano denaro ai principi, occupavano seggi nell’ufficio del baliaggio di Briançon.

Nel 1328 si sollevarono contro il delfino i populares di Césane, di Exilles, di Névache; ad Exilles il castellano Hugue de Bardonnèche fu consegnato al conte di Savoia; nel medesimo anno gli abitanti di Bardonneche si contrapposero ai consignori del luogo. Il quadro delineava una certa insofferenza sia verso i signori locali che verso un potere principesco scarsamente presente. Nel 1330 un’inchiesta accusò i

populares di Cesanne di congregazione e di alleanza illecita contro il delfino,

nonché di ingiurie contro i suoi ufficiali. Inoltre, due anni dopo François de Barconnèche prestò l’omaggio al conte di Savoia, seguito dalle comunità di Bardonneche, Exilles, Cesanne e Bellino, provocando la dura reazione del delfino Umberto II, che accusava la sottomissione al potente vicino. Per questi motivi le comunità coinvolte non furono inizialmente incluse nella carta di franchigie del 1343.

Nel 1338 Umberto II si adoperò in una campagna di rinnovamento, ordinando la consegna dei diritti signorili. La storiografia tradizionale ha visto nella contrapposizione tra il delfino e la nobiltà le motivazioni che avrebbero spinto il principe alla concessione dei privilegi alle comunità del Brianzonese, desideroso di ottenere l’appoggio dei ceti popolari42. Anne Lemonde ha invece proposto una nuova lettura del contesto in cui nacque la carta fondativa delle libertà, rileggendo

41 M. BATTISTONI, Oulx, in «Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte», 2006. Rintracciabile in http://www.regione.piemonte.it/cultura/guarini/schede/to/index.htm.

42 P.VAILLANT, Les libertés des communautés dauphinoises (des origines au 5 janvier 1355), Paris,

Librairie du Recueil Sirey, 1951. H.FALQUE-VERT, Les hommes et la montagne en Dauphiné au XIIIe

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i rapporti dei delfini con la nobiltà in un quadro di riorganizzazione del potere, volto ad ottenere il rafforzamento del principato. La cessione delle libertà alle comunità sarebbe dunque stata ripagata ai signori con nuovi inquadramenti all’interno delle strutture amministrative e giurisdizionali del Delfinato. E la carta di trasporto del 1349, con la quale Umberto II cedeva il principato ai Valois, non fu che un’estensione delle libertà del Brianzonese, un banco di prova per un’operazione estesa a tutto il dominio dei conti d’Albon.

La storiografia ha inoltre associato la genesi della Confederazione elvetica, comparando le gesta dei Waldstetten della seconda metà del XIII secolo con quelle delle comunità del Brianzonese; la cosiddetta république des escartons sarrebe stata una replica del patto delle popolazioni svizzere del 1291. Nonostante le forti somiglianze, in particolare i rapporti di forza e le capacità contrattuali messe sul piatto dalle comunità alpine, gli esiti politici furono diversi; nella Confederazione elvetica le comunità accedettero ad un’esistenza politica nuova, mentre il Brianzonese, pur avendo ricevuto ampi margini di libertà, restava sottomesso al potere di un principe, nei confronti del quale si dichiarava ligio.

Dal punto di vista della giurisdizione ecclesiastica, la diocesi di Torino copriva anche parte del Delfinato, in particolare le comunità parrocchiali poste sul versante italiano, mentre per quello transalpino vigeva la giurisdizione della diocesi di Embrun. Ma nell’alta valle della Dora Riparia era riconosciuta la supremazia della prevostura d’Oulx, originata dalle concessioni del vescovo di Torino Cuniberto nell’XI secolo, confermate in seguito dai papi43. Mentre le chiese delle valli d’Oulx e Pragelat erano ad essa sottoposte, essendo tenute al versamento della decima, a fine Seicento risultava che quattro parrocchie della valle di Château Dauphin erano direttamente soggette alla diocesi di Torino. La prevostura d’Oulx era presieduta da un abate commendatario, nominato dal re, e da quindici canonici; l’ente esercitava un potere in forma episcopale44. Le chiese di questo arco alpino erano

43 ADI, Serie J, 1J703, Pièces isolées, Memoire de la province du Dauphiné, cit., fol. 78-80. M.A.

BENEDETTO, La Collegiata di San Lorenzo d’Oulx, in Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni

saracene e magiare (secc. X-XII), Torino, Deputazione Subalpina di Storia patria, 1966, pp. 105-118.

44 «Le prevost d’Oulx est commendataire, ce benefice est de la nommination de sa majesté, et doit

estre regardé comme une eveché lors quil d’agit» (ADI, Serie J, 1J703, Pièces isolées, Memoire de la

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caratterizzate dalla persistenza di “usi” particolari. La Savoia, Nizza, Aosta, Pinerolo, Delfinato subalpino erano identificati come paesi di uso gallicano, differentemente dagli spazi di pianura, che seguivano gli usi d’Italia45. In particolare, gli usi gallicani si definivano come un complesso di pratiche giurisdizionali e disciplinari che, sulla scorta dell’esperienza francese, a partire dal tardo medioevo si erano consolidate negli spazi di influenza transalpina, dove vi erano penetrate in profondità, pur essendo declinate in modalità variabili a seconda delle specificità locali. Sulla base del concordato di Bologna del 1516 tra papa Leone X e Francesco I di Francia si escludeva di fatto il controllo romano sulla nomina dei vescovi; in particolare, si sosteneva il rifiuto dei decreti conciliari e delle norme approvate dalla Chiesa controriformistica, la giurisdizione dei nunzi e delle congregazioni romane, tra cui quella del San’Uffizio. Nel 1583 le visite pastorali sulle parrocchie del Delfinato soggette all’arcidiocesi di Torino vennero effettuate da Bernard Jertoux, presbitero di Chatêau Dauphin, con l’assistenza di Hugue Deperaldi, vicario della prevostura d’Oulx; il controllo sulle parrocchie era dunque condotto da religiosi provenienti dal clero locale, su cui vegliava, vista la posizione di potere riconosciuto, la prevostura46.

45 A.ERBA, La chiesa sabauda tra Cinque e Seicento: ortodossia tridentina, gallicanesimo savoiardo e

assolutismo ducale (1580-1630), Roma, Herder, 1979, pp. 33-53. M.T.SILVESTRINI, La politica della

religione, il governo ecclesiastico nello stato sabaudo del XVIII secolo, Firenze, Olschki, 1997, pp. 28-

29.

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Figura 2. Tabula Delphinatus et vicinarum regionum distribuita in principatus, comitatus, baronias

etc, cum iisdem nominibus quae in antiquis chartis sub principibus delphinis expressa reperiuntur, autore Guillelmo de l’Isle, e Regia Scientiarum Academia, 1710. La carta individua anche la

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